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venerdì 14 novembre 2025

Le immagini che la NASA si rifiuta di mostrare al Congresso di 3I/ATLAS — Il deputato Luna esige ...

La Sicilia prima del Grand Tour. Cronache di viaggiatori inglesi e scozzesi tra Cinquecento e Seicento di Alessandro Abbate (Carocci)

 Il volume propone una prospettiva innovativa sul tema classico del viaggio in Sicilia, distinguendosi nettamente dall'approccio tradizionale che privilegia i grandi protagonisti del Grand Tour del XVIII e XIX secolo, i cui resoconti hanno spesso contribuito a veicolare una rappresentazione artificiosa della realtà siciliana. L'autore, al contrario, volge la sua attenzione a una vasta e diversificata gamma di fonti odeporiche, sino a ora mai esaminate in maniera sistematica, redatte da viaggiatori inglesi e scozzesi che visitarono l'isola nel Cinquecento e nel Seicento. L'analisi di questi testi non si concentra sulla loro dimensione letteraria, ma li considera come strumenti attraverso i quali far emergere gli interessi dei visitatori e la qualità delle loro interazioni con il territorio. Da essi, infatti, scaturisce un mosaico di testimonianze eterogenee, caratterizzate da filtri interpretativi e percorsi esplicativi complessi e talvolta divergenti, che permettono di cogliere i diversi orizzonti culturali, socio-economici e politici dai quali i travellers britannici della prima età moderna guardarono alla principale isola del Mediterraneo




Kiev sotto le bombe: Il cinismo di Putin e il sonno dell'Occidente - ecco cosa ne penso

L'attacco di stanotte non è solo una tragica escalation militare. È un messaggio politico inviato a un'Europa distratta, a un'America in stallo e a un governo ucraino indebolito dalla corruzione.

Mentre scriviamo, Kiev conta i suoi morti. Almeno quattro, si dice, ma il bilancio è tragicamente destinato a salire. Le sirene hanno squarciato l'alba del 14 novembre, seguite dal rombo di missili e droni. Palazzi residenziali sventrati, incendi, infrastrutture energetiche colpite. L'inverno è alle porte e la capitale ucraina rischia di trovarsi al buio e al gelo.

Sarebbe facile archiviare tutto questo come un'altra, terribile giornata di una guerra che si avvia al suo quarto anno. Un rumore di fondo a cui, vergognosamente, ci stiamo assuefacendo. Ma l'attacco di stanotte non è routine. È un calcolo glaciale. È un test.

Il Cremlino non ha scelto questa data a caso. Mentre l'attenzione militare è concentrata sulla logorante battaglia di Pokrovsk, Mosca alza il tiro sulla capitale per motivi che sono squisitamente politici, non solo strategici.

Primo: l'attacco è un test sulla tenuta interna dell'Ucraina. Arriva, guarda caso, proprio mentre il governo Zelenskyj è scosso dal più grave scandalo di corruzione dall'inizio dell'invasione, tanto da costringere alle dimissioni i ministri della Giustizia e dell'Energia. Putin colpisce nel momento di massima debolezza e minima fiducia interna, cercando di spezzare il legame tra un popolo esausto e una leadership in difficoltà.

Secondo: è un test sulla risolutezza dell'Europa. Proprio mentre a Bruxelles cresce la "resistenza" (leggi: stanchezza) verso nuove sanzioni e, soprattutto, verso il cruciale pacchetto di aiuti da 140 miliardi di euro, la Russia dimostra cosa accade quando il sostegno vacilla. Mosca scommette sul fatto che l'opinione pubblica europea, più preoccupata delle proprie bollette invernali che di quelle di Kiev, spingerà i governi a chiudere un occhio in cambio di una "pace" qualsiasi.

Terzo, e forse più importante: è un test sulla credibilità della Casa Bianca. I negoziati di pace sono in stallo. Gli ultimatum dell'amministrazione Trump sono scaduti nell'irrilevanza diplomatica. La Russia risponde alle minacce di sanzioni non con la trattativa, ma con una salva di missili. Dimostra che, sul campo, la deterrenza americana è evaporata.

