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sabato 19 gennaio 2019
venerdì 18 gennaio 2019
Mostra personale dell’artista Ennio Bencini Emoziomi dalla Shoah a Imbersago. Inaugurazione il 19 gennaio 2019
In occasione della
“Giornata della Memoria” dello sterminio ebraico e delle vittime
dell’Olocausto, il Comune di Imbersago promuove dal 20 al 28 gennaio in
Municipio (Palazzo municipale di Imbersago via Castelbarco, 1 a Imbersago), una
mostra di opere del pittore Ennio Bencini, dal titolo “Emozioni dalla Shoah”
che verrà presentata dal critico d’arte e poeta Donato Di Poce. La mostra ha
ottenuto il patrocinio morale dell’Associazione Horah di Lecce conferito
all’iniziativa dal presidente Dott.ssa Grazia Piscopo e dal vice presidente
Dott. Stefano Donno in qualità di rappresentanti legali ed istituzionali
dell’Associazione Horah di Lecce facente parte della Federazione Italia Israele
(da tempo attiva nel promuovere e patrocinare moralmente attività culturali di
alto livello aderenti alla cultura e tradizione israeliana), per l’alta
sensibilità e aderenza dell’artista Ennio Bencini alla giornata della Memoria
2019. Inaugurazione prevista il 19 gennaio 2019 ore 17.30. Apertura mostra:
domenica 20, sabato26 e domenica 27 con i seguenti orari: 9.30 – 12.00 e 14.30
– 17.30. Lunedì 28 dalle 21.00 alle 23.00
Le pittosculture
esposte ad Imbersago sono parte di una serie di opere realizzate sull’onda emozionale
che l’artista ha tratto dalla tragedia dell’Olocausto. La ricerca di Ennio
Bencini nel suo percorso artistico è volta a dare ascolto ai propri sentimenti
ed emozioni: si rivolge in particolare all’introspezione e al mistero
dell’esistenza, alla contrapposizione del bene con il male, al mistero della
vita e della morte, tra materia terrena e spirito. E’ in tale contesto che
nascono queste opere che narrano l’emozione, il ricordo e la “memoria”della
Shoah. Ennio Bencini ne dà testimonianza con la sua sensibilità di artista: per
non dimenticare, sollecitando tutti a riflettere affinché questo non possa più
accadere. L’artista belluschese ripropone il ricordo dell’olocausto e dà una
versione più profonda e sensibile, quella di trovare ed esprimere la luce nella
morte, la vita nelle stesse pietre di martirio, i sogni in un arcobaleno
spezzato, lo strazio e la preghiera, la trascendenza oltre serrature che nella
vita mai si apriranno…Quel Bene e quella Memoria che volano sempre come
gabbiani al di là di ogni prigione. Il Giorno della Memoria è una ricorrenza
internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per
commemorare le vittime dell'Olocausto. È stato così designato dalla risoluzione
60/7 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante
la 42ª riunione plenaria.
In collaborazione con
la Pro Loco di Imbersago
EUFORIA ED ESTASI DEL GUERRIERO DI PARIDE PINO AD ICARO SPACE
Catalogo/ Libro d’Arte
delle opere dell’artista Paride Pino edito da I Quaderni del Bardo Edizioni di
Stefano Donno disponibile su Amazon
L’urlo di euforia, per
me questo rappresenta l’unica cosa vera in grado di ridonare unità al corpo e
all’anima di un guerriero e non solo; con il suo “Serie 1- Euforia ed Estasi
del guerriero” l’artista Paride Pino inaugura il 19 gennaio alle ore 18,00 la
sua seconda esposizione personale presso la rinomata sede della IcaroSpace,
ubicata in viale Finlandia,11-Lecce. L’inaugurazione prevede l’intervento di
Fabio Siciliani. Dal testo della critica d’arte Eliana Masulli: “L’urlo
primordiale delle opere a carboncino su carta proposte dall’artista, sembra
sostare poco nella definizione di un’espressività conclusa, quasi a voler
cercare, subitaneamente e altrove, un
senso abbandonato a terra da un dio sconosciuto e silenzioso, interpretato
nella pura metamorfosi di un’anima che si fa carne, e mai viceversa. Il gesto è
istintivo ed elimina l’equivoco di rievocare ogni formalismo: il neonato scopre
la luce, urla e continuerà a farlo ogni qualvolta sentirà l’esigenza di
comunicare un bisogno, un’emozione, un puro atto del suo esistere al mondo.
