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lunedì 8 ottobre 2018

Splendido .... Santiago Calatrava: I ponti senza tempo di Donato Di Poce
























Conosciuto in tutto il mondo noto come architetto, Calatrava è anche scultore e pittore, sostiene che l'architettura sia un combinare tutte le arti, ricollegandosi così a uno dei suoi ammirati maestri Le Corbusier. La sua poetica infatti richiama molteplicità e contaminazione di stili, materiali e poetiche. Eppure il suo stile unico è caratterizzato da una pulizia, essenzialità e forme primarie che donano purezza e adattabilità della forma nello spazio, e hanno il dono raro e sublime della leggerezza. Le sue opere sono poesie scolpite nelle spazio, matrici sognanti che prendono forma, in questo supportato spesso dall’uso dell’acciaio e del bianco e richiami simbolici al mondo animale o della natura. (Donato Di Poce)

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Il poeta dello squario leccese ... Una conca d’acqua nella mia mano: Piccolissimo Scartafaccio di Umberto Valletta























Poeta dello “squario”* Leccese. La poesia di Umberto Valletta offre più spunti di meditazione che di consolazione; sposta l’asse della partecipazione più sulla bilancia di una agrodolce filosofia che sul piano del godimento estetico. E ciò perché il piacere della lettura è nella offerta inerme di una esperienza di vita esattamente circoscritta nella parentesi dell’esistenza, nella nicchia di un io spietato per la sincerità ma anche sublimato dalla docile accettazione dell’essere in sé, senza debiti o risentimenti, senza memorie e senza attese: poesia del vivere, poesia del confiteor. La si potrebbe rapportare all’ambito di un orizzonte epicureo, se non ci fosse il fondamento d’una religione sublime, d’una fede che giustifica e impreziosisce i limiti di un’esistenza cresciuta e consolidata su se stessa, al di fuori dei parametri delle imitazioni e della tradizione letteraria pura e semplice. Più confessione, quindi, che invenzione; più abbandono che artificio. Si potrebbe discutere all’infinito se ciò basti di per sé a far nascere una poesia; ma è anche vero che quella dei letterati puri ha sempre qualcosa di artificiale, ubbidisce a un canone che rinvia al sottinteso di un’esperienza ri-creata, affidando alla parola-se possibile- il miracolo d’una nuova nascita, d’una nuova vita. Qui, invece, ci troviamo di fronte ad un’esperienza compiuta, ad una decisione che cancella le esitazioni delle possibilità. Anche gli ermetici hanno parlato di poesia come vita, intendendo con ciò che era la poesia a farsi vita; in Umberto Valletta , invece, è la vita a farsi poesia, è la vita che rinuncia ai suoi orpelli per farsi integralmente palpito di una energia che giustifica se stessa. Per fare ciò essa non può che esibire la sua povertà, l’inerme abbandono a un atteggiamento di confessione che ha qualcosa di religioso perché profondamente umano. (dal primo intervento introduttivo del Prof. Donato Valli – Già Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Lecce. Già Magnifico Rettore della stessa Università. Nonché critico della Letteratura Italiana)
“Lui è un tipico caso dell’intellettuale-artista “fuori le righe” che tutti trascurano, per il suo modo di esistere, perché per lui l’arte è connaturata all’esistenza. Questo è un bene, ma, per la maggior parte dei casi, lo si paga sulla pelle, sulla vita. E sulla professione. I versi di Umberto sono confessioni senza mediazione alcuna, quasi espressioni automatiche perché riflettono, fotograficamente, il suo vissuto e il suo pensiero. Per questo alternano squarci di poesia a momenti di discorsività razionale nella quale si cerca il senso delle cose e di un’esistenza frammentata. Sono ragionamenti d’amore (non come l’eros osceno di Pietro Aretino). Sono frammenti, anche, di un discorso amoroso (Roland Barthes) o ragionamenti sull’ethos, sull’esistenza. (dal secondo intervento introduttivo del Prof. Giovanni Invitto Professore di Filosofia ed Estetica all’Università degli Studi di Lecce)

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Umberto Valletta Architetto (U.V.A.)