L'operazione di stanotte, mascherata da rappresaglia per i presunti droni ucraini (duecento, dice Mosca, una cifra da propaganda), è in realtà un atto di cinismo strategico. Putin sa che l'Occidente è stanco. Sa che la presidenza Trump è focalizzata su altri scacchieri e che l'Unione Europea è divisa.

Le fiamme di Kiev non illuminano solo la notte ucraina; illuminano la nostra ipocrisia. Ogni missile caduto è un promemoria della nostra assuefazione. Se la risposta dell'Europa e degli Stati Uniti sarà ancora una volta fatta di blande condanne e aiuti ritardati, avremo solo confermato a Mosca che la sua strategia del terrore, alla lunga, paga. (Stefano Donno)








Per Odino! Anatomia di un Dio: Perché Thor è il Cuore Tonante dell'Universo Marvel

 C'è un suono che echeggia nei corridoi della storia del fumetto. È un tuono. Un KRA-KA-DOOM! che non è solo rumore, ma una dichiarazione. È il suono di Thor Odinson, il Dio del Tuono, e da oltre sessant'anni è una delle colonne portanti, e forse la più complessa, dell'intero Universo Marvel.

Da non esperto, è facile vederlo come il "biondo forzuto con il martello". Ma per noi che abbiamo consumato pagine ingiallite e saghe cosmiche, Thor è molto di più. È il ponte vivente tra il mito primordiale e la fantascienza iper-tecnologica, un essere di potere divino costantemente in guerra con la sua stessa umanità.

⚡ L'Origine: L'Arroganza e l'Umiltà del Dottor Blake

Per capire Thor, bisogna partire dall'inizio. E no, non mi riferisco solo ad Asgard. Mi riferisco alla mossa geniale di Stan Lee e Jack Kirby (con i contributi di Larry Lieber) in Journey into Mystery #83 (1962).

Odino, il Padre di Tutto, vede suo figlio Thor come un guerriero arrogante, impetuoso e viziato. Per insegnargli l'umiltà, fa la cosa più crudele e saggia possibile: lo spoglia della sua memoria e dei suoi poteri, e lo esilia sulla Terra (o Midgard) nel corpo fragile e zoppicante di un medico, il Dottor Donald Blake.

Questa dualità è fondamentale. Per anni, Thor non è stato solo un dio che visitava la Terra; era un uomo che diventava un dio. Trovato un bastone di legno in una grotta in Norvegia, Blake lo sbatteva a terra, e in un lampo di luce accecante, il medico diventava il dio, e il bastone si rivelava essere il martello mistico, Mjolnir.

Questo non era solo un espediente narrativo; era il cuore del personaggio. Thor ha imparato ad amare l'umanità non come un protettore distante, ma come uno di loro. Ha provato la fragilità, la paura e l'amore mortale (il suo legame con l'infermiera Jane Foster è stato il fulcro delle sue prime storie), e questo lo ha reso degno.

🔨 Il Martello: Molto più di un'Arma

Parliamo di Mjolnir. Forgiato dal cuore di una stella morente dai Nani di Nidavellir con il metallo mistico Uru, Mjolnir non è un semplice martello. È un compagno, un catalizzatore e, soprattutto, un giudice.

L'iscrizione sul lato è forse la frase più famosa dei comics, dopo "Da un grande potere...":

"Chiunque impugni questo martello, se ne sarà degno, possiederà il potere di Thor."

La parola chiave è "degno" (worthy). Il potere di Thor non è assoluto; è condizionato. È un fardello morale. Abbiamo visto Odino stesso, Steve Rogers (Capitan America) e persino un alieno dal cuore nobile come Beta Ray Bill sollevarlo. Ma, cosa più importante, abbiamo visto Thor fallire nel sollevarlo.

Quando Thor diventa arrogante, quando dubita di sé, quando si sente "indegno", il martello diventa un blocco di Uru inamovibile. Questa costante lotta per la worthiness è ciò che lo definisce, molto più della sua capacità di radere al suansi montagne.

