L’Isola in Terra è
un’isola che non vede il mare che pure gli è vicino. L’autore l’ha pensata per
quarant’anni girando per la Puglia e la Basilicata come agente di commercio.
Qui ha fatto nascere Scarfagnano, una cittadina costruita prendendo dai suoi
ricordi i piccoli paesi, vie intere o una singola casa, una piazza, un
castello, bar, osteria, chiesa, ecc. ecc. , insomma parti di territorio legate
a fatti e avvenimenti, e l’ha popolata con tutte le persone care conosciute,
pure quelle meno simpatiche, gli amici con i quali spesso ci scappava la
partita a scopa o a tressette, seduti attorno a un traballante tavolino del
caffè del paese. Spesso, le partite s’interrompevano nel momento in cui il
barbiere, il salumiere, il farmacista, o il solito nullafacente, sempre
disponibile, attaccava a contare li cunti. Storie piccanti, sarcastiche, di
spasso nel caso dei guai capitati al bello del paese, di sdegno per
l’assassinio d’un certo Pantaleo, divertenti per le disavventure capitate al
podestà ed ai suoi avanguardisti, misteriose come quella della Luna di Maometto
ecc. ecc. E ogni storia finiva con la solita frase: …. e t’aggiu cuntatu lu
cuntu.
Tutte le volte che ne
ascoltava una nuova, mentre era solo nell’auto pensava: quando smetterò con
questo lavoro scriverò un libro…
Leggiamo di vicende che
si snocciolano dal 1933 fino a giungere ai giorni nostri. Il fascismo, la
caduta del regime, gli anni del benessere e della democrazia, tenuti insieme da
una scrittura dialogativa che tesse trame e sempre si volge al finale
“curioso”, ironico.
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