Quando Indiana Jones e l’Ultima Crociata uscì nel 1989, sembrava il gran finale per l’archeologo più amato del grande schermo. Eppure, come un buon vino – o forse come un’antica reliquia – questo film non ha fatto altro che migliorare col tempo, diventando un pilastro della trilogia originale e un esempio perfetto di come si costruisce un’avventura che mescola adrenalina, umorismo e cuore. Diretto da Steven Spielberg e prodotto da George Lucas, questo terzo capitolo non solo riporta Harrison Ford nei panni di Indy, ma ci regala anche un’iconica new entry: Sean Connery come Henry Jones Sr., il padre burbero, brillante e assolutamente insopportabile che trasforma l’avventura in una commedia familiare… con nazisti e il Santo Graal di mezzo.
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domenica 20 aprile 2025
Indiana Jones e l’Ultima Crociata: Un’avventura epica tra risate, nazisti e un padre ingombrante
Una trama che corre come un treno (letteralmente)
La storia prende il via con un Indy in piena forma, alle prese con una missione che sembra semplice: liberare suo padre, Henry, rapito dai nazisti. Perché? Perché il vecchio Jones, archeologo anche lui, ha un diario zeppo di appunti sul Santo Graal, la coppa leggendaria che dona la vita eterna. Ma non fatevi ingannare: non è solo una caccia al tesoro. È una corsa contro il tempo, tra trappole mortali, enigmi antichi e, ovviamente, i nazisti, che non mancano mai quando c’è Indy di mezzo. Una volta riuniti, padre e figlio si lanciano in un’avventura che li porta dalle catacombe di Venezia ai deserti della Giordania, con la mitica Petra a fare da sfondo mozzafiato per il gran finale.
Ma ciò che rende L’Ultima Crociata speciale non sono solo le sequenze d’azione – come l’inseguimento in barca o la battaglia su un carro armato – bensì il rapporto tra Indy e Henry. Sean Connery, fresco del suo passato da James Bond, porta sullo schermo un Henry Jones che è l’opposto di suo figlio: un accademico pignolo, armato di ombrello e sarcasmo, che non perde occasione per chiamare Indy “Junior” (con sommo disappunto del nostro eroe). La chimica tra i due è pura magia: ogni battibecco, ogni occhiata esasperata, ogni momento di riconciliazione è calibrato alla perfezione. È come se Spielberg avesse preso il classico buddy movie e l’avesse trasformato in un dramma familiare, senza mai dimenticare il ritmo frenetico che ci aspettiamo da un film di Indiana Jones.
Un cast che è un gioco di specchi
Parliamo del cast, perché qui c’è un piccolo universo di curiosità. Harrison Ford è, come sempre, il cuore pulsante del film: il suo Indy è un mix di coraggio, ironia e vulnerabilità che lo rende umano, nonostante le sue imprese sovrumane. Sean Connery, però, gli ruba la scena più di una volta, con un’interpretazione che trasuda carisma e un pizzico di autoironia – non dimentichiamo che il suo Henry è un accademico che affronta i nazisti con un diario e un ombrello! E poi c’è il contorno: Alison Doody come la femme fatale Elsa, Julian Glover come il villain Donovan, e una serie di volti che sembrano usciti da un crossover con 007. Ex James Bond, ex Bond girl, ex nemici di 007: il film è un vero e proprio omaggio al cinema d’avventura, con un cast che sembra divertirsi tanto quanto noi.
E a proposito di curiosità: sapevate che il cavallo di Indy è lo stesso usato da Sylvester Stallone in Rambo 3? O che il nome “Indiana” viene dal cane di casa Jones, come scopriamo in un momento esilarante? Questi dettagli, sparsi come briciole, aggiungono sapore a un film che già di per sé è un banchetto.
Perché funziona ancora oggi
L’Ultima Crociata non è solo un film d’azione; è un viaggio emotivo. La paura di Indy per i serpenti, rivelata in una sequenza iniziale che ci mostra un giovane Indy (interpretato da un convincente River Phoenix), trova le sue radici nell’infanzia, così come il suo rapporto complicato con il padre. Questi tocchi di umanità, mescolati a un ritmo che non dà tregua e a un umorismo che colpisce sempre nel segno, rendono il film accessibile a tutti: è un’avventura per i bambini, una commedia per gli adulti, una riflessione sulla famiglia per chi cerca qualcosa di più profondo.
E poi c’è Petra. La città scavata nella roccia, usata come location per il tempio del Graal, è un personaggio a sé stante. Spielberg la immortala con una regia che sa quando fermarsi e lasciarci a bocca aperta, trasformando un luogo reale in un mito cinematografico. Non è un caso che il film abbia incassato quasi 500 milioni di dollari in tutto il mondo, diventando il quarto maggiore incasso degli anni ’80: è un’opera che parla a tutti, che diverte, emoziona e lascia un segno.
Un’eredità immortale
Guardare Indiana Jones e l’Ultima Crociata oggi è come aprire una capsula del tempo: ci ricorda un’epoca in cui i film d’avventura erano fatti di stunt veri, set spettacolari e personaggi che ti entravano nel cuore. È il capitolo più caldo e umano della saga, grazie al rapporto tra Indy e Henry, ma non perde mai il gusto per l’epica. Se non l’avete visto di recente, rimettetevi comodi e lasciatevi trasportare: tra una risata, un brivido e un “Junior!” urlato da Connery, vi ritroverete a chiedervi perché non facciano più film così
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