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domenica 29 giugno 2025
sabato 28 giugno 2025
La Mosca di David Cronenberg: un incubo kafkiano tra scienza e orrore
Immaginate di essere uno scienziato brillante, sul punto di cambiare il mondo con un’invenzione che sfida le leggi della fisica. Ora immaginate che, per un errore minuscolo, un intruso insignificante come una mosca, il vostro sogno si trasformi in un incubo grottesco. Questo è il cuore pulsante di La Mosca (1986), il capolavoro di David Cronenberg che prende il racconto fantascientifico de Lo strano esperimento del dottor K (1958) e lo trasforma in un viaggio viscerale, psicologico e profondamente umano. Come un amico che vi racconta un film che lo ha scosso, vi porto dentro questo cult dell’horror, un’opera che mescola scienza, amore e terrore in un cocktail indimenticabile.
Un genio, una mosca, un disastro
Jeff Goldblum, con il suo carisma nervoso e il fascino da nerd eccentrico, dà vita a Seth Brundle, uno scienziato che ha creato i telepods, capsule di teletrasporto che sembrano uscite da un sogno cyberpunk (e, curiosità , ispirate ai cilindri della Ducati di Cronenberg!). La sua invenzione attira l’attenzione di Veronica Quaife (Geena Davis, intensa e vulnerabile), una giornalista che fiuta la storia del secolo. Tra i due nasce una storia d’amore, ma il vero dramma esplode quando Seth decide di testare il teletrasporto su se stesso. Tutto sembra andare per il meglio, finché non si scopre che una mosca era nella cabina con lui. Da lì, il film si trasforma in una discesa agli inferi.
Il DNA umano e quello dell’insetto si fondono, dando il via a una metamorfosi tanto fisica quanto psicologica. All’inizio, Seth sembra potenziato: è più forte, instancabile, con un appetito vorace (non solo per il cibo, ma anche per… beh, lo sapete). Ma presto, il suo corpo inizia a tradirlo: la pelle si squama, i denti cadono, e quello che emerge è un mostro che sembra uscito da un quadro di Francis Bacon. Cronenberg non ci risparmia nulla: le scene di trasformazione, con un trucco prostetico che richiese fino a 5 ore di applicazione su Goldblum, sono tanto disgustose quanto affascinanti. È un horror che non si limita a spaventare, ma ti fa sentire il peso della perdita di umanità .
Un horror che parla di noi
Perché La Mosca è così potente? Non è solo un film di mostri. È una meditazione kafkiana sulla fragilità dell’identità e sul prezzo dell’ambizione. Seth Brundle non è solo uno scienziato che gioca a fare Dio; è un uomo che, come tutti noi, cerca di lasciare un segno nel mondo. La sua trasformazione è una metafora brutale: quante volte ci siamo persi nel perseguire un obiettivo, sacrificando ciò che ci rende umani? Cronenberg, il maestro del body horror, esplora il confine tra mente e corpo, tra ciò che siamo e ciò che temiamo di diventare. E lo fa con una sensibilità psicanalitica che rende ogni scena un pugno nello stomaco.
Geena Davis, poi, è il cuore emotivo del film. Veronica non è solo la “fidanzata” del protagonista: è una donna che assiste impotente alla disgregazione dell’uomo che ama, mentre porta in grembo il frutto di un amore ormai mostruoso. La scena onirica in cui Cronenberg stesso appare come un ostetrico che mostra a Veronica il “bambino-mosca” è puro incubo, un’immagine che ti si pianta nella mente e non ti lascia più.
Un remake che supera l’originale
Rispetto al film del 1958, dove il dottor K si ritrovava con una testa da mosca e la mosca con una testolina umana (un’immagine più bizzarra che spaventosa), il remake di Cronenberg alza la posta. Grazie ai progressi nel trucco e agli effetti speciali, la trasformazione di Brundle è graduale, credibile e straziante. Ogni fase della metamorfosi è un’opera d’arte: dal corpo ancora umano ma “sbagliato” alla creatura finale, un ibrido che sembra un mostro della palude. Non a caso, il film vinse un Oscar per il miglior trucco, un riconoscimento meritato per un lavoro che ancora oggi regge il confronto con la CGI moderna.
Perché guardarlo oggi?
Se cercate un film che vi spaventi, vi commuova e vi faccia riflettere, La Mosca è una scelta perfetta. È horror, sì, ma è anche una storia d’amore tragica, una parabola sulla hybris scientifica e un’esplorazione della nostra paura di perdere noi stessi. Cronenberg dirige con una precisione chirurgica, e Goldblum e Davis offrono interpretazioni che restano impresse. È un film che ti fa rabbrividire, ma anche pensare: cosa faresti se il tuo sogno più grande ti trasformasse in un mostro?
venerdì 27 giugno 2025
Un Lupo Mannaro Americano a Londra: Il Capolavoro di John Landis che Mescola Brividi e Risate
Immaginatevi due amici americani, zaino in spalla, pronti a esplorare la vecchia Europa: castelli, pub accoglienti, il fascino di Londra con il Big Ben che svetta e... un ululato nella notte? Un Lupo Mannaro Americano a Londra (1981), diretto dal geniale John Landis, non è solo un film horror, ma un viaggio unico che intreccia terrore puro, umorismo nero e una dose di cuore che lo rende indimenticabile. Preparatevi a scoprire perché questo cult è ancora oggi un pilastro del cinema, capace di farvi rabbrividire e ridere nello stesso respiro.
