In stato di grazia, come la grande narratrice di Accabadora, Murgia scrive per tutti noi un libro estremamente originale che rimanda a una costellazione di altri grandi libri: Il crollo di Fitzgerald, Lo zen e il tiro con l'arco di Herrigel e L'anno del pensiero magico di Didion.
«Michela Murgia, raccontando i diversi punti di vista dei suoi personaggi, le loro solitudini e singolarità, ci spinge a riflettere sulla complessità delle relazioni, a sforzarsi di comprendere le sfide e le lotte del prossimo senza giudicare. In un certo senso, credo, ci dà modo di considerare motivazioni e risorse emotive degli altri come a una possibilità per uscire dai nostri schemi e preconcetti.» - Beniamino Cavalli per Maremosso
S'innamorano di una sagoma di cartone o di un
pretoriano in miniatura, odiano i bambini pur portandoseli in grembo,
lasciano una donna ma ne restano imprigionati, vomitano amore e rabbia,
si tagliano, tradiscono, si ammalano. Sono alcuni dei personaggi del
nuovo, strabiliante libro di Michela Murgia, un romanzo fatto di storie
che si incastrano e in cui i protagonisti stanno attraversando un
cambiamento radicale che costringe ciascuno di loro a forme inedite di
sopravvivenza emotiva. "Una sera ti metti a tavola e la vita che
conoscevi è finita." A volte a stravolgerla è un lutto, una ferita, un
licenziamento, una malattia, la perdita di una certezza o di un amore,
ma è sempre un mutamento d'orizzonte delle tue speranze che non lascia
scampo. Attraversare quella linea di crisi mostra che spesso la migliore
risposta a un disastro che non controlli è un disastro che controlli,
perché sei stato tu a generarlo.
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