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sabato 19 luglio 2025

Samurai: Il Culto del Ronin Itto Ogami, una Gemma di Sangue e Vendetta

Immaginate un Giappone feudale, un’epoca di spade affilate come il destino e di codici d’onore tanto rigidi quanto fragili. In questo scenario, un samurai senza padrone, Itto Ogami, si muove come un’ombra letale, spingendo una rudimentale carrozzina di legno che porta il suo piccolo figlio Daigoro. È il 1973, e la serie televisiva giapponese Samurai (in originale Kozure Ōkami, ovvero "Lupo Solitario e il suo Cucciolo") irrompe sugli schermi, diventando un fenomeno che mescola violenza cruda, dramma umano e un’estetica che avrebbe influenzato il cinema mondiale, da Quentin Tarantino a Frank Miller. Preparatevi, perché questo non è solo un telefilm: è un viaggio epico, un culto intriso di sangue, onore e una carrozzina che è molto più di un semplice accessorio.Un Ronin e il Suo Cucciolo: La Storia di Itto e DaigoroLa trama di Samurai nasce dal manga leggendario Lone Wolf and Cub di Kazuo Koike e Gōseki Kojima, un’opera che ha ridefinito il genere del jidaigeki (il dramma storico giapponese). Itto Ogami, interpretato con intensità magnetica da Kinnosuke Yorozuya, è un ex kaishakunin, il boia dello shōgun incaricato di decapitare i nobili condannati al seppuku. Un uomo rispettato, un maestro della scuola Suiō, un padre devoto. Ma il destino gli volta le spalle: un complotto ordito dal clan Yagyū, guidato dal machiavellico Retsudō, gli strappa tutto. La sua famiglia viene massacrata, tranne il piccolo Daigoro, e Itto viene accusato di tradimento. Da quel momento, l’uomo d’onore si trasforma in un ronin, un samurai senza padrone, e intraprende un cammino di vendetta, offrendo la sua spada come sicario a pagamento per 500 ryō a contratto. Ma c’è una peculiarità che rende Samurai unico: ovunque vada, Itto porta con sé Daigoro, un bambino di pochi anni, in una carrozzina che nasconde armi letali e rappresenta il cuore emotivo della serie.La scelta di Daigoro di seguire il padre è uno dei momenti più iconici della storia. In un episodio straziante, Itto pone il figlio neonato di fronte a una decisione simbolica: una palla, che rappresenta una vita normale, o una spada, che significa unirsi al padre in un’esistenza di sangue e duelli. Quando il piccolo Daigoro gattona verso la spada, il patto è sigillato: padre e figlio diventeranno il “Lupo Solitario e il suo Cucciolo”, un duo che affronta il mondo con una calma stoica e una ferocia ineguagliabile. È un’immagine potente, che mescola la tenerezza di un padre al peso di un destino tragico, e che ha ispirato generazioni di narratori.Violenza Pulp e Estetica Tarantino: Un Cult Senza TempoSe pensate che Samurai sia una serie d’azione qualunque, vi sbagliate di grosso. La violenza qui non è solo spettacolare, è viscerale, quasi ritualistica. Gli scontri sono coreografati con una precisione che rende ogni colpo di katana un’opera d’arte, ma il sangue sgorga a fiumi, gli arti volano, e i nemici cadono come mosche sotto la lama di Itto. Questa estetica brutale, che anticipa il “pulp” di Quentin Tarantino, ha fatto sì che la serie fosse relegata a orari notturni in Italia, spesso dopo la mezzanotte su Italia 1, per la sua crudezza. Eppure, è proprio questa audacia a renderla un cult. Tarantino, un dichiarato fan del cinema giapponese, ha sicuramente preso appunti: la stilizzazione della violenza, il ritmo serrato dei duelli e l’anti-eroe tormentato di Samurai riecheggiano in opere come Kill Bill, dove la sposa di Uma Thurman sembra un’erede spirituale di Itto Ogami.Ma non è solo la violenza a fare di Samurai un fenomeno. La serie cattura il Giappone