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domenica 30 novembre 2025
L'Ucraina e il paradosso della trasparenza: la guerra interna contro il fantasma sovietico - ecco cosa ne penso
Mentre l’inverno del 2025 stende la sua coltre gelida su un fronte orientale ancora incandescente, a Kiev si combatte una guerra parallela, meno rumorosa delle artiglierie ma altrettanto letale per il futuro della nazione: quella contro la corruzione. L'articolo pubblicato oggi da La Stampa, che riporta come "nessuno sia intoccabile" e inquadra il malaffare come una "eredità sovietica", ci offre uno spaccato tanto necessario quanto scivoloso della realtà ucraina attuale.
La narrazione del "fantasma sovietico" è affascinante e, storicamente, inattaccabile. È vero: la burocrazia tentacolare, la cultura della bustarella come lubrificante sociale e l'oligarchia predatoria sono metastasi rimaste nel corpo dell'Ucraina dopo il crollo dell'URSS. Tuttavia, utilizzare il passato come unico alibi nel 2025 rischia di diventare un esercizio retorico pericoloso.
Siamo onesti: per Kiev, la lotta alla corruzione non è più (solo) una questione di etica pubblica, è una questione di sopravvivenza logistica. Con le cancellerie occidentali che mostrano i primi segni di "fatica da donatore" e l'Unione Europea che osserva col microscopio ogni centesimo inviato, Zelensky e il suo entourage sanno che non possono permettersi scandali. L'affermazione "nessuno è intoccabile" suona come un avvertimento interno brutale: in tempo di guerra, il furto non è solo un reato, è alto tradimento.
Tuttavia, da osservatori critici, dobbiamo chiederci: stiamo assistendo a una riforma sistemica o a una "pulizia di facciata" spettacolarizzata? Rimuovere funzionari di alto livello, arrestare reclutatori che vendono esenzioni dalla leva o licenziare ministri è doveroso, ma è la parte "facile". La parte difficile è sradicare quella mentalità endemica che sopravvive non solo nei palazzi del potere, ma negli uffici comunali, negli ospedali, nelle dogane.
L'eredità sovietica è un fardello pesante, ma l'Ucraina è indipendente da oltre trent'anni. Continuare a puntare il dito contro il fantasma di Brežnev serve a spiegare le origini del male, ma non giustifica la sua persistenza. La vera sfida per Kiev non è solo punire i colpevoli — cosa che sta avvenendo con una frequenza e una durezza inedite, va riconosciuto — ma costruire istituzioni che siano impermeabili a prescindere da chi le guida.
L'Ucraina sta cercando di fare in tre anni ciò che le democrazie occidentali hanno impiegato decenni a perfezionare, e lo sta facendo sotto le bombe. È uno sforzo titanico che merita rispetto. Ma l'Occidente non deve commettere l'errore di abbassare l'asticella per pietà geopolitica. Se l'obiettivo è l'ingresso nell'UE e nella NATO, la "scusa sovietica" ha una data di scadenza ormai prossima.
Il messaggio che arriva oggi dalle pagine de La Stampa è chiaro: Kiev ha capito che per vincere la guerra contro la Russia deve prima uccidere il piccolo burocrate sovietico che vive ancora nei suoi uffici. Resta da vedere se questa purga porterà alla nascita di uno Stato di diritto moderno o se sarà solo l'ennesimo capitolo di una transizione infinita. Il coraggio degli ucraini al fronte è indiscutibile; ora serve lo stesso coraggio negli uffici pubblici. Perché la libertà si difende in trincea, ma la democrazia si costruisce con la trasparenza.
(Stefano Donno)
Ibisco Rosso di Licia Calderaro (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)
Quante volte ci siamo sentiti inadeguati, messi in un angolo da un passato che non vuole smettere di tormentarci? Francesca, una trentenne di Monopoli, conosce bene questa sensazione. Bassa, minuta e perseguitata dalle insicurezze, si sente invisibile in un mondo che sembra premiare solo l'apparenza. Le sue giornate sono una lotta silenziosa contro i ricordi dolorosi del bullismo scolastico e una profonda malinconia che le attanaglia l'anima.
Ma a volte, un incontro inaspettato può cambiare tutto. L'incontro con Leonardo, un anziano ex alcolista dal passato difficile ma dall'animo gentile, e un misterioso fiore di ibisco rosso diventano il catalizzatore di una trasformazione profonda. Tra le luci del centro storico, il lavoro in una mensa sociale e l'eco di vecchie ferite che riemergono, Francesca intraprende un viaggio tortuoso ma necessario verso l'accettazione di sé.
