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venerdì 5 dicembre 2025

Il ronzio che imbarazza l'Eliseo: quando la dissuasione nucleare inciampa su un drone da 500 euro - ecco cosa ne penso

 C’è un paradosso assordante che echeggia nelle acque gelide della rada di Brest, in Bretagna. Lì, a Île Longue, riposa il cuore pulsante della Force de frappe francese: i sottomarini lanciamissili balistici a propulsione nucleare (SNLE). Parliamo di leviathan d'acciaio capaci di cancellare nazioni intere, protetti dai sistemi di sorveglianza più sofisticati del pianeta. Eppure, per l'ennesima volta, questo santuario dell'apocalisse è stato violato non da un missile ipersonico o da incursori d'élite, ma dal ronzio fastidioso ed economico di droni non identificati.


La notizia dei sorvoli sulla base strategica non è solo un fatto di cronaca militare; è un campanello d'allarme politico che Parigi non può permettersi di ignorare o, peggio, di minimizzare con i soliti comunicati stampa asettici.

L'Asimmetria della Minaccia
Quello che sta accadendo in Francia è l'esempio da manuale della guerra asimmetrica moderna. Da una parte abbiamo miliardi di euro investiti in tecnologie stealth, reattori nucleari e missili M51; dall'altra, velivoli a pilotaggio remoto che si possono acquistare online o assemblare in un garage. Il fatto che questi droni riescano a penetrare, o anche solo ad avvicinarsi, al "Sancta Sanctorum" della difesa francese, pone una domanda inquietante: la nostra concezione di sicurezza è ferma al Novecento? Abbiamo costruito una nuova Linea Maginot tecnologica, impenetrabile ai carri armati ma permeabile alle zanzare?

Non sono "ragazzate"
Sarebbe un errore imperdonabile liquidare questi eventi come opera di hobbisti imprudenti o attivisti ecologisti in cerca di visibilità. In un contesto geopolitico incandescente, con la guerra in Ucraina che ha ridefinito l'uso dei droni come armi tattiche letali e lo spionaggio industriale ai massimi storici, questi sorvoli hanno il sapore amaro del "test". Qualcuno sta cronometrando i tempi di reazione della Marina francese. Qualcuno sta mappando le frequenze, testando i jammer (i disturbatori di segnale), o semplicemente conducendo una guerra psicologica volta a dimostrare che il Re è nudo. Se un drone può guardare dentro casa tua, la percezione della tua invulnerabilità crolla. E la dissuasione nucleare si basa, prima di tutto, sulla percezione.

Il Silenzio della Politica
Qui entra in gioco la critica più dura verso l'apparato statale. La gestione comunicativa di questi incidenti è spesso opaca. Il Ministero delle Forze Armate tende a rassicurare: "Minaccia neutralizzata", "Nessun rischio reale". Ma la verità è che intercettare sciami di piccoli droni è un incubo balistico ed elettronico per chiunque, Israele e USA compresi. Il governo Macron deve affrontare la realtà: la legislazione attuale e le contromisure fisiche sono in ritardo. Non basta vietare il volo; servono cupole di protezione elettronica attive h24 e, soprattutto, una dottrina di ingaggio che non tema di abbattere oggetti non identificati su siti sensibili.


L'incidente di Île Longue ci ricorda che la forza bruta del nucleare non basta più a garantire la sicurezza totale. Mentre spendiamo capitali per difenderci dalla fine del mondo, rischiamo di essere messi in scacco da tecnologie low-cost. La Francia deve aggiornare il suo software mentale prima ancora di quello militare: nell'era della guerra ibrida, un drone sopra un sottomarino nucleare non è un dettaglio. È una falla nello scudo della Repubblica.

(Stefano Donno)








Vivere a Mach 10: Ascesa, Caduta e Redenzione di Pietro Maximoff, il Velocista Più Complesso della Marvel

 Se chiedete a un passante chi sia il velocista per eccellenza, vi risponderà probabilmente "Flash". Ma se chiedete a un vero lettore di fumetti chi sia il velocista più umano, più tormentato e psicologicamente affascinante, la risposta deve essere una sola: Quicksilver.

