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martedì 14 ottobre 2025

Faccia a Faccia con il Demonio: un libro che scuote le coscienze (Sugarco Edizioni)

Da Berlusconi alla possessione diabolica: Ania Goledzinowska racconta sei anni d'inferno vissuti sulla propria pelle.

Roma, 13 ottobre 2025 – Dopo una vita tra mondo dello spettacolo, moda e il jet set italiano, l'ex modella ed ex fidanzata del nipote di Silvio Berlusconi rompe il silenzio: esce Faccia a Faccia con il Demonio, il libro che documenta sei anni di autentici esorcismi.

Del libro hanno già parlato importanti testate internazionali e nazionali: La Stampa con l'articolo di Giacomo GaleazziThe Times UK e una recensione a pagina intera di Filippo Ceccarelli su La Repubblica.

Ania Goledzinowska, per tre anni compagna del nipote di Silvio Berlusconi, co-conduttrice in diversi programmi televisivi accanto a Marco Predolin, ex modella paparazzata accanto a personaggi come Emanuele Filiberto di Savoia e con una lunga storia d'amore con il cantautore Francesco Baccini, torna a far parlare di sé con un libro che scuote le coscienze: Faccia a Faccia con il Demonio, pubblicato da Sugarco Edizioni.

Nel volume, l'autrice racconta anche fatti inediti e privati della sua vita mondana: dalla famosa cena di compleanno in cui cantò Happy Birthday a Silvio Berlusconi uscendo da una torta, quando lo vidi piangere, fino ai segreti di Villa Certosa – come un bunker sotterraneo, un orto con una piantina di Viagra e altri dettagli finora mai rivelati.

Nonostante la vicinanza alla famiglia Berlusconi, Ania Goledzinowska non è mai stata implicata nel caso "Bunga Bunga": mai citata in atti, mai chiamata a testimoniare, mai coinvolta in alcun processo al contrario di quel che si era scritto finora.

Dopo una conversione radicale a Medjugorje, Ania ha affrontato oltre sei anni di esorcismi, di cui esistono registrazioni audio e video originali.

È stata seguita da alcuni tra gli esorcisti più noti e autorevoli del nostro tempo, tra cui:

  • Don Gabriele Amorth
  • Padre Cipriano de Meo
  • Don Antonio Mattatelli

Proprio Don Mattatelli ha definito il suo caso, sulla quarta di copertina del libro:

"Un caso serio di possessione, con tutti i segni preternaturali e soprannaturali che di solito accompagnano questi percorsi. Dialoghi a tu per tu con gli spiriti maligni, ierognosi, conoscenza di fatti occulti anche di dominio pubblico, esperienze extracorporee. Non posso che consigliare questo libro."

Nel libro si trovano trascrizioni autentiche di dialoghi tra demonio ed esorcista, corredate da QR CODE che permettono di ascoltare le registrazioni audio originali. Visioni, manifestazioni inspiegabili e riferimenti inquietanti a fatti di cronaca nera – come il caso Elisa Claps, menzionato durante un esorcismo – emergono con forza nelle pagine.

Oggi Ania è una voce riconosciuta nel mondo letterario:

  • relatrice al corso ufficiale per esorcisti e preghiera di liberazione all’Università pontificia (maggio 2025), dove ha ricevuto altissimo apprezzamento;
  • vincitrice del Premio Feniks come miglior libro dell'anno per i giovani, con oltre 70.000 copie vendute del suo bestseller Salvata dall'inferno;
  • premiata al Festival della Vita;
  • vincitrice del Primo Premio al Gilak Film Festival (Iran) per il documentario sulla sua vita.
Faccia a Faccia con il Demonio è più di un libro: è un atto di coraggio, una denuncia, un viaggio dentro l'abisso per mostrare che la salvezza è reale. E che il male esiste, anche se non si vede. Ma non ha mai l'ultima parola.



