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lunedì 11 agosto 2025

Saranno Famosi: Quando il Sudore Diventava Fama

 Ti sei mai immaginato di danzare sopra un taxi giallo, in una New York vibrante di sogni, con il cuore che batte al ritmo di una canzone che parla di eterno? Negli anni ’80, Saranno Famosi (Fame) non era solo una serie TV: era un inno alla giovinezza, al talento e al prezzo da pagare per inseguire la gloria. “Voglio vivere per sempre,” cantava Irene Cara nella colonna sonora del film del 1980, e quella promessa si è trasformata in sei stagioni di pura emozione, trasmesse dal 1982 al 1987, che hanno catturato il mondo e fatto sognare una generazione.

Tratta dal film di Alan Parker, la serie, creata da Christopher Gore, ci porta nei corridoi della High School of Performing Arts di New York, un luogo dove il talento è moneta corrente e ogni passo di danza, ogni nota suonata, ogni battuta recitata è un investimento sul futuro. Qui, giovani artisti come Leroy Johnson, il ballerino ribelle dal cuore d’oro, e Bruno Martelli, il genio introverso delle tastiere, si scontrano con le proprie insicurezze e con maestri severi ma umani, come l’insegnante di danza Lydia Grant (Debbie Allen) e il professor Benjamin Shorofsky (Albert Hague). Questi personaggi non erano solo ruoli: erano specchi in cui milioni di spettatori vedevano riflesse le proprie ambizioni.Un Microcosmo di Sogni e SfideLa forza di Saranno Famosi sta nella sua autenticità. La serie non si limita a celebrare il talento, ma ne mostra il lato oscuro: il sacrificio, le rinunce, il peso delle aspettative. Ogni episodio intreccia numeri musicali mozzafiato – coreografie che ancora oggi fanno venire voglia di alzarsi e ballare – con drammi personali che toccano corde universali. Leroy, interpretato da Gene Anthony Ray, è il cuore pulsante della serie: un ballerino autodidatta, cresciuto nei sobborghi, che lotta contro pregiudizi e difficoltà personali, come la sua semianalfabetismo, per dimostrare il suo valore. Bruno, portato in vita da Lee Curreri, rappresenta l’artista introspettivo, diviso tra il rispetto per la tradizione musicale di Shorofsky e il desiderio di esplorare suoni elettronici innovativi.Poi c’è Lydia Grant, interpretata da una straordinaria Debbie Allen, che non solo recita ma coreografa la serie, vincendo tre Emmy per il suo lavoro. La sua frase iconica, “Volete la fama? Bene, la fama ha un costo. E qui è dove iniziate a pagare: col sudore,” è un manifesto di disciplina e passione che risuona ancora oggi. Accanto a loro, personaggi come Coco Hernandez (Erica Gimpel), un vulcano di energia e ambizione, e Danny Amatullo (Carlo Imperato), l’aspirante comico dal cuore grande, completano un cast corale che cambia stagione dopo stagione, riflettendo la natura fluida di una scuola dove i talenti emergono e si trasformano.Un Fenomeno CulturaleSaranno Famosi non era solo una serie: era un fenomeno. Trasmessa in Italia su Rai 2 dal 1983 al 1990, ha conquistato il pubblico con la sua colonna sonora indimenticabile, Hawkinski, un Telegatto e tre Emmy Awards ne testimoniano il successo. La canzone Fame, cantata da Erica Gimpel per le prime quattro stagioni e da Loretta Chandler per le ultime due, è diventata un inno generazionale, mentre brani come I Still Believe in Me hanno ricevuto nomination agli Emmy. Il cast, noto come “The Kids from Fame,” ha persino portato il suo talento in concerti live, come quello al Santa Monica Civic Auditorium nel 1983, dimostrando che la loro arte trascendeva lo schermo.La serie affrontava temi complessi – razzismo, dipendenze, omosessualità, prostituzione – con una sensibilità rara per l’epoca, rendendola non solo un musical, ma un ritratto crudo e umano degli anni ’80. La sua ambientazione, ispirata alla vera Fiorello H. LaGuardia High School, dava un’aura di realismo, anche se le riprese interne avvenivano a Hollywood e solo le scene esterne catturavano l’energia di New York.Un Lascito senza TempoNonostante la cancellazione dopo due stagioni da parte di NBC, la serie è rinata in syndication grazie a LBS Communications, regalandoci altre quattro stagioni di storie e performance. Pochi attori hanno mantenuto carriere di alto profilo dopo la fine dello show, ma il loro impatto rimane. Gene Anthony Ray, scomparso tragicamente nel 2003, ha lasciato un’eredità indelebile come Leroy, mentre Debbie Allen continua a ispirare come coreografa e regista, lavorando a progetti come Grey’s Anatomy.Saranno Famosi non parla solo di fama, ma di ciò che significa inseguire un sogno, accettarne i costi e scoprire sé stessi. È un precursore di serie come Glee e dei moderni talent show, ma con un’anima più cruda e autentica. Se non l’hai mai vista, o se vuoi rivivere quegli anni ’80, cerca le repliche su piattaforme come Ovation o procurati il DVD della prima stagione. Scoprirai un mondo dove il sudore si trasforma in magia, e forse, anche tu, vorrai “vivere per sempre”.



domenica 10 agosto 2025

Claudia Gervasi - Come gli angeli (Official video)

Dinasty: Il Fascino Senza Tempo degli Intrighi dei Carrington

 Immagina un mondo dove il potere, il lusso e i segreti si intrecciano come fili di una tela dorata, pronta a strapparsi al minimo passo falso. Questo è Dynasty, la serie che negli anni '80 ha ridefinito il concetto di soap opera, portando sullo schermo una miscela esplosiva di drammi familiari, tradimenti e colpi di scena, il tutto avvolto nell’opulenza di Denver, Colorado. Se Dallas era il re delle soap, con il suo J.R. Ewing a orchestrare intrighi petroliferi, Dynasty era la regina, con i Carrington e la loro regale decadenza. Ma cosa rende questa serie così indimenticabile, ancora oggi? Siediti, prendi un bicchiere di champagne (o un caffè, se preferisci), e lasciati trasportare nel mondo scintillante e spietato di Dynasty.