Pietro Maximoff non è un eroe che corre veloce perché "è divertente". Corre veloce perché sta scappando. Da un padre tiranno, da un mondo che lo odia, e spesso, dai suoi stessi demoni. In oltre 60 anni di storia editoriale, Quicksilver è passato da cattivo riluttante a Vendicatore, da leader degli Inumani a traditore della razza mutante.

Allacciate le cinture. Stiamo per ripercorrere la scia argentata di uno dei personaggi più spigolosi della Casa delle Idee.

Non chiamatelo "Flash della Marvel"

L'errore più comune è paragonare Pietro a Barry Allen o Wally West. La differenza è abissale. Mentre i velocisti della DC attingono alla "Forza della Velocità" che spesso li protegge dalle leggi della fisica, Pietro è pura biologia. Il suo corpo deve resistere all'impatto, le sue ossa devono reggere la pressione.

Ma la vera differenza è psicologica. C'è una citazione iconica, scritta dal leggendario Peter David nella sua gestione di X-Factor negli anni '90, che definisce perfettamente il personaggio. Quando gli chiedono perché sia sempre così scorbutico e impaziente, Pietro risponde:

"Hai presente quando sei in fila al bancomat dietro a qualcuno che non sa come usarlo? E tu vorresti urlare perché hai fretta? Ecco, immagina che tutto il mondo, per te, si muova a quella velocità. Ogni secondo di ogni giorno. Quella è la mia vita."

Per Quicksilver, il mondo è un film in slow-motion. Noi siamo le tartarughe. La sua arroganza non è cattiveria, è esasperazione.


Il Valzer delle Origini: Figlio di chi?

La storia editoriale di Pietro è un ottovolante di "retcon" (rettifiche di continuità).

  1. L'Era Mutante: Creato da Stan Lee e Jack Kirby nel 1964 (X-Men #4), appare inizialmente come membro della Confraternita dei Mutanti Malvagi.

  2. La Rivelazione: Per decenni, il dramma centrale della sua vita è stato essere il figlio di Magneto. Questo legame ha definito il suo costante bisogno di approvazione e il terrore di ereditare la follia paterna.

  3. Il Colpo di Scena (2014): Durante l'evento AXIS e la successiva serie Uncanny Avengers, la Marvel ha sganciato la bomba. Pietro e Wanda (Scarlet Witch) non sono mutanti, né figli di Magneto. Sono esperimenti genetici dell'Alto Evoluzionario.

Sebbene questa mossa abbia allontanato Pietro dal mondo degli X-Men (probabilmente per questioni di diritti cinematografici dell'epoca tra Fox e Disney), per i fan di vecchia data, l'ombra di Magneto rimarrà sempre la chiave di lettura della sua anima.

Wanda: L'Ancora Emotiva

Non si può parlare di Quicksilver senza parlare di Scarlet Witch. Il loro legame va oltre la fratellanza; è simbiotico. Pietro è iper-protettivo, talvolta in modo soffocante.

Il punto di rottura più alto e drammatico si è verificato nella celebre saga "House of M" (2005). È un dettaglio che molti dimenticano: non è stata Wanda a decidere di riscrivere la realtà per dare a tutti ciò che desideravano. È stato Pietro a suggerirglielo. Per salvare la sorella, Pietro ha manipolato l'universo, trasformandosi nel regnante di un mondo dominato dai mutanti. Quando la verità è emersa e Magneto lo ha ucciso (poi resuscitato da Wanda), quel gesto ha portato alla decimazione dei mutanti ("No More Mutants").

In quel momento, Pietro è diventato il più grande "villain" accidentale della storia Marvel.


Oltre la tuta da corsa: Amori e Politica

Pietro non è solo un corridore. È stato un marito e un padre, ruoli che hanno ampliato la sua influenza nell'Universo Marvel:

  • Il Matrimonio Reale: Sposando Crystal degli Inumani, Pietro è entrato nella famiglia reale di Attilan. Questo ha creato un ponte unico tra Mutanti, Vendicatori e Inumani.

  • Luna Maximoff: Sua figlia, Luna, nata umana e poi potenziata dalle Nebbie Terrigene, rappresenta l'unico punto fermo in una vita di caos. Il rapporto con Crystal è naufragato (tra tradimenti e incomprensioni), ma ha mostrato un lato vulnerabile di Pietro raramente visto altrove.