👑 Le Saghe Imprescindibili: Da Kirby a Simonson ad Aaron

Un personaggio così longevo ha avuto alti e bassi, ma alcune ere hanno definito Thor per sempre.

  1. L'Era Lee/Kirby (Gli anni '60): Il fondamento. Jack Kirby ha disegnato Asgard non come un'accozzaglia di capanne vichinghe, ma come una metropoli sci-fi-fantasy. I suoi "design" (Loki, Odino, Hela, il Distruttore) sono ancora oggi il punto di riferimento. È l'epoca del "linguaggio Shakespeariano" ("Io dico a te di no!", "Vattene, mortale!"), che ha dato a Thor la sua voce unica.

  2. L'Era Walt Simonson (Gli anni '80): Se Kirby ha costruito la casa, Walt Simonson l'ha trasformata in una cattedrale. Il suo ciclo di storie è, senza mezzi termini, uno dei più grandi "run" nella storia dei fumetti. È qui che abbiamo avuto:

    • Beta Ray Bill: L'alieno degno che sconfigge Thor e ottiene il suo martello (prima di riceverne uno suo, Stormbreaker).

    • Skurge e l'ultima resistenza a Hel: L'Esecutore, un cattivo di serie B, che trova la redenzione in un sacrificio epico.

    • Thor-Rana: Sì, Loki trasforma Thor in una rana. E anche da rana, combatte una guerra nel parco e si dimostra degno. Geniale.

    • La Saga di Surtur: Un'epopea apocalittica che ha ridefinito il concetto di "evento" cosmico prima che diventasse una moda.

  3. L'Era Jason Aaron (Gli anni 2010): L'epopea moderna. Aaron ha fatto per Thor ciò che Simonson aveva fatto prima di lui. Ha introdotto Gorr, il Macellatore di Dei, un cattivo terrificante che mette in discussione l'esistenza stessa degli dei. Ha reso Thor "Indegno" (facendogli perdere la capacità di sollevare Mjolnir) e ha passato il mantello a... Jane Foster. La sua trasformazione nella Potente Thor, mentre combatteva il cancro nella sua forma umana, è una delle storie più potenti e commoventi della Marvel moderna, culminata nell'evento colossale La Guerra dei Regni.

🤝 Fratelli, Padri e Nemici: L'Universo di Thor

Thor non è definito solo da se stesso, ma dal suo cast di supporto divino.

  • Loki: Non è solo un "cattivo". È il caos all'ordine di Thor. È l'ombra, l'inganno, l'invidia. Il loro legame di amore/odio fraterno è il motore di innumerevoli saghe. Loki non vuole solo governare; vuole la convalida che Thor ha sempre ricevuto senza sforzo.

  • Odino: Il padre ingombrante. Il Re. La loro relazione è una tempesta costante di aspettative, ribellione e, infine, rispetto. Odino ha bandito Thor per renderlo migliore, ma ha anche creato un ciclo di conflitto generazionale.

  • Gli Avengers: Thor è il "pezzo grosso" originale (insieme a Hulk). Ma è anche il pesce fuor d'acqua. È affascinante vederlo interagire con la scienza di Tony Stark o la strategia militare di Steve Rogers. Per loro, lui è la prova che l'universo è molto, molto più grande e strano di quanto pensino.

🌩️ Il Retaggio del Tuono

Thor non è un Superman biondo. Superman è un alieno che cerca di essere umano. Thor è un dio che ha imparato ad essere umano. È un essere con il potere di distruggere mondi che ha scelto di proteggerne uno, la Terra, perché lì ha trovato la sua parte migliore.

È il principe arrogante diventato un re saggio. È il guerriero impetuoso diventato un protettore nobile. È la prova vivente che la vera forza non sta nel potere che brandisci, ma nella volontà di non usarlo.

E quando quel lampo squarcia il cielo, sappiamo che non è solo una scarica elettrica. È il Dio del Tuono che fa il suo dovere.





