C’è un silenzio assordante che copre l’Europa in questo inizio di dicembre 2025, e non è quello della neve. È il silenzio dell’assuefazione. L’ultimo aggiornamento internazionale diffuso da Vatican News sulla situazione in Ucraina non è solo un bollettino di guerra o una conta di aiuti umanitari: è un atto di accusa, nemmeno troppo velato, contro l’indifferenza che ha calcificato le cancellerie occidentali.
Mentre leggiamo i dispacci che arrivano da Oltretevere, emerge un quadro che la realpolitik di Bruxelles e Washington preferisce spesso relegare a nota a margine. La Santa Sede, con la sua diplomazia "ostinata e contraria", ci mette di fronte a una realtà scomoda: la guerra in Ucraina è diventata un rumore di fondo per l'opinione pubblica globale, ma rimane un’ecatombe quotidiana per chi la vive.
La Diplomazia del "Grido nel Deserto"
L'aggiornamento vaticano evidenzia un punto cruciale che molti analisti militari, persi nelle mappe delle trincee congelate, ignorano: il collasso del tessuto sociale. Non si parla più solo di territori contesi, ma di una demografia svuotata e di una generazione perduta. La critica che dobbiamo muovere oggi, leggendo tra le righe del comunicato vaticano, è rivolta all'incapacità della comunità internazionale di produrre un’alternativa credibile allo stallo armato.
Siamo onesti: la strategia del "supporto finché serve" si è trasformata in "supporto finché ce lo ricordiamo". Il Vaticano, pur con i suoi limiti e le sue controversie passate nel cercare un equilibrismo talvolta acrobatico tra aggressore e aggredito, oggi rimane una delle poche voci a chiedere con forza: qual è il piano di uscita?
Il Fallimento della "Vittoria Totale"
L'analisi politica impone un bagno di realtà. A quasi quattro anni dall'inizio dell'invasione su larga scala, l'appello della Santa Sede per una soluzione negoziale non appare più come un idealismo ingenuo, ma come l'unico pragmatismo rimasto. L'aggiornamento internazionale sottolinea le sofferenze della popolazione civile alle porte di un altro inverno durissimo. Questo ci costringe a chiedere: l'Occidente sta armando l'Ucraina per vincere o solo per non farla morire subito?
Se l'Europa e gli Stati Uniti non sono in grado di garantire una svolta militare decisiva – e il 2025 ci ha dimostrato che non lo sono – allora ignorare i canali diplomatici che il Vaticano cerca disperatamente di tenere aperti non è più fermezza morale. È cinismo.
Un 2026 alle porte
Il report di Vatican News dovrebbe essere letto non nelle parrocchie, ma nei think tank della NATO. Ci ricorda che mentre noi discutiamo di budget e stanchezza elettorale, a poche ore di volo da qui si consuma la disintegrazione di un popolo.
La lezione che traiamo da questo aggiornamento è amara: la pace non arriverà perché una parte finirà le munizioni, ma solo quando la comunità internazionale deciderà che il costo umano, così puntualmente documentato dalla Santa Sede, supera il vantaggio politico dello status quo. Fino ad allora, il Vaticano continuerà a gridare nel deserto. E noi continueremo a fingere di non sentire, complici di questo inverno infinito (Stefano Donno)
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