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lunedì 30 giugno 2025
La Casa: il caos splatter che ha dato vita a un’icona del cinema horror
Immaginate un gruppo di amici, un weekend in uno chalet isolato, e l’idea di un po’ di relax tra risate e magari qualche birra. Ora aggiungete un libro maledetto, un registratore che sembra uscito da un incubo e una dose di demoni pronti a trasformare tutto in un bagno di sangue. Benvenuti in La Casa (The Evil Dead, 1981), il film che ha consacrato Sam Raimi come maestro dell’horror e ha dato vita a uno dei personaggi più leggendari del genere: Ash Williams, l’uomo con una motosega al posto del braccio e un fucile a canne mozze come migliore amico.
Un weekend che nessuno vorrebbe vivere
La trama è semplice, ma il suo impatto è devastante. Ash (interpretato da un giovanissimo Bruce Campbell, con un carisma che già bucava lo schermo) parte per una vacanza in montagna con la fidanzata Linda, la sorella Cheryl e gli amici Scotty e Shelly. Lo chalet che li aspetta sembra uscito da un catalogo di “luoghi dove non vorresti mai dormire”. Ma il vero guaio inizia quando Ash e compagnia trovano un vecchio registratore e un libro dall’aria sinistra, il Naturan Demanto (aka Necronomicon). Curiosi come solo i protagonisti di un horror possono essere, decidono di ascoltare le registrazioni di un archeologo che, con voce da brividi, recita incantesimi. Spoiler: non è una buona idea. Le parole risvegliano entità demoniache che trasformano gli amici di Ash in mostri posseduti, pronti a fare a pezzi tutto e tutti.
Da qui, La Casa si tuffa in un vortice di terrore puro. I demoni non si limitano a spaventare: si impossessano dei corpi, costringendo Ash a combattere in modi sempre più estremi. L’unico modo per fermarli? Smembrarli completamente. Preparatevi a scene di sangue, arti volanti e un caos che sembra urlare: “Benvenuti nello splatter!”. Eppure, nonostante l’orrore, c’è qualcosa di irresistibilmente divertente nel modo in cui Raimi orchestra questo macello. È come se il film ti strizzasse l’occhio, dicendo: “Sì, è folle, ma non è fantastico?”.
Dietro le quinte: marijuana, budget risicato e un titolo per teenager
La Casa è un film che trasuda passione e ingenuità, nato dalla mente di un Sam Raimi poco più che ventenne, con un budget di appena 350.000 dollari (per capirci, un millesimo di quello che avrebbe avuto anni dopo per Spider-Man 3). Le limitazioni economiche si vedono, ma sono anche il cuore del suo fascino: gli effetti speciali artigianali, il trucco approssimativo e le inquadrature inventive trasformano i difetti in punti di forza. Raimi usa la telecamera come un’arma, con movimenti vertiginosi e prospettive che ti fanno sentire intrappolato nello chalet insieme ai protagonisti.
E poi c’è la storia della marijuana. La sceneggiatura originale prevedeva che i ragazzi fumassero erba mentre leggevano il Necronomicon, per rendere la loro stupidità ancora più credibile. Gli attori, per entrare nel mood, decisero di “mettersi in carattere” fumando davvero. Risultato? Una scena così euforica e fuori controllo che dovettero rigirarla. È il tipo di aneddoto che rende La Casa ancora più leggendario: un film fatto da giovani per giovani, con un’energia anarchica che si sente in ogni fotogramma.
A proposito del titolo: sapevate che il film doveva chiamarsi Il libro dei morti? Il produttore, però, temeva che il riferimento a un libro spaventasse il pubblico di adolescenti, notoriamente allergico a tutto ciò che sa di studio. Così, optarono per The Evil Dead (in Italia La Casa), un nome che urla “orrore” e promette emozioni forti. Scelta azzeccata, visto che il film è diventato un cult tra i teenager degli anni ’80 e non solo.
Ash Williams, l’eroe che non ti aspetti
Al centro di tutto c’è Ash, interpretato da Bruce Campbell con una miscela perfetta di vulnerabilità e spacconeria. In questo primo capitolo, Ash non è ancora l’eroe sopra le righe che diventerà nei sequel (La Casa 2 e L’armata delle tenebre). Qui è un ragazzo normale, spaventato, che si ritrova a combattere un incubo più grande di lui. Eppure, anche in questo film, si intravede il seme del suo futuro: il modo in cui impugna la motosega, il suo misto di coraggio e disperazione, e quella battuta sardonica che sembra dire “Ok, universo, vuoi giocare sporco? Ci sto”. Alla fine, quando emerge vittorioso (o quasi) dallo chalet, è chiaro che Ash è destinato a diventare una leggenda.
Perché La Casa è ancora un cult
La Casa non è solo un film horror: è un’esperienza. È il tipo di film che guardi con gli amici a mezzanotte, ridendo e rabbrividendo allo stesso tempo. Sam Raimi mescola terrore, gore e un pizzico di umorismo nero in un modo che pochi registi hanno saputo replicare. È un film che non si prende troppo sul serio, ma che ti cattura con la sua energia viscerale e il suo coraggio di spingersi oltre i limiti.
