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mercoledì 24 dicembre 2025

L’Azzardo di Miami: Una Pace "Congelata" sotto l'Ombra di Trump - ecco cosa penso

 C’è qualcosa di profondamente inquietante nel modo in cui il destino dell’Europa viene ridisegnato tra i marmi di Mar-a-Lago e i salotti di Miami. Mentre il fronte ucraino continua a bruciare, l’ultima bozza del "Piano di Pace" – o meglio, del piano di spartizione – emersa nelle ultime ore sembra più un contratto di liquidazione aziendale che un trattato diplomatico degno di questo nome.


Volodymyr Zelensky, stretto tra il martello dell'avanzata russa e l'incudine del disimpegno americano, si ritrova a dover gestire una proposta che fino a ieri sarebbe stata definita irricevibile. Il cuore del compromesso? Un "fronte congelato" e una "zona speciale" nel Donbass. In termini meno tecnici: una ferita aperta nel cuore del continente, destinata a non rimarginarsi mai.

Il miraggio del ritiro e la realtà del controllo Il piano parla di un "ritiro russo", ma il diavolo, come sempre, abita nei dettagli delle clausole. La creazione di una zona economica speciale nel Donbass puzza lontano un miglio di "protettorato mascherato". Se Mosca accetta di arretrare formalmente, lo farà solo in cambio di una neutralizzazione di fatto dell'Ucraina. E qui arriviamo al nodo scorsoio: la NATO. Rinunciare all'Alleanza Atlantica in cambio di "garanzie bilaterali" è come scambiare un’armatura d’acciaio con una promessa scritta sulla sabbia. Lo abbiamo già visto con il Memorandum di Budapest del 1994; sappiamo tutti com'è finita.

La tattica di Putin e il pragmatismo di Trump Vladimir Putin osserva e attende. Sa che il tempo, nel nuovo assetto politico americano, gioca a suo favore. Per il Cremlino, un conflitto congelato non è una sconfitta, ma un investimento per la prossima invasione, o quanto meno un modo per tenere Kyiv in uno stato di perenne instabilità. Dall'altra parte, l'amministrazione Trump sembra ossessionata dal "chiudere l'affare" a ogni costo, trasformando una tragedia umanitaria e politica in una voce di bilancio da depennare il prima possibile.

Una dignità al miglior offerente Zelensky tenta di salvare il salvabile parlando di una "pace dignitosa" e invocando il ritorno dei beni russi congelati per la ricostruzione. È una linea sottilissima quella che sta percorrendo: se cede troppo, rischia il collasso interno e l'accusa di alto tradimento da parte di un popolo che ha sacrificato tutto; se non cede, rischia di trovarsi solo contro il gigante russo.

La verità è che questo "Piano Miami" non cerca la giustizia, cerca la quiete. Ma una quiete imposta senza garanzie reali di sovranità è solo il preludio a una nuova tempesta. L’Europa, spettatrice quasi muta di questo balletto tra Washington e Mosca, farebbe bene a svegliarsi: perché se il confine della libertà si ferma dove decide il pragmatismo di Trump, domani quel confine potrebbe spostarsi ancora più a ovest. (Stefano Donno)






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