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martedì 8 luglio 2025

"Corto Circuito": Quando un Robot Scopre l'Anima (e il Cuore)

Immaginate un robot da guerra, progettato per essere una macchina di distruzione, che improvvisamente si ritrova a guardare il mondo con gli occhi di un bambino curioso, affamato di vita e libertà. Questo è il cuore pulsante di Corto Circuito (1986), un film che mescola fantascienza, commedia e un tocco di poesia per raccontare una storia che, a distanza di quasi quarant'anni, continua a scaldare i cuori. Diretto da John Badham e scritto da S.S. Wilson e Brent Maddock, Corto Circuito è molto più di un semplice cult degli anni '80: è una riflessione sull'umanità, sull'etica della tecnologia e sulla bellezza di scoprire chi siamo davvero.Un fulmine che cambia tuttoLa trama si apre con la Nova Robotics, un'azienda all'avanguardia che produce robot per il ministero della difesa. Tra questi c'è Numero 5, un automa sofisticato, programmato per combattere su ogni terreno e armato fino ai denti (o meglio, fino ai circuiti). Ma un fulmine, come un capriccio del destino, colpisce il capannone dove è custodito, e qualcosa di straordinario accade: un corto circuito dona a Numero 5 una scintilla di vita. Non è più solo una macchina; è un essere senziente, curioso, con un'anima che lo spinge a esplorare il mondo e a sfuggire al suo destino di arma letale.Da qui parte un'avventura che è insieme esilarante e commovente. Numero 5, doppiato con un mix perfetto di ingenuità e ironia da Tim Blaney, si muove come un cucciolo ipertecnologico, assorbendo il mondo con una voracità che farebbe invidia a un'enciclopedia vivente. La sua fuga dalla Nova Robotics lo porta a incrociare Stephanie (Ally Sheedy), una giovane amante della natura che lo accoglie senza pregiudizi, e Newton (Steve Guttenberg), il suo creatore, che si trova diviso tra il dovere e l'ammirazione per la sua creazione ribelle.Un robot con un cuore (e un telecomando)Ciò che rende Corto Circuito così speciale è il modo in cui bilancia umorismo, azione e riflessione. Numero 5, ribattezzatosi Johnny 5, è un protagonista indimenticabile: un robot che impara a ridere guardando sitcom, che si commuove davanti alla bellezza della vita e che, dopo aver divorato libri e televisione, arriva a una conclusione semplice ma potente: la guerra è sbagliata. La sua trasformazione da arma a pacifista è il fulcro emotivo del film, e il suo percorso ricorda quello di un adolescente che scopre il proprio posto nel mondo.Il film non si limita a divertire (anche se le scene in cui Johnny 5 imita John Travolta o si traveste da cowboy sono puro oro anni '80). Con delicatezza, tocca temi profondi: cosa significa essere vivi? Può una macchina avere un'anima? E, soprattutto, chi decide il destino di un essere senziente? La relazione tra Johnny 5, Stephanie e Newton diventa il cuore pulsante della storia, un triangolo di amicizia che sfida le convenzioni e culmina in una fuga verso un ranch nel Montana, simbolo di libertà e rinascita.Un cult che parla ancora oggiGuardare Corto Circuito oggi significa immergersi in un’epoca in cui la fantascienza cinematografica osava essere ottimista. Negli anni '80, film come E.T. o The Goonies celebravano l’innocenza e la meraviglia, e Corto Circuito si inserisce perfettamente in quel filone, con il suo mix di tecnologia futuristica e calore umano. Eppure, il film non è solo un prodotto del suo tempo. Le domande che pone sull’intelligenza artificiale e sull’etica della tecnologia sono più attuali che mai in un mondo in cui l’IA sta ridefinendo il nostro rapporto con le macchine.La regia di Badham è vivace e dinamica, supportata da una colonna sonora che cattura l’energia degli anni '80 e da effetti speciali che, pur datati, conservano un fascino artigianale. Ally Sheedy e Steve Guttenberg offrono interpretazioni genuine, ma è Johnny 5 a rubare la scena, con il suo design iconico e la sua personalità contagiosa. Non è un caso che il robot sia diventato un’icona pop, tanto da ispirare un sequel (Corto Circuito 2) e un posto fisso nell’immaginario collettivo.Perché (ri)guardarlo?Se non avete mai visto Corto Circuito o se lo ricordate solo come un vago ricordo d’infanzia, dategli una chance. È una storia che parla di scoperta, di ribellione contro un destino imposto e di ricerca della propria identità. È un film che ti fa ridere, ti commuove e ti lascia con una domanda: e se la vera umanità fosse la capacità di scegliere chi vogliamo essere? Johnny 5, con i suoi circuiti e il suo cuore, ci ricorda che a volte basta un fulmine – o un corto circuito – per cambiare tutto.



Valeria della Valle

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lunedì 7 luglio 2025

Chiamami Aquila: un inno all’amore tra opposti e alla scoperta di sé

 Immaginate un giornalista d’assalto, abituato a navigare tra scoop e corruzione nella frenetica Chicago, catapultato tra le cime silenziose delle Montagne Rocciose, a inseguire aquile e una donna che sembra immune al suo fascino di città. Chiamami Aquila (Continental Divide, 1981) è una commedia romantica che mescola con sapienza umorismo, dramma e un pizzico di avventura, raccontando una storia d’amore tanto improbabile quanto irresistibile. Diretto da Michael Apted e prodotto da un Steven Spielberg in veste di amico generoso, il film è un piccolo gioiello che merita di essere riscoperto, non solo per la sua trama accattivante, ma per l’umanità che trasuda dai suoi protagonisti.