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giovedì 13 novembre 2025

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La Manovra nel caos: tra il botta e risposta Meloni-Schlein e l'asse solitario di Giorgetti - ecco cosa ne penso

 Mentre il cronometro corre verso la scadenza degli emendamenti in commissione Bilancio, il dibattito sulla legge finanziaria assomiglia sempre meno a un rigoroso esercizio di contabilità nazionale e sempre più a un palcoscenico di monologhi slegati. L'Italia assiste a tre spettacoli paralleli: la rissa rituale tra maggioranza e opposizione, le fughe in avanti di un alleato ingombrante e la silenziosa partita a scacchi di un Ministro dell'Economia che guarda più a Bruxelles e a Shanghai che a Palazzo Madama.

Il primo atto è il più usurato. Da un lato, la premier Meloni rivendica (con un certo orgoglio contabile) di aver chiuso i rubinetti dei tagli agli enti locali per il 2026. Dall'altro, la segretaria Schlein estrae la calcolatrice e ricorda i miliardi sottratti nelle manovre precedenti.

È il classico dialogo tra sordi. La Premier difende l'oggi (o meglio, il dopodomani) ignorando il ieri; la leader PD attacca il ieri senza incidere sull'oggi. Nel mezzo, i sindaci – veri destinatari del messaggio – ascoltano l'eco di cifre che non tornano e assistono alla solita replica del centrodestra, che bolla l'avversaria come "marziana". Un copione stanco, che scalda gli animi dei militanti ma lascia irrisolti i problemi reali dei territori.

Se Atene piange, Sparta non ride. Il secondo atto è il cortocircuito interno alla maggioranza. Mentre la Presidente del Consiglio e il Ministro dell'Economia Giorgetti cercano faticosamente di chiudere una manovra blindata, il vicepremier Salvini torna a sventolare il vessillo della "rottamazione allargata".

"Per me resta sul tavolo", dichiara, sconfessando apertamente i vertici del governo. È difficile dire se sia tattica negoziale per ottenere altro, o semplice campagna elettorale permanente. Fatto sta che, nel momento più delicato della sessione di bilancio, il leader della Lega agisce da battitore libero, indebolendo la credibilità della linea economica dell'esecutivo e dando l'immagine di un'orchestra dove ogni strumento suona un proprio spartito.

Ma il vero dramma, quello con implicazioni strategiche ed economiche profonde, si sta consumando lontano dalle aule parlamentari. È il terzo atto, il "Giorgetti-show" a Bruxelles.

Mentre gli alleati si distraggono, il Ministro dell'Economia sta giocando la partita più importante: una guerra commerciale contro i colossi cinesi dell'e-commerce. Il tema è la "tassa Temu/Shein", quell'euro simbolico (ma non troppo) da imporre ai miliardi di pacchetti sotto i 150 euro che invadono l'Europa, eludendo di fatto dazi e regole di concorrenza.

Giorgetti ha fiutato il pericolo da mesi. Parla di "aggressione extraeuropea", di un mercato invaso da "prodotti a basso costo senza rispetto delle regole". E qui sta il punto: l'Ecofin sembra orientato a una soluzione (il 2028), ma il ministro vuole tutto e subito. Chiede di anticipare al 2026 e, soprattutto, preme per inserire una "norma-ponte" nazionale nella manovra attuale per bloccare l'esenzione doganale dal primo gennaio.

Se l'Ecofin darà il via libera, ci ritroveremo con un emendamento dell'ultima ora che non riguarda affatto le pensioni o la sanità, ma che ridisegna la nostra politica doganale in una mossa protezionista tanto coraggiosa quanto rischiosa.

Il quadro finale è quello di una profonda frammentazione. Abbiamo una Premier impegnata a difendere la narrazione della "manovra che non taglia", un vicepremier che sogna condoni e una leader d'opposizione che guarda allo specchietto retrovisore. E, defilato ma attivissimo, un Ministro dell'Economia che, stanco delle beghe domestiche, tenta di usare la legge di Bilancio come un ariete per forzare la politica industriale dell'Unione Europea.