Paride Pino afferma: cosa urliamo? Credo, la nostra volontà di lottare per
vivere. L’urlo è di colui che non ha ancora paura di nulla. Munch stesso celebrò nel suo Urlo la nascita
di un’arte mossa dal desiderio di rivelarsi all’altro, ma in Serie 1
l’intenzionalità muove guerra esattamente a “quell’altro”, rapito da un medusa
e pietrificato sul nascere di un’emozione ostile al coraggio; perché di fatto,
in Serie 1, si pietrifica chi teme e non riesce più ad urlare. Infatti la
verità di questa euforia, di un urlo, non trova una definizione nell’ essere in
torto o meno; è semplicemente quel che è, senza maschere. È bene precisare che
Serie 1 tende a scansare il parallelismo verità-menzogna, che normalmente cade
nella trappola di forzare entro una maschera l’idea stessa di una menzogna, o
meglio di un volto da Giano. In verità la maschera nasce in sé totemica e
sublima il mondo della materia e della fugacità. La maschera è totemica quando
risolve nel Tutto le qualità disperse del molteplice. E ancora, proprio nella
maschera, il guerriero ritrova la forza di non credere ad altro, se non in se
stesso. Ecco, dunque, che questo
archetipico strumento diviene rituale seppur di passaggio, indossato, ornato,
esibito quando lo spirito anela alla necessità di ribaltare il ritmo serrato
dei sillogismi; e quando la maschera di un guerriero cade, se cade, mostra solo il primo, assoluto suono, che una
bocca è in grado di articolare senza coscienza:
un urlo, di vittoria o di resa. L’euforia di un urlo riesce a
cristallizzare solo così l’unica verità priva di coscienza e spoglia di
pensieri raggomitolati nella perseveranza di un uso logico di parole: il logos tanto decantato da un' arte seriale,
quale sputo in faccia alla propaganda di sistema, si fa in mille pezzi. Il diamante riflette tutta la luce, così come
il carboncino trattiene tutti i colori, Serie 1 sfida l’estetica di un bello o
di un brutto, divenendo specchio entro cui riflettere se stessi in
un’esperienza a tratti mistica, a tratti magmatica; è questo che incute timore,
non la smorfia, non la deformazione, non il suono stridulo, ma l’attimo in cui
l’uomo, nella sua assidua rivolta, trova spazio per accogliere quel dio
silenzioso e, somigliandogli, terrorizza chi in lui riconosce il sacro”.
Catalogo/ Libro d’Arte
delle opere dell’artista Paride Pino
edito da I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno per Amazon
Experimental treatise of Alchemy according to the linguistic parameters of the current artificial intelligence: contains subliminal secrets on alchemy deliberately concealed by Stefano Donno
Alchemy has been a culture of very ancient formation.
Already traces of alchemical thought are already known since the Iron Age and
in particular from the ancient culture of China. Chinese Alchemy was founded on
the basis of the alternation of two complementary principles called YANG-YIN -
which created a union of opposites YANG (Sky - Sun - Male) (YIN - Terra - Moon
- Female), capable of realizing inversion between them of active and passive
properties generally symbolized by a circle in which a double inverse rotation
spiral generates a black pole in a white semi-field and vice versa a white pole
in the other semi-field black.
