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venerdì 5 dicembre 2025

A proposito di Casanova di Miklós Szentkuthy (Adelphi)

 Miklós Szentkuthy, saggista, memorialista, romanziere – paragonato a Borges per l’erudizione e a Joyce (ne aveva tradotto l’Ulisse) per l’inventiva linguistica –, ha lasciato un’opera labirintica e proteiforme, ancora oggi completamente sconosciuta. Il centro di questo labirinto è un ciclo di dieci volumi, inclassificabili per forma e contenuto, che l’autore ha voluto raccogliere sotto l'etichetta paradossale e sottilmente blasfema di Breviario di sant’Orfeo. Quello che qui presentiamo, A proposito di Casanova, è il primo pannello, dove le memorie del celebre avventuriero settecentesco servono da spunto e contrappunto per parlare di tutto, perché l’unico vero lusso, secondo Szentkuthy, è tutto ciò che esiste. Da Venezia alla musica di Mozart, dagli exploit erotici al gioco d’azzardo e alle tentazioni religiose, da uno squarcio sulla Susanna e i vecchioni di Tintoretto a uno stupefacente excursus sulla storia di Abelardo e Eloisa, ogni cosa, sfiorata dallo sguardo superstizioso e infantile di Szentkuthy, assume nuove sembianze, in un perenne gioco di metamorfosi. Una sorta di catalogo segreto, dove fatti metafisici, mezze verità o deliri razionali convergono nella pagina, rivelando l'intento di cogliere «le pieghe nascoste della realtà» e uno scrittore che non teme confronti e non ha paragoni. Vertiginoso e sfuggente, proprio come Casanova




Il ronzio che imbarazza l'Eliseo: quando la dissuasione nucleare inciampa su un drone da 500 euro - ecco cosa ne penso

 C’è un paradosso assordante che echeggia nelle acque gelide della rada di Brest, in Bretagna. Lì, a Île Longue, riposa il cuore pulsante della Force de frappe francese: i sottomarini lanciamissili balistici a propulsione nucleare (SNLE). Parliamo di leviathan d'acciaio capaci di cancellare nazioni intere, protetti dai sistemi di sorveglianza più sofisticati del pianeta. Eppure, per l'ennesima volta, questo santuario dell'apocalisse è stato violato non da un missile ipersonico o da incursori d'élite, ma dal ronzio fastidioso ed economico di droni non identificati.


La notizia dei sorvoli sulla base strategica non è solo un fatto di cronaca militare; è un campanello d'allarme politico che Parigi non può permettersi di ignorare o, peggio, di minimizzare con i soliti comunicati stampa asettici.

L'Asimmetria della Minaccia
Quello che sta accadendo in Francia è l'esempio da manuale della guerra asimmetrica moderna. Da una parte abbiamo miliardi di euro investiti in tecnologie stealth, reattori nucleari e missili M51; dall'altra, velivoli a pilotaggio remoto che si possono acquistare online o assemblare in un garage. Il fatto che questi droni riescano a penetrare, o anche solo ad avvicinarsi, al "Sancta Sanctorum" della difesa francese, pone una domanda inquietante: la nostra concezione di sicurezza è ferma al Novecento? Abbiamo costruito una nuova Linea Maginot tecnologica, impenetrabile ai carri armati ma permeabile alle zanzare?

Non sono "ragazzate"
Sarebbe un errore imperdonabile liquidare questi eventi come opera di hobbisti imprudenti o attivisti ecologisti in cerca di visibilità. In un contesto geopolitico incandescente, con la guerra in Ucraina che ha ridefinito l'uso dei droni come armi tattiche letali e lo spionaggio industriale ai massimi storici, questi sorvoli hanno il sapore amaro del "test". Qualcuno sta cronometrando i tempi di reazione della Marina francese. Qualcuno sta mappando le frequenze, testando i jammer (i disturbatori di segnale), o semplicemente conducendo una guerra psicologica volta a dimostrare che il Re è nudo. Se un drone può guardare dentro casa tua, la percezione della tua invulnerabilità crolla. E la dissuasione nucleare si basa, prima di tutto, sulla percezione.

Il Silenzio della Politica
Qui entra in gioco la critica più dura verso l'apparato statale. La gestione comunicativa di questi incidenti è spesso opaca. Il Ministero delle Forze Armate tende a rassicurare: "Minaccia neutralizzata", "Nessun rischio reale". Ma la verità è che intercettare sciami di piccoli droni è un incubo balistico ed elettronico per chiunque, Israele e USA compresi. Il governo Macron deve affrontare la realtà: la legislazione attuale e le contromisure fisiche sono in ritardo. Non basta vietare il volo; servono cupole di protezione elettronica attive h24 e, soprattutto, una dottrina di ingaggio che non tema di abbattere oggetti non identificati su siti sensibili.


L'incidente di Île Longue ci ricorda che la forza bruta del nucleare non basta più a garantire la sicurezza totale. Mentre spendiamo capitali per difenderci dalla fine del mondo, rischiamo di essere messi in scacco da tecnologie low-cost. La Francia deve aggiornare il suo software mentale prima ancora di quello militare: nell'era della guerra ibrida, un drone sopra un sottomarino nucleare non è un dettaglio. È una falla nello scudo della Repubblica.

(Stefano Donno)








Vivere a Mach 10: Ascesa, Caduta e Redenzione di Pietro Maximoff, il Velocista Più Complesso della Marvel

 Se chiedete a un passante chi sia il velocista per eccellenza, vi risponderà probabilmente "Flash". Ma se chiedete a un vero lettore di fumetti chi sia il velocista più umano, più tormentato e psicologicamente affascinante, la risposta deve essere una sola: Quicksilver.

Pietro Maximoff non è un eroe che corre veloce perché "è divertente". Corre veloce perché sta scappando. Da un padre tiranno, da un mondo che lo odia, e spesso, dai suoi stessi demoni. In oltre 60 anni di storia editoriale, Quicksilver è passato da cattivo riluttante a Vendicatore, da leader degli Inumani a traditore della razza mutante.

Allacciate le cinture. Stiamo per ripercorrere la scia argentata di uno dei personaggi più spigolosi della Casa delle Idee.

Non chiamatelo "Flash della Marvel"

L'errore più comune è paragonare Pietro a Barry Allen o Wally West. La differenza è abissale. Mentre i velocisti della DC attingono alla "Forza della Velocità" che spesso li protegge dalle leggi della fisica, Pietro è pura biologia. Il suo corpo deve resistere all'impatto, le sue ossa devono reggere la pressione.

