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martedì 17 dicembre 2019
Il Dallas - "Polvere" - YouTube
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lunedì 16 dicembre 2019
Nessuno è come qualcun altro. Storie americane di Amy Hempel (SEM)
La prima raccolta di racconti di Amy Hempel fu pubblicata a metà degli
anni Ottanta, quando la scena letteraria americana vide un inaspettato
rinascimento della forma del racconto con l’arrivo di voci quali Raymond
Carver, Richard Ford, Jay McInerney, grazie anche al lavoro dell’editor
Gordon Lish, il maestro della limatura, della riduzione, della
semplicità stilistica. Queste quindici storie squisitamente raffinate
rivelano la leggendaria scrittrice nella sua parte più umana e vivace,
mentre introduce personaggi, solitari e alla deriva, alla ricerca di una
connessione. Le loro brevi vicende affrontano la nostra paura e i
nostri desideri, costringendoci a compatirli. I personaggi di Amy
Hempel, immediatamente vividi e sempre memorabili, hanno cuori lesionati e sono perseguitati dal dolore. Combattono per perdonare se
stessi e gli altri.
Il falò della follia di Federico Lenzi (I Quaderni del Bardo Edizioni per Amazon)
La banalità non merita
poesia e Federico Lenzi qui sembra rispondere, con convinta adesione, a quanto
Maurizio Cucchi andava affermando circa venti anni addietro. Si era appena
entrati nel nuovo millennio e, notando che «la poesia civile non è genere che goda
oggi di particolare fortuna», si diceva «convinto che il poeta abbia anche un
dovere di interpretazione e intervento, di critica e denuncia, rispetto alla
realtà del suo tempo». Possiamo parlare, dunque, di sistema nella riflessione
poetica di Federico Lenzi? Sarebbe troppo impegnativo e si caricherebbe di
eccesive responsabilità un neomaggiorenne. Con le inevitabili limitazioni
dovute alla sua giovane età e con l’ammirazione per le sue numerose e
piacevolmente disordinate frequentazioni culturali e letture, sembra di poter
intravedere – talvolta in maniera evidente, talaltra in forma accennata –
quanto Matteo Lefèvre, qualche anno fa, scrisse a proposito di una bella e
controversa voce statunitense, parlando di «una poesia... comprometida,
“impegnata”» e ponendo così in luce una «voce… libera e fresca, mai ingessata o
annunciata». È questa freschezza di verso, che consente di descrivere un
recinto di valori per la poesia di Federico Lenzi; un recinto ampio con diverse
possibilità di essere allargato, non un hortus conclusus che ha il sapore
dell’egoismo e della sufficienza, piuttosto che dell’organicità e della
necessità di contaminarsi. Del resto, sono passati appena cinque anni da quando
– già fisicamente fuori misura rispetto ai coetanei – Federico Lenzi usciva
dalla scuola media, a volte “solo e pensoso”, tirandosi dietro il trolley di
libri: immaginavo tanti libri e tanto spazio vuoto in quella valigia. Invece
no, con i libri c’erano anche tanti frammenti e lacerti di un discorso che in
queste pagine egli ha cercato di comporre in maniera più compiuta. È da credere
che siano rimasti nel trolley tanti altri frammenti da elaborare e per questi
ultimi il tempo della fioritura sembra già alle porte. (dalla prefazione di
Angelo Sconosciuto)
Federico Lenzi nasce a
Brindisi il 24 agosto nel 2001. Si dedica all’attività poetica a partire dai
quindici anni, trovandola unico sfogo per liberarsi da quelle prigioni che
alcuni chiamano adolescenza, altri prospettiva di vita. L’iniziale incanto della
parola fine a se stessa viene poi mutato in favore di un’opera che tenti
l’abbattimento di una società marcia, filo conduttore di questa raccolta. Da
sempre affascinato dallo studio delle Lettere, studia e vive a Bologna, dove
ancora si dedica all’Arte in attesa di idee più alteIn copertina:Burn it to the
ground by Christopher Burns on Unsplash Photo by Camila Quintero Franco on
Unsplash Photo: Photo by Elijah O’Donnell on Unsplash
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domenica 15 dicembre 2019
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