del periodo Edo con un realismo crudo, dai villaggi polverosi alle foreste nebbiose, creando un’atmosfera che sembra un western di Sergio Leone trapiantato in Oriente. Ogni episodio è una storia a sé, con Itto che accetta incarichi da sicario per aiutare i deboli o punire i corrotti, ma il filo conduttore è la sua vendetta contro Retsudō Yagyū, un antagonista tanto astuto quanto spietato. La tensione tra i due è il motore della narrazione, culminando in un finale tragico che vede Itto affrontare Retsudō in un duello epico, con la katana spezzata e il destino di Daigoro appeso a un filo.L’Influenza di Samurai: Da Frank Miller a The MandalorianSamurai non è solo una serie, è un pilastro della cultura pop. Il manga originale ha ispirato Frank Miller, che ha tratto da Lone Wolf and Cub l’energia cruda per Daredevil e Ronin, introducendo il concetto di kunoichi (ninja donna) in Occidente con la creazione di Elektra. Ma l’eredità di Itto e Daigoro va oltre: il trope del guerriero solitario che protegge un bambino in un mondo ostile è diventato un archetipo, da Shogun Assassin (la versione americana che fonde due film della serie) fino a The Mandalorian, dove Baby Yoda e il suo protettore mandaloriano sembrano un omaggio diretto al duo giapponese. Persino un videogioco arcade del 1987, Kozure Ōkami, ha trasformato Itto in un eroe di pixel che falcia nemici con Daigoro sulla schiena.In Italia, Samurai ha conquistato un pubblico di nicchia, complici la censura e un doppiaggio che storpiava nomi come Retsudō Yagyū in “Rezuto Yagiu”. Ma chi ha avuto la fortuna di guardarla a tarda notte negli anni ’80 non può dimenticare l’adrenalina di ogni duello e la tenerezza di Daigoro, che dorme tranquillo tra i cadaveri o osserva il padre con occhi pieni di fiducia. La serie, trasmessa dal 1973 al 1976 per tre stagioni e 79 episodi, è più fedele al manga rispetto ai sei film con Tomisaburō Wakayama, ma entrambe le versioni hanno contribuito a rendere Lone Wolf and Cub un mito.Perché Guardare Samurai Oggi?Se sei un amante del cinema e delle serie che osano, Samurai è un’esperienza che non puoi perderti. È un viaggio nel cuore del bushidō, il codice dei samurai, ma anche una riflessione sulla vendetta, la perdita e il legame tra padre e figlio. La performance di Kinnosuke Yorozuya è ipnotica: il suo Itto è un misto di stoicismo e furia, un uomo che vive per un ideale ma è segnato dal dolore. La presenza di Daigoro, con il suo silenzio e la sua forza morale, aggiunge una dimensione umana che rende ogni episodio indimenticabile.Purtroppo, trovare Samurai oggi non è semplice. In Italia non esistono DVD ufficiali, e la serie è un tesoro nascosto, relegato alla memoria di chi l’ha vista su VHS o in tarda notte. Negli Stati Uniti, è disponibile in DVD con sottotitoli inglesi grazie a Blasters Media, ma per i fan italiani resta una caccia al tesoro. Se riesci a metterci le mani sopra, preparati a un’esperienza che mescola l’epica dei samurai con la crudezza di un revenge movie e l’anima di un dramma familiare.Un Cult che Vive AncoraSamurai è più di una serie: è un manifesto di un’epoca in cui la televisione osava spingersi oltre, sfidando i limiti della violenza e della narrazione. Itto Ogami e Daigoro sono entrati nell’immaginario collettivo come simboli di resilienza e sacrificio, e il loro lascito continua a ispirare registi, scrittori e artisti. Se ami Tarantino, se ti emoziona il suono di una katana che fende l’aria, o se semplicemente vuoi scoprire una storia che unisce cuore e sangue, Samurai è la tua prossima ossessione. Prendi la spada, o magari una carrozzina, e segui il Lupo Solitario nel suo cammino verso Meifumadō, la strada dell’inferno



