Immaginatevi una Sicilia polverosa, appena uscita dalle ferite della Seconda Guerra Mondiale. È il 1947, la vita è dura, ma c’è un luogo dove i sogni prendono forma: il Nuovo Cinema Paradiso. Qui, tra il ronzio del proiettore e l’odore di pellicola bruciata, un piccolo orfano di guerra, Salvatore – detto Totò – scopre un amore che gli cambierà la vita. Questo non è solo un film: è un viaggio, un ricordo, un abbraccio al cinema come lo intendevano i nostri nonni, quando una sala buia era un portale per l’immaginazione. E Giuseppe Tornatore, con Nuovo Cinema Paradiso, ci ricorda perché amiamo ancora quelle storie.
La trama è semplice, ma densa di cuore. Totò, interpretato da un Salvatore Cascio che all’epoca rubò il cuore a mezzo mondo, è il piccolo aiutante di Alfredo, il proiezionista burbero ma saggio del cinema gestito dal parroco del paese. Il prete, con le sue forbici sempre pronte, censura ogni bacio, ogni scena “scandalosa”, lasciando dietro di sé una scia di pellicola tagliata che, anni dopo, diventerà il regalo più prezioso per Salvatore. Poi c’è l’incidente: un incendio divampa nella cabina di proiezione, Alfredo perde la vista, e Totò, con il coraggio di un bambino che non si arrende, lo salva. Da lì, il ragazzino prende il posto del maestro, e il cinema diventa la sua scuola di vita. Anni dopo, Salvatore è un regista di successo, ma il ritorno al paese e l’eredità di Alfredo – una bobina con tutti i baci censurati – lo riportano a quel tempo magico.
Questo film non è solo una storia: è un’opera cesellata, quasi artigianale, come un mobile fatto a mano. Tornatore, al suo secondo lungometraggio, trasforma un racconto personale in un omaggio universale al cinema. La Sicilia diventa un personaggio, con le sue piazze rumorose e i suoi silenzi carichi di nostalgia. La colonna sonora di Ennio Morricone, poi, è una carezza che ti accompagna dall’inizio alla fine, amplificando ogni emozione. Non a caso, Nuovo Cinema Paradiso ha vinto l’Oscar come miglior film in lingua straniera nel 1990: è un film che parla a tutti, ovunque.
Cosa lo rende speciale ancora oggi? Forse il modo in cui cattura l’innocenza di un’epoca in cui il cinema era un rito collettivo. Penso alle scene in cui la folla ride, piange e si arrabbia davanti allo schermo: è un’immagine che scalda il cuore, ma che fa anche riflettere su quanto ci siamo allontanati da quell’esperienza condivisa. O forse è il rapporto tra Totò e Alfredo, un’amicizia che cresce tra le bobine e si trasforma in un’eredità di vita. E poi c’è quel finale: quando Salvatore guarda la pellicola dei “baci proibiti”, ti senti quasi in colpa per non aver vissuto quell’epoca di sogni semplici.
Se amate il cinema – non solo guardarlo, ma sentirlo – questo è un film che non potete perdervi. È per chi crede che una storia possa cambiare il modo in cui vedi il mondo, o per chi, come me, si ritrova a sorridere pensando a quel ragazzino con gli occhi pieni di stelle. E sì, Salvatore Cascio è stato un fenomeno: un talento puro, spontaneo, che rende ogni scena indimenticabile.
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