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lunedì 17 novembre 2025

Superstizione e magia nell'antica Roma di Maria Cristina Martini (MMC Edizioni)

Una Roma assillata dalle scelte da effettuare nell’immediato futuro.

Questo quinto libro della collana si occupa di un aspetto meno razionale della Roma antica, quello legato a credenze e superstizioni alle quali i Romani credevano con convinzione.
Accanto a una Roma potente, conquistatrice e con un forte spirito pratico, scopriamo una Roma molto più insicura, composta da una popolazione assillata dalle indecisioni sulle scelte da effettuare, sul muoversi nel modo giusto per far sì che il futuro potesse essere il migliore possibile.

Una Roma attenta ai segni e scaramantica.

Una Roma molto attenta nel cercare di comprendere i segni che riceveva dalle divinità, che utilizzava una infinità di gesti scaramantici e apotropaici, che temeva (ma praticava) le arti magiche, così come le figure di streghe, vampiri e licantropi. Una Roma molto scaramantica anche nell’uso di certe parole, attentissima all’influenza dei numeri e della simbologia astrale.

Eredità ancora attuale.

Ma ciò che più colpisce di questa analisi è la grande quantità di credenze e superstizioni ereditate, ancora assolutamente vive nella società contemporanea italiana, che dimostrano come certe epoche del passato non siano poi così lontane da quella attuale.
I primi cinque libri della collana “Roma misteriosa” portano la firma di Maria Cristina Martini, appassionata e studiosa della sua città natale, ancora una volta nella veste di autrice oltre che di editrice.




Il Pericoloso Gioco dei Troni nel Pacifico: la Sclerosi Diplomatica tra Cina e Giappone - ecco cosa ne penso

Nel teatro della geopolitica globale, c'è una differenza sostanziale tra la tensione, che è strategica, e l'isteria, che è sintomo di debolezza. A giudicare dalle ultime notizie che rimbalzano tra Pechino e Tokyo, siamo pericolosamente scivolati nella seconda categoria.

Le "tensioni alle stelle", come riportato anche dal Corriere, non sono più solo il rito stanco di pattugliamenti navali attorno alle isole Senkaku (o Diaoyu, a seconda da quale lato della mappa si guarda). Ora siamo al livello degli "insulti" e delle "minacce" dirette. Questo non è solo un peggioramento delle relazioni; è una deliberata erosione dei canali diplomatici, sostituita da una retorica da cortile che serve solo a infiammare il pubblico nazionalista in patria.

Siamo onesti: né la Cina né il Giappone hanno alcun interesse reale a scatenare un conflitto armato. Il costo economico, politico e umano sarebbe catastrofico e annullerebbe decenni di progresso. Entrambe le nazioni sono legate da un'interdipendenza economica così profonda che un vero disaccoppiamento è, al momento, pura fantasia.

E allora, perché questa escalation verbale?

La risposta, cinica ma accurata, è la politica interna.

Da un lato, abbiamo la Cina di Xi Jinping, che deve costantemente nutrire la sua narrazione di un "ringiovanimento nazionale" e di una supremazia regionale indiscutibile. Il Giappone, alleato chiave degli Stati Uniti e potenza economica storica, è l'ostacolo perfetto, il "nemico" ideale su cui proiettare forza, deviando l'attenzione da un'economia che scricchiola e da un controllo sociale sempre più soffocante.

Dall'altro lato, un Giappone che, sotto la spinta di queste minacce, ha completato la sua più significativa trasformazione dalla Seconda Guerra Mondiale: il riarmo. L'abbandono della costituzione pacifista non è più un tabù, ma una necessità strategica. Per l'attuale amministrazione giapponese, agitare lo spauracchio di Pechino è fondamentale per giustificare davanti alla propria opinione pubblica (storicamente pacifista) un aumento senza precedenti delle spese militari e un legame ancora più stretto con Washington.

Il problema è che questo "gioco" è incredibilmente pericoloso. La diplomazia degli insulti, l'uso della minaccia come strumento di negoziazione, crea un ambiente in cui l'errore di calcolo non è solo possibile, ma probabile. Cosa succederà quando un capitano di cacciatorpediniere, esaltato dalla retorica del suo governo, deciderà di rispondere a una "provocazione" un secondo troppo presto?