Al Cinema: Due facce della stessa medaglia

La complessità di Pietro è tale che abbiamo avuto bisogno di due attori diversi per raccontarla al cinema, quasi contemporaneamente:

  • L'Eroe Tragico (MCU): Aaron Taylor-Johnson in Age of Ultron. Un Pietro più serio, protettivo, con un accento est-europeo marcato. La sua morte ("Non l'avevi visto arrivare?") è stata scioccante, ma necessaria per l'evoluzione di Wanda.

  • La Rockstar (Fox): Evan Peters nella saga degli X-Men. Qui abbiamo visto il lato giocoso, la velocità resa visivamente in modo spettacolare (la scena della cucina in Days of Future Past è storia del cinema), e il rapporto irrisolto con il padre Magneto.


Perché abbiamo ancora bisogno di Quicksilver

In un panorama fumettistico pieno di boy-scout e antieroi cupi, Pietro Maximoff occupa una posizione unica. È il "cretino" che vorresti avere al tuo fianco in una rissa. È colui che sbaglia, che cade, che perde i poteri, li riacquista rubando le Nebbie Terrigene, mente alla sua famiglia, ma alla fine... torna sempre indietro per proteggerla.

Quicksilver ci ricorda che essere veloci non significa arrivare primi. Significa solo che hai meno tempo degli altri per decidere se essere un eroe o un mostro. E Pietro, nella sua imperfetta umanità, continua a correre su quella linea sottile




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Presso la Galleria Percorsi d'Arte (Piazza San Giovanni 23 a Casarano) si inaugura la mostra personale di PAOLO SCIANCALEPORE dal titolo "OLTRE L’IMMAGINARIO - dall'idea all'opera"

 Venerdì 5 dicembre 2025 presso la Galleria Percorsi d'Arte (Piazza San Giovanni 23 a Casarano) si inaugura la mostra personale di PAOLO SCIANCALEPORE dal titolo "OLTRE L’IMMAGINARIO - dall'idea all'opera". In mostra oltre 25 dipinti a olio su tela e circa 20 bozzetti, tra cui 11 dipinti ad olio, risultato della più recente ricerca pittorica dell’artista.

Sciancalepore è originario di Molfetta, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bari in scenografia e professore di Arte e immagine nella scuola secondaria di primo grado. Nel 1997 riceve il prestigioso premio di pittura “Carlo Dalla Zorza” promosso dalla Galleria “Ponte Rosso” di Milano.


Il genio artistico di Sciancalepore comincia con i suoi sogni. La fase della creazione si presenta come confronto tra una realtà costruita e una realtà naturale. Questi due elementi, si confrontano variando di dimensione, cambiando di scala uno nei confronti dell’altro, creando così una situazione di attesa, di sospensione del tempo, che affascina e coinvolge lo spettatore.

I suoi lavori strizzano l’occhio al surrealismo di Magritte e di Pierre Roy, alla metafisica di De Chirico e alle atmosfere casoratiane. La sua ricerca tende a riprodurre l’oggetto della sua visione realizzandone modellini in scatola o in cartoncino, proseguendo quello che fin da piccolo costruiva per gioco con scatoline di recupero. Alla base del suo itinerario si colloca dunque una visionarietà ch’egli poi ambisce a tradurre in forme concrete, nel desiderio di rendere visibile l’evanescente sostanza di cui sono fatti i sogni.

Invito ad ammirare da vicino le opere dell’artista, perché ogni particolare è dirompente, affascinante e aguzza l’ingegno di chi osserva. I quadri appaiono come sensazioni che emozionano in un alternarsi di forme, di paesaggi, con finestre e cornici che si aprono ad un modo sognante e a tratti irreale.

 

La mostra sarà aperta tutti i giorni: orari 10,00 - 12,00 e 17,00 - 20,00.

Per informazioni tel. 328/3679819

 




giovedì 4 dicembre 2025

Servizio al tavolo #13 - ItalyRA - Ristorante Marco Aurelio (Taranto)

Servizio al tavolo #12 - IL NUOVO ROYAL BAR

L’Inverno della Ragione: Perché l’appello del Vaticano sull’Ucraina è l’ultima sveglia per un Occidente assopito - ecco cosa ne penso

 C’è un silenzio assordante che copre l’Europa in questo inizio di dicembre 2025, e non è quello della neve. È il silenzio dell’assuefazione. L’ultimo aggiornamento internazionale diffuso da Vatican News sulla situazione in Ucraina non è solo un bollettino di guerra o una conta di aiuti umanitari: è un atto di accusa, nemmeno troppo velato, contro l’indifferenza che ha calcificato le cancellerie occidentali.

