La giungla filippina, umida e selvaggia, prende vita con un gruppo di attori stremati che mangiano razioni militari, marciano di notte e si preparano a rivivere uno dei capitoli più brutti della storia americana. Questo è il dietro le quinte di Platoon, il capolavoro di Oliver Stone del 1986 che non è solo un film sulla guerra del Vietnam, ma un pugno nello stomaco che ti fa sentire il peso di ogni colpo sparato. E fidati, c’è molto più di quello che vedi sullo schermo: ci sono storie, scelte audaci e dettagli che rendono questo film un’icona.
Partiamo dal cuore pulsante della pellicola: Charlie Sheen, che interpreta Chris Taylor, un giovane soldato catapultato nell’orrore della guerra. La sua voce narrante guida lo spettatore, un po’ come quella di suo padre Martin Sheen in Apocalypse Now. È quasi poetico, no? Una staffetta familiare che lega due film leggendari. Ma sapevi che quel ruolo non era destinato a lui? Inizialmente, Oliver Stone aveva puntato su Kyle MacLachlan – sì, il futuro agente Cooper di Twin Peaks – ma il destino ha voluto diversamente. E forse è stato meglio così: Sheen porta una vulnerabilità perfetta, un ragazzo spaesato che diventa il nostro specchio nella follia.
Poi c’è il sergente Barnes, quel cattivo che ti fa gelare il sangue, interpretato da un magistrale Tom Berenger. Eppure, pensa un po’, quel ruolo era stato offerto a Kevin Costner! Immagina Costner con quella cicatrice in faccia e quell’aria spietata… avrebbe funzionato, ma Berenger ha dato a Barnes un’intensità che ti resta appiccicata addosso. E mentre parliamo di Stone, non possiamo ignorare il suo cameo: un ufficiale al telefono in un bunker sotto attacco. È un attimo, ma è come se il regista dicesse: “Sono qui, in trincea con voi”.
Il realismo di Platoon non è casuale. Gli attori hanno vissuto due settimane di addestramento brutale nelle Filippine: niente comodità, solo razioni militari e ronde notturne nella giungla. È stata una scelta geniale di Stone, che voleva facce stanche e sguardi veri, non recitazione finta. E per i dettagli? Ha convinto persino la Marlboro a creare pacchetti di sigarette identici a quelli degli anni ’60, per immergerci completamente in quell’epoca. È questa ossessione per l’autenticità che rende ogni scena così viva, quasi soffocante.
Platoon non è solo un film di guerra; è una riflessione sulla natura umana, divisa tra il bene (il sergente Elias di Willem Dafoe) e il male (Barnes). È sporco, caotico, emotivo. Ha vinto 4 Oscar, ma il suo vero premio è il modo in cui ti lascia a pensare, magari con un nodo in gola.
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