Se non l’avete mai visto, fatevi un favore: spegnete le luci, prendete un po’ di popcorn (o qualcosa di più forte, se siete nello spirito) e lasciatevi trascinare nel caos di La Casa. È il punto di partenza di una saga che ha ridefinito l’horror e ha trasformato Ash Williams in un’icona. E se vi chiedete se ne vale la pena, vi rispondo come un amico: “Fidatevi, è un viaggio pazzesco. Ma magari lasciate il Necronomicon sullo scaffale”.
domenica 29 giugno 2025
Halloween II: Il terrore continua, tra legami di sangue e omaggi horror
Immaginatevi il 1981. Dopo il successo di Halloween - La notte delle streghe, John Carpenter passa il testimone della regia a Rick Rosenthal, ma resta nell’ombra come produttore, sceneggiatore e, ovviamente, genio dietro l’iconica colonna sonora. Halloween II riparte esattamente dove il primo film ci aveva lasciati, con il cuore che ancora batte all’impazzata: Michael Myers, l’implacabile assassino mascherato, è svanito nel nulla dopo che il dottor Sam Loomis (Donald Pleasence) gli ha sparato sei colpi, salvando la giovane Laurie Strode (una Jamie Lee Curtis ancora agli albori della sua carriera da scream queen). Ma, come ogni fan dell’horror sa, la morte in queste saghe è un concetto... relativo.
La trama: un gioco di famiglia e sangue
Halloween II si apre con una Laurie sotto shock, trasportata d’urgenza in un ospedale di Haddonfield dopo il massacro della notte di Halloween. Qui, mentre è sotto l’effetto di anestetici, frammenti della sua infanzia riaffiorano, svelando un colpo di scena che cambia tutto: Laurie è la sorella minore di Michael Myers, adottata dagli Strode dopo che il fratello, da bambino, aveva già mostrato il suo lato oscuro uccidendo la sorella maggiore. Questo legame di sangue diventa il motore della furia di Myers, che si lascia dietro una scia di cadaveri (dieci, per la precisione) mentre si dirige verso l’ospedale per finire ciò che ha iniziato.
L’atmosfera del film è claustrofobica: l’ospedale, con i suoi corridoi deserti e le luci al neon, diventa un labirinto di terrore. Myers, silenzioso e inarrestabile, è una forza della natura che trasforma ogni angolo in una minaccia. Una delle scene più memorabili, un omaggio a Profondo rosso di Dario Argento, vede un’infermiera annegata in una vasca di acqua bollente – un’immagine tanto cruda quanto visivamente potente, che testimonia l’influenza del cinema italiano sull’horror americano.
Laurie e Loomis: un duo contro il male
Jamie Lee Curtis, costretta a indossare una parrucca per ritrovare la chioma del primo film (eh sì, si era tagliata i capelli nel frattempo), dà vita a una Laurie vulnerabile ma astuta, che nel finale dimostra di avere più risorse di quanto sembri. Il dottor Loomis, con il suo mix di ossessione e eroismo, si conferma un personaggio chiave: il suo sacrificio per salvare Laurie, intrappolando Myers in un’esplosione infuocata, è uno di quei momenti che ti fanno trattenere il fiato. Ma, come il film ci ricorda con un ghigno, “morire” per Michael Myers è solo un inconveniente temporaneo.
Perché guardarlo?
Halloween II non raggiunge le vette dell’originale – il primo Halloween di Carpenter è un capolavoro di tensione e minimalismo – ma ha il suo fascino. La regia di Rosenthal, pur meno ispirata, mantiene un ritmo serrato, e la colonna sonora di Carpenter, con quel tema ormai leggendario, continua a far accapponare la pelle. Il film approfondisce il mito di Myers, aggiungendo il twist del legame familiare che, pur criticato da alcuni fan per la sua audacia, dà una nuova dimensione alla saga.
Se amate l’horror anni ’80, con il suo mix di gore, suspense e quel tocco di ingenuità artigianale, Halloween II è una tappa obbligata. È un film che sa di popcorn, urla e notti insonni, perfetto per chi cerca un viaggio nel terrore puro, senza fronzoli. E poi, diciamocelo: chi non vorrebbe vedere Jamie Lee Curtis affrontare il “boogeyman” ancora una volta?
Curiosità per i cinefili:
- Il conteggio dei morti (10) è un bel salto rispetto al primo film, ma resta “contenuto” per gli standard degli slasher successivi.
- L’omaggio a Dario Argento non è casuale: Carpenter era un grande ammiratore del maestro italiano, e il richiamo a Profondo rosso è un piccolo regalo per gli intenditori.
- La parrucca di Jamie Lee Curtis? Un dettaglio che fa sorridere, ma dimostra quanto il film tenesse alla continuità visiva con il predecessore
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