Manca una visione d'insieme. E mentre la politica litiga su chi sia il "marziano", i container dalla Cina continuano ad arrivare. (Stefano Donno)





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L'Anatomia della Rabbia: Perché Hulk è il Mostro Definitivo della Marvel

Se chiedete a un lettore occasionale chi sia Hulk, vi risponderà: "È un bestione verde che spacca tutto". Non è sbagliato, ma è come dire che Amleto è "un tizio triste che parla da solo".

Come esperto che ha passato decenni a sfogliare gli archivi della Marvel, posso dirvi questo: l'Incredibile Hulk non è un supereroe. È una tragedia greca con radiazioni gamma. È l'opera più brutalmente onesta di Stan Lee e Jack Kirby sull'ansia dell'era atomica e, soprattutto, sul trauma infantile.

Per capire veramente Hulk, bisogna smettere di guardare i muscoli e iniziare a guardare la mente di Bruce Banner.

La Nascita del Golia (Grigio, poi Verde)

Quando The Incredible Hulk #1 uscì nel maggio 1962, il personaggio era molto diverso. Creato da Lee e Kirby nel pieno della paranoia nucleare, Hulk era originariamente grigio. La sua trasformazione avveniva solo al calar del sole, come un lupo mannaro.

Perché grigio? Era una scelta artistica di Lee per renderlo cupo e misterioso. Il problema fu puramente tecnico: la stampa dell'epoca faticava a mantenere una tonalità di grigio uniforme. Le pagine venivano a volte verdastre, a volte quasi nere. Dal secondo numero, Lee prese una decisione pragmatica: "Facciamolo verde. È un colore alieno, inquietante, e si stampa bene".

Ma l'origine, quella è rimasta invariata ed è fondamentale. Il Dottor Bruce Banner, un genio scientifico introverso e represso, si lancia a salvare un adolescente (Rick Jones) entrato nel campo di test di una Bomba Gamma. Banner assorbe la piena esplosione.

Mentre Superman è un alieno potenziato dal sole e l'Uomo Ragno è un adolescente morso da un ragno radioattivo (un incidente), Hulk è un uomo che inventa la propria rovina. È la scienza stessa, l'apice dell'intelletto umano, che partorisce il mostro primordiale. È il Dottor Jekyll che crea volontariamente la sua pozione, solo per rendersi conto che Mr. Hyde è sempre stato lì, in attesa.


Non un Solo Hulk: Il Pantheon della Psiche di Banner

Il vero genio del personaggio, e il motivo per cui è sopravvissuto per oltre 60 anni, non è la sua forza. È la sua complessità psicologica. La "malattia" di Banner non è una semplice trasformazione; è un Disturbo Dissociativo dell'Identità (DID) potenziato dai raggi gamma.

Bruce Banner non ha un alter ego. Ne ha dozzine. La sua mente è un condominio affollato di mostri, tutti nati dal trauma di un'infanzia segnata da un padre alcolizzato e violento, Brian Banner, che finì per uccidere la madre di Bruce.

Per un vero intenditore, queste sono le incarnazioni fondamentali:

  1. Hulk Selvaggio (Savage Hulk): Il più famoso. È il "Hulk spacca!". Questo Hulk è letteralmente un bambino terrorizzato e capriccioso. Parla in terza persona ("Hulk è il più forte che c'è!"), ha la mentalità di un bambino di 3-5 anni e vede il mondo in termini semplici: "Amici" (Betty Ross, Rick Jones) e "Minacce" (tutto il resto). La sua forza illimitata deriva da un bisogno infantile: "Se sono abbastanza forte, nessuno potrà più farmi del male".

  2. Joe Fixit (Grey Hulk): Il ritorno del colore originale, ma con una personalità nuova. Reso celebre dalla fondamentale run di Peter David negli anni '80, Joe Fixit è l'adolescente ribelle. È emerso quando Banner (creduto morto) si è nascosto a Las Vegas. Fixit è astuto, manipolatore, sarcastico e moralmente ambiguo. Non è forte come l'Hulk verde, ma è molto più pericoloso perché pensa. Lavorava come buttafuori in un casinò ed era un vero e proprio gangster.

