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mercoledì 2 luglio 2025

Cimitero Vivente: Quando il Terrore Torna a Casa

Immaginate di trasferirvi in una nuova casa, un tranquillo angolo di campagna nel Maine, con la vostra famiglia e il vostro gatto. Tutto sembra perfetto, ma c’è una strada statale proprio lì accanto, dove i camion sfrecciano senza sosta. È il 1989, e Cimitero Vivente (Pet Sematary), diretto da Mary Lambert e tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King, vi trascina in un incubo che inizia proprio così: con una famiglia normale, un gatto scontroso di nome Church e un cimitero che nasconde segreti antichi e spaventosi.Una Storia che Graffia l’AnimaLouis Creed (Dale Midkiff) è un medico che si trasferisce con la moglie Rachel (Denise Crosby), la figlioletta Ellie (interpretata dalle gemelle Miko e Blaze Berdahl) e il piccolo Gage (Miko Hughes) in una casa che sembra uscita da una cartolina. Ma quella strada statale, con il suo traffico incessante, è come un presagio. Quando Church, il gatto di famiglia, finisce sotto un camion, Louis si trova davanti a una scelta: dire la verità a Ellie o nasconderle il dolore. Ed è qui che entra in gioco Jud Crandall (Fred Gwynne), il vicino che sembra sapere troppo. Jud, con quel misto di saggezza e mistero tipico dei personaggi di King, consiglia a Louis di seppellire Church in un vecchio cimitero per animali, costruito su un antico sito indiano.Quello che succede dopo è il cuore pulsante del film: Church torna, ma non è più lo stesso. È vivo, sì, ma puzza di morte, ha occhi vuoti e un’inquietante propensione a uccidere per puro sadismo. La scena in cui Louis lo trova, coperto di terra, con i segni dell’incidente ancora visibili, è un pugno nello stomaco. Da qui, la storia scivola in una spirale di disperazione. Quando la tragedia colpisce di nuovo – e sì, è il piccolo Gage a finire sotto un tir – Louis, accecato dal dolore, ignora ogni avvertimento e seppellisce il figlio nello stesso cimitero. Il ritorno di Gage, un bambino zombie con un bisturi in mano e un sorriso che gela il sangue, è una delle sequenze più disturbanti del cinema horror anni ’80. La tragedia si completa con Rachel, uccisa dal figlio non-morto, e Louis, in un ultimo atto di follia, che porta anche lei al cimitero, sperando in un miracolo che non arriva.Un Horror che Parla di PerditaCimitero Vivente non è solo un film di zombie o un horror soprannaturale. È una meditazione sul lutto e sull’incapacità di lasciar andare. Louis non è un eroe, né un cattivo: è un uomo spezzato dal dolore, che fa scelte sbagliate perché non riesce ad accettare la morte. Come spettatori, capiamo le sue azioni, anche se sappiamo che sono folli. Questo è il genio di Stephen King (che, tra l’altro, fa un cameo come prete al funerale di Gage): trasformare una premessa soprannaturale in una storia profondamente umana. Chi di noi, in un momento di disperazione, non sarebbe tentato di credere a un cimitero che promette di riportare indietro i propri cari?Il film cattura perfettamente il tono del romanzo, anche se con qualche semplificazione. La regia di Mary Lambert, una delle poche donne a dirigere un horror di successo all’epoca, bilancia momenti di tensione viscerale con un’atmosfera di malinconia. La fotografia cupa e i boschi del Maine, che sembrano vivi e minacciosi, amplificano il senso di ineluttabilità. E poi c’è la colonna sonora dei Ramones, con la loro Pet Sematary, che aggiunge un tocco di ironia punk a una storia altrimenti devastante.Curiosità che Fanno Sorridere (e Rabbrividire)Sul set, Church è stato interpretato da ben sette gatti, uno per ogni “vita” del felino, ognuno addestrato per scene specifiche – da quello che ringhia a quello che si lascia coccolare (più o meno). Le gemelle Berdahl, che interpretano Ellie, si alternano con una naturalezza che rende il personaggio adorabile e credibile, soprattutto nelle scene in cui chiede al padre spiegazioni sulla morte. E il piccolo Miko Hughes? È terrificante come Gage zombie, con quel ghigno che sembra uscito da un incubo.Un altro dettaglio gustoso: Stephen King non si è limitato a scrivere la sceneggiatura. La sua presenza come prete al funerale di Gage è un piccolo regalo per i fan, un modo per ricordarci che il Re dell’Horror è sempre lì, a guardare i suoi personaggi precipitare nell’abisso.Perché Guardarlo (o Riguardarlo)?Se amate l’horror che va oltre i jump scare, Cimitero Vivente è un must. Non è solo spaventoso: è straziante. Parla di temi universali – la perdita, la famiglia, la tentazione di sfidare la natura – e lo fa con una sincerità che colpisce ancora oggi. Certo, alcuni effetti speciali possono sembrare datati, e il ritmo a volte è un po’ lento rispetto agli standard moderni, ma la potenza emotiva della storia è intatta. E poi, chi non vorrebbe vedere un gatto zombie che sembra uscito da un racconto di Poe?Se cercate un film che vi faccia rabbrividire, riflettere e magari versare una lacrima, Cimitero Vivente è la scelta perfetta. Ma una parola di consiglio: se avete un gatto e vivete vicino a una strada trafficata, forse è meglio non prendere spunto dal vecchio Jud. Alcuni segreti è meglio lasciarli sepolti