Stiamo assistendo a una sclerosi della diplomazia. Le accuse e le minacce non sono segnali di forza, ma l'ammissione di un fallimento: il fallimento di due potenze globali incapaci di gestire la loro rivalità in modo maturo. L'Occidente, e in particolare l'Europa, osserva questo spettacolo con colpevole distrazione, dimenticando che una crisi nell'Indo-Pacifico farebbe impallidire le conseguenze economiche di qualunque altro conflitto recente.

Quando la retorica supera la strategia, il rischio è che le parole diventino profezie che si auto-avverano. E nel Pacifico, nessuno può permettersi il lusso di dire: "non avevo capito". (Stefano Donno)




Più Che Eroi, Una Famiglia: Perché i Fantastici Quattro Sono la Pietra Angolare della Marvel

Se oggi parliamo di "Universo Marvel", di eroi con problemi fin troppo umani, di saghe cosmiche e di un mondo interconnesso, lo dobbiamo a una sola parola: "Fantastici".

Quando Fantastic Four #1 di Stan Lee e Jack Kirby arrivò nelle edicole nel novembre 1961, non fu semplicemente l'ennesima testata di supereroi. Fu un terremoto. Fu l'inizio della "Marvel Age" e, francamente, il fumetto supereroistico come lo conosciamo oggi non sarebbe lo stesso senza di loro.

Ma per capire perché sono così importanti, non basta guardare ai loro poteri. Dobbiamo guardare a ciò che sono: scienziati, esploratori e, soprattutto, una famiglia disfunzionale.

🚀 L'Origine: La Scienza e l'Ignoto

Dimenticate le origini mistiche o gli incidenti di laboratorio (beh, quasi). La nascita dei Fantastici Quattro è radicata nell'ansia della Corsa allo Spazio degli anni '60.

Reed Richards, uno scienziato tanto geniale quanto arrogante e testardo, decide di rubare un razzo sperimentale per un volo non autorizzato, trascinando con sé la sua fidanzata Sue Storm, il fratello di lei Johnny Storm, e il suo migliore amico e pilota Ben Grimm.

Perché la fretta? Per battere "i Rossi" (i Sovietici).

Il razzo, mal schermato, viene investito da una tempesta di "raggi cosmici" sconosciuti. L'equipaggio sopravvive allo schianto, ma è cambiato per sempre. È qui che Lee e Kirby fanno il loro primo colpo di genio: i poteri non sono un dono, sono una conseguenza, e per uno di loro, sono una maledizione.

🔬 I Quattro Pilastri: Analisi dei Membri

La dinamica dei F4 non si basa su chi è il più forte, ma su come le loro personalità si scontrano e si completano.

1. Reed Richards (Mister Fantastic)

  • Il Cervello / Il Padre Assente: Reed è l'archetipo dello scienziato che "guarda troppo in là". La sua mente è la sua più grande risorsa e il suo peggior difetto. È in grado di risolvere problemi interdimensionali, ma spesso fallisce nel notare i bisogni emotivi della sua stessa famiglia.

  • I Poteri: Il suo corpo elastico riflette la sua mente: flessibile, adattabile, capace di assumere qualsiasi forma per risolvere un problema, ma anche privo di una spina dorsale "emotiva" rigida.

  • Curiosità dell'Esperto: La sua intelligenza lo ha portato a compiere scelte moralmente grigie che hanno messo in pericolo l'universo (vedi: Gli Illuminati) e a scoprire il "Consiglio dei Reed", un'alleanza di sue versioni alternative che dimostra quanto possa essere pericoloso.

2. Sue Storm-Richards (La Donna Invisibile)

  • Il Cuore / La Madre Protettrice: Sue è l'evoluzione più impressionante nella storia dei comics. Nata come "Ragazza Invisibile" (un nome sminuente), era la classica "damigella in pericolo" degli anni '60.