Un Impero di Petrolio e PassioniAl centro di tutto c’è Blake Carrington, il patriarca, un uomo che incarna il sogno americano: ricco, potente, ma costantemente sull’orlo del baratro a causa delle sue scelte e delle persone che lo circondano. Il petrolio, linfa vitale della sua fortuna, è anche la metafora perfetta per le passioni che ardono nella famiglia Carrington: infiammabili, pericolose, impossibili da controllare. Blake è un titano, ma non è il vero fulcro della serie. Quel ruolo spetta a due donne straordinarie: Krystle, la seconda moglie, un’eroina dal cuore puro ma tutt’altro che fragile, e Alexis, la prima moglie, una forza della natura che ridefinisce il concetto di antagonista.Alexis Carrington, interpretata dalla leggendaria Joan Collins, è il vero motore di Dynasty. È una J.R. al femminile, ma con un’eleganza e un carisma che la rendono unica. Ogni sua entrata in scena è un evento: un misto di veleno e fascino, capace di distruggere con una battuta o un sorriso. “Non si tratta di vincere o perdere, ma di come giochi il gioco,” potrebbe aver detto Alexis, mentre ordisce l’ennesimo piano per destabilizzare Blake o chiunque osi sfidarla. È il personaggio che tutti amano odiare, ma senza di lei Dynasty non sarebbe stata la stessa. Joan Collins ha trasformato Alexis in un’icona, dimostrando che una donna può essere tanto spietata quanto irresistibile.I Figli dei Carrington: Luci e OmbreI “piccoli” di casa Carrington, Fallon e Steven, sono l’anima tormentata della serie. Fallon, interpretata da Pamela Sue Martin e poi da Emma Samms, è ambigua, astuta, una femme fatale in miniatura che non esita a manipolare per ottenere ciò che vuole. È il riflesso di sua madre Alexis, ma con un tocco di vulnerabilità che la rende più umana. Steven, invece, è l’opposto: idealista, fragile, in perenne lotta con le aspettative di una famiglia che non accetta la sua natura. È impossibile non sottolineare l’importanza storica di Steven: come primo personaggio dichiaratamente gay in una serie TV mainstream, ha aperto la strada a una rappresentazione più inclusiva, anche se il suo percorso non è stato privo di controversie per l’epoca.E poi c’è Sammy Jo, la nipote che sposa Steven per poi abbandonarlo, mossa – ovviamente – da un intrigo orchestrato da Alexis. Sammy Jo è il simbolo di un’altra caratteristica di Dynasty: nessuno è mai ciò che sembra. I personaggi entrano ed escono, si trasformano, si tradiscono, si amano e si odiano, in un vortice di 220 episodi che non lascia mai lo spettatore indifferente.Più che una Soap: Un Fenomeno CulturaleDynasty non era solo una serie; era un fenomeno. Negli anni ‘80, in un’epoca di eccessi, la serie ha catturato l’immaginazione del pubblico con i suoi abiti sfarzosi, le acconciature impeccabili e le trame che sfidavano ogni logica. Incidenti aerei, rapimenti, figli ritrovati, ex mariti che rispuntano dal nulla: Dynasty non si è mai posta limiti. Eppure, dietro l’eccesso, c’era una narrazione che parlava di temi universali: la famiglia, il potere, il tradimento, la redenzione. Anche i Colby, la famiglia rivale, non riuscivano a rubare la scena ai Carrington, perché il vero conflitto era interno, tra le mura di quella villa lussuosa che sembrava più una prigione dorata.La serie ha saputo tenere testa a Dallas, il suo eterno rivale, grazie a una combinazione unica di glamour e dramma. Ogni episodio era un invito a chiedersi: “Cosa succederà dopo?”. E il pubblico rispondeva, sintonizzandosi settimana dopo settimana, rapito da una storia che non aveva paura di essere eccessiva.Perché Guardare Dynasty Oggi?Se ti stai chiedendo se vale la pena recuperare Dynasty nel 2025, la risposta è un sonoro sì. Non solo per la nostalgia, ma perché la serie ha ancora qualcosa da dire. È un viaggio nel passato, certo, ma anche un promemoria di come il dramma umano non invecchi mai. Vuoi vedere come una famiglia può autodistruggersi pur vivendo nel lusso? Vuoi scoprire perché Alexis è ancora considerata una delle migliori “cattive” della TV? O magari vuoi semplicemente perderti in un mondo dove ogni episodio porta una sorpresa.Ti consiglio di iniziare con la prima stagione, disponibile su piattaforme come Amazon Prime Video o Apple TV. Se vuoi approfondire il contesto storico della serie, dai un’occhiata a IMDb per curiosità e retroscena. E se sei un fan delle soap moderne, prova il reboot di Dynasty (2017-2022) su Netflix, ma ti avverto: l’originale ha un fascino che nessuna rivisitazione può eguagliare.



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