Ma la vera differenza è psicologica. C'è una citazione iconica, scritta dal leggendario Peter David nella sua gestione di X-Factor negli anni '90, che definisce perfettamente il personaggio. Quando gli chiedono perché sia sempre così scorbutico e impaziente, Pietro risponde:

"Hai presente quando sei in fila al bancomat dietro a qualcuno che non sa come usarlo? E tu vorresti urlare perché hai fretta? Ecco, immagina che tutto il mondo, per te, si muova a quella velocità. Ogni secondo di ogni giorno. Quella è la mia vita."

Per Quicksilver, il mondo è un film in slow-motion. Noi siamo le tartarughe. La sua arroganza non è cattiveria, è esasperazione.


Il Valzer delle Origini: Figlio di chi?

La storia editoriale di Pietro è un ottovolante di "retcon" (rettifiche di continuità).

  1. L'Era Mutante: Creato da Stan Lee e Jack Kirby nel 1964 (X-Men #4), appare inizialmente come membro della Confraternita dei Mutanti Malvagi.

  2. La Rivelazione: Per decenni, il dramma centrale della sua vita è stato essere il figlio di Magneto. Questo legame ha definito il suo costante bisogno di approvazione e il terrore di ereditare la follia paterna.

  3. Il Colpo di Scena (2014): Durante l'evento AXIS e la successiva serie Uncanny Avengers, la Marvel ha sganciato la bomba. Pietro e Wanda (Scarlet Witch) non sono mutanti, né figli di Magneto. Sono esperimenti genetici dell'Alto Evoluzionario.

Sebbene questa mossa abbia allontanato Pietro dal mondo degli X-Men (probabilmente per questioni di diritti cinematografici dell'epoca tra Fox e Disney), per i fan di vecchia data, l'ombra di Magneto rimarrà sempre la chiave di lettura della sua anima.

Wanda: L'Ancora Emotiva

Non si può parlare di Quicksilver senza parlare di Scarlet Witch. Il loro legame va oltre la fratellanza; è simbiotico. Pietro è iper-protettivo, talvolta in modo soffocante.

Il punto di rottura più alto e drammatico si è verificato nella celebre saga "House of M" (2005). È un dettaglio che molti dimenticano: non è stata Wanda a decidere di riscrivere la realtà per dare a tutti ciò che desideravano. È stato Pietro a suggerirglielo. Per salvare la sorella, Pietro ha manipolato l'universo, trasformandosi nel regnante di un mondo dominato dai mutanti. Quando la verità è emersa e Magneto lo ha ucciso (poi resuscitato da Wanda), quel gesto ha portato alla decimazione dei mutanti ("No More Mutants").

In quel momento, Pietro è diventato il più grande "villain" accidentale della storia Marvel.


Oltre la tuta da corsa: Amori e Politica

Pietro non è solo un corridore. È stato un marito e un padre, ruoli che hanno ampliato la sua influenza nell'Universo Marvel:

  • Il Matrimonio Reale: Sposando Crystal degli Inumani, Pietro è entrato nella famiglia reale di Attilan. Questo ha creato un ponte unico tra Mutanti, Vendicatori e Inumani.

  • Luna Maximoff: Sua figlia, Luna, nata umana e poi potenziata dalle Nebbie Terrigene, rappresenta l'unico punto fermo in una vita di caos. Il rapporto con Crystal è naufragato (tra tradimenti e incomprensioni), ma ha mostrato un lato vulnerabile di Pietro raramente visto altrove.

Al Cinema: Due facce della stessa medaglia

La complessità di Pietro è tale che abbiamo avuto bisogno di due attori diversi per raccontarla al cinema, quasi contemporaneamente:

  • L'Eroe Tragico (MCU): Aaron Taylor-Johnson in Age of Ultron. Un Pietro più serio, protettivo, con un accento est-europeo marcato. La sua morte ("Non l'avevi visto arrivare?") è stata scioccante, ma necessaria per l'evoluzione di Wanda.

  • La Rockstar (Fox): Evan Peters nella saga degli X-Men. Qui abbiamo visto il lato giocoso, la velocità resa visivamente in modo spettacolare (la scena della cucina in Days of Future Past è storia del cinema), e il rapporto irrisolto con il padre Magneto.


Perché abbiamo ancora bisogno di Quicksilver

In un panorama fumettistico pieno di boy-scout e antieroi cupi, Pietro Maximoff occupa una posizione unica. È il "cretino" che vorresti avere al tuo fianco in una rissa. È colui che sbaglia, che cade, che perde i poteri, li riacquista rubando le Nebbie Terrigene, mente alla sua famiglia, ma alla fine... torna sempre indietro per proteggerla.

Quicksilver ci ricorda che essere veloci non significa arrivare primi. Significa solo che hai meno tempo degli altri per decidere se essere un eroe o un mostro. E Pietro, nella sua imperfetta umanità, continua a correre su quella linea sottile




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Presso la Galleria Percorsi d'Arte (Piazza San Giovanni 23 a Casarano) si inaugura la mostra personale di PAOLO SCIANCALEPORE dal titolo "OLTRE L’IMMAGINARIO - dall'idea all'opera"

 Venerdì 5 dicembre 2025 presso la Galleria Percorsi d'Arte (Piazza San Giovanni 23 a Casarano) si inaugura la mostra personale di PAOLO SCIANCALEPORE dal titolo "OLTRE L’IMMAGINARIO - dall'idea all'opera". In mostra oltre 25 dipinti a olio su tela e circa 20 bozzetti, tra cui 11 dipinti ad olio, risultato della più recente ricerca pittorica dell’artista.

Sciancalepore è originario di Molfetta, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bari in scenografia e professore di Arte e immagine nella scuola secondaria di primo grado. Nel 1997 riceve il prestigioso premio di pittura “Carlo Dalla Zorza” promosso dalla Galleria “Ponte Rosso” di Milano.


Il genio artistico di Sciancalepore comincia con i suoi sogni. La fase della creazione si presenta come confronto tra una realtà costruita e una realtà naturale. Questi due elementi, si confrontano variando di dimensione, cambiando di scala uno nei confronti dell’altro, creando così una situazione di attesa, di sospensione del tempo, che affascina e coinvolge lo spettatore.

I suoi lavori strizzano l’occhio al surrealismo di Magritte e di Pierre Roy, alla metafisica di De Chirico e alle atmosfere casoratiane. La sua ricerca tende a riprodurre l’oggetto della sua visione realizzandone modellini in scatola o in cartoncino, proseguendo quello che fin da piccolo costruiva per gioco con scatoline di recupero. Alla base del suo itinerario si colloca dunque una visionarietà ch’egli poi ambisce a tradurre in forme concrete, nel desiderio di rendere visibile l’evanescente sostanza di cui sono fatti i sogni.

