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martedì 1 aprile 2025

COSTANZA CON MIRIAM DALMAZIO

 Pensa a una notte qualsiasi, un TG regionale del Veneto che passa quasi inosservato. Poi, un lampo: un team di paleopatologi svela che Cangrande della Scala, signore di Verona, è stato avvelenato secoli fa. Alessia Gazzola, messinese con un cervello da medico legale e un’anima da narratrice, non ci dorme sopra. “Devo farlo,” si dice, e da quel momento nasce Costanza—non una semplice fiction, ma un viaggio che intreccia storie dimenticate e cuori che battono ancora. Miriam Dalmazio dà vita a Costanza Maccalè, una paleopatologa siciliana che non si accontenta di sopravvivere come rider a Messina: si trasferisce a Verona, trascinando con sé una figlia curiosa e un passato che esplode come una bomba emotiva. Tutto ciò è la prova che il passato può afferrarti per la gola e il presente può spezzarti il cuore—allo stesso tempo. Otto episodi totali, 4 serate (prossime domeniche: 6 e 13 aprile), 50 minuti di adrenalina pura a puntata. E se pensi che sia “solo un’altra fiction Rai”, ti sbagli: questa è la trilogia bestseller di Gazzola che ha già conquistato lettori e ora sta seducendo gli schermi—con un seguito già nell’aria.

Dimentica le solite storie d’amore sdolcinate o i gialli scontati. Costanza è l’eccezione che non sapevi di trovarti davanti agli occhi : un mix di scienza, mistero e passione che solo una mente come quella di Gazzola—la “regina del bestseller” dietro L’Allieva—poteva creare. Non è per tutti: è per chi osa guardare oltre, per chi vuole essere tra i primi a dire “Io c’ero” quando questa serie diventerà leggenda.

Adolescence .... Ha la faccia da angelo, ma gli occhi di chi nasconde un segreto!

Sai di essere intrappolato in un incubo senza tagli, senza pause, senza via d’uscita. Una telecamera ti segue, implacabile, mentre un ragazzino di 13 anni, Jamie Miller (Owen Cooper), viene accusato di aver ucciso una compagna di classe. Ha la faccia da angelo, ma gli occhi di chi nasconde un segreto. La tua mente urla: “Non può essere vero!” Eppure, eccoti lì, costretto a guardare ogni secondo di questa discesa nell’abisso. Benvenuto in Adolescence, la miniserie Netflix che non ti chiede di guardarla – ti obbliga. Quattro episodi, un unico piano sequenza ciascuno, e un pugno nello stomaco che ti farà tremare.

#AdolescenceNetflix #OneShotRevolution

Dimentica le serie TV che conosci. Pensavi che i piani sequenza fossero un vezzo da registi snob, roba per giganti come Alfred Hitchcock (Nodo alla gola), Orson Welles (L’infernale Quinlan) o Martin Scorsese (Quei bravi ragazzi)? Ti sbagliavi. Adolescence prende questa tecnica elitaria e la trasforma in un’arma psicologica di massa. Non è un trucco per impressionare i critici – è un cappio che ti stringe al collo, facendoti vivere ogni emozione cruda, ogni dubbio, ogni terrore.
Tutto inizia con un’irruzione. La polizia entra nella casa dei Miller: Eddie (Stephen Graham, un colosso emotivo), il padre che cerca di tenere insieme i pezzi; Manda (Christine Tremarco), la madre silenziosa; Lisa (Amelie Pease), la sorella smarrita; e Jamie, il figlio, il sospettato. La telecamera si muove tra le stanze come un predatore, senza mai staccare la visione , portandoti dalla casa a una stazione di polizia dove ogni angolo respira angoscia. Non c’è montaggio per salvarti: vedi Jamie spogliarsi per un test del DNA, il tremore di Eddie mentre altri uomini adulti scrutano suo figlio, il suo sguardo fisso – un misto di protezione e orrore. Tu sei lì con lui, intrappolato, incapace di voltarti.
Ogni episodio è un universo. Uno ti trascina in un inseguimento mozzafiato: un sospettato salta da una finestra, e tu lo segui – fuori, tra edifici scolastici, nel traffico, senza fiato. Un altro ti sbatte dentro una scuola britannica in crisi, dove i detective Luke Bascombe (Ashley Walters) e Misha Frank (Faye Marsay) cercano prove mentre studenti e insegnanti collassano sotto il peso di cyberbullismo, rabbia e dolore. È un thriller, un esame sociologico, una tragedia – tutto in un unico flusso ininterrotto. Adolescence non è solo una serie: è un esperimento che ti costringe a chiederti – chi è il vero mostro? Il ragazzino? La società? O tu, che continui a guardare? #RealityUnfiltered
Perché Non Puoi proprio Ignorarlo
Un tredicenne assassino? La tua mente si ribella, ma deve sapere. Una volta dentro la storia, non ne esci più.
Un tempo i piani sequenza erano impossibili, riservati ai geni. Oggi, grazie a droni e steadycam, sono più accessibili – pensa a Birdman o 1917. Ma Adolescence, diretta da Philip Barantini con la fotografia di Matthew Lewis, li porta a un altro livello. Non sono spezzoni cuciti insieme: ogni episodio è un’unica ripresa, fluida, viva. La telecamera si muove come un’entità, inseguendo sospettati, esplorando stanze, soffermandosi sui volti distrutti dei Miller. Non richiama l’attenzione su di sé – ti immerge nella storia, rendendo ogni tema (cyberbullismo, rabbia maschile, un sistema scolastico marcio) parte di un unico, devastante racconto. #NextLevelTV
Adolescence non è una serie qualunque – è la serie par excellence. Jack Thorne e Stephen Graham scrivono, Barantini dirige, e il risultato è un’opera che ridefinisce il medium. Questo lavoro non è per le masse distratte: è per chi cerca l’avanguardia, l’esclusività, la verità nuda.
Non aspettare che te lo raccontino. Adolescence è su Netflix adesso, ma non sarà lì per sempre. Non guardarla significa rinunciare a capire il mondo di oggi.