Revenge of The Jedi -- Il Trailer originale

Star Wars: L'impero colpisce ancora - Trailer

E.T. l'extra-terrestre (1982) - Trailer ITALIANO

SECLI', Fabio Siciliani presenta Officina del corpo

Antonio Galati a Bisceglie Libri nel Borgo Antico 2018

domenica 7 ottobre 2018

I Quaderni d'arte del Bardo curati da Donato Di Poce

Needful Things - Dungeons & Dragons ... fight or die by Stefano Donno

Needful things - Charles Bukowski ... To be pulp or not to be pulp by S...

M.e.v.e 16 - Holy Graal Holy blood by Stefano Donno

M.e.v.e 17 - Solar Warden Secret Space program by Stefano Donno

M. e. v. e 18 - Cylinder Ufo over Germany by Stefano Donno

Buttate la poesia tra le gambe di una donna che passeggia di Elisa Longo

Innovation and Change Management di Donato Di Poce

Guida ai super e real robot di Jacopo Miste'

Un’avvelenata per la Puglia di Mario Contino

Euroinomani di Alessandro Montanari (Uno editori)

La solitudine del giostraio di Elio Coriano

L’arte della scrittura: manualetto prêt-à-porter per l’anima e per la pe...

Il morso della cultura ... Tricarico, Scotellaro, Mazzarone, Infantino

Pulp? Beat? Cult? La poesia di Maurizio Leo DOMANI 8 ottobre a Lecce per il Tempo di un caffè











L’8 ottobre 2018 ore 18,30  al Bar Astoria di Lecce (Piazza Italia – adiacente Porta San Biagio. In caso di pioggia l'incontro si terrà al Museo Faggiano in via Ascanio Grandi 56) per la 14 tappa de Il Tempo di un Caffè ci sarà l’incontro con Maurizio Leo autore per i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno dei libri in versi “Nella macchina di Neal tanto fumo dentro tanta nebbia fuori” di Maurizio Leo e “Ho dimenticato il cappotto di pannonero vecchio alla fermata del pesce”. Presenta l’autore il giornalista e scrittore Annibale Gagliani. Maurizio Leo è nato nel 1959, poeta di recente insignito del Premio Millenium è autore di diverse pubblicazioni di riliveo nazionale- Maurizio Leo ha nel suo dna autori della Beat Generation, ma anche la forza di Breton o Lautréamont. La sua è una sperimentazione plurisemantica, le sue poesie si vestono sempre di un ritmo sincopato, devastante. L’autore è anche redattore da oltre diciassette anni della rivista il ‘Bardo’, distribuita capillarmente e gratuitamente sul territorio, in librerie ed edicole, a Copertino, Lecce, Maglie, Galatina, Nardò, Gallipoli e Leverano.
Nella macchina di Neal tanto fumo dentro tanta nebbia fuori di Maurizio Leo
“Maurizio Leo scrive versi prestando ascolto a un’essenzialità feroce in cui si trovano tutti gli accenti di una realtà dismessa. Dal Salento di Salvatore Toma e Antonio Verri, Leo nella sua poesia cerca un lessico nudo in cui ogni cosa appare per quello che è. Nella macchina di Neal tanto fumo dentro tanta nebbia fuori ( i Quaderni del bardo edizioni) il poeta senza concedere nulla agli orpelli della lingua affonda la penna nel cuore trafitto del mondo e ne attraversa i paesaggi desolati, racconta senza filtri e abbellimenti la realtà scarna con le sue infinite pochezze. Le parole che sceglie per scrivere le sue poesie sono dirette, crude e hanno tutta l’intenzione di squartare e non di consolare (Nicola Vacca su Liberidiscrivere.com)
"Tutto quello che si vede è solo una figura. Sono figure superstiti quelle che guardano se stesse in questa poesia di Maurizio Leo che sfilaccia il Novecento e s'insinua nei sotterranei di questo secolo nuovo, di questo nuovo millennio. I paesaggi sono pozzanghere. Le creature immobili. Le storie contratte. Il lessico essenziale, strizzato come straccio, sorvegliato come se volesse, potesse sottrarsi, sfuggire alla trama, addirittura al pensiero." (Dalla prefazione di Antonio Errico)

