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sabato 15 novembre 2025

Il Generale Inverno, l'ultimo (e più crudele) alleato di Putin - ecco cosa ne penso

Non cercate la prossima "offensiva" di Vladimir Putin sulle mappe militari. Non la troverete nelle trincee fangose del Donbass o nelle manovre corazzate. Come emerge chiaramente dalle ultime analisi strategiche (tra cui quella dettagliata da Il Messaggero), la vera offensiva d'inverno del Cremlino è già iniziata, e non mira ai soldati, ma ai civili.

L'arma è il gelo. L'obiettivo è il blackout totale.

Siamo di fronte a un cambio di paradigma che è, in realtà, un tragico ritorno. Incapace di ottenere uno sfondamento militare decisivo sul campo – dove la guerra si è trasformata in un brutale logoramento – Putin riattiva l'arma più antica e spietata a disposizione della Russia: il "Generale Inverno".

Ma questa volta, l'inverno non serve a difendere la "Madre Russia", come contro Napoleone o Hitler. Serve ad attaccare, a terrorizzare, a spezzare la resilienza di una nazione.

La strategia del gelo

Chiamiamo le cose con il loro nome: questa non è guerra convenzionale; è terrorismo infrastrutturale. La strategia, come delineato, è spietata nella sua semplicità: colpire sistematicamente e senza sosta le infrastrutture critiche ucraine.

  1. Blackout energetici: L'obiettivo primario sono le centrali elettriche, le sottostazioni e le reti di distribuzione. Non si tratta di attacchi casuali, ma di una campagna mirata a smantellare la capacità dell'Ucraina di produrre e trasportare elettricità. Senza elettricità, collassa tutto: gli ospedali, le comunicazioni, l'industria bellica.

  2. Paralisi dei trasporti: Il secondo pilastro è il sabotaggio logistico. Colpire i nodi ferroviari e i ponti non serve solo a rallentare i rifornimenti militari al fronte, ma anche a impedire il trasporto di carbone, gas e aiuti umanitari verso le città.

  3. Il freddo come arma: Il risultato combinato è un'equazione mortale. Senza elettricità non funzionano le pompe dell'acqua. Senza trasporti non arriva il combustibile per il riscaldamento. Milioni di civili vengono condannati a un inverno al buio e al gelo, in una morsa progettata per indurre il collasso psicologico e sociale.


La doppia scommessa del Cremlino

Questa strategia del "congelamento" rivela la vera posta in gioco. Putin sta facendo una doppia scommessa, e solo una delle due riguarda direttamente Kiev.

La prima scommessa è sul morale ucraino. Il Cremlino spera che un popolo stremato, terrorizzato dal freddo e dall'oscurità, prima o poi si arrenda. Spera che la sofferenza civile faccia pressione sul governo Zelensky per accettare un negoziato alle condizioni di Mosca. È un calcolo cinico, che finora si è dimostrato errato: la brutalità russa non ha fatto altro che cementare l'identità e la resistenza ucraina.

La seconda scommessa, la più pericolosa, è sulla nostra stanchezza. Putin non sta bombardando solo le centrali elettriche di Kiev; sta bombardando la pazienza dell'Occidente. Sa che le nostre democrazie sono volatili, che la nostra attenzione è labile, che i costi energetici e militari logorano il consenso pubblico in Europa e negli Stati Uniti.

Mentre l'Ucraina chiede disperatamente sistemi di difesa aerea (come i Patriot) per proteggere le sue città, l'Occidente dibatte, ritarda, invia aiuti con il contagocce. Putin scommette che la nostra volontà politica si congelerà prima delle tubature di Kharkiv.

Il vero fronte

L'inverno sta arrivando e, ancora una volta, sarà il vero arbitro di questa guerra. La resilienza ucraina è fuori discussione, ma non è infinita. Non si può fermare un missile ipersonico con il coraggio.

L'Europa e gli Stati Uniti devono capire che questa offensiva energetica non è un fronte secondario: è il fronte. Ogni generatore inviato, ogni sistema anti-drone, ogni batteria missilistica fornita ora è importante quanto un carro armato in prima linea.

Se permetteremo che la strategia del blackout totale abbia successo, non sarà solo una vittoria tattica per Putin. Sarà una nostra sconfitta morale. Sarà la dimostrazione che, di fronte alla brutalità pianificata, la nostra solidarietà si è raffreddata molto prima di quanto sperassimo.

(Stefano Donno)




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