Invito ad ammirare da vicino le opere dell’artista, perché ogni particolare è dirompente, affascinante e aguzza l’ingegno di chi osserva. I quadri appaiono come sensazioni che emozionano in un alternarsi di forme, di paesaggi, con finestre e cornici che si aprono ad un modo sognante e a tratti irreale.

 

La mostra sarà aperta tutti i giorni: orari 10,00 - 12,00 e 17,00 - 20,00.

Per informazioni tel. 328/3679819

 




giovedì 4 dicembre 2025

Servizio al tavolo #13 - ItalyRA - Ristorante Marco Aurelio (Taranto)

Servizio al tavolo #12 - IL NUOVO ROYAL BAR

L’Inverno della Ragione: Perché l’appello del Vaticano sull’Ucraina è l’ultima sveglia per un Occidente assopito - ecco cosa ne penso

 C’è un silenzio assordante che copre l’Europa in questo inizio di dicembre 2025, e non è quello della neve. È il silenzio dell’assuefazione. L’ultimo aggiornamento internazionale diffuso da Vatican News sulla situazione in Ucraina non è solo un bollettino di guerra o una conta di aiuti umanitari: è un atto di accusa, nemmeno troppo velato, contro l’indifferenza che ha calcificato le cancellerie occidentali.

Mentre leggiamo i dispacci che arrivano da Oltretevere, emerge un quadro che la realpolitik di Bruxelles e Washington preferisce spesso relegare a nota a margine. La Santa Sede, con la sua diplomazia "ostinata e contraria", ci mette di fronte a una realtà scomoda: la guerra in Ucraina è diventata un rumore di fondo per l'opinione pubblica globale, ma rimane un’ecatombe quotidiana per chi la vive.

La Diplomazia del "Grido nel Deserto"

L'aggiornamento vaticano evidenzia un punto cruciale che molti analisti militari, persi nelle mappe delle trincee congelate, ignorano: il collasso del tessuto sociale. Non si parla più solo di territori contesi, ma di una demografia svuotata e di una generazione perduta. La critica che dobbiamo muovere oggi, leggendo tra le righe del comunicato vaticano, è rivolta all'incapacità della comunità internazionale di produrre un’alternativa credibile allo stallo armato.

Siamo onesti: la strategia del "supporto finché serve" si è trasformata in "supporto finché ce lo ricordiamo". Il Vaticano, pur con i suoi limiti e le sue controversie passate nel cercare un equilibrismo talvolta acrobatico tra aggressore e aggredito, oggi rimane una delle poche voci a chiedere con forza: qual è il piano di uscita?

Il Fallimento della "Vittoria Totale"

L'analisi politica impone un bagno di realtà. A quasi quattro anni dall'inizio dell'invasione su larga scala, l'appello della Santa Sede per una soluzione negoziale non appare più come un idealismo ingenuo, ma come l'unico pragmatismo rimasto. L'aggiornamento internazionale sottolinea le sofferenze della popolazione civile alle porte di un altro inverno durissimo. Questo ci costringe a chiedere: l'Occidente sta armando l'Ucraina per vincere o solo per non farla morire subito?

Se l'Europa e gli Stati Uniti non sono in grado di garantire una svolta militare decisiva – e il 2025 ci ha dimostrato che non lo sono – allora ignorare i canali diplomatici che il Vaticano cerca disperatamente di tenere aperti non è più fermezza morale. È cinismo.

Un 2026 alle porte

Il report di Vatican News dovrebbe essere letto non nelle parrocchie, ma nei think tank della NATO. Ci ricorda che mentre noi discutiamo di budget e stanchezza elettorale, a poche ore di volo da qui si consuma la disintegrazione di un popolo.

La lezione che traiamo da questo aggiornamento è amara: la pace non arriverà perché una parte finirà le munizioni, ma solo quando la comunità internazionale deciderà che il costo umano, così puntualmente documentato dalla Santa Sede, supera il vantaggio politico dello status quo. Fino ad allora, il Vaticano continuerà a gridare nel deserto. E noi continueremo a fingere di non sentire, complici di questo inverno infinito (Stefano Donno)




Qualcosa di strano è appena iniziato con 3I Atlas e nessuno riesce a spiegarlo

Il Paradosso Scarlatto: Perché Wanda Maximoff è (finalmente) la Dea che meritavamo

Dimenticate la "figlia di Magneto". Dimenticate la spalla degli Avengers. Nel 2025, Scarlet Witch non è solo un personaggio: è un fenomeno culturale, un'icona di stile e, probabilmente, l'entità più pericolosa dell'intero omniverso Marvel.

Se c'è un grafico che descrive l'evoluzione di Wanda Maximoff, non è una linea retta: è un'esplosione di Magia del Caos. Da quando Elizabeth Olsen ha pronunciato quel fatidico "Non mi sembra giusto" in WandaVision, il mondo ha riscoperto ciò che noi lettori di fumetti sapevamo (e temevamo) da decenni: Wanda non gioca secondo le regole. Lei le riscrive.

Ma cosa sta succedendo davvero oggi nel mondo di Scarlet? Tra retcon fumettistiche, teorie sull'MCU e nuove serie a fumetti spettacolari, facciamo il punto sulla Strega più potente di tutte.

1. Il Rinascimento Fumettistico: La "Last Door"

Mentre il cinema si interroga sul suo destino post-Multiverse of Madness, nei fumetti Wanda sta vivendo la sua Golden Age.

Dimenticate la instabile distruttrice di House of M. Nella recente (e magnifica) run scritta da Steve Orlando, Wanda ha aperto un negozio di magia molto particolare a New York. Il concetto è virale di per sé: la "Ultima Porta".

"Se non hai nessun altro a cui rivolgerti, se hai toccato il fondo... la porta apparirà."

Wanda non è più l'eroina che combatte per salvare il mondo in astratto; è diventata la santa patrona delle cause perse. Ha affrontato entità come il Griever e persino Lore (una variante oscura di se stessa), sfoggiando un nuovo costume disegnato da Russell Dauterman che è già diventato un classico del cosplay istantaneo. La notizia bomba? In questa serie, Wanda ha finalmente fatto pace con il suo passato, integrando il potere di Chthon (l'Antico Dio del Caos) nel suo stesso essere. Non è più posseduta; lei è il contenitore.

2. Mutante, Strega o... Esperimento? Il Grande Dibattito

Essere un fan di Wanda significa accettare che la sua origine cambi ogni dieci anni.

  • Anni '60: Mutante, figlia di Magneto.

  • Anni 2010 (Axis): Esperimento dell'Alto Evoluzionario (per allinearla all'MCU che non aveva i diritti degli X-Men).