Mentre leggiamo i dispacci che arrivano da Oltretevere, emerge un quadro che la realpolitik di Bruxelles e Washington preferisce spesso relegare a nota a margine. La Santa Sede, con la sua diplomazia "ostinata e contraria", ci mette di fronte a una realtà scomoda: la guerra in Ucraina è diventata un rumore di fondo per l'opinione pubblica globale, ma rimane un’ecatombe quotidiana per chi la vive.

La Diplomazia del "Grido nel Deserto"

L'aggiornamento vaticano evidenzia un punto cruciale che molti analisti militari, persi nelle mappe delle trincee congelate, ignorano: il collasso del tessuto sociale. Non si parla più solo di territori contesi, ma di una demografia svuotata e di una generazione perduta. La critica che dobbiamo muovere oggi, leggendo tra le righe del comunicato vaticano, è rivolta all'incapacità della comunità internazionale di produrre un’alternativa credibile allo stallo armato.

Siamo onesti: la strategia del "supporto finché serve" si è trasformata in "supporto finché ce lo ricordiamo". Il Vaticano, pur con i suoi limiti e le sue controversie passate nel cercare un equilibrismo talvolta acrobatico tra aggressore e aggredito, oggi rimane una delle poche voci a chiedere con forza: qual è il piano di uscita?

Il Fallimento della "Vittoria Totale"

L'analisi politica impone un bagno di realtà. A quasi quattro anni dall'inizio dell'invasione su larga scala, l'appello della Santa Sede per una soluzione negoziale non appare più come un idealismo ingenuo, ma come l'unico pragmatismo rimasto. L'aggiornamento internazionale sottolinea le sofferenze della popolazione civile alle porte di un altro inverno durissimo. Questo ci costringe a chiedere: l'Occidente sta armando l'Ucraina per vincere o solo per non farla morire subito?

Se l'Europa e gli Stati Uniti non sono in grado di garantire una svolta militare decisiva – e il 2025 ci ha dimostrato che non lo sono – allora ignorare i canali diplomatici che il Vaticano cerca disperatamente di tenere aperti non è più fermezza morale. È cinismo.

Un 2026 alle porte

Il report di Vatican News dovrebbe essere letto non nelle parrocchie, ma nei think tank della NATO. Ci ricorda che mentre noi discutiamo di budget e stanchezza elettorale, a poche ore di volo da qui si consuma la disintegrazione di un popolo.

La lezione che traiamo da questo aggiornamento è amara: la pace non arriverà perché una parte finirà le munizioni, ma solo quando la comunità internazionale deciderà che il costo umano, così puntualmente documentato dalla Santa Sede, supera il vantaggio politico dello status quo. Fino ad allora, il Vaticano continuerà a gridare nel deserto. E noi continueremo a fingere di non sentire, complici di questo inverno infinito (Stefano Donno)




Qualcosa di strano è appena iniziato con 3I Atlas e nessuno riesce a spiegarlo

Il Paradosso Scarlatto: Perché Wanda Maximoff è (finalmente) la Dea che meritavamo

Dimenticate la "figlia di Magneto". Dimenticate la spalla degli Avengers. Nel 2025, Scarlet Witch non è solo un personaggio: è un fenomeno culturale, un'icona di stile e, probabilmente, l'entità più pericolosa dell'intero omniverso Marvel.

Se c'è un grafico che descrive l'evoluzione di Wanda Maximoff, non è una linea retta: è un'esplosione di Magia del Caos. Da quando Elizabeth Olsen ha pronunciato quel fatidico "Non mi sembra giusto" in WandaVision, il mondo ha riscoperto ciò che noi lettori di fumetti sapevamo (e temevamo) da decenni: Wanda non gioca secondo le regole. Lei le riscrive.