SONO STATO ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI MKHITARYAN #InterPerSempre

"L'avvocato giusto", La Piovra 2, Episodio 2,1986

sabato 11 ottobre 2025

Gmail e Gemini, anatomia di una bufala: come nasce e perché ci siamo cascati di Stefano Donno (articolo apparso a mia firma su Leccenews24)

Ecco il link 

https://www.leccenews24.it/attualita/editoriale-stefanno-donno-intelligenza-artificiale.htm


Cronaca di un allarme annunciato: la dubbia notizia della scansione totale delle nostre email da parte dell’IA di Google ha scatenato il panico. Ma la realtà è un’altra e ci insegna molto sul nostro rapporto con la tecnologia e l’informazione


Nel nostro mondo iperconnesso, una notizia presumibilmente vera viaggia più veloce della luce, ma il terrore che genera è ancora più insidioso. L’ultimo caso esemplare ha avuto come protagonista la nostra onnipresente casella di posta elettronica, Gmail, e l’intelligenza artificiale di Google, Gemini. Una notizia, viralizzata a macchia d’olio specialmente in Italia, sosteneva che, a partire da domani 10 ottobre, Gemini avrebbe iniziato a scansionare in modo automatico e indiscriminato tutte le nostre email.

Facciamo subito chiarezza: si tratta di una bufala colossale, una distorsione quasi grottesca della realtà dei fatti. Tuttavia, come ogni fake news ben congegnata, la sua forza non risiede nella verità, ma nella sua verosimiglianza. La paura che ne è scaturita, quella sì, è reale e merita un’analisi puntuale, perché ci dice molto sulle nostre ansie digitali e sulla cronica mancanza di trasparenza da parte delle Big Tech.

Perché ci siamo cascati (e perché era prevedibile)

Il terreno era buono. Da mesi assistiamo a un’integrazione sempre più pervasiva delle IA generative nei nostri strumenti quotidiani. Google, come i suoi competitor, sta spingendo sull’acceleratore per integrare l’intelligenza di Gemini in tutto il suo ecosistema, da Android a Workspace. L’idea che anche Gmail, il cuore pulsante della nostra vita digitale, potesse essere “ottimizzata” da un’IA non era quindi fantascientifica.

L’errore, o l’inganno, sta nel verbo: “scansionare”. Ciò che la notizia lasciava intendere era una sorveglianza passiva, costante e automatizzata, finalizzata magari a nuovi e più invasivi profili pubblicitari. La realtà è ben diversa. Le funzionalità di Gemini in Gmail, come “Aiutami a scrivere” o i riassunti dei thread di email, sono strumenti attivi e su richiesta dell’utente. È l’utente a invocare l’IA, a chiederle di eseguire un compito specifico su un testo selezionato. Non è un Grande Fratello che legge la nostra posta mentre dormiamo, ma un assistente che attende i nostri ordini.

Questa distinzione è fondamentale, ma si perde facilmente nel rumore di fondo. Google, dal canto suo, non aiuta. La comunicazione delle grandi aziende tecnologiche è spesso un labirinto di termini di servizio contorti, informative sulla privacy nebulose e annunci frammentati. Questo crea un vuoto di chiarezza che viene prontamente riempito dalla paura e dalla speculazione. Se gli utenti sono arrivati a temere uno scenario simile, una parte della colpa risiede in questa cronica mancanza di trasparenza.


La Vera Partita: Consenso vs. Convenienza

Archiviata la bufala, resta il tema centrale: il nostro rapporto con l’intelligenza artificiale e la privacy. Anche se Gemini non scansionerà le nostre email a nostra insaputa, le utilizzerà nel momento in cui glielo chiederemo. Affidiamo a un modello linguistico il contenuto di messaggi privati, professionali e sensibili in cambio di un servizio: un riassunto, una bozza, una correzione.

Questa è la vera partita che si gioca oggi. Non è più una questione di “se” le IA avranno accesso ai nostri dati, ma di “come”, “quando” e con quale livello di controllo da parte nostra. La vera sfida per gli utenti non è temere scadenze apocalittiche, ma diventare consapevoli gestori della propria privacy. Significa leggere (o almeno informarsi) sulle impostazioni, capire quali autorizzazioni si concedono e decidere, di volta in volta, se la convenienza di una funzione vale lo scambio di dati che richiede.