  • I Poteri: Inizialmente si limitava a sparire. Fu John Byrne, negli anni '80, a sbloccarne il potenziale: Sue non manipola solo la luce (invisibilità), ma crea campi di forza psionici. Questo la rende, senza discussione, il membro più potente della squadra. Può bloccare un pugno di Hulk, creare costrutti solidi e persino rendere "invisibili" gli impulsi sinaptici nel cervello di un nemico (sì, può far svenire la gente).

  • Curiosità dell'Esperto: È il collante emotivo del gruppo. Senza di lei, Reed si perderebbe nei suoi calcoli, Johnny diventerebbe una supernova di ego e Ben spaccherebbe l'intero Baxter Building.

3. Johnny Storm (La Torcia Umana)

  • L'Ego / Il Fratello Minore: Johnny è l'impeto, l'adolescenza (anche se ormai adulto) e la celebrità. Ama i suoi poteri, ama la fama e ama le auto veloci. "Flame On!" (o "Fiamma!") è il suo grido di battaglia.

  • I Poteri: Può trasformare il suo corpo in un plasma vivente, volare e lanciare fuoco. La sua "Fiamma Nova" è un'esplosione termonucleare in miniatura.

  • Curiosità dell'Esperto: Nei primi anni '60, la sua rivalità amichevole con Spider-Man era un caposaldo della Marvel. I due si incontravano, litigavano per un malinteso e poi si alleavano. Inoltre, H.E.R.B.I.E., il robottino mascotte, fu creato per la serie animata del 1978 perché i diritti della Torcia Umana erano bloccati per un potenziale film (una leggenda metropolitana diceva anche che la rete TV temeva che i bambini si dessero fuoco per imitarlo).

4. Ben Grimm (La Cosa)

  • La Tragedia / Il Cuore Spezzato: Se Reed è il cervello e Sue il cuore, Ben è l'anima. È il "mostro" con il cuore d'oro. L'incidente ha trasformato l'affascinante pilota Ben Grimm in un Golem di roccia arancione.

  • I Poteri: Forza e resistenza sovrumane. Ma ogni giorno è un promemoria di ciò che ha perso. È l'eroe tragico per eccellenza, molto prima che gli X-Men rendessero popolare il tema dell'emarginazione.

  • Curiosità dell'Esperto: Il suo motto, "È tempo di distruzione!" (It's Clobberin' Time!), è iconico. Per decenni, la sua rivalità con Hulk è stata leggendaria. Inoltre, Ben è uno dei primi e più importanti eroi ebrei nei fumetti, un aspetto della sua identità esplorato in profondità solo negli anni 2000, che aggiunge un ulteriore strato alla sua esperienza di "emarginato" che protegge gli altri.

💥 La Rivoluzione dei F4: Cosa Li Rende Unici

  1. Niente Identità Segrete: Fin dal primo numero, non avevano maschere. Vivevano nel Baxter Building a Manhattan, con le loro facce sui giornali. Erano celebrità.

  2. I Primi a Litigare: A differenza degli eroi perfetti della DC, i F4 litigavano. Ben era costantemente arrabbiato con Reed, Johnny infastidiva Ben, e Sue cercava di tenere tutti insieme. Erano reali.

  3. Esploratori, Non Solo Eroi: Non aspettavano che il crimine arrivasse. Lo cercavano. Erano scienziati-avventurieri. Hanno scoperto la Zona Negativa, il Microverso, civiltà perdute e hanno viaggiato nel tempo.

  4. Hanno Introdotto TUTTI: L'impatto dei F4 sull'universo Marvel è incalcolabile. Nel loro fumetto hanno debuttato:

    • Dottor Destino (il più grande villain Marvel)

    • Galactus e Silver Surfer (l'inizio del Marvel "Cosmic")

    • Gli Skrull (la minaccia mutaforma)

    • Gli Inumani (e Attilan)

    • Black Panther (T'Challa e il Wakanda)

    • Annihilus (Re della Zona Negativa)

🌍 La Galleria dei Nemici: Lo Specchio della Famiglia

La qualità dei F4 si misura anche dai loro nemici, che riflettono i loro fallimenti.