Ma cosa sta succedendo davvero oggi nel mondo di Scarlet? Tra retcon fumettistiche, teorie sull'MCU e nuove serie a fumetti spettacolari, facciamo il punto sulla Strega più potente di tutte.

1. Il Rinascimento Fumettistico: La "Last Door"

Mentre il cinema si interroga sul suo destino post-Multiverse of Madness, nei fumetti Wanda sta vivendo la sua Golden Age.

Dimenticate la instabile distruttrice di House of M. Nella recente (e magnifica) run scritta da Steve Orlando, Wanda ha aperto un negozio di magia molto particolare a New York. Il concetto è virale di per sé: la "Ultima Porta".

"Se non hai nessun altro a cui rivolgerti, se hai toccato il fondo... la porta apparirà."

Wanda non è più l'eroina che combatte per salvare il mondo in astratto; è diventata la santa patrona delle cause perse. Ha affrontato entità come il Griever e persino Lore (una variante oscura di se stessa), sfoggiando un nuovo costume disegnato da Russell Dauterman che è già diventato un classico del cosplay istantaneo. La notizia bomba? In questa serie, Wanda ha finalmente fatto pace con il suo passato, integrando il potere di Chthon (l'Antico Dio del Caos) nel suo stesso essere. Non è più posseduta; lei è il contenitore.

2. Mutante, Strega o... Esperimento? Il Grande Dibattito

Essere un fan di Wanda significa accettare che la sua origine cambi ogni dieci anni.

  • Anni '60: Mutante, figlia di Magneto.

  • Anni 2010 (Axis): Esperimento dell'Alto Evoluzionario (per allinearla all'MCU che non aveva i diritti degli X-Men).

  • Oggi: La Marvel sta facendo marcia indietro?

Le recenti interazioni su Krakoa e in The Trial of Magneto hanno creato un nuovo status quo ibrido affascinante: Wanda è ora considerata "The Great Redeemer" (La Grande Redentrice) dai mutanti. Dopo essere stata il "boogeyman" per anni a causa dell'M-Day ("No More Mutants"), ha creato un paradiso magico per i mutanti deceduti. Ha trasformato il suo più grande crimine nel suo più grande miracolo.

3. L'Elefante nella stanza: Il ritorno nell'MCU

Parliamoci chiaro: nessuno crede davvero che Wanda sia morta sotto il Monte Wundagore. Con il successo di Agatha All Along e l'introduzione ufficiale di Billy Kaplan (Wiccan) nell'MCU, il palcoscenico è pronto per una riunione di famiglia che farà tremare le sale cinematografiche.

Le voci di corridoio più accreditate (Rumor Alert):

  • Si parla insistentemente di un film solo intitolato The Scarlet Witch, che potrebbe adattare liberamente la "Strada delle Streghe" (Witches' Road), portando Wanda a dover "ricostruire" la sua anima pezzo per pezzo.

  • Il suo ruolo nei prossimi Avengers: Secret Wars potrebbe essere simile a quello di Molecola nei fumetti originali: la chiave di volta del Multiverso.

4. Perché Wanda è l'icona della Gen Z?

Questo è il punto che rende l'articolo "virale". Wanda non è Superman. Non è Capitan America. È incasinata. Rappresenta il trauma, il lutto non elaborato e la rabbia femminile che non chiede scusa. In un'epoca che valorizza la complessità psicologica, Wanda è l'antieroina perfetta.

Ha commesso errori orribili (schiavizzare una città intera?), ma la sua lotta per trovare la propria identità al di fuori delle aspettative degli uomini della sua vita (Magneto, Visione, Iron Man) risuona potentemente con il pubblico moderno.


Scarlet Witch ha smesso di essere un personaggio di supporto per diventare un pilastro portante dell'Universo Marvel. Che sia attraverso la magia visiva di Pepe Larraz e Sara Pichelli sulle pagine, o l'intensità di Elizabeth Olsen sullo schermo, una cosa è certa: Il Caos non è mai stato così bello.

