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mercoledì 11 novembre 2020

Ombre di Paola Scialpi (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)

"Mentre vi scrivo è il 20 aprile 2020 e sono in pieno isolamento a casa per l’emergenza del coronavirus che sta decimando le popolazioni di tutto il mondo in una grave pandemia. Mi sto accingendo a rieditare nuovamente il mio libro “Ombre” dopo tre anni e forse non avrei deciso di farlo se non avessi assistito in questi mesi agli eventi terribili che stanno accadendo. Ciò che mi ha convinta e contemporaneamente afflitta è stato il constatare che le storie da me raccontate nel mio libro sono drammaticamente attuali.” (Paola Scialpi)

Il volumetto di Paola Scialpi è composto da due toccanti ed emozionanti racconti e da relative opere, disegni. Qui prevale il bianco e il nero, la bipolarità cromatica, l’abbondanza e la penuria. Che è la storia di vissuti degli uomini, che traversano i suoi racconti palpitanti. Si tratta di persone che,pur avendo provato la pienezza e la gaiezza, a un certo punto, si devono adoperare per affrontare una nuova condizione esistenziale. Fanno ciò con calma serafica, con una devozione benedetta, perché la vita muta come il giorno, come il sole, come la luna, come le nuvole. Sono persone con una forza d’animo e di volontà encomiabili, che sanno uscire all’aria aperta, che provano gioia, dolore, melanconia. Tutto uno spettro di sentimenti, con la certezza che dalla zona d’ombra si possa uscire, si deve uscire".

 

(Dalla prefazione di Marcello Buttazzo)Paola Scialpi è un'artista che ha esposto le sue opere in luoghi prestigiosi dell'arte contemporanea nazionale e internazionale

 

Info link

https://www.amazon.it/s?k=ombre+di+Paola+Scialpi&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&ref=nb_sb_noss

 


 

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martedì 10 novembre 2020

Il mare una storia da riscrivere di Paola Scialpi (iQdB Edizioni)

DÒDARO: Dal battito creatore alla rifondazione dell’anthropos di Francesco Aprile (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)

La ricerca di Francesco Saverio Dòdaro, dagli anni Cinquanta fino alla morte dell’autore, avvenuta nel 2018, si è intrecciata con le vicende di alcuni audaci innovatori, contribuendo a sua volta a rinnovare in maniera importante il ventaglio delle ricerche poetiche germinate dal secondo Novecento. Dalle prime combustioni pittoriche al passaggio alla letteratura e alla teoria del testo e dell’arte, dall’avvincente e profonda teoria sulla genesi del linguaggio al rinnovamento dell’oggetto-libro, dal modulo come unità di misura del pensiero alla narrativa postale e all’internet poetry, dalla poesia visiva alla narrativa concreta, dalla letteratura mediatrice di pace al romanzo di cento parole nelle vetrine dei negozi, la ricerca di sempre nuove formule ha animato l’attività dòdariana. Ne viene fuori il profilo articolato di un autore impegnato nell’investimento creativo dei linguaggi, in una prassi di rinnovamento del mondo, oltre che dell’opera, uno sconfinamento dei generi che ha saputo dialogare con le linee portanti della ricerca internazionale, costruendo trame di intervento attivo sul mondo, investigando il libro e la parola poetica nell’ottica eterodossa del travalicamento dei confini fra i linguaggi più disparati. Questo studio vuole offrire un profilo storico-critico degli ambiti di ricerca e dell’opera, attraversandone le diverse fasi evolutive.

 

Info link 

https://www.amazon.it/D%C3%92DARO-battito-creatore-rifondazione-dellanthropos/dp/B08L5MGYYV/ref=sr_1_4?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&dchild=1&keywords=dodaro&qid=1603019307&sr=8-4

 


 

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lunedì 9 novembre 2020

Case sepolte di Pietro Romano (i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)

Esce per i Quaderni del Bardo Edizioni il nuovo lavoro di Pietro Romano, un vero e proprio esperimento editoriale che fonde prosa poetica, poesia e sagacia aforismatica in un’alchimia perfetta di emozioni e suggestioni di grande letteratura. L’esistere, la vita di ogni giorno, vissuta sull’Equilibrio, come categoria non che attende il baratro, ma che bilancia le forze vorticose dell’Essere e dell’Esistere.