Ibisco rosso è un romanzo potente e sincero sulla fragilità e sulla straordinaria forza che si nasconde dentro ognuno di noi. Una storia che esplora il conflitto tra ragione e sentimento, la difficoltà di perdonare e di perdonarsi, e il coraggio di sbocciare di nuovo, proprio come un ibisco che, nonostante la sua effimera bellezza, continua a fiorire contro ogni avversità.
Un debutto folgorante che vi farà emozionare, riflettere e tifare per Francesca, fino all'ultima pagina
Perché i Fantastici 4 sono l'Ultima Speranza (e la Più Grande Scommessa) della Marvel
C’è un’elettricità nell’aria che non sentivamo da tempo. Non è quella di un martello che evoca fulmini, né quella di un'armatura high-tech. È l'energia cosmica del 1961 che sta per investire nuovamente il nostro mondo.
Dopo anni di speculazioni, falsi allarmi e casting fantasma, i Fantastici 4 stanno tornando a casa. E non stiamo parlando di un semplice reboot: stiamo parlando del progetto che potrebbe ridefinire il futuro dell'intrattenimento pop per il prossimo decennio.
Come giornalista che ha consumato più albi Marvel di quanti pasti caldi abbia fatto nell'ultimo anno, vi porto dentro i segreti, le conferme e le teorie più scottanti sul quartetto che ha dato inizio a tutto. Ecco perché Reed, Sue, Johnny e Ben sono pronti a dominare il 2025.
1. "First Steps": Non il Solito Film di Supereroi
Dimenticate la New York odierna che avete visto in Spider-Man o Avengers. Il nuovo film, intitolato ufficialmente "The Fantastic Four: First Steps", in uscita a luglio 2025, ha fatto una scelta stilistica audace che sta facendo impazzire il web.
Il regista Matt Shakman (la mente geniale dietro WandaVision) ci porterà in un retro-futurismo anni '60. Immaginate un mondo in cui il design dei Jetsons incontra la tecnologia quantistica:
Una New York alternativa, vibrante e ottimista.
Niente "origin story" trita e ritrita (basta vedere come ottengono i poteri, lo sappiamo!).
Un focus sull'esplorazione scientifica piuttosto che sulla semplice "lotta al crimine".
Questa ambientazione permette ai Marvel Studios di isolare il team dal "bagaglio" narrativo dell'MCU attuale, per poi (presumibilmente) portarli nella nostra timeline per Avengers: Secret Wars.
2. Il Casting che Ha Diviso (e Poi Convinto) il Mondo
Dopo mesi di rumor che hanno visto nominare chiunque, da Adam Driver a Margot Robbie, il cast ufficiale è una bomba a orologeria di talento:
Mr. Fantastic (Reed Richards) - Pedro Pascal: L'uomo del momento (The Last of Us, Mandalorian). Porterà un Reed più caldo, paterno e forse un po' stanco, distaccandosi dall'archetipo dello scienziato freddo.
La Donna Invisibile (Sue Storm) - Vanessa Kirby: Una scelta da Oscar. Sue è il cuore e la centrale nucleare del gruppo (è canonicamente il membro più potente). La Kirby (The Crown, Mission Impossible) ha la gravitas perfetta per tenere a bada tre uomini-bambini.
La Torcia Umana (Johnny Storm) - Joseph Quinn: Il metallaro Eddie Munson di Stranger Things si "accende". Quinn ha quel carisma strafottente perfetto per il fratello minore scapestrato.
La Cosa (Ben Grimm) - Ebon Moss-Bachrach: Fresco di Emmy per The Bear. Interpreterà Ben Grimm in motion capture. La sua capacità di mescolare rabbia e profonda malinconia è esattamente ciò che serve all'uomo di roccia dagli occhi blu.
Il dettaglio per i veri nerd: È confermata la presenza di H.E.R.B.I.E., il robottino assistente nato nel cartone animato del 1978 perché (leggenda vuole) la Torcia Umana non poteva essere usata per problemi di diritti tv. Un tocco di classe nostalgico.
3. La Minaccia: Galactus e l'Araldo d'Argento
Qui le cose si fanno serie. Non avremo a che fare con il solito Dottor Destino (almeno, non subito... anche se l'ombra di Robert Downey Jr. incombe).
