Ci siamo mai chiesti da dove nasca realmente quel sottile, strisciante fastidio che in certi casi proviamo di fronte al successo di un personaggio come Annalisa? Liquidarlo come una semplice critica musicale è un'illusione rassicurante. La verità è molto più scomoda: quella reazione non appartiene a nessuno, è un meccanismo psicologico prevedibile, un copione che la nostra mente esegue alla perfezione.
Stiamo partecipando, senza saperlo, a un rituale collettivo di esorcismo. E la vittima sacrificale è, semplicemente, la persona che incarna ciò che più segretamente temiamo e desideriamo: il successo ottenuto con una disciplina impenetrabile. Analizziamo insieme questo teatro psicologico.
Il Trigger: La Perfezione come Affronto Personale
Il primo meccanismo che si attiva in linea di principio è la dissonanza cognitiva. La mente è programmata con un'equazione semplice e confortante: successo = sofferenza visibile, talento = caos, genio = imperfezione. Annalisa distrugge questa formula. La sua professionalità chirurgica, l'assenza di sbavature, la sua ascesa calcolata non offrono alcun appiglio per giustificare il suo trionfo secondo le vostre regole.
Questa contraddizione genera un'ansia intollerabile. E come la risolve la nostra mente? Non cambiando la propria visione del mondo, ma attaccando e screditando la fonte della dissonanza. Le accuse di essere "finta", "fredda", "un algoritmo" non sono critiche musicali; sono gli anticorpi della psiche che tentano di neutralizzare un elemento che minaccia un sistema di credenze. Si stanno proiettando su di lei il bisogno di vederla fallire per riconfermare una parziale visione del mondo.
Proiezione: Annalisa è lo Specchio delle Insicurezze
Si osservino bene le parole che vengono usate spesso per descriverla: "costruita", "priva di anima", "marionetta". Ora resta da chiedersi: si sta parlando di lei o della paura più profonda che ciascuno prova per se stesso? La paura di non essere autentici, di essere un prodotto delle aspettative altrui, di non avere un vero "fuoco" interiore.
Annalisa diventa il catalizzatore perfetto per la proiezione, il meccanismo di difesa con cui si attribuiscono ad altri i propri impulsi e difetti inconfessabili. Demolendo la sua "costruzione", si sta disperatamente cercando di convincervi della propria personale "autenticità". È un'auto-assoluzione fondamentalmente. La sua sicurezza e il suo controllo non fanno altro che illuminare, per contrasto, le insicurezze di molti e la mancanza di disciplina. Colpire lei è un modo per non guardare in se stessi.
Il Guadagno Emotivo: Il Piacere di Sentirsi Superiori
Qual è la ricompensa finale di questo processo? Un'effimera ma potentissima scarica di potere. Nell'atto di giudicarla, si ha la sensazione di elevarsi. Per un istante, non si è più semplici spettatori della vita, ma giudici supremi con il potere di definire cosa sia "vera arte". Questo piacere perverso nel diminuire la grandezza altrui ha un nome: Schadenfreude.
Se ci si unisce i al coro dei detrattori, inoltre, viene soddisfatto un bisogno primordiale: quello di appartenere al branco. La mentalità del gregge in poche parole protegge, fa sentire parte di un'élite intellettuale che "ha capito tutto". Non si sta esprimendo un'opinione, si sta cercando sicurezza e convalida in un'identità di gruppo costruita sull'opposizione a un nemico comune.
Chi è la Marionetta?
La prossima volta che ci sarà qualcuno pronto a potenziare l'impulso di liquidare Annalisa con un giudizio tombale, si fermi, arretri, stia zitto. E si chieda soprattutto... chi sta parlando in questo momento? Uno specchiato gusto critico o un insieme di meccanismi di difesa progettati per proteggere banalmente il proprio ego?
Annalisa, con il suo successo, non sta facendo altro che premere alcuni particolari interruttori emotivi più nascosti. La vera domanda non è se lei sia una marionetta, ma se lo sono gli eatersi, manovrati da invidia, dissonanza e paura.

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