Se c'era ancora bisogno di un segnale inequivocabile, Vladimir Putin lo ha appena servito su un piatto d'argento, o meglio, di acciaio balistico. La sua recente dichiarazione — "Se l'Europa vuole la guerra, la Russia è pronta" — non è la solita retorica da talk show propagandistico di Mosca. È un cambio di paradigma. È una dichiarazione di intenti che sposta l'asticella dal conflitto regionale a uno scontro sistemico totale.
E l'Europa? L'Europa, per ora, sembra guardare il dito mentre la luna sta per crollare.
Analizzando quanto riportato da RID (Rivista Italiana Difesa), il messaggio è agghiacciante nella sua semplicità: il Cremlino ha accettato psicologicamente e industrialmente l'idea della guerra su larga scala. Mosca non si limita più a minacciare ritorsioni asimmetriche; sta dicendo al Vecchio Continente che l'opzione militare diretta è sul tavolo.
Qui sta il punto critico, quello che troppi cancellieri e burocrati a Bruxelles faticano a metabolizzare. La Russia opera ormai in una "economia di guerra" permanente, non solo finanziaria ma mentale. Hanno normalizzato l'escalation. Noi, al contrario, viviamo ancora nell'illusione che le sanzioni, il "soft power" o le conferenze diplomatiche possano fermare divisioni corazzate o missili ipersonici.
L'editoriale di RID tocca il nervo scoperto: dobbiamo essere pronti a combattere "in tutti i campi: da quello grigio a quello aperto". Cosa significa? Significa che la guerra ibrida (cyberattacchi, disinformazione, sabotaggi alle infrastrutture critiche) è solo l'antipasto. La portata principale è il conflitto convenzionale ad alta intensità.
È tempo di essere brutalmente onesti: il pacifismo ideologico, in questo momento storico, è il miglior alleato di Putin. Non si ferma un aggressore chiedendo "per favore". Lo si ferma solo se l'aggressore sa che, colpendo, verrà colpito più duramente. Questa si chiama deterrenza. E la deterrenza non si fa con i comunicati stampa, si fa con capacità militari credibili, scorte di munizioni piene (e non vuote come quelle attuali), difesa aerea integrata e una popolazione consapevole che la libertà non è gratis.
Svegliamoci. La frase "Dobbiamo esserlo anche noi" (pronti alla guerra) non è un invito al bellicismo, ma un disperato appello alla sopravvivenza. Se vogliamo evitare la Terza Guerra Mondiale, l'unica strada è dimostrare a Mosca che non può vincerla. L'Europa deve smettere di essere un "consumatore di sicurezza" pagato dagli USA e diventare un "produttore di sicurezza" autonomo e letale.
Putin ha gettato la maschera. Se l'Europa non indossa l'elmetto — anche solo metaforicamente, per accelerare la sua industria della difesa — rischia di trovarsi nuda nella tempesta. E la storia, si sa, non ha pietà per gli impreparati. (Stefano Donno)