Se non state leggendo la run di Steve Orlando del 2024, state perdendo il miglior fumetto fantasy-supereroistico in circolazione. Correte in fumetteria




The Police - Synchronicity II (Official Music Video)

C'era una volta in Italia. Gli anni Ottanta di Enrico Deaglio e Ivan Carozzi (Feltrinelli)

 Gli anni ottanta cominciano con un boato. Alla stazione di Bologna, il 2 agosto, ottantacinque persone muoiono sotto le macerie. È l’inizio di un decennio che si apre con una strage e si chiude con un muro che crolla e segna la fine del Novecento. In mezzo ci sono le guerre di mafia, camorra e ’ndrangheta, P2 e fascisti. Al Sud si uccide con ferocia, mentre il paese, spensierato, non bada agli spari e cambia pelle: smette di credere nella politica e comincia a credere nella televisione, il “popolo” diventa “audience” e il successo individuale dà forma a un nuovo codice morale. Il Nord prospera e il Sud disperato sta per diventare un narcostato. Ci sono gli assassinii di Piersanti Mattarella, di Pio La Torre, di Walter Tobagi, di Carlo Alberto Dalla Chiesa, ma anche la morte di un bambino di nome Alfredo; ci sono l’ascesa di Cutolo e di Riina e la voce ferma di Giovanni Falcone, un uomo solo, il grande eroe riluttante. Ci sono i funerali di Berlinguer e un’Italia commossa e commovente nel dargli l’addio, e poi Bettino Craxi e la Milano da bere, i fagioli di Raffaella Carrà e i giovani milanesi ghiotti di hamburger, mentre un enigmatico Cossiga diventa presidente della Repubblica e ci lasciano Italo Calvino, Primo Levi e Leonardo Sciascia. Ci sono il calcio più bello di sempre, con i Mondiali spagnoli dell’82, Maradona e lo scudetto del Napoli, la nevicata del secolo, le notti di Renzo Arbore, il “Ti spiezzo in due” del pugile russo Ivan Drago, l’alba del Pc, i nuovi cavalieri del capitalismo – Benetton, Gardini, De Benedetti e Berlusconi: l’Italia che si riscopre moderna e cinica, affamata di successo e di status. Un’euforia diffusa convive con un gigantesco e inedito esperimento criminale che marchia a fuoco il decennio. In Sicilia lo Stato sembra assente, i magistrati vengono ammazzati, la mafia entra in Borsa e il Sud si fa laboratorio di un capitalismo delinquenziale che invaderà il paese. E ci sono tanti morti. Più di diecimila. È la “guerra civile che non si volle vedere”. Enrico Deaglio e Ivan Carozzi raccontano questi dieci anni come un grande romanzo civile, costruito attraverso cronache, voci, immagini, fatti, sogni, mode e paure. Una narrazione corale in cui la Storia entra nelle case con il telegiornale e la pubblicità, con le stragi e con la musica.




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mercoledì 3 dicembre 2025

3I/ATLAS Non Si Sta Distruggendo — Sta Generando Strutture Incomprensibili, avverte Avi Loeb

L’Ultimatum di Putin e il Grande Sonno dell’Europa: Perché l'essere "Pronti alla Guerra" è l'Unica Via per la Pace - ecco cosa ne penso

Se c'era ancora bisogno di un segnale inequivocabile, Vladimir Putin lo ha appena servito su un piatto d'argento, o meglio, di acciaio balistico. La sua recente dichiarazione — "Se l'Europa vuole la guerra, la Russia è pronta" — non è la solita retorica da talk show propagandistico di Mosca. È un cambio di paradigma. È una dichiarazione di intenti che sposta l'asticella dal conflitto regionale a uno scontro sistemico totale.

E l'Europa? L'Europa, per ora, sembra guardare il dito mentre la luna sta per crollare.

Analizzando quanto riportato da RID (Rivista Italiana Difesa), il messaggio è agghiacciante nella sua semplicità: il Cremlino ha accettato psicologicamente e industrialmente l'idea della guerra su larga scala. Mosca non si limita più a minacciare ritorsioni asimmetriche; sta dicendo al Vecchio Continente che l'opzione militare diretta è sul tavolo.

Qui sta il punto critico, quello che troppi cancellieri e burocrati a Bruxelles faticano a metabolizzare. La Russia opera ormai in una "economia di guerra" permanente, non solo finanziaria ma mentale. Hanno normalizzato l'escalation. Noi, al contrario, viviamo ancora nell'illusione che le sanzioni, il "soft power" o le conferenze diplomatiche possano fermare divisioni corazzate o missili ipersonici.

