Quando M.A.S.H. debuttò nel 1972, gli Stati Uniti erano un paese ferito, invischiato nella guerra del Vietnam, un conflitto che divideva l’opinione pubblica e lasciava cicatrici profonde. In questo clima, una serie ambientata durante la guerra di Corea, ma con un occhio puntato sul presente, non poteva che essere una bomba pronta a esplodere. E così fu. M.A.S.H. non è stato solo un telefilm: è stato un fenomeno culturale, una satira corrosiva sulla follia della guerra e un ritratto umano di chi, in mezzo al caos, cerca di aggrapparsi alla sanità mentale con ironia, amicizia e un pizzico di ribellione.
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mercoledì 6 agosto 2025
M.A.S.H.: La satira graffiante che ha ridefinito la televisione
Un ospedale da campo, un microcosmo universaleLa serie, ispirata al film omonimo di Robert Altman del 1970 (a sua volta tratto dal romanzo di Richard Hooker), ci porta nel cuore del 4077° Mobile Army Surgical Hospital, un’unità medica mobile durante la guerra di Corea. Qui, tra tende sporche di fango e sale operatorie improvvisate, un gruppo di medici e infermieri affronta l’orrore quotidiano dei feriti di guerra. Ma M.A.S.H. non è un dramma bellico tradizionale: è una commedia nera, un mix di umorismo tagliente, momenti di profonda umanità e critica sociale che colpisce dritto al cuore.Al centro della serie c’è il capitano Benjamin Franklin “Hawkeye” Pierce, interpretato da un indimenticabile Alan Alda. Hawkeye è un chirurgo brillante, un donnaiolo incallito e un anarchico gentile, il cui sarcasmo è l’arma con cui combatte la follia della guerra. Accanto a lui, il suo compagno di scherzi, il capitano “Trapper” John McIntyre (Wayne Rogers), e, in seguito, B.J. Hunnicutt (Mike Farrell), incarnano lo spirito ribelle del duo. Sono loro a trasformare il campo in un circo di burle e provocazioni, spesso ai danni del pomposo maggiore Frank Burns (Larry Linville) e della rigida capo infermiera Margaret “Labbra Calde” Houlihan (Loretta Swit). Burns e Houlihan, con il loro ossessivo attaccamento alle regole militari, rappresentano l’ordine che si scontra con il caos, ma anche loro, col tempo, rivelano crepe di vulnerabilità che li rendono più umani.Una satira che parla al presenteNonostante l’ambientazione coreana, M.A.S.H. era un chiaro specchio del Vietnam. Negli anni ’70, con gli Stati Uniti dilaniati da proteste e disillusione, la serie usava la guerra di Corea come un pretesto per parlare del presente. Gli autori, tra cui il creatore Larry Gelbart, non si limitavano a raccontare storie di medici: ogni episodio era una frecciata alla burocrazia militare, alla retorica patriottica e alla senseless brutalità della guerra. Ma la genialità di M.A.S.H. stava nel non essere mai predicatoria. La critica emergeva attraverso il riso, le battute fulminanti e i momenti di assurda comicità, come quando Hawkeye e Trapper organizzano scherzi elaborati per smascherare l’ipocrisia dei loro superiori.Eppure, la serie non si limitava a far ridere. Sapeva quando fermarsi e colpire duro. Episodi come “House Arrest” o “The Nurses” esplorano il costo emotivo della guerra, mostrando medici che crollano sotto il peso della morte e della sofferenza. È questo equilibrio tra commedia e dramma che ha reso M.A.S.H. unica: un momento stai ridendo per una battuta di Hawkeye, quello dopo ti commuovi per un paziente che non ce l’ha fatta.Personaggi che sembrano amiciParte del successo di M.A.S.H. risiede nei suoi personaggi, così ben scritti da sembrare persone reali. Hawkeye, con il suo mix di cinismo e compassione, è il cuore pulsante della serie, ma ogni membro del cast porta qualcosa di unico. Il colonnello Reese (Harry Morgan), con il suo burbero buon senso, diventa una figura paterna per il gruppo. Radar (Gary Burghoff), il giovane operatore radio, incarna l’innocenza in un mondo crudele. E Margaret, che evolve da stereotipo rigido a personaggio complesso, dimostra come la serie sapesse crescere con i suoi protagonisti.Un finale che ha fatto storiaDopo 11 stagioni e 256 episodi, M.A.S.H. si concluse nel 1983 con “Goodbye, Farewell and Amen”, un episodio di due ore e mezza che ancora oggi detiene il record di secondo programma più visto nella storia della TV americana, con oltre 105 milioni di spettatori (superato solo da un Superbowl). Non era solo un addio alla serie, ma un momento catartico per un’America che stava ancora elaborando il trauma del Vietnam. L’episodio, che alterna momenti di commedia a scene strazianti, come il crollo emotivo di Hawkeye, è un capolavoro di narrazione che chiude ogni arco narrativo con rispetto per i personaggi e per il pubblico.Un’eredità senza tempoM.A.S.H. non è solo un prodotto del suo tempo. La sua capacità di parlare di temi universali – la guerra, l’umanità, la resilienza – lo rende ancora oggi rilevante. È una serie che ti fa ridere, piangere e riflettere, spesso nello stesso episodio. E forse il suo messaggio più potente è che, di fronte alla follia del mondo, un po’ di “cazzeggio” intelligente e un cuore aperto possono essere la migliore medicina.Se non l’hai mai vista, recupera M.A.S.H.. È come sedersi con un vecchio amico che ha sempre qualcosa di profondo da dirti, ma sa anche come strapparti un sorriso. E se sei un fan di lunga data, riguardala: troverai nuove sfumature in ogni episodio. In fondo, come direbbe Hawkeye, “la guerra è una follia, ma almeno noi possiamo scegliere come affrontarla”
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