The Glossy Beauty Podcast: Experiment’s Lisa Guerrera and Emmy Ketcham on creating a brand

lunedì 31 marzo 2025

LE DONNE AL BALCONE | Una clip del film in anteprima | HOT CORN

Sandro Greco: L’Alchimista dell’Avanguardia Pugliese

Sandro Greco è stato un uomo che, con la curiosità di un bambino e la tenacia di un esploratore, ha attraversato decenni di arte contemporanea senza mai fermarsi, trasformando ogni materiale, ogni idea, ogni frammento di vita in un’opera d’arte. Era così quest'artista, un nome che risuona come un’eco tra le strade assolate della Puglia e le gallerie d’arte più audaci. Glorificato dal critico Pietro Marino come uno dei “Santi Medici” dell’avanguardia pugliese in occasione della mostra alla Galleria “Pino Pascali” di Polignano a Mare nel 1974, Greco è stato un artista altro, forse più appropriatamente un alchimista del pensiero, un ponte tra scienza, natura e creatività.
Dalle Radici al Caos Creativo
Nato in una Puglia che profuma di terra e mare, Greco abbandona presto la professione di farmacista per inseguire una vocazione più grande. La sua storia artistica inizia negli anni ’40 e ’50 con un amore per il figurativo – il circo, con i suoi clown e le sue atmosfere oniriche, diventa il suo primo palcoscenico. Ma il vero turning point arriva nel 1967, con la mostra “Arte e Scienza”. Qui, l’entropia – quel concetto scientifico di disordine e trasformazione – diventa la chiave per aprire nuove porte: l’arte povera, il concettualismo, la land art. Greco non si limita a dipingere o modellare: lui pensa, sperimenta, rompe schemi.
I suoi “Fiori di Carta” sbocciano sull’asfalto, le strisce di carta delimitano paesaggi, le farfalle immaginarie danzano tra natura e artificio. È un precursore, un visionario che intuisce la land art prima che diventi un trend globale. E non si ferma qui: passa agli “ideogrammi” per decifrare il linguaggio, alle “forme simboliche” che sussurrano significati metafisici, fino a toccare la manualità pura con tappeti, mosaici e ceramiche che sembrano raccontare storie millenarie.
La Ceramica come Filosofia della Creazione
Chiamare Greco semplicemente un ceramista sarebbe riduttivo, quasi ingiusto. Sì, la sua maestria nel decorare anfore, vasi e piatti è stata straordinaria – un serbatoio di immagini che eleva l’artigianato a vera arte. Ma le sue ceramiche non sono solo oggetti: sono frammenti di un Opus Magnum, una “pietra filosofale” fatta di infinite tessere che si incastrano in un’unità stilistica unica. Dalle terrecotte umili ai gioielli elitari, dai “farmaci concettuali” alle reliquie, ogni opera è un dialogo tra tradizione e modernità, tra il tangibile e l’astratto.
Pittura: Tra Ironia e Astrazione
La pittura di Sandro Greco è un viaggio parallelo, altrettanto ricco. Negli anni ’60 i suoi dipinti flirtano con il post-impressionismo e l’espressionismo: ritratti, paesaggi, colori che vibrano di vita. Poi, dagli anni ’80, l’astrazione prende il sopravvento. Opere come “La matematica dialoga con l’arte” (1980) o “L’insieme giallo non vuole giocare” (1988) mostrano un Greco che gioca con le forme e i concetti, mentre la serie dei “Clowns” – con pezzi come “Isabel, assistente di Planck” (2005) o “Il Clown” (2006) – mescola satira e lirismo in un equilibrio perfetto. È un’arte che non si prende troppo sul serio, ma che colpisce dritto al cuore.
Un’etica nell’estetica
Ciò che rende Sandro Greco speciale è stata la sua capacità di fondere etica ed estetica, scienza e fantasia. I suoi interventi sul paesaggio – come “l’invasione dei camici bianchi” – hanno trasformato la natura in un simbolo, un grido poetico. Le sue riflessioni su prossemica, entropia e tempo (bellissime quelle raccolte nel libretto “Il tempo, i pensieri e i ricordi”) ci ricordano che l’arte senza cultura è vuota. In un mondo artigianale spesso fermo a ripetere il passato, Greco è stato una ventata di aria fresca, un invito a rinvigorire la tradizione con il pensiero moderno.