L'editoriale di RID tocca il nervo scoperto: dobbiamo essere pronti a combattere "in tutti i campi: da quello grigio a quello aperto". Cosa significa? Significa che la guerra ibrida (cyberattacchi, disinformazione, sabotaggi alle infrastrutture critiche) è solo l'antipasto. La portata principale è il conflitto convenzionale ad alta intensità.

È tempo di essere brutalmente onesti: il pacifismo ideologico, in questo momento storico, è il miglior alleato di Putin. Non si ferma un aggressore chiedendo "per favore". Lo si ferma solo se l'aggressore sa che, colpendo, verrà colpito più duramente. Questa si chiama deterrenza. E la deterrenza non si fa con i comunicati stampa, si fa con capacità militari credibili, scorte di munizioni piene (e non vuote come quelle attuali), difesa aerea integrata e una popolazione consapevole che la libertà non è gratis.

Svegliamoci. La frase "Dobbiamo esserlo anche noi" (pronti alla guerra) non è un invito al bellicismo, ma un disperato appello alla sopravvivenza. Se vogliamo evitare la Terza Guerra Mondiale, l'unica strada è dimostrare a Mosca che non può vincerla. L'Europa deve smettere di essere un "consumatore di sicurezza" pagato dagli USA e diventare un "produttore di sicurezza" autonomo e letale.

Putin ha gettato la maschera. Se l'Europa non indossa l'elmetto — anche solo metaforicamente, per accelerare la sua industria della difesa — rischia di trovarsi nuda nella tempesta. E la storia, si sa, non ha pietà per gli impreparati. (Stefano Donno)




Ecco perché Occhio di Falco è l'Avenger più importante di tutti

 Dimenticate il siero del super soldato, le armature da miliardi di dollari e i martelli magici. È ora di parlare seriamente di Clint Barton.

Siamo onesti: per anni, Occhio di Falco (Hawkeye) è stato il bersaglio facile dei meme. In una squadra con un dio norreno, un mostro verde radioattivo e un genio in un’armatura futuristica, il tizio con l'arco e le frecce sembrava... beh, fuori posto.

Ma se la pensate così, vi state perdendo la parte migliore della storia. Come esperto di comics, sono qui per dirvi che Clint Barton non è solo "l'uomo con l'arco". È l'anima ammaccata, imperfetta e profondamente umana dell'Universo Marvel. Ed ecco perché è, segretamente, l'Avenger più figo di tutti.

1. Il superpotere di "essere normale"

Immaginate di dover combattere un'invasione aliena. Accanto a voi c'è Thor. Voi avete un bastone e una corda. Scendereste in campo? Clint Barton sì.

La grandezza di Occhio di Falco nei fumetti non risiede nella sua infallibilità, ma nella sua vulnerabilità. A differenza di Captain America, Clint si stanca. Si fa male. Sbaglia. Ha problemi con l'affitto, con le donne e con l'autostima.

"Ok, sembra brutto. Ma ho un arco e delle frecce. E non manco mai il bersaglio."

Lui rappresenta noi. È l'assicurazione che l'umanità può stare al passo con gli dei semplicemente grazie alla pura forza di volontà, all'addestramento maniacale e a una buona dose di incoscienza.

2. La Run che ha cambiato tutto: Fraction & Aja

Se conoscete Hawkeye solo per i film del MCU, vi manca un pezzo fondamentale. Nel 2012, lo scrittore Matt Fraction e l'artista David Aja hanno lanciato una serie a fumetti che ha ridefinito il genere supereroistico.

Non parlavano di salvare il mondo. Parlavano di cosa fa Clint quando non è un Avenger.

  • Salva un cane (il mitico Lucky "Pizza Dog").

  • Litiga con i mafiosi russi in tuta ("Bro!").

  • Cerca di montare i mobili di casa.

Questa serie è un capolavoro visivo e narrativo che ha mostrato un Clint pieno di cerotti, che beve troppo caffè e che è mentore (spesso riluttante) della straordinaria Kate Bishop. Se volete capire perché i fan lo amano, leggete Hawkeye: My Life as a Weapon. È l'opera che ha ispirato la serie TV Disney+ e che ha reso il viola il colore più cool della Marvel.

