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sabato 28 giugno 2025

La Mosca di David Cronenberg: un incubo kafkiano tra scienza e orrore

Immaginate di essere uno scienziato brillante, sul punto di cambiare il mondo con un’invenzione che sfida le leggi della fisica. Ora immaginate che, per un errore minuscolo, un intruso insignificante come una mosca, il vostro sogno si trasformi in un incubo grottesco. Questo è il cuore pulsante di La Mosca (1986), il capolavoro di David Cronenberg che prende il racconto fantascientifico de Lo strano esperimento del dottor K (1958) e lo trasforma in un viaggio viscerale, psicologico e profondamente umano. Come un amico che vi racconta un film che lo ha scosso, vi porto dentro questo cult dell’horror, un’opera che mescola scienza, amore e terrore in un cocktail indimenticabile.
Un genio, una mosca, un disastro
Jeff Goldblum, con il suo carisma nervoso e il fascino da nerd eccentrico, dà vita a Seth Brundle, uno scienziato che ha creato i telepods, capsule di teletrasporto che sembrano uscite da un sogno cyberpunk (e, curiosità, ispirate ai cilindri della Ducati di Cronenberg!). La sua invenzione attira l’attenzione di Veronica Quaife (Geena Davis, intensa e vulnerabile), una giornalista che fiuta la storia del secolo. Tra i due nasce una storia d’amore, ma il vero dramma esplode quando Seth decide di testare il teletrasporto su se stesso. Tutto sembra andare per il meglio, finché non si scopre che una mosca era nella cabina con lui. Da lì, il film si trasforma in una discesa agli inferi.
Il DNA umano e quello dell’insetto si fondono, dando il via a una metamorfosi tanto fisica quanto psicologica. All’inizio, Seth sembra potenziato: è più forte, instancabile, con un appetito vorace (non solo per il cibo, ma anche per… beh, lo sapete). Ma presto, il suo corpo inizia a tradirlo: la pelle si squama, i denti cadono, e quello che emerge è un mostro che sembra uscito da un quadro di Francis Bacon. Cronenberg non ci risparmia nulla: le scene di trasformazione, con un trucco prostetico che richiese fino a 5 ore di applicazione su Goldblum, sono tanto disgustose quanto affascinanti. È un horror che non si limita a spaventare, ma ti fa sentire il peso della perdita di umanità.
Un horror che parla di noi
Perché La Mosca è così potente? Non è solo un film di mostri. È una meditazione kafkiana sulla fragilità dell’identità e sul prezzo dell’ambizione. Seth Brundle non è solo uno scienziato che gioca a fare Dio; è un uomo che, come tutti noi, cerca di lasciare un segno nel mondo. La sua trasformazione è una metafora brutale: quante volte ci siamo persi nel perseguire un obiettivo, sacrificando ciò che ci rende umani? Cronenberg, il maestro del body horror, esplora il confine tra mente e corpo, tra ciò che siamo e ciò che temiamo di diventare. E lo fa con una sensibilità psicanalitica che rende ogni scena un pugno nello stomaco.
Geena Davis, poi, è il cuore emotivo del film. Veronica non è solo la “fidanzata” del protagonista: è una donna che assiste impotente alla disgregazione dell’uomo che ama, mentre porta in grembo il frutto di un amore ormai mostruoso. La scena onirica in cui Cronenberg stesso appare come un ostetrico che mostra a Veronica il “bambino-mosca” è puro incubo, un’immagine che ti si pianta nella mente e non ti lascia più.
Un remake che supera l’originale
Rispetto al film del 1958, dove il dottor K si ritrovava con una testa da mosca e la mosca con una testolina umana (un’immagine più bizzarra che spaventosa), il remake di Cronenberg alza la posta. Grazie ai progressi nel trucco e agli effetti speciali, la trasformazione di Brundle è graduale, credibile e straziante. Ogni fase della metamorfosi è un’opera d’arte: dal corpo ancora umano ma “sbagliato” alla creatura finale, un ibrido che sembra un mostro della palude. Non a caso, il film vinse un Oscar per il miglior trucco, un riconoscimento meritato per un lavoro che ancora oggi regge il confronto con la CGI moderna.
Perché guardarlo oggi?
Se cercate un film che vi spaventi, vi commuova e vi faccia riflettere, La Mosca è una scelta perfetta. È horror, sì, ma è anche una storia d’amore tragica, una parabola sulla hybris scientifica e un’esplorazione della nostra paura di perdere noi stessi. Cronenberg dirige con una precisione chirurgica, e Goldblum e Davis offrono interpretazioni che restano impresse. È un film che ti fa rabbrividire, ma anche pensare: cosa faresti se il tuo sogno più grande ti trasformasse in un mostro?




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