venerdì 18 luglio 2025

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Professione Pericolo: Quando lo Stuntman Diventa Eroe

 Immagina un mondo in cui un uomo può saltare da un elicottero, schiantarsi in una macchina in fiamme e poi, con nonchalance, inseguire un criminale per le strade di Los Angeles, tutto prima di pranzo. Questo è Colt Seaver, il cuore pulsante di Professione Pericolo (The Fall Guy), una serie TV degli anni '80 che ha trasformato lo stuntman in un eroe a tutto tondo. Ma cosa rende questo show, e il suo recente adattamento cinematografico del 2024, così irresistibilmente affascinante? Siediti, prendi un caffè (o una birra, come farebbe Colt), e lasciati trasportare in un viaggio tra acrobazie mozzafiato, umorismo scanzonato e un pizzico di nostalgia.

Un Eroe a Metà Strada tra Hollywood e il Far WestColt Seaver, interpretato dal carismatico Lee Majors, è uno stuntman professionista che vive una doppia vita: di giorno rischia l’osso del collo sui set cinematografici, di notte dà la caccia a criminali come cacciatore di taglie per arrotondare. È il tipo di personaggio che sembra uscito da un western moderno: un cowboy con una motocicletta al posto del cavallo e un sorriso sornione che nasconde un’etica d’acciaio. Ad aiutarlo ci sono il cugino Howie Munson, un po’ pasticcione ma leale, e Jody Banks, la collega stuntwoman tanto bella quanto tosta, che aggiunge un tocco di chimica romantica senza mai scadere in stereotipi sdolcinati.La serie originale, trasmessa tra il 1981 e il 1986, era un mix perfetto di azione, commedia e avventura. Ogni episodio era un’esplosione di energia: inseguimenti in auto, salti da altezze vertiginose, esplosioni coreografate come balletti. Colt non era solo un uomo d’azione; era un narratore, che rompeva la quarta parete per raccontare al pubblico i retroscena del suo lavoro, facendoci sentire come se fossimo sul set con lui. E poi c’erano le guest star: da Farrah Fawcett, all’epoca moglie di Majors, a icone come David Hasselhoff e Tony Curtis, che davano alla serie un’aura di glamour hollywoodiano.Il Film del 2024: Un Tributo con un Tocco ModernoQuando ho saputo che Professione Pericolo sarebbe tornato come film, diretto da David Leitch (ex stuntman e regista di John Wick e Deadpool 2), ho provato un misto di eccitazione e scetticismo. Come si fa a catturare la magia di una serie così radicata negli anni '80 senza farla sembrare un’operazione nostalgica fine a sé stessa? Beh, Leitch ci è riuscito. Il film, con Ryan Gosling nei panni di Colt e Emily Blunt come Jody, è un omaggio vibrante che celebra il mestiere dello stuntman, spesso l’eroe non celebrato di Hollywood.La trama segue Colt, uno stuntman in crisi che si ritrova coinvolto in un mistero legato alla scomparsa di una star del cinema. Le acrobazie, vere e spettacolari, sono il cuore del film: pensate a Gosling che guida una jeep a tutta velocità mentre viene trascinato da un cavo, o a sequenze che sembrano un mix tra Mad Max e un circo acrobatico. Ma il film non si limita a esplosioni e salti: è anche una storia d’amore, un’ode all’amicizia e un dietro le quinte del caos creativo di un set cinematografico. La chimica tra Gosling e Blunt è elettrica, con battute che fanno ridere di gusto e momenti teneri che scaldano il cuore.Perché Guardarlo?Professione Pericolo (sia la serie che il film) è più di un semplice action. È una lettera d’amore a chi lavora nell’ombra per rendere i film indimenticabili. Gli stuntmen, come ci ricorda Leitch, sono i veri maghi di Hollywood: rischiano tutto, ma raramente finiscono sotto i riflettori. La serie originale ci faceva sognare con la sua spensieratezza e il suo ritmo incalzante; il film aggiunge una riflessione più profonda sul valore del lavoro e sulla ricerca di sé stessi, senza perdere quel divertimento puro che ti tiene incollato allo schermo.Se ami l’azione che non si prende troppo sul serio, le storie di eroi improbabili o semplicemente vuoi rivivere un po’ di quel fascino anni '80, Professione Pericolo è per te. La serie è perfetta per una maratona nostalgica (la trovi su alcune piattaforme di streaming come Amazon Prime, a seconda della regione). Il film, invece, è un must per il grande schermo: cercalo al cinema o su servizi come HBO Max, dove è stato rilasciato in streaming dopo l’uscita nelle sale.Un Consiglio da AmicoSe sei un fan del cinema d’azione, guardalo con un occhio attento ai dettagli: noterai omaggi a classici come Indiana Jones e Die Hard. E se sei un aspirante filmmaker o stuntman, lasciati ispirare dalla passione di Colt. Come direbbe lui, rompendo la quarta parete: “Non è solo un lavoro, è un modo di vivere.”


Trump contro l'Europa: Un Isolazionismo Pericoloso o una Sveglia Necessaria? - ecco cosa ne penso

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