Ho dimenticato il cappotto di pannonero vecchio alla fermata del pesce
“Ho dimenticato il cappotto di pannonero vecchio alla fermata del pesce, ovvero dell’andamento discendente del verso nello sconfinamento nel nulla. È la tensione del vuoto come campo esperienziale che si rivela nella pratica di queste poesie di Maurizio Leo. Alla luce di un discorso antologico che ospita opere, che spaziano dalla poesia alla critica, dalla prosa poetica alla modulazione cronachistica, raccolte fra il settembre del 1991 e il maggio del 2015 sulla rivista Il Bardo, fondata dallo stesso Leo, occorre considerare come l’incasellamento delle parole produca e/o risponda ad un effetto di vuoto che permette l’allestimento della parola sulla pagina. Dare corpo e forma a questo vuoto, da una parte, lasciare che le parole ci sprofondino, dall’altra, è la condizione liminale di una poesia che passando dall’esperienza della Beat Generation americana percorre in lungo e in largo certe istanze, a questa sempre legate, tipiche del pensiero orientale – che va ad interessare appunto l’intelaiatura della parola – fino a modulazioni di matrice surrealista e, ancora, germinate in progress dalla poesia francese in un senso più ampio e nei cui territori l’autore sembra muoversi con disinvoltura. Maurizio Leo raccoglie a piene mani gli stimoli dei poeti Beat, dalle istanze culturali e quelle ritmiche, dalle geografie spazio-temporali a quelle esistenziali. L’incedere jazzistico della parola poetica, il ritmo incalzante del verso, una poetica fluidificata nell’automatismo del pensiero (di chiara discendenza surrealista, con riferimento puntuale a Breton) che aggira il blocco diurno della ragione e sposta l’asse dell’azione poetica su di un piano liminale, poi precoscienziale, che pare strizzare l’occhio agli strumenti offerti dal Kerouac teorico nei Fondamenti della prosa spontanea (1957). L’attenzione verso la sonorità della parola poetica affonda le proprie radici, in modo ampio e organico, nella letteratura francese. È secondo un percorso che dal “gergo nuovo” del Kerouac de I Sotterranei arriva dritto al verso asintattico surrealista, spostando e ampliando il raggio d’azione dalla letteratura americana alla tradizione francese. Delle successioni sillabiche, sconnesse, modulate nelle esperienze fonetiche del movimento Dada e poi ne I Sotterranei di Kerouac, Maurizio Leo conserva l’attenzione per la sonorità della parola letta fin nelle sue sillabe, senza sconfinare nel nonsense estremo, mantenendo viva e integra la parola. Questa è giocata nel verso come fosse un’isola, una costellazione di mondi che in diverse prove deriva dall’assenza di una consecutio logica volta a determinare una apertura di immagini eteroclite e plurivoche.” (dall’introduzione di Francesco Aprile)


iQdB edizioni di Stefano Donno (i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)

Sede Legale e Redazione: Via S. Simone 74 - 73107 Sannicola (LE)

Il mio appuntamento mensile con la rivista Mistero!


Assolutamente da leggere Mille anni di poesia religiosa italiana a cira di Daniela Marcheschi (EDB)


Ieri sera ho conosciuto Margot ... tra noi subito un colpo di fulmine ....


L'ULTIMO IMPERATORE (film 1987) Trailer Italiano

Voglia di Teneressa - Trailer

Reds (1981) Trailer

PLATOON (FILM 1986) TRAILER ITALIANO

Trailer - Nuovo Cinema Paradiso

Maria Lai. Tenendo per mano il sole