Una storia di opposti che si attraggonoAl centro della vicenda c’è Ernie Souchak (John Belushi), un cronista del Chicago Sun-Times ispirato alla figura reale di Mike Royko, leggendario giornalista noto per i suoi articoli al vetriolo contro la corruzione nella “città del vento”. Ernie è un mastino: i suoi scoop sulla politica locale, in particolare contro il viscido assessore Yablonowitz, lo hanno reso un eroe per i lettori, ma anche un bersaglio. Dopo un’aggressione che lo spedisce in ospedale, il suo direttore lo convince a prendersi una pausa dalla giungla urbana e lo manda sulle Montagne Rocciose per intervistare Nell Porter (Blair Brown), un’ornitologa solitaria che dedica la sua vita allo studio delle aquile calve.Il contrasto tra i due protagonisti è il cuore pulsante del film. Ernie è un uomo di città, sarcastico, dipendente dalle sigarette e a suo agio tra i marciapiedi di Chicago; Nell, invece, è una donna indipendente, innamorata della natura e allergica alle convenzioni sociali. Il loro primo incontro è un disastro: Ernie, spaesato senza le sue comodità, si lamenta di tutto, mentre Nell lo considera un intruso. Ma il destino, come spesso accade nelle commedie romantiche, ha altri piani. Tra un’escursione finita male, un attacco di un puma e momenti di vulnerabilità, i due iniziano a scoprirsi e a piacersi, trovando un terreno comune che nessuno dei due avrebbe mai immaginato.John Belushi: un talento oltre la comicitàParliamo di John Belushi. Per molti, il suo nome evoca le risate sguaiate di Animal House o The Blues Brothers, ma in Chiamami Aquila ci regala un’interpretazione diversa, più sfumata e umana. Qui non è il tornado comico a cui siamo abituati, ma un uomo comune, con insicurezze, fragilità e un cuore grande. La sua Ernie è un mix di cinismo giornalistico e dolcezza nascosta, e Belushi dimostra una sorprendente capacità di passare dal registro comico a quello drammatico senza perdere autenticità. È impossibile non pensare a quanto il suo talento drammatico avrebbe potuto evolversi, se la sua vita non fosse stata tragicamente interrotta.Accanto a lui, Blair Brown brilla come Nell, dando vita a una donna forte ma non stereotipata. La sua ornitologa non è solo una “ragazza della porta accanto” o un cliché romantico: è una scienziata appassionata, determinata a proteggere le sue aquile dai bracconieri e a vivere secondo le proprie regole. La chimica tra i due è palpabile, resa ancora più autentica dalle loro differenze: ogni sguardo, ogni battibecco, ogni momento di intimità sembra genuino.Un film che parla di equilibriIl titolo originale, Continental Divide, si riferisce alla linea geografica che separa i fiumi che scorrono verso l’Atlantico da quelli che finiscono nel Pacifico, seguendo la dorsale delle Montagne Rocciose. È una metafora perfetta per la storia: Ernie e Nell sono divisi non solo da stili di vita opposti, ma da mondi che sembrano inconciliabili. Eppure, il film ci ricorda che l’amore, come la natura, trova sempre un modo per scorrere oltre i confini.Quando Ernie torna a Chicago, il contrasto tra la vita caotica della città e la pace delle montagne diventa insopportabile. La morte misteriosa di un suo informatore lo riporta al suo vecchio io, quello del giornalista che non molla mai, ma il suo cuore è altrove. Il finale, con l’incontro casuale con Nell in città e la loro decisione impulsiva di sposarsi, è un inno alla ricerca di un compromesso: non scegliere tra la città e la montagna, ma trovare un equilibrio che permetta a entrambi di essere sé stessi.Perché guardarlo oggi?Chiamami Aquila è un film che parla al cuore con una semplicità disarmante. Non è solo una commedia romantica, ma una riflessione sull’importanza di uscire dalla propria zona di comfort e scoprire che la felicità spesso si trova nel mezzo, tra due mondi apparentemente opposti. La regia di Apted è sobria ma efficace, e la sceneggiatura di Lawrence Kasdan (autore di capolavori come I predatori dell’arca perduta) bilancia perfettamente umorismo, romanticismo e momenti di tensione.E poi c’è il contesto: prodotto da Spielberg come regalo d’amicizia a Kasdan, il film è un esempio di quel cinema anni ’80 che sapeva essere commerciale senza perdere anima. Le Montagne Rocciose, con i loro paesaggi mozzafiato, sono un personaggio a sé, e la lotta di Nell contro i bracconieri aggiunge una nota di attualità che risuona ancora oggi, in un’epoca in cui la tutela dell’ambiente è più urgente che mai.Un consiglio da cinefiloSe cercate una storia che vi faccia ridere, commuovere e riflettere su cosa significa trovare il proprio posto nel mondo, Chiamami Aquila è una scelta perfetta. Mettetevi comodi, lasciatevi trasportare dalla chimica tra Belushi e Brown, e magari sognate anche voi di trovare il vostro “aquilotto” – o la vostra aquila – da qualche parte tra le montagne e la città. E se, come Ernie, vi sentite un po’ persi nel caos della vita moderna, questo film vi ricorderà che a volte basta un cambio di prospettiva 



A proposito di Casanova di Miklós Szentkuthy (Adelphi)

  Miklós Szentkuthy, saggista, memorialista, romanziere – paragonato a Borges per l’erudizione e a Joyce (ne aveva tradotto l’ Ulisse ) per ...