Una Storia che Morde
David (David Naughton) e Jack (Griffin Dunne) sono due giovani americani in cerca di avventura nelle brughiere inglesi. Ma quella che inizia come una passeggiata spensierata si trasforma in un incubo quando una creatura mostruosa li attacca. Jack viene sbranato, mentre David sopravvive... o almeno così sembra. Un morso al braccio, però, non è solo una ferita: è l’inizio di una maledizione. Quando Jack, ormai un ghignante zombie in decomposizione, inizia a visitare David nelle sue notti insonni, le cose si fanno inquietanti. “Non sei morto, David. Diventerai come quella bestia”, gli sussurra l’amico non-morto, mentre il countdown verso la prossima luna piena inizia.
David, confuso e scettico, cerca di ignorare i segnali: strani sogni, un appetito vorace, un’inquietudine che cresce. Ma quando la luna si fa piena, la trasformazione è inevitabile. Le scene in cui David si contorce, urla e si muta in un lupo mannaro sono pura magia cinematografica, grazie a un makeup rivoluzionario curato da Rick Baker, che si portò a casa un Oscar meritatissimo. La bestia prende vita, e Londra diventa il suo terreno di caccia: da vicoli bui a stazioni della metropolitana, il terrore si scatena, lasciando dietro di sé una scia di sangue e caos.
Il finale? Un’esplosione di dramma e ironia. David, ormai consapevole della sua natura mostruosa, si lancia nel caos di Piccadilly Circus, causando un pandemonio di incidenti stradali e finendo tragicamente sotto i colpi della polizia. È un climax che ti lascia con il cuore in gola, ma anche con un sorriso amaro, tipico del tocco di Landis.
Un Equilibrio Perfetto tra Horror e Commedia
John Landis, reduce da successi come The Blues Brothers, dimostra qui la sua abilità di giocoliere. Un Lupo Mannaro Americano a Londra non è solo un film di mostri: è una danza tra generi. Le scene di tensione, come l’inseguimento nella metropolitana sulle note di Bad Moon Rising dei Creedence Clearwater Revival, ti fanno trattenere il respiro. Ma poi arrivano i dialoghi brillanti tra David e il suo amico zombie Jack, che si presenta con brandelli di carne penzolanti e un’ironia macabra (“Ti prego, David, ucciditi prima di fare del male a qualcuno!”), e non puoi fare a meno di ridere.
Landis usa l’umorismo come valvola di sfogo, ma non smorza mai il terrore. La trasformazione di David non è solo un trionfo tecnico (quei gemiti, quelle ossa che si spezzano!), ma un momento che ti fa provare il dolore e la paura del protagonista. È come se Landis ti prendesse per mano e ti dicesse: “Ok, ora tremiamo insieme, ma tra un po’ ridiamo, promesso.”
Un Tocco di Genio: Colonna Sonora e Dettagli
La colonna sonora è un altro colpo da maestro. Ogni brano contiene la parola “moon” nel titolo: da Blue Moon di Bobby Vinton a Moondance di Van Morrison, fino alla già citata Bad Moon Rising. È un dettaglio che aggiunge un pizzico di ironia e lega perfettamente l’atmosfera del film. E poi ci sono le chicche nei credits: un augurio di buon matrimonio a Carlo e Diana (era il 1981, dopotutto) e la battuta che qualsiasi riferimento a “persone vive, morte o non-morte” è casuale. Landis sa come strizzare l’occhio al pubblico.
Dietro le Quinte: Curiosità che Fanno la Differenza
Sapevate che il film doveva essere interpretato da John Belushi e Dan Aykroyd? I due Blues Brothers rifiutarono, temendo che il genere horror fosse troppo lontano dalla loro comfort zone. Una scelta che, col senno di poi, ha permesso a Naughton e Dunne di brillare. E ancora: Landis, ex stuntman, si è fatto investire da un’auto per la scena finale del caos a Piccadilly Circus, finendo dentro una vetrina! Il suo amore per il cinema traspare in ogni dettaglio, e non a caso ha portato con sé il team di makeup per dirigere il leggendario video di Thriller di Michael Jackson, influenzato proprio da questo film.
Perché Guardarlo (o Riguardarlo) Oggi?
Se sei un appassionato di horror, Un Lupo Mannaro Americano a Londra è una masterclass di come si costruisce la tensione senza perdere il divertimento. Se ami le commedie, troverai dialoghi che ancora oggi fanno scuola. E se sei un cinefilo, non potrai non apprezzare l’innovazione tecnica e la regia di Landis, che mescola il grottesco con l’umano in modo magistrale. È un film che parla di amicizia, di perdita, di lotta contro la propria natura – temi universali che risuonano ancora nel 2025.
E poi, diciamocelo: chi non vorrebbe vedere un lupo mannaro scatenarsi per le strade di Londra? È un’esperienza che ti cattura, ti spaventa e ti fa innamorare del cinema. Quindi, accendi la TV, abbassa le luci e preparati a ululare alla luna. Ma attento: potresti non essere solo nella stanza...
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