Se c’è un film che incarna lo spirito ribelle, caotico e geniale di John Carpenter, quello è Grosso Guaio a Chinatown (Big Trouble in Little China, 1986). Un cocktail esplosivo di action, commedia, fantasy e soprannaturale, questo film è un viaggio sfrenato nella San Francisco di Chinatown, dove un camionista spaccone, un’antica maledizione e un gruppo di eroi improbabili si scontrano in un’epica battaglia tra bene e male. Con Kurt Russell al timone e Carpenter dietro la macchina da presa, il risultato è un cult che, quasi quarant’anni dopo, continua a conquistare fan con il suo mix di ironia, esagerazione e cuore.
Un Eroe Atipico: Jack Burton
Al centro della storia c’è Jack Burton, interpretato da un Kurt Russell in stato di grazia. Jack è un camionista che parla come John Wayne, si crede l’eroe della situazione, ma finisce spesso per essere più un pasticcione che un salvatore. La sua energia è contagiosa: con il suo gilet smanicato, il suo atteggiamento da “faccio tutto io” e battute come “Non è il momento di farsi prendere dal panico… questo è il momento di farsi prendere dal panico!”, Jack è l’anti-eroe perfetto. Non è il classico protagonista che risolve tutto con un pugno ben assestato; è un tizio qualunque, con un ego smisurato e un talento per cacciarsi nei guai. E questo è il primo colpo di genio di Carpenter: in un’epoca dominata da macho come Stallone e Schwarzenegger, Jack Burton è un eroe che vince (quasi) per caso.
Una Trama Folle e Affascinante
La trama di Grosso Guaio a Chinatown è un delirio meraviglioso. Jack si trova a Chinatown per aiutare il suo amico Wang Chi (Dennis Dun, carismatico e perfetto nel ruolo) a recuperare la fidanzata Miao Yin (Suzee Pai) all’aeroporto. Ma, come in ogni buon film di Carpenter, le cose si complicano in fretta. Miao Yin, con i suoi rari occhi verdi, è il bersaglio di Lo Pan (James Hong, semplicemente iconico), un antico stregone condannato a un’esistenza spettrale da una maledizione millenaria. Per spezzarla, Lo Pan deve sposare (e poi sacrificare) una donna dagli occhi verdi. E quando anche Gracie Law (Kim Cattrall), un’avvocatessa battagliera con lo stesso tratto raro, finisce nel mirino del villain, il caos è servito.
A complicare le cose ci sono le Tre Furie – Tuono, Pioggia e Fulmine – un trio di scagnozzi sovrannaturali che sembrano usciti da un videogioco anni ’80. Con poteri che vanno da fulmini a esplosioni, sono il perfetto mix di kitsch e minaccia. La battaglia che ne segue è un’escalation di combattimenti kung-fu, magia nera, esplosioni e dialoghi al fulmicotone, il tutto condito dalla regia di Carpenter, che alterna tensione a momenti di pura comicità.
Lo Spirito di Carpenter: Sovvertire con Stile
Carpenter non si limita a raccontare una storia: la decostruisce. Grosso Guaio a Chinatown è un omaggio ai film di arti marziali, ai B-movie e alla cultura pop orientale, ma con un twist. Invece di un eroe occidentale che “salva” la comunità asiatica, come ci si potrebbe aspettare da un film degli anni ’80, Jack è spesso un pesce fuor d’acqua, mentre Wang e i suoi alleati cinesi sono i veri protagonisti dell’azione. Questo sovvertimento degli stereotipi, unito al tono autoironico, rende il film sorprendentemente moderno.
E poi c’è Lo Pan. James Hong regala una performance che è allo stesso tempo spaventosa e esilarante. Lo Pan è un cattivo larger-than-life, con monologhi che oscillano tra il grottesco e il poetico. La sua presenza magnetica è il collante che tiene insieme il caos narrativo, trasformando ogni scena in un piccolo spettacolo.
Un Lieto Fine… o Quasi
Uno degli aspetti più affascinanti del film è il suo rifiuto di un lieto fine convenzionale. Sì, Wang e Miao Yin si riuniscono, ma Jack e Gracie? Niente da fare. In un momento di rara introspezione, i due riconoscono di essere spiriti troppo liberi per incastrarsi in una relazione. Jack risale sul suo camion, pronto per nuove avventure, ignaro del mostro che si nasconde nel retro – un cliffhanger che lascia spazio all’immaginazione e che grida “cult” da ogni fotogramma.
Perché Guardarlo Oggi?
Grosso Guaio a Chinatown è invecchiato come un buon vino. La sua estetica anni ’80, con scenografie al neon e costumi esagerati, è un tuffo nostalgico, ma il suo umorismo e la sua energia lo rendono timeless. È il tipo di film che puoi guardare con gli amici per ridere delle battute di Jack, oppure analizzare per i suoi sottotesti culturali. E, diciamocelo, chi non vuole vedere Kurt Russell affrontare un demone cinese con una pistola e un coltello da tasca?
Se ami i film che non si prendono troppo sul serio, ma che hanno un cuore grande e un’anima ribelle, Grosso Guaio a Chinatown è una tappa obbligata. Accendi il tuo lettore, preparati a un viaggio folle e, come direbbe Jack, “Tieni gli occhi aperti, perché non si sa mai cosa può succedere”.
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