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venerdì 5 dicembre 2025

Il ronzio che imbarazza l'Eliseo: quando la dissuasione nucleare inciampa su un drone da 500 euro - ecco cosa ne penso

 C’è un paradosso assordante che echeggia nelle acque gelide della rada di Brest, in Bretagna. Lì, a Île Longue, riposa il cuore pulsante della Force de frappe francese: i sottomarini lanciamissili balistici a propulsione nucleare (SNLE). Parliamo di leviathan d'acciaio capaci di cancellare nazioni intere, protetti dai sistemi di sorveglianza più sofisticati del pianeta. Eppure, per l'ennesima volta, questo santuario dell'apocalisse è stato violato non da un missile ipersonico o da incursori d'élite, ma dal ronzio fastidioso ed economico di droni non identificati.


La notizia dei sorvoli sulla base strategica non è solo un fatto di cronaca militare; è un campanello d'allarme politico che Parigi non può permettersi di ignorare o, peggio, di minimizzare con i soliti comunicati stampa asettici.

L'Asimmetria della Minaccia
Quello che sta accadendo in Francia è l'esempio da manuale della guerra asimmetrica moderna. Da una parte abbiamo miliardi di euro investiti in tecnologie stealth, reattori nucleari e missili M51; dall'altra, velivoli a pilotaggio remoto che si possono acquistare online o assemblare in un garage. Il fatto che questi droni riescano a penetrare, o anche solo ad avvicinarsi, al "Sancta Sanctorum" della difesa francese, pone una domanda inquietante: la nostra concezione di sicurezza è ferma al Novecento? Abbiamo costruito una nuova Linea Maginot tecnologica, impenetrabile ai carri armati ma permeabile alle zanzare?

Non sono "ragazzate"
Sarebbe un errore imperdonabile liquidare questi eventi come opera di hobbisti imprudenti o attivisti ecologisti in cerca di visibilità. In un contesto geopolitico incandescente, con la guerra in Ucraina che ha ridefinito l'uso dei droni come armi tattiche letali e lo spionaggio industriale ai massimi storici, questi sorvoli hanno il sapore amaro del "test". Qualcuno sta cronometrando i tempi di reazione della Marina francese. Qualcuno sta mappando le frequenze, testando i jammer (i disturbatori di segnale), o semplicemente conducendo una guerra psicologica volta a dimostrare che il Re è nudo. Se un drone può guardare dentro casa tua, la percezione della tua invulnerabilità crolla. E la dissuasione nucleare si basa, prima di tutto, sulla percezione.

Il Silenzio della Politica
Qui entra in gioco la critica più dura verso l'apparato statale. La gestione comunicativa di questi incidenti è spesso opaca. Il Ministero delle Forze Armate tende a rassicurare: "Minaccia neutralizzata", "Nessun rischio reale". Ma la verità è che intercettare sciami di piccoli droni è un incubo balistico ed elettronico per chiunque, Israele e USA compresi. Il governo Macron deve affrontare la realtà: la legislazione attuale e le contromisure fisiche sono in ritardo. Non basta vietare il volo; servono cupole di protezione elettronica attive h24 e, soprattutto, una dottrina di ingaggio che non tema di abbattere oggetti non identificati su siti sensibili.


L'incidente di Île Longue ci ricorda che la forza bruta del nucleare non basta più a garantire la sicurezza totale. Mentre spendiamo capitali per difenderci dalla fine del mondo, rischiamo di essere messi in scacco da tecnologie low-cost. La Francia deve aggiornare il suo software mentale prima ancora di quello militare: nell'era della guerra ibrida, un drone sopra un sottomarino nucleare non è un dettaglio. È una falla nello scudo della Repubblica.

(Stefano Donno)








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