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domenica 7 dicembre 2025

Il Tango di Mosca: Perché l’Europa è lo Spettatore Pagante (e Perdente) dell’Asse Trump-Putin - eco cosa ne penso

 Se c’è una cosa che la storia ci insegna, è che i vuoti di potere non esistono: vengono riempiti. E mentre Bruxelles si perde in comunicati stampa e indignazione procedurale, a Mosca e Washington si sta ridisegnando la mappa del mondo con la matita grossa dei realisti, ignorando deliberatamente i pennini fini della diplomazia europea.

La notizia che rimbalza oggi – quella di una strategia del Cremlino ormai ricalibrata quasi interamente sulla figura di Donald Trump – non è una sorpresa, ma una conferma brutale. Vladimir Putin, che tutto è fuorché uno giocatore d'azzardo impulsivo, ha annusato l'aria. Ha capito che il 2025 non è l'anno della resistenza atlantista, ma l'anno della transazione.

L'errore fatale delle cancellerie europee è stato credere che le istituzioni fossero più forti degli uomini. Abbiamo sperato che la NATO, come entità burocratica, potesse imbrigliare gli istinti isolazionisti o puramente mercantili della Casa Bianca. La realtà che emerge dalle analisi odierne è ben diversa: il Cremlino vede in Trump non un alleato ideologico, ma un "disgregatore utile". Per Mosca, la strategia è semplice quanto cinica: trattare direttamente con il capo, bypassare i manager intermedi (leggi: Unione Europea) e trasformare la sicurezza del Vecchio Continente in una merce di scambio.

Leggendo tra le righe delle ultime mosse russe, appare chiaro il disegno di una "Yalta 2.0". Putin sa che Trump non è interessato all'integrità territoriale dell'Ucraina per principio, ma solo al costo del suo mantenimento. Se il Cremlino offre a Washington una via d'uscita onorevole e, magari, un disimpegno russo dall'orbita cinese (il vero ossesso americano), l'Europa si ritroverà da sola.

E qui sta la tragedia, o meglio, la farsa. L'Europa oggi appare come quel convitato di pietra che si ostina a sedersi al tavolo, senza accorgersi che gli altri due commensali hanno già ordinato e stanno per dividersi il conto – facendolo pagare a lei. La nostra dipendenza strategica dagli Stati Uniti, mai realmente affrontata con una Difesa Comune seria, ci rende oggi ostaggi delle lune di un solo uomo a Washington e della pazienza strategica di un altro a Mosca.

La strategia russa descritta non è solo militare, è psicologica. Puntano a dimostrare che l'Europa, senza l'ombrello americano tenuto aperto con forza, è politicamente irrilevante. E con un Trump che chiede "quanto pagate?", la risposta di Putin è sussurrare: "Non serve pagare, basta che vi facciate da parte".

Siamo di fronte al fallimento della dottrina europea del "Soft Power". In un mondo che è tornato prepotentemente a parlare la lingua del ferro e del fuoco, pensare di arginare la saldatura di interessi tra un'America "First" e una Russia imperiale con le sanzioni o la retorica dei valori è, purtroppo, un'illusione che stiamo pagando a caro prezzo. Se Bruxelles non si sveglia dal suo sonno dogmatico, il prossimo trattato di pace verrà firmato sopra le nostre teste. E noi saremo solo quelli che portano la penna.

(Stefano Donno)




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