Le “case sepolte” di Pietro Romano sono quelle che abitiamo, ma, soprattutto, quelle che ci abitano. Questa sua raccolta, profonda, struggente e a momenti terribile, è una delle più avvincenti che ultimamente abbia letto. Del resto, per come risulta, non è un insieme per “anime semplici”, oppure per chi crede che la poesia (in questo caso la prosa poetica) possa trasformarsi in magico esorcismo per rendere più gradevole la vita, oppure consolazione o carezza o speranza. Non a caso quando il tutto risulta un inseguire l’estremo o l’apice dell’assoluto, il gioco risulta oltremodo duro, a momenti criptico, sferzante, anche quando tenta di ridare un senso vitale oppure cerebrale alle asserzioni fatte o, meglio, ricercate, quali ripercussioni di domande fondamentali, di domande che, senza pausa, ti scarnificano dall’interno. Il sedersi sul limite porta a confrontarsi, in ogni istante, con l’abisso (inferiore o superiore che sia). La morte e il tempo sanciscono i rintocchi “dell’orologio consapevole”, come lo definiva Emily Dickinson, così che la risolutezza muta, volutamente, sezione dopo sezione, il diario diacronico della riflessione e delle immagini, consegnandoci singoli sostantivi, brevi abbinamenti verbali, frasi più complesse, incise su lastre che, via via, si sgretolano, con il sopravvenire di quelle a seguito. Così è infine l’esistenza, quando la memoria, a pensarci bene, risulta vano accessorio, se quel che rimane è corpo e anche spirito definitivamente coperti, cancellati, ridotti al silenzio, avvolti dalla terra, oppure sparsi su di essa. Il linguaggio usato, in tal modo, non può che segnare interstizi in cui il diradamento, la scansione, indicano lo spazio tra colpo e colpo e colpo dello scalpello. (dalla Prefazione di Gian Ruggero Manzoni)

Buona parte della scrittura di Pietro Romano è un susseguirsi ossessivo di domande alla ricerca di un impossibile incontro con sé stesso, che resta in una sorta di nonluogo e nontempo, tra l'atto del vivere morendo e del morire vivendo, istante dopo istante, annullando, perciò, la durata del gerundio, come dice in una sua riflessione, in preda ad un estraniamento esistenziale, che lo precipita nel vuoto, luogo per eccellenza ed eccedenza della poesia, che l'abita tra una parola e l'altra, nel bianco senza segni della pagina non violata. (Dalla post – fazione di Franca Alaimo)

Pietro Romano (Palermo, 1994) è laureato in Italianistica con una tesi sulla produzione poetica di Nino De Vita presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna. Ha pubblicato due raccolte poetiche, dal titolo Il sentimento dell’esserci (Rupe Mutevole, 2015) e Fra mani rifiutate (I Quaderni del Bardo, 2018). Collabora con varie riviste, cartacee e online.

I suoi versi sono stati tradotti in russo («Мой дом — до молчанья», “La mia casa è prima del silenzio”, Free Poetry, 2019, con prefazione e traduzione di Olga Logoch, collana di poesia italiana a cura di Paolo Galvagni, traduzione di Fra mani rifiutate), greco, catalano e spagnolo, e inseriti nell’antologia Le parole a quest’ora (Free Poetry, 2019, a cura di Paolo Galvagni).