  • Dottor Destino (Victor Von Doom): Non è solo un villain, è L'ARCHITETTO. È lo specchio oscuro di Reed: altrettanto geniale, ma consumato dall'ego e dall'invidia. Un monarca, uno scienziato e un praticante delle arti mistiche. Ha l'immunità diplomatica come sovrano della Latveria. La loro è la faida più personale della Marvel.

  • Galactus (Il Divoratore di Mondi): Con la "Trilogia di Galactus" (FF #48-50), Lee e Kirby hanno creato il "cosmic horror". Non un criminale, ma una forza della natura. I F4 non lo "picchiano", lo "convincono" a fermarsi, cambiando per sempre la scala delle minacce Marvel.

  • L'Uomo Talpa (Il primo villain): Rappresenta la scienza usata per l'isolamento e il rifiuto del mondo di superficie.

✨ Curiosità da Esperto (Per Veri Fan)

  • La Famiglia si Allarga: I F4 non sono solo quattro. I figli di Reed e Sue, Franklin Richards (un mutante di livello Omega capace di creare universi tascabili) e Valeria Richards (un'intelligenza che rivaleggia con quella del padre), sono membri integranti.

  • Membri Sostitutivi: Nel corso degli anni, il team ha avuto sostituti illustri, tra cui She-Hulk, Spider-Man (che cercò di unirsi già nel #1, ma voleva essere pagato!), Wolverine, Ghost Rider, Luke Cage, Pantera Nera e Tempesta.

  • Le Tute (Molecole Instabili): Vi siete mai chiesti come la tuta di Reed si allunghi o quella di Johnny non bruci? Reed ha inventato le "molecole instabili", un tessuto che si adatta ai loro poteri. È la pseudo-scienza perfetta in stile Marvel.

  • La Morte (Temporanea) di Johnny: Nella run di Jonathan Hickman (una delle migliori di sempre), Johnny Storm si sacrifica per salvare gli altri nella Zona Negativa. Il team si scioglie temporaneamente e si riforma come "Future Foundation", con tute bianche e nere e Spider-Man come sostituto di Johnny.

🌟 L'Eredità

I Fantastici Quattro non sono la squadra più "cool". Non sono i Vendicatori, che salvano il mondo ogni settimana, o gli X-Men, carichi di angoscia metaforica.

I Fantastici Quattro sono la scoperta. Sono l'ottimismo (a volte ingenuo) che la scienza e l'intelligenza possono risolvere qualsiasi problema, purché restiamo uniti. Sono la prova che si può viaggiare fino ai confini dell'universo e affrontare divinità cosmiche, ma il problema più grande sarà sempre riuscire ad andare d'accordo con la propria famiglia





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 Khorale per F. S. Dòdaro, a cura di Francesco Aprile, non è una semplice biografia, ma un'opera polifonica che raccoglie testimonianze critiche, saggi, opere creative e visive di autori internazionali che hanno collaborato e dialogato con Dòdaro lungo oltre cinquant'anni di inesausta ricerca.

Questo volume rappresenta la mappatura definitiva di un percorso artistico che ha saputo anticipare i tempi, scardinare i confini tra i generi e internazionalizzare la scena culturale del Salento, trasformandola in un punto nevralgico per il rinnovamento dei linguaggi

Gli autori coinvolti sono : Francesco Aprile, Lamberto Pignotti, Egidio Marullo, Stefano Donno, Cristiano Caggiula, Julien Blaine, Ruggero Maggi, Alessandro Laporta, Elisabetta Liguori, Elio Coriano, Giuseppe Cristaldi, Teresa Lutri, Giorgio Moio, Donato Di Poce, Carmine Lubrano, Luciano Caruso, Francesco Pasca, Gino Gini, Fernanda Fedi, Fernando Miglietta, Mauro Marino, Luc Fierens, Vincenzo Lagalla, Bertolomé Ferrando




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domenica 16 novembre 2025

L'Ucraina al Bivio: Tra le Bombe su Kiev e il Fantasma del Ritiro, Zelensky Chiede Realismo – Ma l'Occidente Dove Guarda? - ecco cosa ne penso

