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giovedì 13 novembre 2025

L'Anatomia della Rabbia: Perché Hulk è il Mostro Definitivo della Marvel

Se chiedete a un lettore occasionale chi sia Hulk, vi risponderà: "È un bestione verde che spacca tutto". Non è sbagliato, ma è come dire che Amleto è "un tizio triste che parla da solo".

Come esperto che ha passato decenni a sfogliare gli archivi della Marvel, posso dirvi questo: l'Incredibile Hulk non è un supereroe. È una tragedia greca con radiazioni gamma. È l'opera più brutalmente onesta di Stan Lee e Jack Kirby sull'ansia dell'era atomica e, soprattutto, sul trauma infantile.

Per capire veramente Hulk, bisogna smettere di guardare i muscoli e iniziare a guardare la mente di Bruce Banner.

La Nascita del Golia (Grigio, poi Verde)

Quando The Incredible Hulk #1 uscì nel maggio 1962, il personaggio era molto diverso. Creato da Lee e Kirby nel pieno della paranoia nucleare, Hulk era originariamente grigio. La sua trasformazione avveniva solo al calar del sole, come un lupo mannaro.

Perché grigio? Era una scelta artistica di Lee per renderlo cupo e misterioso. Il problema fu puramente tecnico: la stampa dell'epoca faticava a mantenere una tonalità di grigio uniforme. Le pagine venivano a volte verdastre, a volte quasi nere. Dal secondo numero, Lee prese una decisione pragmatica: "Facciamolo verde. È un colore alieno, inquietante, e si stampa bene".

Ma l'origine, quella è rimasta invariata ed è fondamentale. Il Dottor Bruce Banner, un genio scientifico introverso e represso, si lancia a salvare un adolescente (Rick Jones) entrato nel campo di test di una Bomba Gamma. Banner assorbe la piena esplosione.

Mentre Superman è un alieno potenziato dal sole e l'Uomo Ragno è un adolescente morso da un ragno radioattivo (un incidente), Hulk è un uomo che inventa la propria rovina. È la scienza stessa, l'apice dell'intelletto umano, che partorisce il mostro primordiale. È il Dottor Jekyll che crea volontariamente la sua pozione, solo per rendersi conto che Mr. Hyde è sempre stato lì, in attesa.


Non un Solo Hulk: Il Pantheon della Psiche di Banner

Il vero genio del personaggio, e il motivo per cui è sopravvissuto per oltre 60 anni, non è la sua forza. È la sua complessità psicologica. La "malattia" di Banner non è una semplice trasformazione; è un Disturbo Dissociativo dell'Identità (DID) potenziato dai raggi gamma.

Bruce Banner non ha un alter ego. Ne ha dozzine. La sua mente è un condominio affollato di mostri, tutti nati dal trauma di un'infanzia segnata da un padre alcolizzato e violento, Brian Banner, che finì per uccidere la madre di Bruce.

Per un vero intenditore, queste sono le incarnazioni fondamentali:

  1. Hulk Selvaggio (Savage Hulk): Il più famoso. È il "Hulk spacca!". Questo Hulk è letteralmente un bambino terrorizzato e capriccioso. Parla in terza persona ("Hulk è il più forte che c'è!"), ha la mentalità di un bambino di 3-5 anni e vede il mondo in termini semplici: "Amici" (Betty Ross, Rick Jones) e "Minacce" (tutto il resto). La sua forza illimitata deriva da un bisogno infantile: "Se sono abbastanza forte, nessuno potrà più farmi del male".

  2. Joe Fixit (Grey Hulk): Il ritorno del colore originale, ma con una personalità nuova. Reso celebre dalla fondamentale run di Peter David negli anni '80, Joe Fixit è l'adolescente ribelle. È emerso quando Banner (creduto morto) si è nascosto a Las Vegas. Fixit è astuto, manipolatore, sarcastico e moralmente ambiguo. Non è forte come l'Hulk verde, ma è molto più pericoloso perché pensa. Lavorava come buttafuori in un casinò ed era un vero e proprio gangster.

