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martedì 25 marzo 2025

Nudo di padre di Rossano Astremo (Solferino)

Rossano Astremo, voce autentica della narrativa pugliese che si è fatta strada nella caotica e affascinante Roma, torna a colpire con Nudo di padre, pubblicato da Solferino. Questo romanzo non è solo una storia: è un viaggio intimo, doloroso e lirico nell’abisso delle relazioni familiari, un’indagine che scava con delicatezza e ferocia nel mistero di ciò che ci lega e, al contempo, ci spezza. Astremo, insegnante e autore che sa coniugare la polvere delle sue radici grottagliesi con la complessità della vita metropolitana, ci consegna un’opera che vibra di verità e malinconia, ma anche di una sorprendente capacità di rinascita.
Il libro si apre con un incipit che è un pugno nello stomaco: “Quando venni al mondo, in una domenica di primavera del 1979, ad accogliermi non ci furono due genitori festosi, ma il volto subdolo dell’abbandono”. Da qui, il lettore è trascinato nella vita di un bambino nato sotto il segno di un’assenza che non è solo fisica – il padre lontano, operaio in Germania – ma emotiva, un vuoto che si cristallizza in una polaroid sbiadita, unico testimone di un legame mai davvero vissuto. La madre, sola e depressa, incapace di colmare quel silenzio, diventa il primo specchio di una solitudine che il protagonista si porta dentro come un’eredità.
Eppure, Nudo di padre non è un semplice lamento sull’abbandono. Astremo costruisce un Bildungsroman contemporaneo che si snoda tra Grottaglie e il mondo, seguendo il percorso di un ragazzo che, orfano di guida paterna, cerca salvezza altrove: negli amici, nei libri, nella letteratura che diventa rifugio e arma. Il protagonista, crescendo, si aggrappa a figure maschili sostitutive – Sergio, Fabrizio, Enrico – e alla cultura come àncora contro il naufragio delle sue origini. Ma il vuoto, come un’ombra ostinata, non lo abbandona mai del tutto. Anche quando diventa uomo e padre, il conto di quell’assenza torna a bussare, costringendolo a ridefinire il concetto stesso di amore e responsabilità.
La prosa di Astremo è un equilibrio perfetto tra introspezione e narrazione fluida. Non c’è spazio per il sentimentalismo facile: il dolore è raccontato con una lucidità che a volte spiazza, ma che lascia intravedere spiragli di luce. L’estratto che ci porta al secondo anno di liceo del protagonista è emblematico: la scuola come riscatto, la letteratura come collante, e un padre che resta un estraneo, incapace di vedere il valore del figlio. Qui emerge il tema del riscatto sociale, caro alla narrativa italiana, ma declinato con una sensibilità moderna che guarda oltre il semplice conflitto generazionale.
Astremo riesce a tessere un racconto universale partendo da un’esperienza profondamente locale. Grottaglie, con i suoi silenzi e le sue strade polverose, è più di uno sfondo: è un personaggio che respira, che condiziona e che, in qualche modo, trattiene. Eppure, il protagonista sceglie la fuga – geografica e sentimentale – per costruirsi un’identità nuova, lontana da quel “nudo di padre” che lo ha segnato.
Nudo di padre è un libro che parla a chi ha mai sentito il peso di un’assenza, ma anche a chi crede nella possibilità di riscrivere la propria storia. Astremo ci ricorda che le famiglie, con i loro vuoti e le loro contraddizioni, sono il primo mistero che siamo chiamati a decifrare. Un romanzo intenso, che si legge con il cuore in gola e che lascia un segno, come una polaroid che non sbiadisce mai del tutto.

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