L’ondata di panico per il presunto “scandalo Gmail” dovrebbe quindi servirci da lezione. Primo, a esercitare un sano scetticismo verso titoli sensazionalistici. Secondo, a pretendere dalle aziende tecnologiche una comunicazione più onesta e diretta. E terzo, a riconoscere che la tutela della nostra privacy digitale è un processo attivo, una responsabilità che non possiamo più delegare o ignorare. Gemini, oggi, non è il nemico. L’ignoranza e la mancanza di consapevolezza, invece, lo sono sempre




Una sindrome per Annalisa: Il rituale oscuro con cui demoliamo chi vince - un mio punto di vista

Ci siamo mai chiesti da dove nasca realmente quel sottile, strisciante fastidio che in certi casi proviamo di fronte al successo di un personaggio come Annalisa? Liquidarlo come una semplice critica musicale è un'illusione rassicurante. La verità è molto più scomoda: quella reazione non appartiene a nessuno, è un meccanismo psicologico prevedibile, un copione che la nostra mente esegue alla perfezione.

Stiamo partecipando, senza saperlo, a un rituale collettivo di esorcismo. E la vittima sacrificale è, semplicemente, la persona che incarna ciò che più segretamente temiamo e desideriamo: il successo ottenuto con una disciplina impenetrabile. Analizziamo insieme questo teatro psicologico.

Il Trigger: La Perfezione come Affronto Personale

Il primo meccanismo che si attiva in linea di principio è la dissonanza cognitiva. La  mente è programmata con un'equazione semplice e confortante: successo = sofferenza visibile, talento = caos, genio = imperfezione. Annalisa distrugge questa formula. La sua professionalità chirurgica, l'assenza di sbavature, la sua ascesa calcolata non  offrono alcun appiglio per giustificare il suo trionfo secondo le vostre regole.

Questa contraddizione genera un'ansia intollerabile. E come la risolve la nostra mente? Non cambiando la propria visione del mondo, ma attaccando e screditando la fonte della dissonanza. Le accuse di essere "finta", "fredda", "un algoritmo" non sono critiche musicali; sono gli anticorpi della psiche che tentano di neutralizzare un elemento che minaccia un  sistema di credenze. Si stanno proiettando su di lei il bisogno di vederla fallire per riconfermare una parziale visione del mondo.

Proiezione: Annalisa è lo Specchio delle Insicurezze

Si osservino bene le parole che vengono usate spesso per descriverla: "costruita", "priva di anima", "marionetta". Ora resta da chiedersi: si sta parlando di lei o della paura più profonda che ciascuno prova per se stesso? La paura di non essere autentici, di essere un prodotto delle aspettative altrui, di non avere un vero "fuoco" interiore.

Annalisa diventa il catalizzatore perfetto per la proiezione, il meccanismo di difesa con cui si attribuiscono  ad altri i propri impulsi e difetti inconfessabili. Demolendo la sua "costruzione", si sta disperatamente cercando di convincervi della propria personale "autenticità". È un'auto-assoluzione fondamentalmente. La sua sicurezza e il suo controllo non fanno altro che illuminare, per contrasto, le insicurezze di molti e la mancanza di disciplina. Colpire lei è un modo per non guardare in se stessi.

Il Guadagno Emotivo: Il Piacere di Sentirsi Superiori

Qual è la ricompensa finale di questo processo? Un'effimera ma potentissima scarica di potere. Nell'atto di giudicarla, si ha la sensazione di elevarsi. Per un istante, non si è più semplici spettatori della vita, ma giudici supremi con il potere di definire cosa sia "vera arte". Questo piacere perverso nel diminuire la grandezza altrui ha un nome: Schadenfreude.

Se ci si unisce i al coro dei detrattori, inoltre, viene soddisfatto un bisogno primordiale: quello di appartenere al branco. La mentalità del gregge in poche parole protegge, fa sentire parte di un'élite intellettuale che "ha capito tutto". Non si sta esprimendo un'opinione, si sta cercando sicurezza e convalida in un'identità di gruppo costruita sull'opposizione a un nemico comune.