  • Oggi: La Marvel sta facendo marcia indietro?

Le recenti interazioni su Krakoa e in The Trial of Magneto hanno creato un nuovo status quo ibrido affascinante: Wanda è ora considerata "The Great Redeemer" (La Grande Redentrice) dai mutanti. Dopo essere stata il "boogeyman" per anni a causa dell'M-Day ("No More Mutants"), ha creato un paradiso magico per i mutanti deceduti. Ha trasformato il suo più grande crimine nel suo più grande miracolo.

3. L'Elefante nella stanza: Il ritorno nell'MCU

Parliamoci chiaro: nessuno crede davvero che Wanda sia morta sotto il Monte Wundagore. Con il successo di Agatha All Along e l'introduzione ufficiale di Billy Kaplan (Wiccan) nell'MCU, il palcoscenico è pronto per una riunione di famiglia che farà tremare le sale cinematografiche.

Le voci di corridoio più accreditate (Rumor Alert):

  • Si parla insistentemente di un film solo intitolato The Scarlet Witch, che potrebbe adattare liberamente la "Strada delle Streghe" (Witches' Road), portando Wanda a dover "ricostruire" la sua anima pezzo per pezzo.

  • Il suo ruolo nei prossimi Avengers: Secret Wars potrebbe essere simile a quello di Molecola nei fumetti originali: la chiave di volta del Multiverso.

4. Perché Wanda è l'icona della Gen Z?

Questo è il punto che rende l'articolo "virale". Wanda non è Superman. Non è Capitan America. È incasinata. Rappresenta il trauma, il lutto non elaborato e la rabbia femminile che non chiede scusa. In un'epoca che valorizza la complessità psicologica, Wanda è l'antieroina perfetta.

Ha commesso errori orribili (schiavizzare una città intera?), ma la sua lotta per trovare la propria identità al di fuori delle aspettative degli uomini della sua vita (Magneto, Visione, Iron Man) risuona potentemente con il pubblico moderno.


Scarlet Witch ha smesso di essere un personaggio di supporto per diventare un pilastro portante dell'Universo Marvel. Che sia attraverso la magia visiva di Pepe Larraz e Sara Pichelli sulle pagine, o l'intensità di Elizabeth Olsen sullo schermo, una cosa è certa: Il Caos non è mai stato così bello.

Se non state leggendo la run di Steve Orlando del 2024, state perdendo il miglior fumetto fantasy-supereroistico in circolazione. Correte in fumetteria




The Police - Synchronicity II (Official Music Video)

C'era una volta in Italia. Gli anni Ottanta di Enrico Deaglio e Ivan Carozzi (Feltrinelli)

 Gli anni ottanta cominciano con un boato. Alla stazione di Bologna, il 2 agosto, ottantacinque persone muoiono sotto le macerie. È l’inizio di un decennio che si apre con una strage e si chiude con un muro che crolla e segna la fine del Novecento. In mezzo ci sono le guerre di mafia, camorra e ’ndrangheta, P2 e fascisti. Al Sud si uccide con ferocia, mentre il paese, spensierato, non bada agli spari e cambia pelle: smette di credere nella politica e comincia a credere nella televisione, il “popolo” diventa “audience” e il successo individuale dà forma a un nuovo codice morale. Il Nord prospera e il Sud disperato sta per diventare un narcostato. Ci sono gli assassinii di Piersanti Mattarella, di Pio La Torre, di Walter Tobagi, di Carlo Alberto Dalla Chiesa, ma anche la morte di un bambino di nome Alfredo; ci sono l’ascesa di Cutolo e di Riina e la voce ferma di Giovanni Falcone, un uomo solo, il grande eroe riluttante. Ci sono i funerali di Berlinguer e un’Italia commossa e commovente nel dargli l’addio, e poi Bettino Craxi e la Milano da bere, i fagioli di Raffaella Carrà e i giovani milanesi ghiotti di hamburger, mentre un enigmatico Cossiga diventa presidente della Repubblica e ci lasciano Italo Calvino, Primo Levi e Leonardo Sciascia. Ci sono il calcio più bello di sempre, con i Mondiali spagnoli dell’82, Maradona e lo scudetto del Napoli, la nevicata del secolo, le notti di Renzo Arbore, il “Ti spiezzo in due” del pugile russo Ivan Drago, l’alba del Pc, i nuovi cavalieri del capitalismo – Benetton, Gardini, De Benedetti e Berlusconi: l’Italia che si riscopre moderna e cinica, affamata di successo e di status. Un’euforia diffusa convive con un gigantesco e inedito esperimento criminale che marchia a fuoco il decennio. In Sicilia lo Stato sembra assente, i magistrati vengono ammazzati, la mafia entra in Borsa e il Sud si fa laboratorio di un capitalismo delinquenziale che invaderà il paese. E ci sono tanti morti. Più di diecimila. È la “guerra civile che non si volle vedere”. Enrico Deaglio e Ivan Carozzi raccontano questi dieci anni come un grande romanzo civile, costruito attraverso cronache, voci, immagini, fatti, sogni, mode e paure. Una narrazione corale in cui la Storia entra nelle case con il telegiornale e la pubblicità, con le stragi e con la musica.




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mercoledì 3 dicembre 2025

3I/ATLAS Non Si Sta Distruggendo — Sta Generando Strutture Incomprensibili, avverte Avi Loeb

L’Ultimatum di Putin e il Grande Sonno dell’Europa: Perché l'essere "Pronti alla Guerra" è l'Unica Via per la Pace - ecco cosa ne penso

Se c'era ancora bisogno di un segnale inequivocabile, Vladimir Putin lo ha appena servito su un piatto d'argento, o meglio, di acciaio balistico. La sua recente dichiarazione — "Se l'Europa vuole la guerra, la Russia è pronta" — non è la solita retorica da talk show propagandistico di Mosca. È un cambio di paradigma. È una dichiarazione di intenti che sposta l'asticella dal conflitto regionale a uno scontro sistemico totale.

E l'Europa? L'Europa, per ora, sembra guardare il dito mentre la luna sta per crollare.

Analizzando quanto riportato da RID (Rivista Italiana Difesa), il messaggio è agghiacciante nella sua semplicità: il Cremlino ha accettato psicologicamente e industrialmente l'idea della guerra su larga scala. Mosca non si limita più a minacciare ritorsioni asimmetriche; sta dicendo al Vecchio Continente che l'opzione militare diretta è sul tavolo.

Qui sta il punto critico, quello che troppi cancellieri e burocrati a Bruxelles faticano a metabolizzare. La Russia opera ormai in una "economia di guerra" permanente, non solo finanziaria ma mentale. Hanno normalizzato l'escalation. Noi, al contrario, viviamo ancora nell'illusione che le sanzioni, il "soft power" o le conferenze diplomatiche possano fermare divisioni corazzate o missili ipersonici.

