La Gioconda che tutti ammiriamo al Louvre
potrebbe essere un falso. Lo sostiene lo studioso Silvano Vinceti nel suo
ultimo lavoro Il furto della Gioconda. Un falso al Louvre? in libreria per
Armando Editore. Un libro estremamente documentato in cui l’Autore solleva il
dubbio che la Gioconda del Louvre possa essere un falso d'autore realizzato
dall'allievo prediletto di Leonardo: il Salai. Silvano Vinceti capovolge la
consolidata narrazione del clamoroso furto della Gioconda avvenuto nell'agosto
del 1911 nel museo del Louvre, secondo la quale fu il Peruggia l’ideatore e
realizzatore del furto. Per Silvano Vinceti il Peruggia non entrò mai al
Louvre, non rubò mai la Gioconda. La nuova ricostruzione del furto compiuto su
documenti originali, alcuni dei quali inediti, accende i riflettori sul vero
ideatore del furto, un mercante d'arte dedito alla vendita di opere
falsificate, di nazionalità francese che fece riprodurre varie copie della
Gioconda vendute ad ignari e facoltosi latifondisti americani.Grazie a questa
nuova ricerca sono emersi elementi tali da sollevare dubbi sulla autenticità
della Gioconda esposta al Louvre e hanno guidato l'autore dell'indagine a
raccogliere prove a sostegno di tale ipotesi: per esempio, la perizia
realizzata nel 1913, che aveva lo scopo d'accertare l'autenticità del dipinto è
risultata priva di fondamenti oggettivi. L’Autore recupera poi alcune
testimonianze storiche e indizi che fanno supporre che il Peruggia portò a
Firenze una copia, si auto-denunciò del furto e ne ottenne dei vantaggi
finanziari. E Ancora, Pascal Cotte, del prestigioso laboratorio francese
Lumiere tecnologie che ha realizzato un'accurata indagine sulla Gioconda del
Louvre, commissionata dallo stesso museo, dopo vari anni, scaduto l'impegno di
segretezza con il museo, ha reso noto che nell'ultimo strato della Gioconda,
quello che precede il dipinto che tutto il mondo ammira, figura una disegno di
una donna più giovane e senza somiglianze con la dama dallo sguardo sfuggente e
dal sorriso enigmatico. La presenza di tale raffigurazione solleva un
interrogativo sull'autore dell'opera. Un quesito che apre una congettura sulla
possibilità che un allievo della Accademia di Leonardo, come era prassi diffusa
nelle botteghe studio di grandi pittori fiorentini, abbia assunto come modello
da riprodurre l'opera realizzata da Leonardo. Altri indizi storici concorrono
ad alimentare la possibilità che la Gioconda del Louvre sia una copia
realizzata dal suo allievo prediletto: il Salai. Il Salai era un personaggio con pochi scrupoli: lo stesso
Leonardo in un dei suoi fogli lo descrive come «ladro, ghiotto e bugiardo».
Dopo più di 25 anni vissuti con Leonardo era perfettamente in grado di
riprodurre fedelmente le opere del maestro. Nel 1517 riceve una forte somma
dalla tesoreria del Re di Francia, presumibilmente per un dipinto venduto.
Sicuramente il Re di Francia non avrebbe pagato una cifra così alta per un
dipinto di uno sconosciuto allievo di Leonardo. Nello stesso testamento del
Salai, dove vengono elencati i dipinti che lascia alle sorelle, si trova la
dicitura “Joconda”. Era sicuramente una copia del famoso dipinto, come è stata
attribuita a lui anche un'altra copia presente in un importante museo
americano. Due Gioconde realizzate da lui. Il libro documento di Silvano Vinceti
confronta questi ed altri elementi (inediti) e conclude che sia giustificata
l’ipotesi che la Monna Lisa esposta a Louvre sia un falso d'autore.
Silvano Vinceti, scrittore, autore e
conduttore televisivo in Rai di programmi storico culturali. Fra gli ultimi
libri pubblicati, nelle nostre edizioni: L’enigma Caravaggio, Porto Ercole
l’ultima dimora di Caravaggio, Francesco il Rivoluzionario di Gesù, Leopardi il
filosofo della speranza, Il segreto della Gioconda, Alla ricerca della
Gioconda. È Presidente del Comitato per la valorizzazione dei Beni Storici,
Ambientali e Culturali. Ha concluso felicemente la ricerca dei resti mortali
della modella della Gioconda.