Immaginate di svegliarvi con il rombo di centinaia di droni e missili che squarciano il cielo di Kiev, la capitale che per tre anni ha simboleggiato la resistenza ucraina contro l'invasione russa. Non è un incubo distopico, ma la cruda realtà del 14 novembre 2025: un attacco massiccio che ha lasciato almeno un morto e 15 feriti, con palazzi sventrati e sirene che echeggiano come un lamento collettivo. Sei vittime confermate in una notte di terrore, mentre l'Ucraina risponde colpendo una raffineria russa a Samara e un porto petrolifero nel Mar Nero con i suoi droni. In questo caos, Volodymyr Zelensky – l'uomo che ha trasformato un comico in un'icona di libertà – evoca l'impensabile: il ritiro da Pokrovsk, la roccaforte del Donbass che Mosca assedia con tattiche da manuale del terrore moderno.Non è una sconfitta annunciata, ma un grido di pragmatismo disperato. "Possibile il ritiro da Pokrovsk per preservare i nostri soldati prima di tutto", ha dichiarato Zelensky in un'intervista che ha gelato i suoi stessi sostenitori. Pokrovsk, epicentro dei combattimenti, non è solo un punto sulla mappa: è il simbolo della tenacia ucraina, una città mineraria che resiste come Bakhmut un tempo, ma ora sotto il fuoco di droni kamikaze, moto improvvisate e assalti in piccoli gruppi – una strategia russa che ha abbandonato il "tritacarne" di carne umana per un tritacarne high-tech, letale e low-cost. Kiev tenta di arginare l'offensiva, ma il terreno cede: la strada tra Selydove e Pokrovsk è distrutta, e la Russia avanza, non con la forza bruta di un tempo, ma con l'astuzia di chi sa che l'Occidente è stanco di mandare elmetti e promesse.Qui entra il mio bisturi critico: Zelensky ha ragione a evocare il ritiro? Assolutamente sì, se significa salvare vite invece di offrire un altro trofeo a Putin. Ma è un'ammissione che squarcia il velo di eroismo romantico con cui l'Occidente ha venduto questa guerra. Da tre anni sentiamo slogan – "Stand with Ukraine" – ma dove sono i missili a lungo raggio che potrebbero ribaltare il Donbass? Dove l'impegno NATO che va oltre le sanzioni tiepide? L'UE, con Kallas che tuona "prepararsi alla guerra per la pace", sembra più interessata a posture che a proiettili. E gli USA? Trump all'orizzonte borbotta di negoziati, mentre Biden – o chi per lui – conta i dollari spesi in un conflitto che rischia di diventare un pantano eterno.Critico aspramente Mosca, ovvio: questi raid su civili non sono "operazioni speciali", ma crimini di guerra che puzzano di disperazione. Putin, con i suoi 430 droni e 18 missili nella notte del 15 novembre, non conquista cuori, ma solo macerie. Eppure, l'Ucraina non può vincere da sola. L'accordo per liberare 1.200 prigionieri russi è un barlume di umanità in mezzo al sangue, ma non basta. Serve un cessate il fuoco negoziato, non imposto, con garanzie reali: neutralità ucraina in cambio di integrità territoriale, e un'ONU che smetta di essere un club di chiacchiere.Zelensky evoca il ritiro non per debolezza, ma per visione: Pokrovsk non deve essere un altro Mariupol. L'Occidente, sveglia! Se non acceleriamo gli aiuti – veri, non retorici – questa guerra divorerà non solo il Donbass, ma la nostra credibilità globale. L'Ucraina combatte per noi, per un ordine mondiale dove i deboli non soccombono ai bulli nucleari. Ma se la lasciamo sanguinare, il ritiro da Pokrovsk sarà solo l'inizio di un domino che ci travolgerà tutti.È tempo di agire, non di applaudire da lontano. La pace non è resa: è strategia. E la storia, crudelmente, non perdona gli indecisi. (Stefano Donno)




L’amara pace di Washington: l’Europa paga il conto, Kiev entra nell’UE (ma a pezzi)

  Di fronte al piano svelato dal Washington Post, crolla il mito della "vittoria totale". Lo scenario per il 2027 è un capolavoro ...