Se c’è un film che riesce a farti ridere, commuovere e tifare per un eroe improbabile mentre sfotte allegramente ogni cliché delle favole, quel film è La Storia Fantastica (The Princess Bride, 1987). Diretto da Rob Reiner e tratto dal romanzo di William Goldman (che ne ha scritto anche la sceneggiatura), questo gioiello degli anni ’80 è un mix irresistibile di avventura, romanticismo, umorismo e un pizzico di sana irriverenza. Non è solo un film: è un’esperienza, un abbraccio caldo che ti fa sentire di nuovo bambino, ma con l’occhio strizzato di chi sa che le favole sono, beh, un po’ ridicole. Eppure, dannazione, quanto le amiamo.
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sabato 10 maggio 2025
La Storia Fantastica: un cult senza tempo che strizza l'occhio alle favole (e le rende indimenticabili)
Una favola raccontata da un nonno (che è pure il tenente Colombo)
La magia di La Storia Fantastica inizia con un espediente narrativo geniale: un nonno (Peter Falk, con quel suo charme sornione da tenente Colombo) che legge una favola al nipote malato, un ragazzino scettico che sbuffa all’idea di “storie sdolcinate”. E chi non si riconoscerebbe in quel bambino, almeno un po’? Ma il nonno non si scompone e ci trascina nel regno di Florin, dove la bellissima Bottondoro (Robin Wright, in una bellezza quasi ultraterrena) e il timido Westley (Cary Elwes, perfetto nella sua ironica galanteria) vivono un amore che sembra destinato a tutto tranne che al lieto fine. La cornice narrativa è il cuore pulsante del film: ogni tanto torniamo al nonno e al nipote, e le loro interruzioni (“Aspetta, muore davvero?”) rispecchiano le nostre reazioni, rendendo il racconto una conversazione viva, quasi come se fossimo lì con loro.
Westley, Bottondoro e un trio di cattivi che rubano la scena
La trama è un turbine di avventure che si prende gioco di ogni tropo delle fiabe. Westley, garzone innamorato, parte per fare fortuna e torna come il temibile Pirata Roberts, pronto a salvare Bottondoro dalle grinfie del viscido principe Humperdinck (Chris Sarandon, che rende il cattivo odiosamente perfetto). Ma il vero succo della storia sta nei personaggi secondari, che trasformano il film in un cult. C’è Vizzini (Wallace Shawn), il “genio del male” siciliano che si vanta della sua intelligenza ma cade vittima della sua arroganza in una delle scene più memorabili del cinema (sì, quella del duello di ingegno con il vino avvelenato). Poi c’è Inigo Montoya (Mandy Patinkin), lo spadaccino spagnolo con un tormentone epico – “Mi chiamo Inigo Montoya, tu hai ucciso mio padre, preparati a morire!” – e un cuore tormentato che lo rende il vero eroe morale del film. E come dimenticare Fezzik (André the Giant), il gigante gentile che, nonostante la stazza, è un cucciolone con un’anima poetica?
Questi tre “cattivi” iniziali – rapitori di Bottondoro per un piano ordito da Humperdinck – diventano presto alleati di Westley, in un ribaltamento che è tanto esilarante quanto commovente. Le loro interazioni, dal duello di spada tra Westley e Inigo (coreografato con una precisione che sembra un balletto) alla lotta con Fezzik, sono pura gioia cinematografica. E poi c’è la palude del fuoco, con le sue fiammate pazze, sabbie risucchianti e roditori giganti (i “roditori taglie forti”!), che dà al film un tocco di assurdo fantasy che non si prende mai troppo sul serio.
Un film che non si prende sul serio (e per questo lo amiamo)
Il punto di forza di La Storia Fantastica è il suo tono: è una favola, sì, ma con un ghigno. La tagline del film, “Non la vostra solita, classica, ordinaria, sciapa favoletta”, dice tutto. Ogni scena è intrisa di umorismo, dai dialoghi taglienti (“Inconcepibile!” urla Vizzini a ogni passo falso) alle situazioni volutamente esagerate, come il “pozzo della disperazione” dove Westley viene torturato con un macchinario degno di un villain da cartoon. Eppure, il film non scade mai nel cinismo: c’è un cuore genuino che batte sotto l’ironia. L’amore tra Westley e Bottondoro è semplice ma potente, e la vendetta di Inigo è così sentita che, quando finalmente affronta il conte Rugen (l’uomo dalle sei dita), non puoi fare a meno di esultare.
Un cast perfetto e aneddoti da set che sono leggenda
Il cast è un sogno. Robin Wright, al suo primo ruolo importante, è una Bottondoro che passa da capricciosa a eroica con una grazia naturale. Cary Elwes dà a Westley un mix di coraggio e sarcasmo che lo rende un eroe atipico, capace di affrontare un gigante con un sorriso beffardo. Mandy Patinkin ha detto che il ruolo di Inigo è stato catartico per lui, perché pensava al suo vero padre mentre recitava le battute sulla vendetta. E André the Giant? Era una forza della natura, ma sul set aveva la schiena distrutta e non poteva sollevare pesi, il che rende ancora più tenera la sua interpretazione di Fezzik.
E poi ci sono i camei: Peter Falk, che con il suo nonno narratore ruba ogni scena, e Billy Crystal nei panni di Miracle Max, il guaritore che resuscita un Westley “quasi morto” con una pozione e una battuta. Crystal era così esilarante che Rob Reiner doveva lasciare il set per non rovinare le riprese con le sue risate. Un altro aneddoto? Durante il duello finale, Chris Sarandon colpì davvero Cary Elwes in testa, mandandolo all’ospedale. Insomma, il set era un caos creativo, e questo spirito si riversa nel film.
Una colonna sonora che incanta e un’eredità senza tempo
La colonna sonora di Mark Knopfler (sì, il leader dei Dire Straits!) è un altro tocco di classe. Le sue melodie, delicate ma epiche, accompagnano le avventure di Westley e soci senza mai sovrastarle. È il tipo di musica che ti resta in testa, evocando castelli, duelli e amori impossibili.
La Storia Fantastica è un film che non invecchia. È il classico che guardi da bambino per l’avventura, da adolescente per le battute, e da adulto per quella nostalgia agrodolce di un’epoca in cui le storie potevano essere semplici ma profonde. È un film che parla di amore, amicizia, vendetta e, soprattutto, della gioia di raccontare storie. Ogni volta che passa in TV, è impossibile non fermarsi a guardarlo, magari citando a memoria il tormentone di Inigo o ridendo per l’ennesima volta al “Buona notte, Westley, sogni d’oro!” di Fezzik.
Se non l’hai mai visto, corri a recuperarlo. E se lo conosci già, beh, non serve che ti dica di rivederlo. Lo farai comunque. Perché, come dice Westley, “Questa è una storia d’amore vero. E non ce ne sono molte in giro”
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