(Martino
Ciano) “Una mano vi accarezza il viso, vi rilassate, vi piace, sorridete;
improvvisamente quella mano vi dà uno schiaffo che vi stordisce, mai riuscirete
a spiegarvi il perché di quel gesto. La poesia di Lucia Iovino è così: una
carezza e una sberla, un’illusione che diventa improvvisamente disillusione, o
meglio, consapevolezza della realtà. I versi sono composti di parole semplici.
Poesia nostalgica, poiesi di uno spirito che si sofferma sull’esperienza, e in
questa ricerca del senso del passato si comprende il viaggio linguistico
dell’autrice. Il suo pellegrinaggio nella vita la porta a riscoprire
l’esistenza, a regredire per un attimo allo status di Alice, la quale dopo aver
attraversato il paese delle meraviglie ritorna alla realtà abbacinata da una
luce che rende meno spaventose le ombre della vita. Siamo di fronte a versi
stoici, in cui la tranquillità e l’equilibrio delle parole riescono a conferire
un sentimento di soddisfazione in chi legge; soddisfazione per aver vinto o
perso con onore, con pazienza e perseveranza.”
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