Chi è la Marionetta?

La prossima volta che ci sarà qualcuno pronto a potenziare  l'impulso di liquidare Annalisa con un giudizio tombale, si fermi, arretri, stia zitto. E si chieda soprattutto... chi sta parlando in questo momento? Uno specchiato  gusto critico o un insieme di meccanismi di difesa progettati per proteggere banalmente il proprio ego?

Annalisa, con il suo successo, non sta facendo altro che premere alcuni particolari interruttori emotivi più nascosti. La vera domanda non è se lei sia una marionetta, ma se lo sono gli eatersi, manovrati da invidia, dissonanza e paura. 




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venerdì 10 ottobre 2025

La recente, amara denuncia della tennista Aryna Sabalenka ... Intervento di Stefano Donno

 Apparso su Dialoghi Scomodi a cura di Leonardo Elia


La recente, amara denuncia della tennista Aryna Sabalenka non è una semplice nota a margine nella cronaca sportiva. È il sintomo lancinante di una patologia del nostro tempo: la trasformazione di ogni arena pubblica – campi da gioco inclusi – in un'aula di tribunale geopolitico, dove gli atleti diventano capri espiatori di colpe non loro. Leggere di una campionessa che, anziché concentrarsi su un dritto o un rovescio, è costretta a schermarsi da "cose terribili" scritte da anonimi inquisitori digitali, dovrebbe farci riflettere. Sabalenka, in quanto bielorussa, è diventata un bersaglio simbolico. Non importa la sua posizione individuale, le sue dichiarazioni passate o la sua evidente distanza dalla politica attiva; la sua nazionalità è diventata la sua condanna, un marchio d'infamia da esibire per una platea che confonde il tifo con la propaganda e la critica politica con l'odio personale. Il punto nevralgico della questione è questo: dove finisce la legittima richiesta di una presa di posizione morale e dove inizia la crudele e sterile caccia alle streghe? È ingenuo pensare che lo sport possa essere un'isola felice, avulsa dalle tensioni del mondo. Ma è altrettanto pericoloso trasformarlo nel prolungamento del campo di battaglia, dove a essere colpita non è una nazione o un governo, ma una persona in carne e ossa, la cui unica "colpa" è eccellere nella propria disciplina sotto una bandiera sgradita. L'odio online che sommerge figure come Sabalenka non serve la causa ucraina, non indebolisce il regime di Minsk, non sposta di un millimetro gli equilibri internazionali. Serve solo a nutrire la spirale di rabbia e a creare martiri involontari, semplificando brutalmente una realtà complessa. Chiediamo agli atleti di essere eroi sportivi, modelli di comportamento e, ora, anche fini analisti geopolitici pronti a immolarsi sull'altare dell'opinione pubblica. È un carico insostenibile. Il caso Sabalenka è uno specchio che riflette un'immagine deformata di noi stessi: una società che ha perso la capacità di distinguere l'individuo dal suo passaporto, il dissenso dalla disumanizzazione. Prima di puntare il dito e scagliare la prossima pietra digitale, dovremmo chiederci chi sia il vero avversario. Spesso, non è dall'altra parte della rete.



1987 Raidue "Indietro tutta" puntata del 24 dicembre. La Tombola

Casa, dolce casa di Andrea Kerbaker (Guanda)

 «E lì seduto sul grande sasso quadrato ridi, e ridi, e l'umorismo compensa la mancanza di energie che ti impedisce di alzarti e ripartire. Pazienza, le forze torneranno e tu riprenderai a correre, perché ormai lo sai bene: c'è una sola cosa fondamentale, ed è andare via, via via.»


