Immagina di essere nel 1980, seduto in una sala cinematografica, con il profumo di popcorn nell'aria e l'attesa che vibra tra le poltrone. Superman II sta per iniziare, e il seguito del leggendario film di Richard Donner del 1978 promette di portare l'Uomo d'Acciaio a nuove altezze. Ma, come ogni grande storia, non è priva di intoppi, sia sullo schermo che dietro le quinte. Come appassionato di cinema, voglio portarti dentro questo classico, un mix di cuore, azione e quel pizzico di caos produttivo che rende Superman II un gioiello imperfetto ma indimenticabile.
La trama: un eroe, tre cattivi e un sacrificio d'amore
La storia inizia con un gesto eroico che, come spesso accade, scatena conseguenze imprevedibili. Superman (Christopher Reeve, sempre perfetto nel ruolo) salva l'immancabile Lois Lane (Margot Kidder) da un'esplosione a Parigi, ma il suo intervento libera involontariamente tre criminali kryptoniani: il generale Zod (Terence Stamp, carismatico e glaciale), la spietata Ursa (Sarah Douglas) e il brutale Non (Jack O'Halloran). Imprigionati in una prigione spaziale di cristallo da Jor-El, il padre di Superman, i tre approdano sulla Luna e scoprono di avere superpoteri sotto il Sole terrestre, proprio come l'Uomo d'Acciaio. È l'inizio di una minaccia che mette in ginocchio il pianeta.
Nel frattempo, la storia si arricchisce di un tocco umano e intimo. Lois scopre che il timido Clark Kent è in realtà il suo amato Superman, e questa rivelazione porta a uno dei momenti più emozionanti del film: per amore di Lois, Superman decide di rinunciare ai suoi poteri, esponendosi ai raggi rossi di Krypton nella Fortezza della Solitudine. È un sacrificio straziante, reso ancora più potente dalla chimica tra Reeve e Kidder, che rende ogni loro scena vibrante di autenticità. Ma, ovviamente, il tempismo non potrebbe essere peggiore: Zod e i suoi scagnozzi arrivano sulla Terra, pronti a dominarla.
Senza spoiler eccessivi (anche se, dopo oltre 40 anni, chi non l’ha visto?), Superman deve trovare un modo per recuperare i suoi poteri e sconfiggere i nemici con un astuto stratagemma, dimostrando che l'intelligenza può essere più potente della forza bruta. La scena finale nella Fortezza della Solitudine è un capolavoro di tensione e ingegnosità, con un twist che ancora oggi fa applaudire gli spettatori.
Dietro le quinte: un cambio di regia e assenze illustri
Superman II è tanto affascinante per ciò che accade sullo schermo quanto per i drammi dietro le quinte. Richard Donner, il regista del primo film, che aveva dato a Superman un tono epico e quasi mitologico, fu sostituito da Richard Lester, un regista inglese noto per commedie come A Hard Day's Night. Lester, per sua stessa ammissione, non conosceva il fumetto di Superman, e questa mancanza di familiarità si riflette in un tono a volte più leggero, quasi giocoso, rispetto al primo film. Se da un lato questo approccio aggiunge un certo charme, dall'altro si percepisce una discontinuità stilistica che divide i fan.
A complicare le cose, Marlon Brando (Jor-El) e Gene Hackman (Lex Luthor) non parteciparono pienamente al progetto per conflitti con la produzione. Brando fu sostituito dalla madre di Superman, Lara (Susannah York), in scene che, pur ben scritte, mancano del peso emotivo delle interazioni con Jor-El nel primo film. Per Luthor, invece, si ricorse a un mix di scene già girate da Donner, controfigure e persino un imitatore della voce di Hackman per nuove battute. È un pasticcio produttivo che, incredibilmente, non rovina il film, ma aggiunge un’aura di “cosa sarebbe potuto essere” che ancora oggi alimenta le discussioni tra i fan.
Perché guardarlo oggi?
Superman II è un film che cattura l’essenza di ciò che rende Superman un’icona: non è solo un supereroe, ma un simbolo di speranza, sacrificio e umanità. Christopher Reeve incarna questo ideale con una naturalezza che nessun altro attore ha mai eguagliato. La sua capacità di passare dal goffo Clark Kent all’eroico Superman è puro genio attoriale, e la sua chimica con Margot Kidder dà al film un cuore pulsante.
I villain, guidati da un Terence Stamp in stato di grazia, sono memorabili. La battuta “Kneel before Zod!” è diventata leggenda, e non è difficile capire perché: Stamp trasforma Zod in un antagonista che è al tempo stesso regale e terrificante. Aggiungi una colonna sonora epica di John Williams (anche se rielaborata da Ken Thorne per il sequel) e sequenze d’azione che, pur datate, hanno un fascino artigianale, e hai un film che regge il confronto con i blockbuster moderni.
Ma ciò che rende Superman II speciale è il suo equilibrio tra spectacle e intimità. È una storia di superpoteri, sì, ma anche di scelte difficili: cosa sei disposto a sacrificare per amore? Come trovi la forza di combattere quando hai perso tutto? Queste domande risuonano ancora oggi, in un’epoca in cui i supereroi dominano il cinema, ma pochi film hanno il coraggio di essere così vulnerabili.
Un consiglio da cinefilo
Se sei un fan del genere o semplicemente vuoi rivivere un pezzo di storia del cinema, Superman II è un must. Ma ti consiglio di cercare anche la Richard Donner Cut, rilasciata nel 2006, che ripristina la visione originale di Donner con scene inedite (inclusi momenti con Brando). È un’esperienza diversa, più vicina al tono del primo film, e un regalo per i fan che vogliono vedere “l’altro lato” della storia
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