L'editoriale di RID tocca il nervo scoperto: dobbiamo essere pronti a combattere "in tutti i campi: da quello grigio a quello aperto". Cosa significa? Significa che la guerra ibrida (cyberattacchi, disinformazione, sabotaggi alle infrastrutture critiche) è solo l'antipasto. La portata principale è il conflitto convenzionale ad alta intensità.

È tempo di essere brutalmente onesti: il pacifismo ideologico, in questo momento storico, è il miglior alleato di Putin. Non si ferma un aggressore chiedendo "per favore". Lo si ferma solo se l'aggressore sa che, colpendo, verrà colpito più duramente. Questa si chiama deterrenza. E la deterrenza non si fa con i comunicati stampa, si fa con capacità militari credibili, scorte di munizioni piene (e non vuote come quelle attuali), difesa aerea integrata e una popolazione consapevole che la libertà non è gratis.

Svegliamoci. La frase "Dobbiamo esserlo anche noi" (pronti alla guerra) non è un invito al bellicismo, ma un disperato appello alla sopravvivenza. Se vogliamo evitare la Terza Guerra Mondiale, l'unica strada è dimostrare a Mosca che non può vincerla. L'Europa deve smettere di essere un "consumatore di sicurezza" pagato dagli USA e diventare un "produttore di sicurezza" autonomo e letale.

Putin ha gettato la maschera. Se l'Europa non indossa l'elmetto — anche solo metaforicamente, per accelerare la sua industria della difesa — rischia di trovarsi nuda nella tempesta. E la storia, si sa, non ha pietà per gli impreparati. (Stefano Donno)




Ecco perché Occhio di Falco è l'Avenger più importante di tutti

 Dimenticate il siero del super soldato, le armature da miliardi di dollari e i martelli magici. È ora di parlare seriamente di Clint Barton.

Siamo onesti: per anni, Occhio di Falco (Hawkeye) è stato il bersaglio facile dei meme. In una squadra con un dio norreno, un mostro verde radioattivo e un genio in un’armatura futuristica, il tizio con l'arco e le frecce sembrava... beh, fuori posto.

Ma se la pensate così, vi state perdendo la parte migliore della storia. Come esperto di comics, sono qui per dirvi che Clint Barton non è solo "l'uomo con l'arco". È l'anima ammaccata, imperfetta e profondamente umana dell'Universo Marvel. Ed ecco perché è, segretamente, l'Avenger più figo di tutti.

1. Il superpotere di "essere normale"

Immaginate di dover combattere un'invasione aliena. Accanto a voi c'è Thor. Voi avete un bastone e una corda. Scendereste in campo? Clint Barton sì.

La grandezza di Occhio di Falco nei fumetti non risiede nella sua infallibilità, ma nella sua vulnerabilità. A differenza di Captain America, Clint si stanca. Si fa male. Sbaglia. Ha problemi con l'affitto, con le donne e con l'autostima.

"Ok, sembra brutto. Ma ho un arco e delle frecce. E non manco mai il bersaglio."

Lui rappresenta noi. È l'assicurazione che l'umanità può stare al passo con gli dei semplicemente grazie alla pura forza di volontà, all'addestramento maniacale e a una buona dose di incoscienza.

2. La Run che ha cambiato tutto: Fraction & Aja

Se conoscete Hawkeye solo per i film del MCU, vi manca un pezzo fondamentale. Nel 2012, lo scrittore Matt Fraction e l'artista David Aja hanno lanciato una serie a fumetti che ha ridefinito il genere supereroistico.

Non parlavano di salvare il mondo. Parlavano di cosa fa Clint quando non è un Avenger.

  • Salva un cane (il mitico Lucky "Pizza Dog").

  • Litiga con i mafiosi russi in tuta ("Bro!").

  • Cerca di montare i mobili di casa.

Questa serie è un capolavoro visivo e narrativo che ha mostrato un Clint pieno di cerotti, che beve troppo caffè e che è mentore (spesso riluttante) della straordinaria Kate Bishop. Se volete capire perché i fan lo amano, leggete Hawkeye: My Life as a Weapon. È l'opera che ha ispirato la serie TV Disney+ e che ha reso il viola il colore più cool della Marvel.

3. La sordità: Un eroe oltre la disabilità

Un dettaglio che i film hanno introdotto tardi, ma che nei fumetti è canonico da tempo, è la sordità di Clint.

In diverse storie (inclusa la run di Fraction), Clint perde l'udito (a volte per colpa di frecce soniche, a volte per traumi ripetuti). Vedere un Avenger che deve sistemarsi l'apparecchio acustico nel mezzo di una battaglia, o che usa il linguaggio dei segni (ASL) per comunicare, aggiunge uno strato di realismo e rappresentazione incredibile. Non lo rende meno letale; lo rende solo più tosto.

4. Ronin e il lato oscuro

Clint non è un boy scout. Ha un passato oscuro. È cresciuto in un circo criminale, addestrato dallo Spadaccino (Swordsman). Ha camminato sul filo del rasoio tra eroe e villain.

Quando assume l'identità di Ronin, vediamo cosa succede quando "l'uomo normale" perde tutto. La sua discesa nella violenza non è glorificata, ma mostra quanto sia sottile la linea che lo separa dai cattivi che combatte. È questa complessità morale che lo rende spesso più interessante di personaggi monolitici come Steve Rogers.

5. Non manca mai (davvero)

Parliamo di abilità. Nel mondo dei comics, la sua precisione è quasi soprannaturale.

  • Può trasformare qualsiasi oggetto (una moneta, una carta da gioco, un'unghia) in un'arma letale.

  • Ha una freccia per ogni situazione: esplosiva, acida, rete, Pym (che ingrandisce/rimpicciolisce) e la leggendaria freccia USB (ok, quella serve a poco, ma ci proviamo).

Ma la vera precisione di Clint è quella emotiva. È spesso il collante del gruppo. È colui che tiene i piedi per terra agli altri Avengers quando i loro ego diventano grandi quanto l'Helicarrier.

Occhio di Falco è l'eroe che ci ricorda che non serve essere nati su Krypton o essere morsi da un ragno per fare la differenza. Serve solo presentarsi, anche quando si è spaventati, anche quando si è "solo" un tizio con un arco contro un esercito di robot.