Da tempo George, quasi novant'anni, vedovo, due figlie sparse per il mondo, la memoria che viene e va, è ospite in una casa di riposo inglese. Per quanto il posto sia gradevole e a suo modo accogliente, e lui dotato di un senso dell'ironia che lo aiuta a sopportare qualsiasi situazione, George si sente solo, prigioniero di una realtà che non gli corrisponde. Ha un unico desiderio: fare ritorno a casa, per ritrovare la libertà. Perciò architetta una fuga articolata e precisa. Quando finalmente riesce a mettere in atto il piano, il breve viaggio verso la casa, dolce casa, si rivelerà ricco di incontri imprevedibili e sorprendenti. A volte allegri, quasi goliardici, in altri casi più malinconici; per fortuna, l'umorismo sostiene George in tutte le tappe. E la libertà che assapora durante la fuga ha il gusto prezioso dell'avventura



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giovedì 9 ottobre 2025

Scritture segrete. Le donne che hanno cambiato il mondo con la parola di Dacia Maraini (Rizzoli)

 Un viaggio inaspettato e intimo che attraversa e reinterpreta la storia della letteratura, da Vibia Perpetua a Michela Murgia, intrecciandola alle vite ordinarie o straordinarie delle donne che hanno fatto della scrittura uno strumento di libertà, cambiando il nostro modo di guardare il mondo.


A lume di candela o su un prato fiorito, in cucina o - le più fortunate - in una stanza tutta per sé, le donne hanno sempre letto. E fintanto che i loro occhi si posavano su libri scelti dagli uomini, non hanno mai fatto troppa paura. Così, per secoli, le donne hanno conosciuto solo gli scritti dei padri, gli stessi che fin da bambina anche Dacia Maraini ha divorato, e che hanno nutrito la sua fantasia. Poi, da adolescente, con la curiosità ribelle di chi per leggere ha spesso rinunciato a giochi e gite in spiaggia, si è chiesta dove fossero i libri delle madri: perché faticava a trovarli in biblioteca? Perché la critica se ne occupava quasi con condiscendenza? Lo avrebbe scoperto presto, la ragazzina che sarebbe diventata scrittrice: le madri esistevano eccome e non avevano nulla da invidiare ai padri, ma la Storia le aveva dimenticate, censurate, o più spesso ignorate. Tra le pagine di questo libro, Dacia Maraini ce le racconta, disegnando attraverso le loro storie e le loro parole una mappa luminosa e appassionata delle scrittrici che hanno abitato la sua immaginazione, che ha amato, studiato o incontrato: dalle mistiche alle cortigiane, dalle monache disobbedienti alle rivoluzionarie, passando per le romanziere dell'Ottocento, le teoriche del femminismo novecentesco e le vincitrici di Premi Nobel



Intervento apparso nella rubrica Lettere de La Gazzetta del Mezzogiorno di oggi 09/10/2025

 La detassazione della tredicesima, presentata dal governo come una misura epocale a sostegno dei redditi, rischia di rivelarsi l'ennesimo pannicello caldo su una ferita ben più profonda: l'agonia del ceto medio italiano. Analizziamo i fatti con lucidità, al di là degli slogan. L'intervento, così come prospettato, si tradurrebbe in un beneficio netto modesto, poche decine di euro che verrebbero rapidamente erosi dall'inflazione e dal caro-vita.

Il punto non è il "quanto", ma il "come" e il "perché". Questa misura, pur apparentemente vantaggiosa, agisce come un'aspirina somministrata a un paziente che necessiterebbe di un intervento chirurgico strutturale. Il vero problema del nostro Paese non è la tredicesima, ma un sistema fiscale vorace e iniquo che comprime i salari per undici mesi all'anno, una burocrazia asfissiante e una crescita economica stagnante che non genera ricchezza da redistribuire.

Invece di interventi spot, che hanno il sapore della propaganda elettorale, servirebbe il coraggio di una riforma fiscale organica, che riduca drasticamente il cuneo fiscale e contributivo in modo permanente. Solo così si può restituire potere d'acquisto alle famiglie, stimolare i consumi e ridare ossigeno alle imprese.

La politica seria non si misura sull'entità del bonus una tantum, ma sulla capacità di creare un benessere duraturo. Continuare con queste micro-mance significa semplicemente illudere i cittadini, trattandoli non come motori della ripresa, ma come destinatari di una concessione temporanea, utile più a chi la elargisce che a chi la riceve. È ora di pretendere visione, non solo palliativi (Stefano Donno)




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