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martedì 25 marzo 2025

Parlare di Vittorio Bodini è come aprire una finestra sul Sud ...

 Parlare di Vittorio Bodini è come aprire una finestra sul Sud, quello vero, non da cartolina. Nato a Bari nel 1914 da genitori leccesi, Bodini è stato molto più di un poeta: è stato un’anima inquieta, un cantore delle contraddizioni di una terra che ama e ferisce allo stesso tempo. Il Salento di Bodini non è solo 'lu sule, lu mare, lu ientu', ma un groviglio di storia, limiti e bellezza struggente.

Cresciuto a Lecce, si forma a Firenze tra giganti come Montale, per poi tornare al suo Sud con un’urgenza: raccontarlo. Lo fa con versi che tagliano come lame, denunciando la povertà e l’immobilismo, ma anche esaltando quel fascino barocco che maschera il vuoto con ghirigori di pietra. E poi c’è la Spagna, un altro Sud che lo rapisce: tra Góngora, Lorca e Cervantes (che traduce magistralmente), Bodini trova un mediterraneo più grande, dove Salento e Andalusia si specchiano.
La sua poesia è un ‘odi et amo’ continuo, un grido che sa di salsedine e polvere. Lecce, per lui, diventa il simbolo di un’esistenza sospesa, dove i giorni si ripetono uguali, ma sotto la superficie ribolle un’umanità viva, complessa, impossibile da ignorare. Leggerlo oggi significa capire che il Sud non è solo un luogo, ma uno stato d’animo. E tu, cosa ne pensi di questo poeta che ha dato voce al tacco d’Italia? (s.d.)

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