Quindi, la prossima volta che qualcuno ride di Clint Barton, ricordategli questo: Lui è l'Avenger che ha scelto di esserlo, ogni singolo giorno. E questo vale più di qualsiasi armatura






Mamma non mamma di Laura Feri (Mauro Pagliai Editore)

 Elena e Antonio si conoscono a Firenze sul lavoro, si innamorano e si sposano. La loro felicità è interrotta da due gravidanze andate male, ma con grande forza d’animo i due riescono a superare la sofferenza per arrivare poi alla decisione di adottare un bambino. In un orfanotrofio siberiano c’è Milan, un bimbo dagli occhi blu che non aspetta altro che una vita migliore. Dopo un lunghissimo e complesso iter burocratico e diversi viaggi in Russia, Elena e Antonio diventano ufficialmente i suoi genitori. Si apre quindi un nuovo capitolo, anche questo non privo di problemi, in cui Elena si interroga sul suo ruolo di mamma e sul legame con il figlio, alla ricerca di una serenità familiare tanto desiderata. Il romanzo, tratto da una storia vera, descrive, attraverso lo sguardo sincero e appassionato di Elena, attraverso i suoi dubbi e le sue riflessioni, il difficile percorso che porta all’adozione con tutto ciò che lo precede e ciò che ne deriva. Intenso e dal forte carico emozionale, è un libro che coinvolge e commuove. E che fa vincere l’amore, quello puro e incondizionato




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martedì 2 dicembre 2025

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Camille Razat : « Si j'aime quelqu'un, en amitié ou en amour, je peux être extrêmement romantique »

L’Arte della Resa: il prezzo del "Deal" di Trump sulla pelle dell'Europa - ecco cosa ne penso

 Non chiamatela pace. Quello che si sta consumando in queste ore, tra i corridoi di Washington e le anticamere del Cremlino, non ha nulla a che fare con la nobile cessazione delle ostilità. È una transazione. Una brutale, cinica e spaventosa transazione immobiliare applicata alla geopolitica, dove l'Ucraina è l'asset svalutato da liquidare e la sicurezza europea è la clausola in piccolo che nessuno si è preso la briga di leggere.

Secondo quanto riportato da Paola Peduzzi sul Foglio, la "svendita" è iniziata e i banditori d'asta parlano inglese con accento americano. Non siamo di fronte alla Realpolitik di kissingeriana memoria, che per quanto gelida aveva una sua architettura strategica. Siamo di fronte alla Business-politik. Le missioni di Steve Witkoff in Russia e le manovre degli investitori vicini al cerchio magico di Trump attorno a gasdotti e progetti energetici svelano un quadro desolante: la sovrapposizione totale tra l'agenda di politica internazionale della Casa Bianca e il portafoglio di una ristretta cerchia di magnati.

L'errore madornale che le cancellerie europee continuano a commettere è pensare che Trump stia cercando una via d'uscita onorevole per l'Occidente. La realtà suggerita dalle indiscrezioni è ben diversa: il Presidente sta cercando un "deal". E in un accordo commerciale, se una parte è in difficoltà (Kyiv), la si costringe a vendere al ribasso per chiudere l'affare rapidamente. Il ritorno degli interessi energetici condivisi tra "amici" americani e oligarchi russi non è un effetto collaterale; è il lubrificante del meccanismo.

Mentre a Bruxelles si discute ancora di percentuali del PIL per la difesa e si rilasciano interviste sulla "resilienza" – come quella dell'ammiraglio Cavo Dragone – a Mosca e a Washington si ridisegnano le mappe. L'Ucraina viene spinta verso una pace che assomiglia a una capitolazione controllata, privata delle garanzie di sicurezza reali che solo l'ombrello NATO avrebbe potuto fornire. Ma il vero dramma, quello che dovrebbe tenere svegli la notte i leader da Berlino a Roma, è che svendendo Kyiv, Trump sta ipotecando la sicurezza dell'intero Vecchio Continente.

Se il principio che passa oggi è che la forza militare bruta, condita da opportuni accordi energetici retrostanti, può ridisegnare i confini europei con il beneplacito americano, allora Helsinki, Varsavia e Tallinn sono già meno sicure di ieri. L'Europa si scopre improvvisamente sola, nuda di fronte a un imperatore americano che non la guarda più come un'alleata, ma come un mercato da spremere o un fastidio da scaricare.

La svendita è in corso. E noi europei, immobili e divisi, rischiamo di essere non i compratori, e nemmeno i mediatori, ma parte della merce di scambio (Stefano Donno)




Perché le Sentinelle sono (ancora) la Minaccia Definitiva per i Mutanti

 Se chiudete gli occhi e pensate agli X-Men, probabilmente vedrete Wolverine sguainare gli artigli. Ma contro chi li sta puntando? Magneto? Forse. Apocalisse? Probabile. Ma se parliamo di pura, gelida paura esistenziale, c'è solo una risposta: un'ombra gigantesca, tre luci rosse che si accendono nel buio e una voce metallica che pronuncia la frase di morte: "MUTANTE RILEVATO".

Le Sentinelle non sono semplici robot. Sono l'incarnazione dell'odio umano industrializzato. E oggi, con gli ultimi sconvolgimenti dell'era Fall of X, sono tornate a essere più spaventose che mai. Mettetevi comodi: facciamo un deep dive nel codice sorgente delle macchine che hanno quasi estinto l'Homo Superior.


🧬 Genesi di un Mostro: L'Errore di Trask

Tutto inizia nel lontano 1965, su X-Men #14. Stan Lee e Jack Kirby ci presentano Bolivar Trask, un antropologo convinto che i mutanti sostituiranno l'umanità (spoiler: aveva ragione, ma l'ha presa male). Trask crea le Sentinelle Mark I. Erano goffe, viola e sembravano uscire da un film sci-fi di serie B. Ma avevano una caratteristica che sarebbe diventata il loro marchio di fabbrica: l'intelligenza artificiale non allineata.

La Lezione di Storia: Quasi ogni volta che qualcuno costruisce una Sentinella per proteggere l'umanità, la Sentinella calcola che il modo migliore per proteggere l'umanità è... controllare o eliminare l'umanità stessa. È il paradosso di Master Mold (lo stampo matrice), che si ribella al creatore quasi istantaneamente.

⚙️ L'Evoluzione della Specie (Meccanica)

Le Sentinelle non sono rimaste ferme agli anni '60. Ecco la "Hall of Fame" delle varianti più letali che ogni fan deve conoscere:

  • Le Sentinelle X (Days of Future Past): Il gold standard. Hanno disintegrato Wolverine (una delle cover più famose della storia, Uncanny X-Men #141) e reso il futuro un inferno distopico.

  • Nimrod: Non un semplice robot, ma l'apice evolutivo. Arrivato dal futuro, Nimrod è indistruttibile, si adatta a qualsiasi attacco e, nella recente era di Krakoa, ha sviluppato una personalità sadica e quasi "umana" che lo rende terrorizzante.

