Il premio Pulitzer Matthieu Aikins racconta in presa diretta una vicenda umana di sofferenza e coraggio, amicizia e speranza, la storia di un profugo afghano e del suo viaggio impossibile attraverso l'Asia Centrale.
È il 2016 e a Kabul, quando cala il sole, si
accendono i falò nei cortili e si brinda in segreto. Si tiene alto il
volume dello stereo per cancellare quello che sta fuori: la guerra che
va sempre peggio, i talebani che avanzano, mentre i boati delle bombe
echeggiano nelle strade. La speranza ha lasciato il posto alla paura e
per molti la fuga dal Paese è l’unica via. Anche Omar, un giovane che si
guadagna da vivere come interprete per le forze statunitensi, decide di
affidarsi ai «facilitatori» che promettono di farlo arrivare in Italia.
Ma non è solo: negli anni di lavoro insieme, il giornalista canadese
Matthieu Aikins ha imparato a conoscerlo in profondità e a volergli
bene. I suoi antenati vengono dal Giappone, e il taglio degli occhi, i
capelli e la barba folti e neri gli danno l’aspetto di un afghano.
Fingendosi un migrante, Matthieu segue Omar sulla famigerata rotta che
porta al Mediterraneo attraverso i passi montani dell’Asia centrale. A
sbarrare loro la strada trafficanti spietati che conoscono solo
l’alfabeto dell’oro e delle pistole, fiumi insuperabili come interi
oceani, frontiere protette da visti, leggi di parlamenti lontani, echi
di dibattiti in tv. Ed è il sogno di abbattere questo muro invisibile a
spingerli nel mare agitato fra Turchia e Grecia, dove il loro viaggio si
trasforma in uno spaventoso inseguimento notturno. Con la costruzione
serrata di un thriller e l’acume politico del miglior giornalismo
d’inchiesta, Chi è nudo non teme l’acqua è una grande epica
contemporanea, una storia universale di amicizia e coraggio, un grido di
denuncia che è prima di tutto un atto d’amore.
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