Trento,
19 novembre 2020 – (e.b.) Dalla natura alla scienza all’arte. Lo studio
della simmetria, e delle conseguenze della sua rottura, pervade la
storia dell’umanità. Nel campo della fisica sono centinaia le teorie
elaborate per descrivere la simmetria come invarianza di un sistema
sottoposto a un cambiamento. Tra le più note ci sono le teorie di gauge
(dette anche teorie di scala) che hanno avuto successo nello spiegare,
ad esempio, l'elettromagnetismo e l'interazione nucleare.
Risolvere
le teorie di gauge con i computer classici, però, è un compito impari.
Una difficoltà che ha stimolato un gruppo di ricerca internazionale a
simulare le dinamiche della teoria di gauge in dispositivi quantistici
di ingegneria microscopica. Per il gusto del sapere, ma anche per
migliorare le conoscenze nel campo delle alte energie e della fisica
nucleare. I risultati sono stati pubblicati dalla rivista scientifica
Nature. Il lavoro vede protagonista l’Ateneo cinese di Hefei e coinvolge
anche l’Università di Trento e quella di Heidelberg.
Tra gli autori,
infatti, c’è Philipp Hauke, fisico tedesco arrivato un anno fa al
Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento da Heidelberg. Hauke è
stato il coordinatore del gruppo di teorici dell’ateneo italiano e di
quello tedesco che ha sviluppato il modello teorico e ha fatto le
simulazioni di benchmark con computer classici, mentre la parte
sperimentale è stata coordinata da Zhen-Sheng Yuan e Jian-Wei Pan di
Hefei ed eseguita a Heidelberg da un team intorno al suo postdoc Bing
Yang.
Dall’entusiasmo di Hauke traspare la portata dello studio: «Per
la prima volta abbiamo misurato la simmetria di gauge in laboratorio su
un sistema di una certa grandezza e complessità. La simmetria di gauge,
meglio conosciuta come “legge di Gauss”, prescrive che cariche positive
(positroni) devono essere sorgenti del campo elettrico che termina su
cariche negative (gli elettroni). Cioè, un campo elettrico non può
cominciare o terminare nel vuoto. Questo collegamento tra cariche e
campo è la caratteristica che definisce una teoria di gauge e che
determina tutta la dinamica del sistema».
«Siamo riusciti a usare un
dispositivo quantistico per simulare la dinamica di elettroni e
positroni. Il simulatore quantistico, formato da atomi ultrafreddi e
controllato da fasci laser, è tra i più grandi realizzati finora in
questo ambito» spiega.
Quindi Hauke racconta l’esperimento: «Abbiamo
tracciato una transizione di fase, simulando un cambio della massa a
riposo della materia da un valoro molto negativo a uno grande e
positivo. All’inizio, il sistema è pieno di cariche (cioè elettroni e
positroni) con un campo elettrico tra cariche positive e negative. Man
mano che si aumenta la massa a riposo la presenza di materia diventa
energeticamente sfavorevole, per cui elettroni e positroni cominciano ad
annichilirsi a vicenda. A un valore critico di massa a riposo, il
sistema subisce una transizione a una nuova fase, dove la presenza di
cariche è soppressa. In questa fase, un campo elettrico di fondo può
passare senza ostacolo attraverso il sistema, mentre prima della
transizione di fase sarebbe schermato dalle cariche presenti. Un
risultato scientifico che apre la porta a future applicazioni a problemi
di alte energie e fisica nucleare».
E conclude. «Con questo
esperimento siamo arrivati a un livello di controllo e grandezza del
sistema che permette di osservare effetti a molti corpi, un passo
imprescindibile se nel futuro vogliamo usare questi simulatori
quantistici per studiare la transizione di Higgs, che ha fatto grande
rumore, o questioni aperte come il confinamento di cariche ed
anticariche».
L’articolo
L’articolo, dal titolo
“Observation of gauge invariance in a 71-site Bose-Hubbard quantum
simulator”, è stato scritto per la rivista scientifica “Nature” da:
Bing
Yang, Hui Sun, Han-Yi Wang, Zhen-Sheng Yuan e Jian-Wei Pan (University
of Science and Technology of China, Hefei e Ruprecht-Karls-Universität
Heidelberg);
Robert Ott e Torsten V. Zache (Ruprecht-Karls-Universität Heidelberg);
Jad C. Halimeh e Philipp Hauke (Ino-Cnr Bec Center e Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento).
Il
lavoro scientifico è stato realizzato anche con il supporto finanziario
del Consiglio europeo della ricerca (Erc Starting grant StrEnQTh) e
della Provincia autonoma di Trento.
Pubblicato ieri, 18 novembre 2020, è disponibile in Open Access:
https://www.nature.com/
(DOI: https://doi.org/10.1038/
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giovedì 19 novembre 2020
UniTrento - Atomi ultrafreddi e fasci laser per giocare il ruolo delle cariche elettriche
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