Non è solo una petroliera. Quello che è accaduto ieri nelle acque internazionali, con il sequestro da parte delle forze statunitensi di una nave carica di greggio venezuelano, è la firma in calce al secondo mandato di Donald Trump. È il ritorno della gunboat diplomacy, la diplomazia delle cannoniere, aggiornata al 2025. Se qualcuno a Caracas, o peggio a Teheran e Pechino, pensava che la Casa Bianca avrebbe mantenuto un approccio di contenimento passivo, ora ha la risposta: l'America ha ricominciato a mostrare i muscoli, e non ha paura di usarli.
Maximum Pressure 2.0
La notizia, battuta ieri, è semplice nella sua brutalità: il Dipartimento di Giustizia USA ha ordinato il sequestro, sostenendo che il carico violasse le sanzioni. Ma la lettura politica è ben più complessa. Siamo di fronte alla "Maximum Pressure 2.0".
In questo scacchiere, la petroliera non è un semplice asset economico, ma un ostaggio politico. Trump sta dicendo a Maduro: "Il tuo ossigeno passa dai miei polmoni".
Dopo un anno di amministrazione, la strategia trumpiana per l'America Latina sembra essersi cristallizzata in un ritorno aggressivo alla Dottrina Monroe. Non c'è spazio per il dialogo, né per le sfumature diplomatiche che avevano caratterizzato i tentativi (spesso fallimentari) degli anni precedenti. L'obiettivo è soffocare economicamente il regime chavista, tagliando l'unica vena che ancora tiene in vita il paziente venezuelano: l'export di petrolio illegale.
L'azzardo geopolitico
Tuttavia, c'è una critica fondamentale da muovere a questa operazione muscolare. Questa strategia funziona? La storia recente ci insegna che sanzioni e sequestri, seppur dannosi per le casse del regime, raramente portano a un cambio di governo. Al contrario, spesso offrono al dittatore di turno l'alibi perfetto: il nemico esterno.
C'è poi il rischio dell'escalation. Sequestrare una nave statale è un atto che rasenta la dichiarazione di guerra in tempi normali. In un 2025 già instabile, con i prezzi dell'energia volatili, Trump sta giocando una partita a poker pericolosa.
Il rischio umanitario: Stringere la morsa significa affamare ulteriormente una popolazione già stremata, spingendo nuove ondate migratorie verso il confine sud degli USA (un paradosso che i repubblicani sembrano ignorare).
L'asse del male: Azioni simili non fanno altro che spingere il Venezuela ancora più decisamente tra le braccia di Cina e Russia, che saranno ben felici di offrire scorte e protezione in cambio di asset strategici nel cortile di casa americano.
Un messaggio a Pechino (via Caracas)
Non commettiamo l'errore di pensare che questo messaggio sia diretto solo a Nicolás Maduro. Washington parla a Caracas perché Pechino intenda.
Il controllo delle rotte marittime e la capacità di interdire il commercio energetico sono le vere leve del potere americano nel XXI secolo. Sequestrando quella petroliera, l'amministrazione Trump ricorda al mondo che la US Navy è ancora il guardiano – o il carceriere, a seconda dei punti di vista – degli oceani.
Obiettivamente, il sequestro è un atto di forza spettacolare, perfetto per i titoli dei telegiornali e per galvanizzare la base elettorale MAGA. Ma in politica estera, la spettacolarità raramente coincide con la stabilità. Il "Grande Bastone" è tornato, sì. Ma resta da vedere se colpirà il bersaglio giusto o se finirà per rompere i fragili equilibri di un mondo già in frantumi.

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