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giovedì 20 novembre 2025

La Pace come Moneta di Scambio: L'Europa Attende un Timbro Oltreoceano - ecco cosa ne penso

 L'ultima ondata di dichiarazioni sul conflitto ucraino non lascia spazio a interpretazioni rosee: la strada per la fine delle ostilità è lastricata di dilemmi legali, ambizioni geopolitiche e un’allarmante dipendenza strategica. Ascoltando le voci che contano a Tallinn, Roma e Kiev, emerge un quadro di stallo diplomatico, dove l'Europa, ancora una volta, sembra relegata al ruolo di spettatrice dei piani altrui.

L'Alta Rappresentante Ue, Kaja Kallas, è stata fin troppo sincera: la fine della guerra non dipende solo da Kiev, ma necessita l'“ok” di Kiev e dell’Unione Europea a un piano di pace che, implicitamente, è stato già scritto altrove. Quando il Presidente Zelensky affida la totale potestà di porre fine al conflitto unicamente a Donald Trump e agli Stati Uniti, l'amara verità viene a galla: l'architettura di sicurezza e la stessa soluzione negoziale in Europa sono, nel 2025, una questione americana. L'Unione Europea, pur essendo il principale donatore economico e il teatro del conflitto, si auto-consegna un ruolo di semplice ratifica.

Questa attesa del placet statunitense è strategica, ma deprime l'immagine di un'Europa che fatica a forgiare una vera e propria politica estera e di difesa autonoma. La dichiarazione di Kallas non è un atto di forza, ma un riconoscimento di impotenza negoziale di fronte alla Casa Bianca, chiunque la occupi.

Il Nodo Economico: La Sfida Legale del Bottino Russo

Parallelamente, il dibattito sugli asset russi congelati si intensifica. Il plauso del Ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, all'uso di questi beni per finanziare la ricostruzione di Kiev è politicamente corretto e moralmente forte. È un atto di giustizia compensativa, un risarcimento per l'aggressione.

Tuttavia, l'avvertimento di Tajani sull’individuazione della "base giuridica" non è un tecnicismo da poco. L'Unione Europea è, per sua natura, un colosso legale. Toccare e confiscare beni sovrani congelati è un precedente pericoloso che potrebbe destabilizzare i mercati finanziari globali e, soprattutto, innescare ritorsioni legali devastanti. L’entusiasmo di “far pagare” Mosca è comprensibile, ma la fretta di superare questo ostacolo legale rischia di compromettere la credibilità del diritto internazionale europeo.

L'Ombra della Contronarrazione

Infine, non si può ignorare il rumore di fondo proveniente da Mosca. L'annuncio di un "sventato omicidio" di un funzionario della Difesa, sebbene difficile da verificare in tempo reale, rientra perfettamente nella narrativa del Cremlino: quella di un Paese sotto costante attacco terroristico e di destabilizzazione interna orchestrata dall'esterno. È un classico strumento di propaganda per cementare il sostegno interno, ma serve anche a distogliere l'attenzione dalle perdite sul campo di battaglia.

Mentre l'Europa discute il come finanziare Kiev, il chi deciderà la pace è già stato deciso a Washington. L'Unione deve superare la sua crisi di identità strategica: smettere di essere un mero "portafoglio" e diventare finalmente un "tavolo" negoziale autorevole. Altrimenti, l’"ok" europeo sarà solo una nota a piè di pagina (Stefano Donno)




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