Immagina una redazione caotica, con il ticchettio delle macchine da scrivere, telefoni che squillano e il profumo di caffè bruciato. È il 1977, e mentre il mondo si riprende dal Watergate e dalla guerra del Vietnam, un ex caporedattore di una TV di Minneapolis, Lou Grant, si reinventa a Los Angeles. Non è solo un cambio di città: è una rivoluzione televisiva. Lou Grant (1977-1982) non è solo uno spin-off di The Mary Tyler Moore Show, ma una serie che ha ridefinito il dramma, portando il giornalismo d’inchiesta nel salotto di milioni di americani.
Da Sitcom a Dramma: Una Scommessa VintaNato dalla mente di James L. Brooks, Allan Burns e Gene Reynolds, Lou Grant prende un personaggio comico—il burbero ma adorabile Lou, interpretato da un magistrale Ed Asner—e lo trapianta in un contesto drammatico. Dopo essere stato licenziato dalla WJM-TV di Minneapolis (non Milwaukee, come talvolta riportato erroneamente), Lou si trasferisce a Los Angeles per diventare caporedattore del Los Angeles Tribune, un quotidiano che ha perso il suo lustro. La serie, trasmessa su CBS dal 20 settembre 1977 al 13 settembre 1982, abbandona le risate della sitcom per un tono realistico, ispirato a film come Tutti gli uomini del presidente. È una scommessa audace: trasformare un personaggio comico in un eroe drammatico. E funziona.La Redazione: Un Ensemble di TalentoLou Grant, con il suo mix di grinta e cuore, è il fulcro della serie, ma non è solo. La redazione del Tribune è un microcosmo vibrante. Joe Rossi (Robert Walden), reporter investigativo testardo e idealista, incarna lo spirito del giornalismo post-Watergate. Billie Newman (Linda Kelsey), giovane e determinata, sfida un mondo dominato dagli uomini, portando sensibilità e tenacia. Dennis “Animal” Price (Daryl Anderson), il fotografo eccentrico, aggiunge un tocco di leggerezza, mentre Charlie Hume (Mason Adams), direttore e amico di Lou, è la voce della ragione. Al vertice, Margaret Pynchon (Nancy Marchand), la proprietaria aristocratica ma tagliente, tiene tutti sulla corda con il suo scetticismo. Le loro interazioni—tra scontri, mentorship e momenti di cameratismo—rendono la redazione viva, quasi tangibile.Dentro la Notizia: Temi CoraggiosiLou Grant non si limita a raccontare il giornalismo: lo disseziona. Ogni episodio esplora un tema sociale—dalla proliferazione nucleare alla violenza domestica, dai diritti gay alla pena di morte—con una profondità rara per l’epoca. La serie non ha paura di mostrare le difficoltà dei reporter: dilemmi etici, conflitti di interesse, la lotta per la verità in un mondo complesso. “Non scriviamo solo storie; diamo voce a chi non ne ha,” potrebbe dire Lou, e questa missione permea ogni episodio. La redazione affronta anche le proprie fragilità personali, rendendo i personaggi umani e relatable. È un giornalismo idealizzato, certo, ma mai zuccheroso, con un realismo che anticipa serie come The Newsroom.Un Palmarès da RecordIl coraggio di Lou Grant è stato premiato. La serie ha vinto 13 Primetime Emmy Awards, tra cui due per la Miglior Serie Drammatica (1979, 1980) e due per Ed Asner come Miglior Attore Protagonista (1978, 1980), rendendolo il primo a vincere Emmy sia come attore comico che drammatico per lo stesso personaggio. Nancy Marchand ha conquistato quattro Emmy come Miglior Attrice Non Protagonista, mentre Robert Walden, Linda Kelsey e Mason Adams hanno ricevuto nomination multiple. La serie ha anche portato a casa due Golden Globe, un Peabody Award, un Eddie Award e due Humanitas Prizes, consolidando il suo status di capolavoro.Una Fine ControversialeNonostante il successo, Lou Grant si concluse nel 1982 in modo drammatico. CBS citò un calo di ascolti (da 19.6 a 16.6 negli ultimi anni), ma molti sospettano che la causa fosse l’attivismo politico di Ed Asner, allora presidente della Screen Actors Guild. Le sue critiche alle politiche USA in America Centrale, inclusa una raccolta fondi per El Salvador, scatenarono polemiche e boicottaggi da parte di sponsor. La cancellazione, per molti, fu una forma di censura, un’ironia amara per una serie che celebrava la libertà di stampa. Asner stesso, in interviste, ha sempre sostenuto che le sue posizioni politiche fossero il vero motivo della fine.Perché Riscoprire Lou Grant?Lou Grant è più di una reliquia degli anni ’70: è un inno al giornalismo come forza di cambiamento. La sua capacità di intrecciare storie personali e questioni sociali lo rende attuale anche oggi, in un’epoca di fake news e crisi mediatiche. La serie è disponibile su DVD (Shout! Factory ha pubblicato tutte e cinque le stagioni) e, con un po’ di fortuna, su piattaforme di streaming di nicchia—controlla su IMDb o TV Time per aggiornamenti

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