Ci sono luoghi che non sono solo muri e vetrine, ma scrigni di sogni, di colori, di vite. La Galleria Belle Arti Caiulo, nel cuore barocco di Lecce, è uno di questi. Sessant’anni di storia, un riconoscimento come 'Negozio Storico' dalla Regione Puglia, e un’eredità che profuma di vernice e passione. Salvatore Caiulo, l’uomo dietro quel grembiule bianco, non era solo un commerciante d’arte: era un maestro silenzioso, un faro per chi, magari senza saperlo, custodiva dentro di sé un’anima creativa.
Da quella bottega in Via Ascanio Grandi, a due passi dalle pietre vive del centro storico, sono passati tutti: studenti dell’Accademia di Belle Arti con i loro primi bozzetti, ragazzi del Liceo Artistico con gli occhi pieni di speranze, artisti già affermati in cerca di una tela 'Leonardesca' o di un consiglio sincero. Salvatore ascoltava, intuiva, guidava. Con umiltà e un sorriso, trasformava idee in pennellate, dubbi in opere. E lo faceva in un Salento che, grazie a lui e a tanti altri, si è sempre confermato terra di bellezza e ingegno.
Oggi, pensando a lui, che ci ha lasciati quel 4 luglio, mi viene in mente il coraggio dei suoi inizi: un ragazzo che, contro il parere del padre e con l’ispirazione dello zio pittore Gabriele Caiulo, ha trasformato due locali malconci in un tempio dell’arte. Da lì sono nati incontri, mostre, momenti che hanno fatto storia: da Ercole Pignatelli a Michele Palumbo, da Edoardo De Candia a tanti altri che hanno dipinto l’anima della nostra terra.
La Galleria resta lì, come un battito che non si spegne. Ogni volta che qualcuno varcherà quella soglia, sentirà ancora l’eco di Salvatore, il suo lascito che vive in ogni sfumatura di colore. Grazie, Maestro, per averci insegnato che l’arte non è solo fuori di noi, ma è qualcosa che possiamo trovare, se qualcuno ci aiuta a cercarla.
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