3. La sordità: Un eroe oltre la disabilità

Un dettaglio che i film hanno introdotto tardi, ma che nei fumetti è canonico da tempo, è la sordità di Clint.

In diverse storie (inclusa la run di Fraction), Clint perde l'udito (a volte per colpa di frecce soniche, a volte per traumi ripetuti). Vedere un Avenger che deve sistemarsi l'apparecchio acustico nel mezzo di una battaglia, o che usa il linguaggio dei segni (ASL) per comunicare, aggiunge uno strato di realismo e rappresentazione incredibile. Non lo rende meno letale; lo rende solo più tosto.

4. Ronin e il lato oscuro

Clint non è un boy scout. Ha un passato oscuro. È cresciuto in un circo criminale, addestrato dallo Spadaccino (Swordsman). Ha camminato sul filo del rasoio tra eroe e villain.

Quando assume l'identità di Ronin, vediamo cosa succede quando "l'uomo normale" perde tutto. La sua discesa nella violenza non è glorificata, ma mostra quanto sia sottile la linea che lo separa dai cattivi che combatte. È questa complessità morale che lo rende spesso più interessante di personaggi monolitici come Steve Rogers.

5. Non manca mai (davvero)

Parliamo di abilità. Nel mondo dei comics, la sua precisione è quasi soprannaturale.

  • Può trasformare qualsiasi oggetto (una moneta, una carta da gioco, un'unghia) in un'arma letale.

  • Ha una freccia per ogni situazione: esplosiva, acida, rete, Pym (che ingrandisce/rimpicciolisce) e la leggendaria freccia USB (ok, quella serve a poco, ma ci proviamo).

Ma la vera precisione di Clint è quella emotiva. È spesso il collante del gruppo. È colui che tiene i piedi per terra agli altri Avengers quando i loro ego diventano grandi quanto l'Helicarrier.

Occhio di Falco è l'eroe che ci ricorda che non serve essere nati su Krypton o essere morsi da un ragno per fare la differenza. Serve solo presentarsi, anche quando si è spaventati, anche quando si è "solo" un tizio con un arco contro un esercito di robot.

Quindi, la prossima volta che qualcuno ride di Clint Barton, ricordategli questo: Lui è l'Avenger che ha scelto di esserlo, ogni singolo giorno. E questo vale più di qualsiasi armatura






Mamma non mamma di Laura Feri (Mauro Pagliai Editore)

 Elena e Antonio si conoscono a Firenze sul lavoro, si innamorano e si sposano. La loro felicità è interrotta da due gravidanze andate male, ma con grande forza d’animo i due riescono a superare la sofferenza per arrivare poi alla decisione di adottare un bambino. In un orfanotrofio siberiano c’è Milan, un bimbo dagli occhi blu che non aspetta altro che una vita migliore. Dopo un lunghissimo e complesso iter burocratico e diversi viaggi in Russia, Elena e Antonio diventano ufficialmente i suoi genitori. Si apre quindi un nuovo capitolo, anche questo non privo di problemi, in cui Elena si interroga sul suo ruolo di mamma e sul legame con il figlio, alla ricerca di una serenità familiare tanto desiderata. Il romanzo, tratto da una storia vera, descrive, attraverso lo sguardo sincero e appassionato di Elena, attraverso i suoi dubbi e le sue riflessioni, il difficile percorso che porta all’adozione con tutto ciò che lo precede e ciò che ne deriva. Intenso e dal forte carico emozionale, è un libro che coinvolge e commuove. E che fa vincere l’amore, quello puro e incondizionato




Inaugurazione Teatro Metamorfosi Rutigliano

SERIE A TOP e FLOP 13° Giornata | Milan e Napoli in testa : corsa a due?

Freddo, cappello, suffumigi e.. sinusite

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Recensione della GAC ​​AION V 2026: le auto CINESI CONTINUANO a diventare PIÙ ECONOMICHE e PAZZESCHE

COME UN RUROC MA COSTA MENO DELLA METÀ - MPH BLADE

A proposito di Casanova di Miklós Szentkuthy (Adelphi)

  Miklós Szentkuthy, saggista, memorialista, romanziere – paragonato a Borges per l’erudizione e a Joyce (ne aveva tradotto l’ Ulisse ) per ...