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sabato 14 giugno 2025

"La Memoria delle Piccole Cose": Nadeia De Gasperis Illumina l'umanità nascosta tra le pieghe del quotidiano con I Quaderni del Bardo Edizioni

 Un esordio potente che intreccia poesia e prosa, destinato a diventare un passaparola inevitabile

In un mondo che corre veloce, spesso sopraffatto dal rumore di fondo dello stress sempre in bilico tra il post umano e l’intelligenza artficiale, arriva una voce capace di fermare il tempo e invitarci ad ascoltare davvero. I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno è orgogliosa di annunciare l'uscita, de "La Memoria delle Piccole Cose" di Nadeia De Gasperis. Un libro che non è semplicemente una raccolta di racconti talvolta che lambiscono la prosa poetica, ma un vero e proprio viaggio nell'anima, un invito a riscoprire la bellezza e la profondità nascoste nei gesti minuti, negli incontri fugaci, nelle zone d’ombra dimenticate dell'esistenza.  

Con una scrittura che tocca corde emotive profonde, mescolando la delicatezza di un'osservazione quasi microscopica alla forza di una riflessione universale, De Gasperis ci prende per mano e ci accompagna attraverso istantanee di vita vissuta. Dal sorriso scambiato con una coppia di rifugiati sotto la pioggia alla resilienza paragonata al "legno di seconda crescita" dopo una tempesta, ogni pagina è un frammento di verità, un tassello di quel mosaico complesso e meraviglioso che chiamiamo umanità.  

“Stamattina ho incrociato una coppia di ragazzi, miei coetanei, suppongo. Pioveva. Ridevano di complicità. Lui ha inarcato il braccio in quel gesto universale, dal linguaggio ecumenico, che sta a dire «vieni qui» e lei ha trovato riparo sul petto di lui, nel punto dove puoi sentire il respiro dell’universo intero. In quel gesto, non si è schermata dalla pioggia, ma da tutte le sciagure della terra. Mentre le passavo accanto, con un sorriso largo mi ha detto: «ciao bella, buongiorno!» in un italiano squillante e perfetto, come è perfetta la condivisione di un momento di felicità. Io sono stata presa ai lembi delle labbra, un sorriso strappato con la forza, di quelli che non puoi fare a meno di sorridere, «cara, ciao, buona giornata a te!» Sono una delle coppie di rifugiati politici che soggiorna qui a Sora. Mi dico, anche io dimentico che questi uomini, queste donne, non fuggono solo dalla povertà, dalla guerra, ma rifuggono il rischio di doversi schierare da una parte o dall’altra di un conflitto che la loro coscienza, prima ancora del corpo, ripudia. Nella povertà del nostro Paese, quella reale e quella morale ed etica, per assurdo, per fortuna, ritrovano la gioia di vivere un amore con la leggerezza che un amore serio merita”.

 

Perché questo libro toccherà il cuore dei lettori (e secondo noi diventerà virale):

  • Autenticità: De Gasperis non ha paura di guardare la realtà, anche quella più scomoda – l'immigrazione, la precarietà, l'indifferenza, il dolore – ma lo fa sempre con uno sguardo carico di empatia e di una speranza mai doma.  
  • Linguaggio Evocativo: La sua prosa è intrisa di poesia. Sa trovare la metafora perfetta, l'immagine che resta impressa, trasformando il banale in straordinario. Si pensi a come descrive la felicità come "un dono di ubiquità" o il ricordo come qualcosa che risiede nel cuore ("recordari" deriva da "cor").  
  • Universale nel Particolare: Pur partendo da episodi personali o locali (la vita a Sora, i ricordi d'infanzia, le dinamiche familiari), le riflessioni dell'autrice toccano temi che riguardano tutti: l'amore, la memoria, la ricerca di senso, la forza della gentilezza e della fiducia.  
  • Un invito alla Consapevolezza: "La Memoria delle Piccole Cose" è un antidoto alla superficialità. Ci spinge a osservare meglio, a "ricordare" col cuore, a coltivare l'indignazione contro i soprusi e a celebrare ogni "piccolo miracolo" che la vita ci offre.  

Nadeia De Gasperis, laureata in Scienze Ambientali e con esperienze significative nel mondo del reportage e del giornalismo online, dimostra una sensibilità rara nel catturare "il respiro di fondo dell'universo" che pulsa nelle vite ordinarie. La sua opera precedente, "Il Giardino di Gezi e altri racconti" (Aurora edizioni, 2017), aveva già mostrato il suo talento narrativo, che qui raggiunge una nuova, potente maturità.  

"La Memoria delle Piccole Cose" non è solo un libro da leggere, ma da custodire. È uno di quei rari testi capaci di cambiare il nostro modo di guardare il mondo, un invito a raccogliere e conservare, come in un "fagotto" prezioso, tutto ciò che rende la vita degna di essere vissuta, anche e soprattutto nelle sue manifestazioni più minute e apparentemente insignificanti.  

Informazioni sul libro:

  • Titolo: La Memoria delle Piccole Cose  
  • Autrice: Nadeia De Gasperis  
  • Editore: IQdB - I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno  
  • Fotografia di Copertina: Jonathan Livingston, di G. De Gasperis  

I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno è una casa editrice indipendente con sede a Sannicola (LE), attenta a voci originali e progetti editoriali di qualità.  

