Alle origini la parola
sofista rappresentava il sapiente ed il saggio, facendo riferimento ad un uomo esperto conoscitore e dall' ampia
cultura. A partire dal V secolo, invece, si denominarono «sofisti» quegli
intellettuali che professavano la loro conoscenza per poi insegnarla dietro
compenso. Questa commercializzazione del sapere rese i sofisti antipatici a molti poichè, per l'aristocrazia
del tempo, il fatto che un filosofo si facesse remunerare per i suoi
insegnamenti era un vero scandalo. Solo a partire dal XIX secolo la Sofistica
venne rivalutata, e oggi è riconosciuta come un periodo fondamentale della
filosofia antica. Ecco i principi del loro sapere: Centralità dell’uomo. I
sofisti si interessarono soprattutto di problematiche umane ed antropologiche.
Per i sofisti non esiste una verità, ma molte verità. Vi sono una molteplicità
di opinioni soggettive le quali, proprio perchè relative, divengono similmente
valide ed equivalenti. Dialettica e retorica sono le basi dunque per la
trattazione e divulgazione del sapere. E
partendo da queste basi e sull’idea dell’azione editoriale come azione di
politica culturale per e con la società civile l’editore de I Quaderni del
bardo Edizioni Stefano Donno, organizza
periodicamente una serie di appuntamenti chiamate Lezioni Pubbliche
nella rassegna Il tempo di un Caffè inaugurando il Progetto Crizia (Sofistica
3.0) Lezioni pubbliche sul Sapere (storia, letteratura filosofia, arte, altro e
oltre). Intervento sull’arte del numero e del suo essere fenomeno per i
Pitagorici il Prof. Andrea Antonello Nacci.
Il terzo appuntamento che si terrà in data 6 marzo 2019 presso Overeco Academy and Workshop
in via Antonio Costanzo Casetti 2 a
Lecce alle ore 18,30 e avrà come oggetto della terza pubblica lezione i
principi fondamentali di Pitagora e dei
Pitagorici.
Dopo la scuola di
Mileto, ecco che arriva la scuola di Pitagora e dei suoi seguaci. Pitagora
nacque a Samo, probabilmente nel 571-570 a. C., e, all’età di quarant’anni
circa, per ragioni poche note, lasciò il suo paese natale per stabilirsi nella
Magna Grecia, precisamente a Crotone, dove morì intorno al 490. La sola dottrina
filosofica che gli si può con certezza attribuire (si dice che non abbia
scritto nulla) è quella della metempsicosi, cioè della trasmigrazione delle
anime. Pitagora considera il corpo come una prigione dell’anima: la filosofia è
la via per liberare l’anima dal corpo. Ai pitagorici si deve la nascita della
matematica come disciplina scientifica. La tesi fondamentale per i pitagorici è
che il numero sia la sostanza di tutte le cose: Che cosa c’è di più virtuoso e vero? Il numero. Che cosa c’è di più sublime ?
L’armonia. Il numero è valutato dai pitagorici come un insieme di unità, e
l’unità è considerata uguale al punto
geometrico. Pertanto, il 10 è considerato il numero perfetto, ed è
rappresentato come un triangolo equilatero che ha il numero 4 per lato e
costituisce la sacra figura del tetraktis. Per i pitagorici, i numeri non erano
astrazioni, ma venivano raffigurati mediante punti dotati di estensione
spaziale. Il numero 1 era rappresentato dal punto, il 2 dalla linea, il 3 dalla
superficie, il 4 da un corpo solido. Dire che il numero è la sostanza di tutte
le cose significa dunque ritenere che
tutti i corpi sono formati da punti i quali ne rappresentano gli elementi
originari. Si tratterà di appuntamenti agevoli nell’approccio, utili
didatticamente, che si svilupperanno nell’arco di non oltre un’ora e sono
rivolti sia ad un pubblico generalista che a studenti che vogliano approfondire
le tematiche affrontate di volta in volta
iQdB edizioni di
Stefano Donno (i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)
Sede Legale e
Redazione: Via S. Simone 74 - 73107 Sannicola (LE)
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