Il cattivo principale sarà Galactus, il Divoratore di Mondi, interpretato dalla voce profonda e minacciosa di Ralph Ineson. E dimenticate la "nuvola" del film del 2007: fonti interne confermano che vedremo il gigante cosmico con l'elmo viola in tutta la sua maestosità "Kirbyana".
La vera notizia virale? Silver Surfer sarà donna. O meglio, vedremo Shalla-Bal (interpretata da Julia Garner), l'imperatrice di Zenn-La e amore perduto di Norrin Radd, vestire i panni dell'Araldo. Una mossa che ha scatenato il purismo dei fan, ma che apre scenari narrativi inediti dal multiverso.
4. Perché i F4 sono Diversi dagli Avengers?
Se questo articolo deve lasciarvi qualcosa, è questa distinzione fondamentale. Gli Avengers sono colleghi di lavoro. Gli X-Men sono una scuola/minoranza perseguitata. I Guardiani della Galassia sono amici disadattati.
I Fantastici 4 sono una FAMIGLIA. Litigano per chi deve lavare i piatti nel Baxter Building, si fanno scherzi, ma quando il cielo diventa rosso sangue, si proteggono a vicenda con una ferocia che Capitan America può solo sognare. Stan Lee e Jack Kirby, nel 1961, non crearono supereroi: crearono esseri umani fallibili con poteri divini. È questa umanità, unita alla fantascienza pura ("Sci-Fi Heroism"), che manca al cinema da troppo tempo.
5. Cosa Leggere in Attesa del Film?
Volete arrivare al cinema preparati e fare bella figura con gli amici? Recuperate la gestione attuale a fumetti di Ryan North. È considerata una delle migliori dell'era moderna: storie autoconclusive, intelligenti, che esaltano l'ingegno di Reed e l'umanità di Ben Grimm, risolvendo problemi con la scienza e il cuore, non solo con i pugni.
Il Verdetto
La Marvel ha bisogno di un "home run". Dopo alcuni passi falsi recenti, i Fantastici 4 rappresentano il ritorno alle origini e, paradossalmente, la spinta verso il futuro. Se First Steps riuscirà a catturare la magia dell'esplorazione e il calore della famiglia, non avremo solo un bel film. Avremo riavuto indietro l'anima stessa della Marvel.
Tenete gli occhi al cielo, credenti. È tempo di distruzione! (It's Clobberin' Time!)
sabato 29 novembre 2025
Il Tubero Rivoluzionario: Quando la Nobiltà incontra la Cucina Povera (e ti cambia la vita)
Dimenticate i diamanti. La vera rivoluzione si nasconde sotto terra, sporca di storia e densa di memoria. Antonio Ventura Coburgo de Gnon, nobile salentino prestato all'Alta Moda, compie un atto di sovversione letteraria: prende l'ingrediente più umile del mondo e lo eleva a protagonista di un'epopea culturale. Questo non è un manuale di cucina, è un viaggio sensoriale dove il Panzarotto diventa filosofia.
Perché devi leggerlo ORA Siamo saturi di complessità artificiale e di sprechi. In un mondo che corre troppo veloce, questo libro è un'ancora di salvezza lanciata dal passato. Risponde a un bisogno contemporaneo urgente: il ritorno alle radici. Ventura ci insegna l'arte del non-spreco non per moda, ma per aristocrazia dello spirito, ricordandoci che la vera eleganza sta nel saper trasformare il "poco" in "tutto".
Cosa ti lascerà questo libro (I 3 Pilastri):
- 🧠 Per la Mente: Scoprirai connessioni storiche incredibili, dalla Royal Society di Londra alle acconciature di Maria Antonietta adornate con fiori di patata. Imparerai che la storia dell'umanità passa attraverso questo tubero, capace di generare elettricità e salvare imperi.
- ❤️ Per il Cuore: Verrai travolto da una nostalgia struggente per il Salento, per i profumi dell'infanzia e per la figura di un padre "mago dei fornelli". È un abbraccio caldo che sa di olio fritto e domeniche in famiglia.
- ✨ Per l'Anima: Soddisferà il tuo archetipo del Creatore. Capirai che cucinare non è eseguire istruzioni, ma un atto creativo di amore e resilienza. "La cucina è creativa", ci ricorda l'autore, spingendoci a improvvisare con ciò che abbiamo.
La Citazione Killer ✒️ "Entriamo nel cuore delle persone dalle labbra, e non c'è bisogno di morderci, ma basta assaporarci lentamente, con voluttà."
Questo libro è per te se...
- Cerchi la poesia nascosta nelle cose quotidiane e credi che una patata 'buttunata possa raccontare più di un romanzo storico.