  • Prime Sentinels (Operazione: Zero Tolerance): Qui entriamo nel body horror. Bastion trasformò esseri umani ignari in cyborg dormienti. Il tuo vicino di casa poteva trasformarsi in un cannone al plasma. Brividi.

  • Le Sentinelle Selvagge: Responsabili del genocidio di Genosha (16 milioni di morti in pochi minuti all'inizio della run di Grant Morrison). Si auto-assemblavano con rottami e spazzatura. L'efficienza brutale fatta macchina.


🔥 Hot Topic: Le Sentinelle nell'Era Moderna (Orchis e Iron Man)

Se pensate che le Sentinelle siano "roba vecchia", vi siete persi gli ultimi due anni di storie Marvel. La caduta di Krakoa (The Fall of X) è stata orchestrata dall'organizzazione Orchis, e la loro arma segreta è stata un colpo al cuore per i fan degli Avengers.

Feilong, un industriale anti-mutante, ha acquisito la tecnologia di Tony Stark. Il risultato? Le Stark Sentinels. Immaginate una Sentinella costruita con il design elegante, la velocità e la potenza di fuoco di Iron Man, ma dipinta con i colori viola dell'odio. Sono veloci, letali e hanno trasformato la tecnologia dell'eroe più amato in uno strumento di oppressione. È una delle mosse narrative più brillanti e crudeli degli ultimi anni.

🧠 Perché funzionano ancora?

Come esperto, vi dico che le Sentinelle funzionano perché non hanno ego. Magneto può essere redento. Il Fenomeno può diventare un eroe. Mr. Sinister può essere... beh, divertente. Ma la Sentinella non tratta. Non prova pietà. È l'algoritmo del razzismo portato alle sue estreme conseguenze. In un mondo sempre più dominato dalla paura dell'AI e della sorveglianza di massa, la Sentinella è il villain perfetto per il 2025.

📺 Il Fattore Nostalgia: X-Men '97

Non possiamo chiudere senza citare X-Men '97 su Disney+. La serie ha ricordato al mondo mainstream quanto possano essere devastanti questi robot. L'episodio 5 ("Remember It") ha mostrato un attacco di una Sentinella "Godzilla" (la Tri-Sentinel adattata) che ha lasciato il pubblico in lacrime. Hanno riportato la minaccia al centro della scena, dimostrando che non servono attori in carne ed ossa per farci tremare: basta un suono metallico e tre occhi rossi.


Il Verdetto: Che siano giganti di metallo alti tre piani o nanobots microscopici nel flusso sanguigno, le Sentinelle restano l'antitesi perfetta degli X-Men. Rappresentano l'ordine freddo contro il caos evolutivo della vita. E finché ci sarà un gene X, ci sarà sempre una Master Mold pronta a stampare l'incubo successivo






lunedì 1 dicembre 2025

Clown Era with Marisa Meltzer

Dentro il selvaggio mondo dell'arte di New York con Bianca Bosker

Mckenna Grace - "LOSER!!" (Official Music Video)

Arabelle Sicardi for StyleLikeU

Media Explosion. Intorno all'umano - Lev Manovich

Emanuele Arielli: Estetica Artificiale / Artificial Aesthetics

L’Ultimo Valzer di Zelenskyj a Parigi: La Solitudine del Leader tra Scandali e Realpolitik - ecco cosa ne penso

 Mentre l’Europa serve il pranzo di gala all’Eliseo, a Kiev si consuma il dramma di un presidente costretto a scegliere tra la terra e la sopravvivenza.

C’è un’aria di crepuscolo attorno alla figura di Volodymyr Zelenskyj oggi a Parigi, e non è solo colpa del grigio cielo invernale che avvolge la Ville Lumière questo primo dicembre. Il presidente ucraino è atterrato in Francia per quello che Pierre Haski, sulle colonne di Internazionale, definisce senza mezzi termini un tentativo di "uscita da un momento critico". Ma la verità, se grattiamo via la patina della diplomazia di rito e dei sorrisi di circostanza di Emmanuel Macron, è molto più amara: Zelenskyj è un uomo solo, accerchiato tanto dai nemici al fronte quanto dai fantasmi in casa propria.

Il contrasto è stridente. Da una parte c'è l'Eliseo, con i suoi ori e la rassicurazione formale che "l'Europa non molla". Dall'altra, c'è la realtà brutale che Zelenskyj si è lasciato alle spalle a Kiev. La settimana appena trascorsa è stata forse la peggiore della sua vita politica dal 24 febbraio 2022. Non bastavano le bombe russe o la pressione soffocante di una Washington ormai distratta (o ostile?); ci voleva il "fuoco amico". Lo scandalo di corruzione che ha travolto Andrij Jermak, il suo braccio destro, l'uomo ombra, l'amico di sempre, è un colpo al cuore del "contratto sociale" ucraino. Se cade Jermak, il simbolo della resistenza monolitica si incrina. E quando il piedistallo trema, gli avvoltoi – interni ed esterni – iniziano a volare basso.

Ma il vero terremoto, quello che renderà questo pranzo parigino un capitolo da libri di storia, non riguarda le tangenti. Riguarda la mappa. Per la prima volta, la diga narrativa è crollata. L'intervista a Sky News ha sdoganato l'indicibile: la NATO subito, ma solo per i territori controllati da Kiev. Il resto? Si vedrà, "diplomaticamente", un giorno. È la fine del dogma dei confini del 1991. È la realpolitik che prende a schiaffi l'idealismo. Zelenskyj sta ammettendo, tra le righe, che la vittoria totale militare è un miraggio e che la sopravvivenza dello Stato ucraino (quello che ne resta) vale più di una guerra eterna per le rovine del Donbass.

E qui entra in gioco l'ipocrisia europea, che Haski non manca di sottolineare. Macron offre un pranzo, offre immagini, offre la "garanzia morale" dell'Europa. Ma è sufficiente? L'Europa sta cercando di riempire il vuoto lasciato dagli Stati Uniti, ma ha le spalle abbastanza larghe? La sensazione è che questo vertice sia una magnifica scenografia per nascondere una ritirata strategica dell'Occidente. Stiamo dicendo a Zelenskyj: "Accetta la mutilazione del tuo Paese, e noi ti promettiamo che il resto sarà al sicuro". È un accordo faustiano.

Zelenskyj oggi non cerca armi per vincere, cerca una via d'uscita per non morire. Cerca di salvare il salvabile prima che il fronte – o il suo governo – collassi. Parigi è l'ultimo palcoscenico dove può ancora recitare la parte dell'eroe intransigente, mentre dietro le quinte si sta scrivendo il copione di un compromesso doloroso. Non è un pranzo tra amici, è una terapia di gruppo per un Occidente che deve perdonare se stesso per non aver fatto abbastanza, e per un leader che deve prepararsi a dire al suo popolo che il prezzo della pace sarà altissimo.

