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Sotto i nostri piedi esiste un ecosistema complesso, ricco di biodiversità, fondamentale per la nostra economia: il suolo.
Oggi (sabato 5 dicembre), proprio in occasione della Giornata Mondiale del suolo, matrice tanto necessaria quanto poco considerata, il WWF Italia invita a porre l’attenzione su quanto sia importante conoscerla, per cogliere le connessioni di un sistema tanto complesso come quello in cui viviamo e agire in modo opportuno per proteggerlo.
Lo sapevi che ci sono più organismi in un cucchiaio di suolo che esseri umani sul Pianeta? Ma
quanto tempo serve affinché un cucchiaino di terra fertile si formi?
Queste e molte altre domande trovano risposta nel corso “Suolo: la pelle della Terra” su One Planet School, la nuova piattaforma gratuita di lifelong learning
lanciata dal WWF per ricreare una connessione sostenibile e consapevole
dell’uomo alla natura, dove già due fra i primi corsi sviluppati
(quello citato e uno di formazione per docenti) parlano di suolo.
Il corso “Suolo: la pelle della Terra” si rivolge al grande pubblico è organizzato in 11 video lezioni di circa mezzora ciascuna, realizzate grazie a contributi di esperti provenienti da diversi settori: ricerca, formazione, cooperazione internazionale, impresa, fondazioni e istituzioni. L’obiettivo è quello di dare una visione a 360° di una risorsa, il suolo, che sta ricoprendo un posto di rilievo all’interno della politica e del dibattito internazionale.
Nel nuovo European Green Deal, come spiegato nella lezione “l’insostenibile leggerezza dell’abbondanza” di Emanuele Blasi, il rispetto del suolo è infatti elemento chiave per avviare una transizione verde e inclusiva che possa contribuire a migliorare il benessere delle persone e a tramandare un pianeta sano alle prossime generazioni. Basti pensare all’importanza che esso ricopre per una corretta alimentazione. (Scopri di più)
Parte del Green Deal è la strategia decennale “Farm to Fork” (F2F), dal produttore al consumatore, volta a trasformare l’intero sistema e filiera alimentare europeo con una serie di azioni che lo rendano più sostenibile. Obiettivo della Farm to Fork è la riduzione del 50% dei pesticidi entro il 2030 e quindi della necessità di eliminare il diserbo chimico, iniziando da Stop glifosate dal dicembre 2022. L'uso dei diserbanti uccide la ricca biodiversità del suolo che, come spiegato nel corso delle lezioni di One Planet School (lezione “Biodiversità del suolo… la parte oscura della vita” di Carlo Jacomini e nella lezione “Agricoltura biologica: cura per la fertilità del suolo” di Vincenzo Vizioli) sono responsabili della produzione di humus e quindi della fertilità del suolo. I fondi pubblici della PAC post 2020 dovranno servire per incentivare l'abbandono del diserbo chimico, compensando i maggiori costi ed i minori ricavi delle tecniche alternative che l'agricoltore può adottare. La sostenibilità ambientale della gestione del suolo non può essere subordinata alla sostenibilità economica delle aziende, senza un suolo fertile non può esistere una agricoltura sostenibile.
Le pressioni che minacciano il nostro suolo sono però molteplici e tra queste vi è anche la perdita di suolo dovuta a una edilizia sicuramente non giustificata dall’aumento di popolazione, visto che questo aumento in Italia negli ultimi 50 anni non si è verificato, come spiegato da Bernardino Romano nella lezione “Anche il suolo si consuma” .
Il suolo è anche soggetto a sfruttamento eccessivo con conseguente impoverimento del territorio e delle popolazioni che vi abitano, è il caso del triste fenomeno del landgrabbing presentato da Andrea Stocchiero nella sua lezione “I padroni della terra” in cui si fanno numeri e nomi delle realtà responsabili di un’ingiustizia sociale e ambientale. Il depauperamento del suolo, risorsa che impiega migliaia di anni per formare pochi centimetri, porta alla desertificazione e alle problematiche sociali a essa connesse come illustrato da Anna Luise nella sua interessantissima video lezione di geopolitica ambientale “Desertificazione”.
Il suolo è anche elemento di riscatto, di creazione di nuovi posti di lavoro, di un’opportunità per la realtà italiana di invertire la rotta e passare da un’economia lineare ad un’economia circolare che tenga conto dell’ambiente, a cui dovrà tornare, sin dal momento dell’ideazione stessa del prodotto come spiegato dall’esperta Catia Bastioli nella sua lezione “La bioeconomia per la rigenerazione dei territori”.
Il corso segue una narrativa precisa, che inizia con la volontà di riscoprire il suolo e le sue meraviglie, proseguire con un’attenzione alle pressioni che lo minacciano e concludersi con le soluzioni che si stanno definendo a livello locale, nazionale e internazionale. Si ringraziano i relatori che hanno reso possibile la realizzazione del corso: Franco Ferroni, Claudio Ciavatta, Carlo Jacomini, Riccardo Santolini, Bernardino Romano, Anna Luise, Andrea Stocchiero, Fabio Caporali, Vincenzo Vizioli, Catia Bastioli e Guido Saracco. Si ringrazia inoltre Novamont, main sponsor di One Planet School.