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martedì 1 luglio 2025

Poltergeist: Quando l’Horror Sconvolge lo Schermo e la Realtà

 Immagina un tranquillo sobborgo americano, una famiglia come tante, una casa che sembra il rifugio perfetto. Poi, un televisore si accende da solo, una voce sussurra dall’aldilà, e il sogno si trasforma in un incubo. Questo è Poltergeist (1982), un capolavoro dell’horror che non solo ha terrorizzato generazioni di spettatori, ma ha anche intrecciato la sua storia con una leggenda oscura che ancora oggi fa rabbrividire. Diretto da Tobe Hooper e prodotto da Steven Spielberg, Poltergeist è molto più di un film di fantasmi: è un viaggio nell’orrore psicologico, un’esplorazione del soprannaturale e un monito su ciò che si nasconde sotto la superficie della normalità. Preparati a spegnere il televisore... o forse no?

Una Famiglia, un Televisore, un Portale per l’IncuboLa storia di Poltergeist ci porta a Cuesta Verde, un sobborgo californiano che trasuda il sogno americano: villette ordinate, prati verdi, e la famiglia Freeling – Steve, Diane, e i loro tre figli, Dana, Robbie e la piccola Carol Anne – che vive una vita apparentemente idilliaca. Ma qualcosa non va. La piccola Carol Anne, interpretata dalla dolcissima Heather O’Rourke, inizia a parlare con il televisore. “Sono quiii!” esclama, con quella vocina che ancora oggi ci fa venire i brividi. Quello che inizia come un gioco – sedie che si muovono, cassetti che si aprono – si trasforma presto in un incubo: entità maligne si manifestano, un albero prende vita tentando di divorare Robbie, e Carol Anne viene risucchiata in una dimensione parallela, un limbo tra il mondo dei vivi e l’aldilà.Con l’aiuto di una sensitiva, Tangina (una straordinaria Zelda Rubinstein), i Freeling scoprono che la loro casa è costruita su un cimitero, e un’entità demoniaca usa il potere psichico di Carol Anne per intrappolare anime perdute. La tensione sale mentre Diane, in un atto di coraggio materno che spacca il cuore, si avventura nel limbo per salvare sua figlia. Ma il demone non si arrende, e l’atto finale – con scheletri che emergono dal terreno in una scena tanto spettacolare quanto inquietante – è un pugno nello stomaco che ti fa saltare dalla poltrona. Alla fine, i Freeling scappano, ma non prima di lanciare un ultimo sguardo al televisore, quel portale maledetto che ha scatenato tutto.Un Cocktail di Talento: Spielberg, Hooper e l’Ombra di un GenioPoltergeist è il risultato di una collaborazione unica. Tobe Hooper, il maestro dell’horror dietro Non aprite quella porta, porta il suo tocco crudo e viscerale, mentre Steven Spielberg, in veste di produttore e co-sceneggiatore, infonde il film con la sua sensibilità per le emozioni familiari e il suo talento per la narrazione visiva. Il risultato? Un horror che spaventa, ma che ti fa anche affezionare ai Freeling, come se fossero la tua famiglia. La regia di Hooper cattura l’orrore quotidiano – chi non ha mai fissato uno schermo statico con un pizzico di inquietudine? – mentre Spielberg trasforma una casa suburbana in un campo di battaglia soprannaturale.La colonna sonora di Jerry Goldsmith amplifica ogni momento di tensione, e gli effetti speciali, innovativi per l’epoca, rendono ogni manifestazione spettrale terribilmente reale. E poi c’è quella scena con gli scheletri: sapevi che erano veri? Sì, per risparmiare sui costi, la produzione usò scheletri autentici, una scelta che ha alimentato la famigerata “maledizione di Poltergeist”. Ma ci arriviamo tra un attimo.Perché