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lunedì 10 novembre 2025

Il Sospiro di Washington. L'Ennesima Tregua "Armata" che non Salva la Politica USA - ecco cosa ne penso

Washington tira un sospiro di sollievo. L'America (e il mondo con essa) scansa, ancora una volta, l'imbarazzante baratro dello shutdown. Il Senato, con un sussulto di apparente responsabilità istituzionale, ha partorito l'accordo bipartisan. Un testo "ponte", una Continuing Resolution che sposta la crisi di qualche settimana, forse di qualche mese.


Applausi in aula, strette di mano tra i leader di maggioranza e opposizione, dichiarazioni sollevate dalla Casa Bianca. Ma non lasciamoci ingannare da questa ennesima recita del "buon senso ritrovato". Quello a cui abbiamo assistito non è un trionfo della politica. È la certificazione della sua cronica disfunzionalità.

Non si tratta di governare. Si tratta di sopravvivere.

Il Congresso americano, un tempo motore legislativo del mondo libero, è ridotto a vivere alla giornata. L'accordo raggiunto in extremis al Senato – probabilmente un testo "pulito", privo di quegli aiuti internazionali (vedi Ucraina o Israele) o di quelle riforme sulla sicurezza interna che tanto dividono – non risolve un solo problema strutturale. Rimanda, semplicemente, l'esecuzione.

È il trionfo della "politica della toppa".

Il vero dramma non è lo shutdown evitato oggi, ma la certezza matematica che se ne presenterà uno identico tra poche settimane. La superpotenza globale non riesce a programmare il proprio bilancio federale. È tenuta in ostaggio non tanto da legittime differenze ideologiche, quanto dalla "tirannia delle minoranze" estremiste, in particolare nell'ala destra della Camera.

Il Senato, con la sua tradizione di maggiore ponderazione, può anche costruire ponti, ma la palla passa ora a una Camera dei Rappresentanti che assomiglia più a un'arena balcanizzata che a un'assemblea legislativa. Lì, lo Speaker di turno – chiunque esso sia – governa non con una maggioranza, ma con un pugno di voti che possono essere ritirati in qualsiasi momento da un manipolo di falchi.

Questo accordo bipartisan al Senato, dunque, serve solo a prendere tempo. È ossigeno a breve termine per un paziente in terapia intensiva.

La critica non va solo alla destra oltranzista, che usa la tattica della "terra bruciata" come strumento di visibilità mediatica. Va anche a una leadership democratica e repubblicana moderata che ha rinunciato a qualsiasi visione a lungo termine, accontentandosi di evitare il disastro immediato.

Festeggiare per aver evitato (ancora) di chiudere i parchi nazionali e di mandare a casa i dipendenti federali senza stipendio è il minimo sindacale, non un successo politico. È come celebrare un pilota perché è riuscito a non far precipitare l'aereo dopo aver passato l'intero volo a gestire avarie auto-inflitte.

Mentre il mondo affronta sfide epocali, Washington si paralizza sul come pagare i propri conti. L'accordo di oggi non è una vittoria. È solo un altro rinvio, l'ennesima dimostrazione di stanchezza di un impero incapace di gestire la propria ingestibile complessità.

(Stefano Donno)



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