  3. Il Professore (Merged Hulk): Il sogno di Banner. Per un lungo periodo negli anni '90, lo psichiatra Doc Samson riuscì a integrare le personalità di Banner, dell'Hulk Grigio e dell'Hulk Selvaggio. Il risultato fu il "Professore": un essere con la forza immensa di Hulk (anche se limitata, poiché la rabbia non la aumentava) e l'intelletto geniale di Bruce Banner. Questo Hulk era l'eroe che Banner aveva sempre desiderato essere, leader del supergruppo Pantheon. Ma era un'illusione: si scoprì che questa non era una vera integrazione, ma solo un'altra personalità dominante che reprimeva le altre.

  4. Hulk "Sfregio Verde" (Planet Hulk/World War Hulk): Questa è la versione che abbiamo visto nel MCU (in Thor: Ragnarok), ma nei fumetti è infinitamente più tragica. Tradito dagli "eroi" della Terra (gli Illuminati: Iron Man, Reed Richards, Dottor Strange) che lo ritenevano troppo pericoloso, Hulk viene esiliato nello spazio. Atterra sul pianeta Sakaar, dove passa da schiavo a gladiatore, da gladiatore a re. Trova amore, fratellanza e pace. Quando la sua nuova casa e sua moglie incinta vengono distrutte (per colpa, crede lui, degli eroi che lo hanno esiliato), nasce "Sfregio Verde". Non è un mostro selvaggio; è un Re guerriero intelligente, tatticamente brillante, e alimentato da un dolore e una rabbia così puri da minacciare di spaccare l'intero pianeta.

La Notizia: L'Orrore de "L'Immortale Hulk"

Se avete smesso di leggere Hulk negli anni '90 o 2000, vi siete persi quella che è, senza iperbole, una delle migliori serie a fumetti dell'ultimo decennio: The Immortal Hulk (di Al Ewing e Joe Bennett).

Questa serie ha ridefinito il personaggio, trasformandolo da un dramma sci-fi a un body horror psicologico.

La "notizia" fondamentale di questa run è una terrificante rivelazione: Hulk non può morire. Ewing ha stabilito che le radiazioni gamma non sono solo scienza; sono qualcosa di quasi metafisico. Hanno connesso Banner alla "Porta Verde", un reame infernale.

Questo significa che ogni volta che Bruce Banner muore (e muore spesso), il sole cala, e il suo corpo si ricompone grottescamente. L'Hulk che emerge di notte non è né il selvaggio né il professore. È l'"Hulk Demoniaco" (Devil Hulk), una figura paterna protettiva ma terrificante, che vede Banner solo come un guscio da proteggere. Questa serie esplora il corpo come una prigione e la rabbia come un'entità eterna. È un capolavoro che ha portato Hulk alle sue radici horror del 1962.

L'Eredità: "Il più forte che c'è"

Hulk non è forte nonostante Banner; è forte a causa di Banner.

La sua formula è semplice: più Hulk è arrabbiato, più Hulk diventa forte. Non c'è un limite teorico. Ha tenuto insieme placche tettoniche, distrutto asteroidi grandi il doppio della Terra e, in un'occasione, ha quasi distrutto un'intera dimensione con la sola forza d'urto dei suoi colpi.

Ma la sua vera forza, il motivo per cui continuiamo a leggerlo, è che Hulk è la metafora perfetta dell'emozione umana repressa. È ciò che tutti noi nascondiamo. Bruce Banner è l'ansia sociale, l'intelletto frustrato, il trauma che non riusciamo a elaborare. Hulk è l'urlo che soffochiamo, il pugno che non tiriamo, la rabbia che la società ci impone di controllare.

Hulk è l'eterno emarginato. Non sarà mai un Avenger a tempo pieno, non sarà mai un eroe amato come Capitan America. È il cane rabbioso che tutti temono, ma che in fondo vuole solo una cosa, come ha sempre detto: "Hulk vuole solo essere lasciato in pace".







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