 

Info link

I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno

https://iquadernidelbardoedizionidistefanodonno.com/posts/3418380219662869408?hl=it

I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno per Amazon

https://iquadernidelbardoedizioniperamazon.blogspot.com/2020/10/case-sepolte-di-pietro-romano-i.html

AMAZON

https://www.amazon.it/Case-sepolte-Pietro-Romano/dp/B08L416T1D/ref=sr_1_4?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=29HKFHEGW6DYO&dchild=1&keywords=i+quaderni+del+bardo+edizioni+per+amazon&qid=1602601192&quartzVehicle=77-946&replacementKeywords=quaderni+del+bardo+edizioni+per+amazon&sprefix=i+quader%2Caps%2C295&sr=8-4

LIBRERIE GIUNTI AL PUNTO

https://www.giuntialpunto.it/product/b08l416t1d/libri-case-sepolte-romano-pietro

 


 

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domenica 8 novembre 2020

BLUE Attila F Balázs video presentazione con l autore

Subbuglio di Alessandra Peluso (i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)

Esce “Subbuglio”, la nuova raccolta poetica di Alessandra Peluso per i tipi de “I Quaderni del Bardo Edizioni” di Stefano Donno. Dopo un lungo corso di silenzio dall’ultima pubblicazione, Alessandra Peluso esordisce, in fondo ogni volta appare un esordio, un nuovo inizio, caratterizza una nuova nascita, con “Subbuglio”: versi che ritraggono una simmetrica dualità tra vita interiore, l’individuale e l’universale vita. Nella silloge è contenuto il significato dell’amore nella relazione tra esseri umani: elementare specificarne il genere. È amore. Eros che non sfiora l’“osceno”, non si cerca una “scena”, significherebbe morire, e nel teatro dell’agire l’amore vive ed è il protagonista nel suo palcoscenico tra piacere e sensualità, coinvolgendo tutti i sensi compresa l’anima. Senza rapprenderla. Un invito forse inconsapevole ad amare, amarsi. Già. Abbracciare l’amore che rileva nell’altro l’incontro, la reciprocità. Il limite. Nel riconoscere il “limite”, il “subbuglio”: lo scompiglio, il tormento del proprio esistere sino a s-mascherarsi nell’altro, a congiungersi poi, sfiorando talvolta il divino. C’è una tendenza nella poesia italiana che va avanti da sette secoli ed è un portato diretto dell’azione di Francesco Petrarca: il lessico dev’essere rarefatto, selezionato, deve escludere aspetti troppo realistici e diretti, non deve descrivere in modo diretto la realtà. Anche senza conoscere Petrarca (ma i Grandi lo conoscono bene), i nostri poeti non scrivono quasi mai la parola aereo, o ferro da stiro, o melanzana: le loro piante sono il viburno, l’edera, il gelsomino, non la gramigna, il melone, il pomodoro. Abbiamo fatto questa premessa perché Subbuglio, l’ultima raccolta di Alessandra Peluso, è come minimo una lettura sorprendente: riesce a tenere insieme la lezione formale di Petrarca con il punto di vista femminile sull’amore, inteso questa volta più come eros che come agape, aspetto già questo di grande originalità e di cui troviamo pochi precedenti nella poesia italiana. Riesce a sublimare, attraverso un linguaggio etereo e ricercatissimo, aspetti intimi. Suggerisce, non descrive. Inspira ed espira seguendo il ritmo binario della natura, che è quello delle maree. Quello della notte e del giorno. Quello della terra e del cielo. Quello del silenzio e del suono. Quello del battere e levare. Quello della sensualità. Quello della sessualità. (Marcello Aprile – Ordinario Linguistica italiana, Università del Salento)

Alessandra Peluso. Amante della libertà. Di ogni luogo. Delle anime. Collabora con l’Università del Salento (Bioetica, Filosofia politica, Storia della pedagogia) e con l’Università di Urbino Carlo Bo (Storia della filosofia, Filosofia della cultura).

La prima raccolta di versi è “Canto d’Anima Amante” (2010), “Ritorno Sorgente” (2013), a cui è seguita “Sul Boxer del Nonno verso la Poesia” (2016).

 

Info link

https://www.amazon.it/Subbuglio-Alessandra-Peluso/dp/B08HTF1JJB

 


 

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