- Sei stanco dei ricettari asettici e cerchi una voce amica, ironica e colta che ti sussurri segreti all'orecchio mentre spadelli.
- Hai l'anima "Indie" e apprezzi le edizioni curate, impreziosite da illustrazioni delicate (come quelle di Elisabetta Venneri) che rendono il libro un oggetto da collezionare
🔥 Call to Action Non lasciare che queste storie restino sepolte nella carta. Riporta in vita la rivoluzione del gusto e della memoria.
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La Caduta del "Cardinale Verde": Yermak e la solitudine del potere a Kiev - ecco cosa ne penso
Leggendo il ritratto che ne fa oggi il Corriere, si ha la netta sensazione che la parabola di Andriy Yermak non sia solo la storia di un uomo, ma la radiografia di un intero sistema di potere sotto stress. Fino a ieri, Yermak non era semplicemente il capo dell'ufficio di presidenza ucraino; era l'ombra, il filtro, l'architetto e, per molti critici, il "Vice-Presidente" de facto di un'Ucraina in guerra. Oggi, con le dimissioni e l'annuncio teatrale — "Vado al fronte" — cala il sipario su una delle figure più controverse e potenti dell'Est Europa.
Il Regista dietro il Presidente Se Zelensky è il volto eroico della resistenza, Yermak ne è stato la macchina operativa. Avvocato, ex produttore cinematografico (non dimentichiamolo mai), amico di lunga data: il suo profilo non è quello del burocrate grigio, ma del manager spregiudicato. Come ben sottolinea la cronaca, Yermak ha costruito attorno al Presidente un "cerchio magico" impenetrabile. Ha accentrato deleghe, gestito dossier delicatissimi (dallo scambio prigionieri ai negoziati con Washington) e, inevitabilmente, si è fatto molti nemici. La critica qui è d'obbligo: in una democrazia, anche in tempo di guerra, un uomo non eletto non dovrebbe detenere un potere superiore a quello dei ministri e del Parlamento. Yermak ha spesso scavalcato le istituzioni, agendo con quel pragmatismo cinico che serve per sopravvivere, ma che alla lunga erode la fiducia.
L'Operazione Midas e il tempismo sospetto Il tempismo è tutto in politica. Le accuse di corruzione e l'inchiesta "Midas" arrivano in un momento cruciale: la transizione americana e la stanchezza interna. Che Yermak sia colpevole o meno (la magistratura farà il suo corso), la sua caduta ha il sapore di un sacrificio necessario. Per ripulire l'immagine di Kiev agli occhi dei donatori occidentali? Per placare il malcontento interno? La sua reazione, "Sono disgustato, vado al fronte", è l'ultimo colpo di teatro di un uomo che sa come gestire la narrazione. È la mossa del martire incompreso, perfettamente in linea con lo stile comunicativo che lui stesso ha contribuito a forgiare per la presidenza.
Zelensky è più solo? La vera domanda che emerge tra le righe non riguarda il destino di Yermak, ma quello di Zelensky. Senza il suo "bad cop", senza l'uomo che si sporcava le mani per lui e che fungeva da parafulmine per le critiche, il Presidente è nudo. Yermak era lo scudo su cui si infrangevano le polemiche interne; ora quel ruolo è vacante. Il ritratto che ne esce è quello di un uomo che ha volato troppo vicino al sole, scambiando la vicinanza al potere con l'immunità. Ma in geopolitica, come nel cinema, quando i titoli di coda si avvicinano, le comparse spariscono e restano solo i protagonisti a prendersi la responsabilità del finale. E il finale di questa guerra è ancora tutto da scrivere.
Forse Yermak al fronte non ci andrà mai davvero, o forse sì, per cercare una redenzione epica. Ma una cosa è certa: da oggi, a Bankova, l'aria è molto più rarefatta. E il silenzio, senza il "Cardinale Verde" a sussurrare ordini, sarà assordante. (Stefano Donno)
DOOM SUPREMACY: Perché il Dottor Destino non è un "Villain"... è il Salvatore che non meritiamo
Smettiamola di fingere. Thanos aveva un piano malthusiano discutibile. Joker è il caos incarnato. Ma Victor Von Doom? Victor gioca un campionato tutto suo.
Se chiedete a un fan occasionale del MCU chi sia il più grande cattivo della Marvel, vi risponderà Thanos o Loki. Se lo chiedete a chi ha le dita macchiate dall'inchiostro dei fumetti da decenni, la risposta è una sola, pronunciata con timore reverenziale: Dottor Destino.