  3. Il Professore (Merged Hulk): Il sogno di Banner. Per un lungo periodo negli anni '90, lo psichiatra Doc Samson riuscì a integrare le personalità di Banner, dell'Hulk Grigio e dell'Hulk Selvaggio. Il risultato fu il "Professore": un essere con la forza immensa di Hulk (anche se limitata, poiché la rabbia non la aumentava) e l'intelletto geniale di Bruce Banner. Questo Hulk era l'eroe che Banner aveva sempre desiderato essere, leader del supergruppo Pantheon. Ma era un'illusione: si scoprì che questa non era una vera integrazione, ma solo un'altra personalità dominante che reprimeva le altre.

  4. Hulk "Sfregio Verde" (Planet Hulk/World War Hulk): Questa è la versione che abbiamo visto nel MCU (in Thor: Ragnarok), ma nei fumetti è infinitamente più tragica. Tradito dagli "eroi" della Terra (gli Illuminati: Iron Man, Reed Richards, Dottor Strange) che lo ritenevano troppo pericoloso, Hulk viene esiliato nello spazio. Atterra sul pianeta Sakaar, dove passa da schiavo a gladiatore, da gladiatore a re. Trova amore, fratellanza e pace. Quando la sua nuova casa e sua moglie incinta vengono distrutte (per colpa, crede lui, degli eroi che lo hanno esiliato), nasce "Sfregio Verde". Non è un mostro selvaggio; è un Re guerriero intelligente, tatticamente brillante, e alimentato da un dolore e una rabbia così puri da minacciare di spaccare l'intero pianeta.

La Notizia: L'Orrore de "L'Immortale Hulk"

Se avete smesso di leggere Hulk negli anni '90 o 2000, vi siete persi quella che è, senza iperbole, una delle migliori serie a fumetti dell'ultimo decennio: The Immortal Hulk (di Al Ewing e Joe Bennett).

Questa serie ha ridefinito il personaggio, trasformandolo da un dramma sci-fi a un body horror psicologico.

La "notizia" fondamentale di questa run è una terrificante rivelazione: Hulk non può morire. Ewing ha stabilito che le radiazioni gamma non sono solo scienza; sono qualcosa di quasi metafisico. Hanno connesso Banner alla "Porta Verde", un reame infernale.

Questo significa che ogni volta che Bruce Banner muore (e muore spesso), il sole cala, e il suo corpo si ricompone grottescamente. L'Hulk che emerge di notte non è né il selvaggio né il professore. È l'"Hulk Demoniaco" (Devil Hulk), una figura paterna protettiva ma terrificante, che vede Banner solo come un guscio da proteggere. Questa serie esplora il corpo come una prigione e la rabbia come un'entità eterna. È un capolavoro che ha portato Hulk alle sue radici horror del 1962.

L'Eredità: "Il più forte che c'è"

Hulk non è forte nonostante Banner; è forte a causa di Banner.

La sua formula è semplice: più Hulk è arrabbiato, più Hulk diventa forte. Non c'è un limite teorico. Ha tenuto insieme placche tettoniche, distrutto asteroidi grandi il doppio della Terra e, in un'occasione, ha quasi distrutto un'intera dimensione con la sola forza d'urto dei suoi colpi.

Ma la sua vera forza, il motivo per cui continuiamo a leggerlo, è che Hulk è la metafora perfetta dell'emozione umana repressa. È ciò che tutti noi nascondiamo. Bruce Banner è l'ansia sociale, l'intelletto frustrato, il trauma che non riusciamo a elaborare. Hulk è l'urlo che soffochiamo, il pugno che non tiriamo, la rabbia che la società ci impone di controllare.

Hulk è l'eterno emarginato. Non sarà mai un Avenger a tempo pieno, non sarà mai un eroe amato come Capitan America. È il cane rabbioso che tutti temono, ma che in fondo vuole solo una cosa, come ha sempre detto: "Hulk vuole solo essere lasciato in pace".







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