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giovedì 29 maggio 2025

Flash Gordon: L’epica spaziale che ha conquistato cuori (e orecchie) con i Queen

Immagina un’epopea spaziale dove un quarterback americano, una splendida agente di viaggio e un eccentrico scienziato si ritrovano a bordo di un’astronave diretta verso un pianeta alieno per salvare la Terra. Sembra il pitch di un blockbuster moderno, ma stiamo parlando di Flash Gordon, il film del 1980 che ha portato sul grande schermo un’icona della cultura pop degli anni ’30, nata come fumetto e diventata leggenda. Con una colonna sonora epica firmata dai Queen e un’estetica che mescola kitsch, eroismo e un pizzico di follia, questo film è un viaggio nostalgico che merita di essere riscoperto. Ma cosa rende Flash Gordon così speciale, ancora oggi? Te lo racconto come se fossi un amico che ti convince a guardarlo stasera, con un po’ di contesto, aneddoti succosi e un pizzico di entusiasmo cinefilo.
Un eroe improbabile in un universo stravagante
La storia di Flash Gordon è puro divertimento pulp. Flash, interpretato da un carismatico Sam J. Jones, è un quarterback dei New York Jets (nel fumetto originale era un giocatore di polo, dettaglio che aggiunge un tocco di raffinatezza rétro alla sua origine). Insieme alla bella Dale Arden (Melody Anderson) e al geniale dottor Hans Zarkov (Topol), si ritrova catapultato sul pianeta Mongo, un mondo alieno dominato dal tiranno Ming il Spietato, portato in vita da un indimenticabile Max von Sydow. La missione? Fermare Ming, che minaccia di distruggere la Terra facendo schiantare la Luna sul nostro pianeta. Detta così, sembra una trama semplice, ma il film brilla per la sua capacità di costruire un universo vibrante e caotico, popolato da uomini falco, uomini albero e principesse ribelli.
Mongo è un’esplosione di creatività visiva: la città sospesa di Vultan (Brian Blessed, che ruba ogni scena con la sua energia esagerata) sembra un sogno steampunk, mentre la foresta di Arboria, regno del principe Barin (Timothy Dalton, sì, proprio il futuro James Bond), è un mix di misticismo e avventura. Ogni angolo del pianeta trasuda un’estetica barocca, con costumi sgargianti e scenografie che sembrano dipinte a mano. A proposito di costumi, sapevi che quello di Ming pesava oltre 30 chili? Povero Max von Sydow, costretto a sopportarlo per pochi minuti alla volta, eppure capace di incarnare un villain così magnetico da far quasi tifare per lui.
Un mix di caos, cuore e rock
Flash Gordon non è un film perfetto, e forse è proprio questo il suo fascino. È un’opera che abbraccia il suo lato camp senza vergogna, con dialoghi che oscillano tra l’epico e l’assurdo e una narrazione che a volte sembra correre più veloce dell’astronave di Zarkov. Flash non è il classico eroe senza macchia: si caccia nei guai, viene condannato a morte più volte e non sempre riesce a conquistare la simpatia delle razze aliene di Mongo. Eppure, il suo coraggio e la sua umanità lo trasformano in un leader improbabile, capace di unire popoli in guerra per sconfiggere Ming. Ad aiutarlo c’è la principessa Aura, interpretata da una Ornella Muti al massimo del suo splendore, che porta sullo schermo una sensualità ribelle e un’energia che rende il suo personaggio indimenticabile.
E poi c’è la colonna sonora. I Queen, con brani come Flash’s Theme (quella “Flash! Aaah!” che ti si pianta in testa per giorni), elevano il film a un livello superiore. È come se ogni scena d’azione fosse coreografata per un concerto rock, con riff di chitarra che pompano adrenalina e melodie che ti fanno venire voglia di alzarti e combattere insieme a Flash. È raro che una soundtrack definisca un film così tanto, ma qui è parte integrante dell’esperienza.
Da fumetto a cult: un’eredità inaspettata
Flash Gordon nasce come fumetto negli anni ’30, creato da Alex Raymond per competere con Buck Rogers. La sua popolarità ha generato serie tv, cartoni animati e una miriade di storie a fumetti, ma il film del 1980, diretto da Mike Hodges, è il suo apice cinematografico. È curioso pensare che questa pellicola esiste perché George Lucas non riuscì a ottenere i fondi per realizzarla negli anni ’70. Frustrato, Lucas decise di creare la sua saga spaziale, dando vita a Star Wars. In un certo senso, senza il “fallimento” di Lucas, non avremmo né Flash GordonGuerre stellari come li conosciamo. Ironia della sorte, no?
Il film non è stato un successo immediato al botteghino, ma col tempo è diventato un cult. La sua estetica esagerata, il mix di ironia e sincerità e quel gusto per l’eccesso lo rendono un’esperienza unica. È il tipo di film che guardi con gli amici, ridendo dei momenti più assurdi e cantando a squarciagola la colonna sonora. E, ammettiamolo, chi non vorrebbe vivere per un giorno nell’universo colorato e folle di Mongo?
Perché guardarlo oggi?
Se ami il cinema che non si prende troppo sul serio, Flash Gordon è una gemma. È un viaggio indietro nel tempo, non solo per la sua ambientazione rétro-futuristica, ma per il modo in cui cattura lo spirito degli anni ’80: audace, colorato, un po’ sopra le righe. È perfetto per una serata in cui vuoi spegnere il cervello e lasciarti trasportare da un’avventura che mescola eroismo, romanticismo e un villain che, nonostante tutto, ha un certo fascino. E poi, c’è Ornella Muti come Aura: serve altro per convincerti?
Se invece sei un cinefilo incallito, apprezzerai i dettagli: la regia di Hodges che strizza l’occhio ai classici di fantascienza, le performance sopra le righe (Brian Blessed che urla “DIVE!” è iconico) e il modo in cui il film bilancia ironia e cuore. È un promemoria che il cinema può essere divertimento puro, senza bisogno di essere perfetto.
Quindi, che dici? Pronto a salire sull’astronave di Zarkov e partire per Mongo? Dimmi, sei più tipo da tifare per Flash o da lasciarti sedurre dal carisma di Ming?




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