Poltergeist È un Classico Senza TempoPoltergeist non è solo un film horror: è una riflessione su ciò che temiamo di più. La perdita di un figlio, il tradimento della sicurezza domestica, l’ignoto che si nasconde appena oltre la nostra percezione. La casa dei Freeling, costruita su un cimitero nascosto da costruttori senza scrupoli, è una metafora potente: quante volte ignoriamo ciò che sta sotto la superficie delle nostre vite perfette? Il film gioca con questa paura, trasformando oggetti quotidiani – un televisore, un albero, un armadio – in portali per l’orrore.E poi c’è Carol Anne, il cuore del film. La sua innocenza contrasta con l’oscurità dell’entità che la perseguita, rendendo ogni momento di pericolo ancora più straziante. La performance di Heather O’Rourke è magnetica: ti spezza il cuore e ti terrorizza allo stesso tempo. Non c’è da stupirsi che Poltergeist sia stato un successo al botteghino, incassando oltre 76 milioni di dollari a fronte di un budget di 10 milioni. È un film che ti cattura, ti scuote e ti lascia a guardare il tuo televisore con sospetto.La Maledizione di Poltergeist: Leggenda o Realtà?Nessun articolo su Poltergeist sarebbe completo senza affrontare la sua inquietante leggenda. Il film è famoso non solo per la sua storia, ma per una serie di tragedie che hanno colpito il cast, dando vita alla cosiddetta “maledizione di Poltergeist”. Heather O’Rourke, la piccola Carol Anne, morì tragicamente a soli 12 anni per una rara malattia intestinale poco dopo le riprese del terzo film. Dominique Dunne, che interpretava la sorella maggiore Dana, fu assassinata dal suo ex fidanzato a 22 anni, pochi mesi dopo l’uscita del primo film. Anche Julian Beck e Will Sampson, attori del secondo capitolo, morirono per malattie poco dopo le riprese. Coincidenze? Forse. Ma l’uso di scheletri veri e le storie di incidenti sul set hanno alimentato un’aura di mistero che rende Poltergeist ancora più affascinante.Come fan del cinema, non posso fare a meno di provare un brivido pensando a queste storie. È come se il film stesso avesse aperto un portale, non solo sullo schermo, ma nella realtà. E tu, ci credi alla maledizione? O pensi che sia solo una macabra coincidenza?Perché Guardare (o Riguardare) Poltergeist OggiSe non hai mai visto Poltergeist, preparati a un’esperienza che ti farà stringere il cuscino e controllare due volte le porte di casa. Se invece lo conosci già, è il momento perfetto per rivederlo: la sua miscela di horror, dramma familiare e suspense regge ancora oggi, in un’epoca di jumpscare facili e CGI esagerato. È un film che ti ricorda perché ami il cinema horror: non si tratta solo di spaventi, ma di emozioni vere, di famiglie che lottano contro l’impossibile.E poi, ammettiamolo, c’è qualcosa di irresistibilmente nostalgico negli anni ’80: i capelli cotonati di Diane, le battute di Steve, l’atmosfera di un’epoca in cui un televisore a tubo catodico poteva essere il centro dell’universo. Metti Poltergeist in lista per la tua prossima serata horror, magari con un gruppo di amici pronti a urlare insieme a te quando quel dannato albero prende vita.Se decidi di guardarlo, fallo con le luci spente e il volume alto. Ma, per favore, tieni il televisore spento dopo la mezzanotte. Non si sa mai chi potrebbe rispondere dall’altra parte


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A proposito di Casanova di Miklós Szentkuthy (Adelphi)

  Miklós Szentkuthy, saggista, memorialista, romanziere – paragonato a Borges per l’erudizione e a Joyce (ne aveva tradotto l’ Ulisse ) per ...