Contatti Stampa: Per richieste di pdf saggio, interviste con l'autrice o ulteriori informazioni: I Quaderni del Bardo Edizioni Email: iquadernidelbardoed@libero.it

Sito Web: https://www.quadernidelbardoedizionilecce.it/  

(nella sezione blog del sito le uscite della casa editrice)



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Cujo: Quando il Migliore Amico dell’Uomo Diventa un Incubo

Immaginate un tranquillo pomeriggio d’estate a Castle Rock, Maine. Il sole brucia, l’aria è densa, e un pacifico Sanbernardo di nome Cujo, il cane adorato del piccolo Brett Camber, si aggira per la campagna. È il tipo di cane che ti fa venir voglia di accarezzarlo, con quel muso dolce e il pelo soffice. Ma in Cujo, il film del 1983 diretto da Lewis Teague e tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King, questo idillio si trasforma in un incubo viscerale. Un morso di pipistrello, un’infezione rabbica, e quel gigante buono diventa una macchina da morte, intrappolando una madre e suo figlio in un’auto rotta sotto un sole spietato. Preparatevi: questa non è solo una storia di terrore, ma un’esplorazione cruda della sopravvivenza e della fragilità umana.
Da King al Grande Schermo: Un Adattamento con Artigli
Cujo è uno di quei film che catturano l’essenza del terrore quotidiano di Stephen King: non ci sono mostri soprannaturali, ma un cane, un animale che tutti associamo alla lealtà e all’affetto, trasformato in una minaccia inarrestabile. La storia segue Donna Trenton (Dee Wallace) e suo figlio Tad (Danny Pintauro), intrappolati nella loro Pinto guasta nell’officina di Joe Camber, il meccanico di Castle Rock. Cujo, ormai divorato dalla rabbia, li assedia, trasformando l’auto in una prigione soffocante. Ogni tentativo di fuga è un gioco di vita o morte, e il film tiene lo spettatore con il fiato sospeso, chiedendosi se madre e figlio sopravviveranno.
Rispetto al romanzo, il film prende una strada diversa nel finale. Nel libro, King non ha pietà: Tad non ce la fa, e la tragedia colpisce come un pugno allo stomaco. Nel film, invece, il regista opta per un barlume di speranza, con Donna che, allo stremo delle forze, usa la pistola di un poliziotto (vittima di Cujo) per abbattere il cane e salvare suo figlio. Questa scelta, pur addolcendo l’amarezza del libro, non toglie potenza alla storia: il film resta un thriller teso, che gioca sulla claustrofobia e sull’istinto di sopravvivenza.
Dietro le Quinte: Sanbernardi, Schiuma e Creatività
Girare Cujo non è stato facile. Per portare in vita il cane assassino, la produzione ha usato ben cinque Sanbernardi, una testa meccanica per le scene più intense e persino una persona in costume da cane per alcune sequenze d’azione. La schiuma che rende Cujo così spaventoso? Un mix di albume e zucchero, che i cani trovavano delizioso e leccavano senza sosta, creando non pochi problemi sul set. È quasi comico pensare a questi adorabili Sanbernardi che, tra un ciak e l’altro, si godevano la loro “rabbia” zuccherosa, mentre sul grande schermo diventavano l’incarnazione del terrore.
Dee Wallace, nel ruolo di Donna, offre una performance straziante. La sua lotta per proteggere Tad è il cuore emotivo del film, e la sua trasformazione da donna in crisi a guerriera disperata è credibile e commovente. Il piccolo Danny Pintauro, con i suoi occhi pieni di paura, rende ogni momento nell’auto un’esperienza straziante. La regia di Teague, pur non essendo rivoluzionaria, è efficace nel costruire la tensione, con inquadrature strette che amplificano il senso di claustrofobia e primi piani su Cujo che trasformano un cane in un mostro.
Perché Cujo Colpisce Ancora
Cujo non è solo un film horror. È una meditazione sul caso crudele e su come le cose più banali – un’auto che non parte, un morso di pipistrello – possano trasformarsi in una lotta per la vita. Non c’è un cattivo con motivazioni complesse: Cujo è una vittima tanto quanto i protagonisti, reso folle da una malattia che non può controllare. Questo rende la storia ancora più inquietante: il male non ha intenzione, è solo una forza cieca.
Il film parla anche di resilienza. Donna, intrappolata in quell’auto con il figlio che soffoca per il caldo e la paura, rappresenta ogni genitore che farebbe qualsiasi cosa per proteggere il proprio bambino. È una storia universale, raccontata con una brutalità che ti inchioda alla sedia. E poi c’è Castle Rock, la città fittizia di King, che anche qui fa da sfondo perfetto: un luogo apparentemente tranquillo, ma sempre pronto a svelare i suoi segreti più oscuri.
Vale la Pena Guardarlo?
Se ami il cinema horror che ti fa sudare freddo senza bisogno di jump scare o mostri sovrannaturali, Cujo è un must. È un film che ti fa riflettere su quanto siamo vulnerabili, ma anche su quanto possiamo essere forti quando non abbiamo altra scelta. E poi, diciamocelo: chi non vorrebbe vedere un Sanbernardo trasformarsi in una belva, sapendo che dietro le quinte si leccava felice la sua schiuma di zucchero? Preparati a un’esperienza intensa, ma non guardare Cujo se hai in programma di accarezzare un cane sconosciuto subito dopo.
Se sei un fan di Stephen King, il film è un adattamento solido, anche se meno devastante del libro. Se invece cerchi solo un thriller che ti tenga sveglio la notte, Cujo non ti deluderà. Dimmi, però: sei più per gli horror psicologici come questo o preferisci qualcosa di più soprannaturale? Potrei consigliarti qualche altro gioiellino!




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