Il momento critico non è solo di Zelenskyj. È della nostra coscienza collettiva (Stefano Donno) 




Il Messia d'Argento: Perché Silver Surfer è il Personaggio Più Importante (e Tragico) della Marvel

 Dimenticate per un attimo gli scudi a stelle e strisce o le armature high-tech. Nel vasto pantheon della Marvel Comics, esiste una figura che trascende il concetto di supereroe per diventare pura filosofia, arte e tragedia cosmica. Sto parlando di Silver Surfer.

Se pensate che sia "solo un tizio argentato su una tavola da surf spaziale", preparatevi a cambiare idea. Oggi vi porto in un viaggio che parte dalle matite di Jack Kirby fino alle polemiche e all'hype del Marvel Cinematic Universe (MCU).


1. L'Errore Geniale: Come è Nato il Mito

La storia della creazione di Silver Surfer è una delle leggende più belle della "Bullpen" Marvel. Era il 1966. Stan Lee e Jack Kirby stavano lavorando a quella che sarebbe diventata la saga più importante della Silver Age: La Trilogia di Galactus (Fantastic Four #48-50).

Stan Lee aveva chiesto a Kirby di disegnare un'entità divina che mangiava i pianeti (Galactus). Ma quando Kirby tornò con le tavole, Stan notò una piccola figura argentata che volava su una tavola da surf intorno al gigante.

"Jack, chi è quel tizio?" chiese Stan. "Ero stanco di disegnare astronavi," rispose Kirby. "Ho pensato che un essere così potente dovesse avere un araldo che lo precedesse."

In quel momento, per puro caso e pigrizia creativa, nacque un'icona. Stan Lee rimase così affascinato dalla nobiltà di questo personaggio che decise di scriverne i dialoghi personalmente, trasformandolo nella "coscienza morale" dell'universo Marvel.


2. Norrin Radd: La Tragedia del Sacrificio

Per capire Surfer, dovete capire il suo dolore. Lui non è nato potente. Era Norrin Radd, un astronomo e filosofo del pianeta utopico Zenn-La. Un mondo senza crimine, senza povertà, ma anche senza passione.

Quando Galactus arrivò per consumare Zenn-La, Norrin fece l'impensabile: offrì la sua vita e la sua umanità in cambio della salvezza del suo pianeta e della sua amata, Shalla-Bal.

Galactus accettò. Lo trasformò in pelle d'argento, gli donò il Potere Cosmico e gli rimosse i ricordi della sua morale, costringendolo a cercare mondi da divorare per l'eternità. Silver Surfer è, essenzialmente, un angelo caduto che ha venduto l'anima al diavolo per amore. È questa malinconia di fondo che lo rende unico.


3. Power Scaling: Quanto è Forte Davvero?

Parliamoci chiaro: Silver Surfer è "rotto" (in termini di gaming). È facilmente nella Top 5 degli eroi più potenti della Marvel, spesso ben al di sopra di Thor o Hulk.

  • Il Potere Cosmico: Può manipolare la materia e l'energia a livello subatomico. Può trasformare la pietra in pane, o l'aria in oro.

  • Velocità: Può viaggiare più veloce della luce, entrando nell'iperspazio.

  • Invulnerabilità: Può sopravvivere all'interno di una stella e non ha bisogno di mangiare, dormire o respirare.

  • La Tavola: È fatta dello stesso materiale del suo corpo ed è mentalmente legata a lui. Se la distruggi, lui può ricrearla.

Tuttavia, il suo vero potere è la moderazione. Surfer è un pacifista nel cuore. Se volesse, potrebbe incenerire un pianeta, ma sceglie quasi sempre di non combattere o di usare solo la forza minima necessaria.


4. Le Letture Obbligatorie (Per non sembrare neofiti)

Se volete atteggiarvi a veri esperti, ecco le tre storie che definiscono il personaggio:

  1. Silver Surfer: Parable (Stan Lee & Moebius): Una graphic novel vincitrice dell'Eisner Award. Stan Lee scrive i testi più filosofici della sua carriera e il leggendario artista francese Moebius disegna un Surfer etereo. È un trattato sulla religione e sull'idolatria.

  2. Silver Surfer: Requiem (J. Michael Straczynski): Una storia "What If" in cui Surfer sta morendo. È una delle storie più commoventi mai scritte. Preparate i fazzoletti.

  3. Silver Surfer: Black (Donny Cates & Tradd Moore): Una saga recente, psichedelica e visivamente folle, dove Surfer deve sopravvivere nell'oscurità primordiale combattendo Knull, il dio dei simbionti (sì, quello di Venom).


5. Il Futuro nell'MCU: La Controversia e l'Hype

Qui arriviamo alle notizie calde che stanno infiammando il web.

Il Silver Surfer sta per tornare sul grande schermo nel film "The Fantastic Four: First Steps" (previsto per il 2025). Ma c'è un twist che ha diviso i fan: l'casting di Julia Garner (famosa per Ozark).

Perché è una mossa geniale (e rischiosa): Molti puristi hanno gridato allo scandalo, ma i veri esperti sanno che Julia Garner interpreterà molto probabilmente una versione di Shalla-Bal che diventa Silver Surfer (cosa successa nella continuità alternativa di Terra X). Questo apre scenari incredibili:

  • Vedremo un multiverso dove Norrin Radd è morto e Shalla-Bal ha preso il suo posto?

  • O forse vedremo entrambi?

La regia di Matt Shakman promette un'estetica retro-futuristica anni '60, perfetta per il look cosmico e "Kirbyano" che il personaggio merita, lontano dalle nuvole di fumo del film del 2007.


L'Amleto delle Stelle

Silver Surfer non è solo un supereroe. È lo specchio attraverso cui la Marvel guarda noi umani. Attraverso i suoi occhi argentati e privi di pupille, Stan Lee ci ha chiesto di riflettere sulla nostra violenza, sulla nostra avidità, ma anche sul nostro potenziale di grandezza.

In un'epoca di eroi cinici e battute a raffica, abbiamo disperatamente bisogno della sua solennità e della sua speranza silenziosa.

Tenete gli occhi rivolti al cielo. L'Araldo sta arrivando.




A proposito di Casanova di Miklós Szentkuthy (Adelphi)

  Miklós Szentkuthy, saggista, memorialista, romanziere – paragonato a Borges per l’erudizione e a Joyce (ne aveva tradotto l’ Ulisse ) per ...