Info link
Saltando nel vuoto ho raccolto l’oro di Omar Gellera (I Quaderni del Bardo Edizioni per Amazon)
Le poesie di Omar
Gellera sono un viaggio che comincia nell’incertezza della notte dove le forme
e i colori si nascondono come germogli pronti a crescere. Ogni sua parola si
trasforma, è un caleidoscopio di emozioni che riemerge dal profondo rincorrendo
i colori portati da un nuovo mattino. Nella poesia che apre la silloge, Catarsi
in mano, scrive “e rispetta il tremolio/ del tuo sguardo sul mondo”. È uno
sguardo delicato e intenso quello di Gellera che affronta con umiltà, nelle tre
sezioni della sua prima silloge poetica -Il Vuoto, Il Volo e L’Oro-, un
percorso di crescita, paura e cambiamento senza ricette magiche, ma regalando
al lettore la sua esperienza di vita. Da Insonnia “e i dubbi fanno a botte
tutte le volte/ che vado a caccia di risposte/ in un mondo che si cura con
verità in compresse/ da prendere due volte al giorno dopo i pasti”. L’autore
s’interroga sui sogni, che non devono rimanere chiusi in un cassetto, ma che
bisogna cercare di raggiungere anche se ci si sente in un momento di
difficoltà, anche se ci si sente sbagliati. C’è sempre qualcosa a cui
aggrapparsi per poter rimanere a galla, come scrive in Balene “I nervi
accavallati nel collo/ mi schiacciano lo sguardo/ verso la terra del cortile/ e
non riesco a respirare,/ a concedermi il rischio/ di lasciarmi guardare… e mi
aggrappo/ al dorso delle balene/ per non perdere parole/ ritrovate a fatica/ e
sentirmi al sicuro/ nello scheletro della vita”. (dall’introduzione di Elisa
Longo)
photo cover by Shane
Rounce on unsplash
Omar Gellera nasce il
17 agosto 1988 a Milano. Studia lingue al liceo e nel 2016 consegue la laurea
magistrale in psicologia sociale, con una tesi sull’identità di genere.
Attualmente si occupa di interventi sociali sul territorio di Milano: coordina
un progetto di prevenzione all’abuso di alcol e droghe e lavora in un progetto
di inclusione sociale rivolto a madri con bambini. Fuori dal lavoro fugge
appena può in montagna o al cinema, ha una singolare passione per le tartarughe
marine e naturalmente per la scrittura. Il 22 settembre 2018 vince un Poetry
Slam presso la Casa delle Arti - Spazio Alda Merini di Milano, classificandosi
quarto alla finale del torneo. Con la vittoria del 22 settembre parteciperà
alla finale del campionato nazionale di Slam Italia 2018-2019. Oltre a
scrivere, collabora con il Festival Internazionale di Poesia di Milano. Ha
partecipato il 13 e 14 ottobre 2018 a “La Piuma sul Baratro”, una maratona
poetica di venticinque ore che si svolge a Piacenza. Ha pubblicato un racconto
nella raccolta di racconti di Natale XXL MAS edito da “I Quaderni del Bardo
Edizioni” di Stefano Donno.
Pagina fb “Catarsi in
mano” / Cura editoriale Valentina Sansò
Info link
giovedì 17 gennaio 2019
Il Manifesto della CreAttività : Introduzione di Anna Antolisei (I Quaderni d'Arte del Bardo a cura di Donato Di Poce )
Conosco Donato Di Poce
da quel dì. Un ‘dì’ misurato più in termini di libri che di tempo, e infatti
furono i suoi “Aforismi satanici” ad attirare la mia attenzione. Non tanto
perché risultassero trasgressivi quanto s’insinuava, ma perché mi trovai di fronte
ad un pregevolissimo esempio di aforisma poetico, uno stile ancora assai poco
praticato e - Alda Merini, Alberto Casiraghy e pochissime altre eccezioni a
parte - espresso perlopiù confusamente, tanto da non avere né i tratti
dell’aforisma, né quelli della poesia. Di Poce, invece, grazie al suo stile
raffinato, così musicalmente sintetico, m’indusse a scoprire sia la sua
importante dimensione di poeta, sia quella dell’aforista: del virtuoso della
‘forma breve’ che, più tardi, sarebbe diventato il rappresentante per
eccellenza del ‘Poesisma’. Da allora ad oggi sono passati molti e molti libri,
nessuno dei quali mi è parso distante o alieno da quell’impronta tipicamente
‘dipociana” che rappresenta una firma inequivocabile. Un esempio? È facile. La
siglatura di Donato si trova abbondante anche in questo libro-manifesto dove
l’aforisma non è fine a se stesso, ma diventa veicolo per illustrare un’idea.
(Prefazione “Scintille di CreAttività” di Donato di Poce, di Anna Antolisei)
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