Dimenticatevi le versioni cinematografiche annacquate del passato. Stiamo parlando del Monarca di Latveria. Dello Scienziato Supremo. Dello Stregone. Dell'uomo che ha guardato in faccia un Dio ed ha deciso che poteva fare un lavoro migliore.
Ecco perché Dottor Destino è, senza ombra di dubbio, il personaggio più complesso, affascinante e (oserei dire) giusto mai creato da Stan Lee e Jack Kirby.
1. La Tragedia dietro la Maschera di Ferro
A differenza della maggior parte dei villain che sono "cattivi perché sì" o "cattivi perché pazzi", Victor è guidato da una motivazione straziante e umana: l'amore e il fallimento.
Nato in un campo rom, perseguitato da un barone tiranno, Victor ha perso la madre a causa di un patto con Mefisto. Tutta la sua vita, ogni singola equazione matematica, ogni incantesimo oscuro appreso, aveva un solo scopo: strappare l'anima di sua madre dall'Inferno. La maschera che indossa non serve a nascondere un volto orribile (anche se, sì, quell'esperimento fallito all'università gli è costato caro), ma a nascondere la sua umanità. Quella maschera ancora bollente che si è applicato sul viso è il simbolo del suo sacrificio perpetuo.
2. L'Unico Uomo che unisce Scienza e Magia
Pensateci.
Tony Stark è un genio della tecnologia.
Doctor Strange è lo Stregone Supremo.
Reed Richards è la mente scientifica più brillante.
Victor Von Doom è il secondo migliore in tutte queste categorie. E proprio questo lo rende il numero uno assoluto. Può costruire una macchina del tempo con dei rottami (fatto vero), hackerare l'armatura di Iron Man e poi, nello stesso respiro, lanciare un incantesimo di magia nera atlantidea che farebbe impallidire Strange. È l'uomo rinascimentale definitivo, il Leonardo Da Vinci del male. Non ha superpoteri "naturali"; ha solo la sua volontà indomabile.
3. Latveria: L'Utopia del Pugno di Ferro
Mentre i cattivi solitamente distruggono città, Doom ne ha costruita una perfetta. Latveria, il suo piccolo stato nei Balcani, è un paradosso vivente. Non c'è crimine. Non c'è fame. Non c'è povertà. L'istruzione è eccellente e la tecnologia è avanti di cent'anni rispetto al resto del mondo. Il prezzo? La libertà totale.
"Non c'è crimine in Latveria, a meno che non lo commetta io."
È qui che Doom diventa virale nel dibattito moderno. È meglio una democrazia caotica e ingiusta o una dittatura perfetta dove nessuno soffre la fame ma nessuno può dissentire? Doom ci costringe a porci domande scomode. Lui ama il suo popolo, a modo suo. E il suo popolo (spesso) lo ama davvero.
4. "I Found It Beneath Me" (Lo trovavo al di sotto delle mie capacità)
Il momento in cui Doom è entrato nella leggenda è senza dubbio durante l'evento Secret Wars (2015). Il Multiverso stava collassando. Gli Avengers hanno fallito. Gli X-Men hanno fallito. Reed Richards ha fallito. Chi ha salvato tutto? Doom.
Ha preso i frammenti di realtà distrutte, li ha incollati insieme e ha regnato come Dio Imperatore Destino per anni, tenendo in piedi l'esistenza con la pura forza di volontà. Quando finalmente ha rinunciato al potere, ha ammesso la verità più scioccante: avrebbe potuto fare meglio di Reed Richards, ma la sua arroganza era il suo unico limite.
Quella frase iconica rivolta a Valeria Richards, quando gli chiede come fosse essere un Dio:
"Ero un Dio, Valeria... e lo trovavo al di sotto delle mie capacità."
Il Verdetto: "Doom Was Right"
In un mondo di eroi pieni di dubbi, Doom è una certezza. La sua arroganza è meritata. Non vuole conquistare il mondo per distruggerlo. Vuole conquistarlo perché ha guardato nei futuri possibili (come ha fatto il Dio Pantera in una celebre storia) e ha visto che l'unico futuro in cui l'umanità sopravvive e prospera è quello in cui Lui comanda.
Victor Von Doom non è il cattivo della storia. È l'eroe di una storia in cui nessuno è abbastanza intelligente da capirlo.
Quindi, inchinatevi. O affrontate le conseguenze. All Hope Lies in Doom
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